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Autore: Bale    16/10/2011    1 recensioni
Sono trascorsi due mesi dall'ultima "chiacchierata" tra David Rossi e Emily Prentiss. Sono stati due mesi carichi di avvenimenti e per questo, ancora una volta, Emily si racconta.
(Seconda parte della FF "Dove tutto è cominciato")
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aaron Hotchner, Emily Prentiss, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avrei voluto chiamarlo Simon, come mio nonno. Era un uomo coraggioso e mi sarebbe piaciuto molto se mio figlio avesse avuto il suo coraggio.

Se fosse stata femmina avrei scelto il nome Margaret.

Credi che a Hotch sarebbero piaciuti?

Potrei chiederglielo.

Ma tanto è inutile, non ha più importanza ormai.

 
Ti va di raccontarmi cosa è successo?

 
Lo sai bene, c’eri anche tu.

 
Ti farà bene parlarne.

 
È successo due mesi fa.

La squadra era sulle tracce di un serial killer molto pericoloso, come al solito.

Garcia riuscì a procurarci un indirizzo.

Hotch diede gli ordini a tutti e decise di mandarmi a controllare il retro insieme a Derek.

Mi ricordo che hai cercato di fargli cambiare idea. Sapevi che ero incinta, sapevi che sarebbe stato pericoloso. Hai avuto forse qualche brutto presentimento, Dave?

Hotch è stato implacabile. Ha semplicemente ribadito il suo ordine con un’espressione contrariata sul volto.

Come previsto l’S.I., sentendosi alle strette, tentò di fuggire dal retro. Lo inseguimmo sulla scala d’emergenza. Lui, nella fuga, riuscì a colpire Morgan in pieno volto con il calcio del fucile che portava con sé. Io continuai ad
inseguirlo, finché non persi l’equilibrio e caddi. Fu un volo di diversi metri, avrei potuto rimanerci secca.


Sei stato tu a soccorrermi, non è vero?

Ricordo di aver visto il tuo viso chino su di me. Mi hai anche detto qualcosa. Mi hai detto di tenere duro, credo. Poi è arrivato Reid e ci ha detto che l’ambulanza stava arrivando e che avevano preso l’S.I.

Ho chiesto di Morgan, questo lo ricordo bene. E’ la risposta che non riesco proprio a ricordare.

 
Mi portarono d’urgenza in ospedale. Avevo un leggero trauma cranico, ma c’era anche qualcos’altro.

Ero intontita, ma riuscii a distinguere chiaramente delle macchie di sangue sui miei jeans, all’altezza delle cosce, dell’inguine.

Inizialmente pensai che non era possibile, che dovevo aver visto male.

Non ero stata colpita alle gambe, non sentivo nessun dolore agli arti. Credo di non essermi nemmeno sbucciata leggermente un ginocchio.

Soltanto dopo diversi secondi, poco prima di perdere conoscenza, compresi.

Avevo appena abortito.
   
 
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