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Autore: LoveDrewSmile    16/10/2011    2 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

Era notte tarda. Il buio aveva rapito ogni raggio di luce. Le strade erano vuote e il vento non portava con se nessun rumore. Le piante fiorite erano accarezzate della dolce brezza della primavera che, nonostante fosse notte fonda, coccolava i prati e i petali delle rose appena sbocciate. Ma nonostante questa quiete notturna, non riuscivo a chiudere occhio. Così mi alzai, e infilai i miei piedi nelle pantofole. Mi avvicinai all'orologio appeso alla parete della mia stanza: erano le 5.00, cosa che spiegava il buio totale. Ma non avevo affatto sonno, perché un altro pensiero aveva occupato la mia mente; avevo in mente solo Lui, non riuscivo a non pensarlo. Così accesi la luce della mia stanza, mentre sentivo dormire tranquilli i miei genitori. Aprii l'armadio e, dopo essermi tolta il pigiama, mi infilai pigramente una maglietta viola a maniche corte ed un pantaloncino di jeans che arrivava al ginocchio. Dopo aver indossato le mie converse viola, misi in uno zainetto il mio mp3, il mio cellulare, un libro e un block-notes dove mi piaceva scrivere di ogni cosa. Così aprii in un lieve cigolio la porta e mi avviai dove mi portava il cinguettio degli uccellini già svegli. Si erano fatte le 6.30, e la luce aveva iniziato a fare capolino e a riempire le strade. Ma non c'era nessuno ancora sveglio. Arrivai al parco, dove sentivo il rumore del vento tra gli alberi, che mi faceva compagnia. Mi sedetti su una panchina. Cacciai il block-notes e iniziai a scrivere su di Lui. Si fecero le sette e il sole oramai era già nel cielo, anche se basso. Mi guardai intorno: solo qualche cane. Così ricominciai a scrivere tutto quello che mi passava per la mente, ovviamente su di Lui. Ad un certo punto udii dei passi dietro di me ma avevo troppa paura per voltarmi. Lentamente chiusi il block-notes e lo infilai nella borsa. Sentivo i passi sempre più vicini. Sempre con una mano nella borsa, afferrai il cellulare, ma non tolsi la mano da li. Ad un certo punto i passi si fermarono. Però non avevo ancora il coraggio di voltarmi. Ma sentivo che non c'era pericolo, così lasciai il cellulare e tolsi la mano dalla borsa. Rimasi ferma per qualche secondo, poi ancora per qualche altro. Ad un certo punto sentii una voce familiare dirmi:

- Non avere paura. -
Mi alzai; per qualche attimo esitai a voltarmi, ma poi lo feci. Fu un attimo... incrociai i suoi occhi e mi ci persi. Guardai le sue perfette labbra e mi accorsi che mi stava sorridendo. Avrei voluto fare qualcosa di più che fissarlo, ma mi aveva incantata. Avevo davanti a me la panchina e anche volendo fare un passo verso di Lui, non avrei potuto. Ma fu Lui a venire verso di me, raggirando la panchina e sedendosi. Poi mi fece cenno di sedermi accanto a Lui. Lo feci.
Era, era incredibile. Justin era venuto nella mia città per un servizio fotografico, ma non avrei mai pensato, solo sperato, di incontrarlo. Prima che potessi parlare, mi disse:   

     - Cosa ci fai qui a quest'ora? -              
Avrei voluto fargli mille domande, ma senza indugiare risposi:

- Non riuscivo a dormire. - Per un secondo solo il silenzio tra di noi riempì l'aria. Poi dissi:
- Mm..m..a...t..t..tu... - Mi interruppe
– Sì, sono io. Sono Justin Bieber. -
Sospirai. Non era un sospiro di sollievo solo...era come se una corda avesse imprigionato il mio cuore. Non riuscivo a crederci. Chiusi gli occhi per un attimo. Aprendoli scoprii che non era un sogno. Mi accorsi che aveva un'espressione incerta. Non volevo andasse via, non volevo essere un peso per Lui. Cercai di dire quello che avrei voluto dirgli da una  vita “Sei importante per me.” ma non ci riuscii.                                                               
  - Stai bene? - Mi domandò con uno sguardo preoccupato.                                                             
- Si, è solo che... - riuscii a balbettare con lo sguardo perso nei suoi occhi color miele. Poi continuai – solo che mi sembra impossibile.  È come vivere in uno dei miei sogni. -                  
- Ti prometto che oggi il tuo sogno diventerà realtà. -                                                  
  Non riuscii a parlare. Solo un sorriso nacque spontaneo sulle mie labbra.
Dopo un attimo di esitazione, mi prese per mano e si alzò. Con l'altra mano prese il mio zainetto e lo mise sulla sua spalla.                                                                                               
   - Sai perché sono in questa città, vero? –                                                                                     
- Sì, per un servizio fotografico. -                                                                                                        
   - Esatto. Dovrei partire domani, ma chiederò di rimanere di più. -  Accompagnò quelle stupende parole con un sorriso. Mi sentii parte di una favola, di quelle che si trovano solo sui libri.
Prese il suo cellulare tra le mani e compose un numero, poi lo portò all'orecchio.                      
- Ti aspetto, fai presto. - Sussurrò queste parole, poi rimise il cellulare in tasca.             
    - Vieni con me? -  Annuii sorridendo.
Aspettammo circa cinque sopra una panchina parlando di ogni cosa, mentre un fresco vento portava con se i cinguettii.
Ad un certo punto si sentì il rumore di una macchina che si avvicinava. Justin mi disse di alzarmi e ci avvicinammo al ciglio della strada, dove non scorreva ancora alcuna macchina. Un'auto nera, con i finestrini oscurati si fermò davanti a noi. Justin mi aprii la portiera, mi sedetti e poi lui fece lo stesso vicino a me.                                                 
- Andiamo. - disse all'autista. Trascorremmo circa un quarto d'ora li dentro. Poi quando la macchina si fermò Justin mi disse
– Aspetta qui, e non sbirciare. - Scese dalla macchina richiudendo subito la portiera. - Chiudi gli occhi. - Mi ordinò con voce alta per farsi sentire anche da me, che ero ancora dentro l'auto. Io li chiusi. Sentii il rumore della portiera che si apriva e una mano calda che prese la mia. Dopo essermi alzata, feci qualche passo, accompagnata dalla sua mano.                                                                      
   - Adesso aprili. -
Aprendo gli occhi vidi una spiaggia dorata, che brillava sotto i raggi del sole. La riva era bagnata da onde cristalline, quasi trasparenti. Il mare all'orizzonte brillava, come se qualcuno dal cielo avesse rovesciato brillanti bianchi.                                                         
- Non vieni? - Mi disse avvicinandosi alla spiaggia.
Corsi verso di lui e, una volta mano nella mano, iniziammo a correre verso la costa, dopo aver lasciato le nostre scarpe sulla spiaggia.                                                           
- Cosa ne dici di un bagno? -                                                                                                    
  - Ma non ho il... - non riuscii a finire di parlare che Justin mi schizzo calciando l'acqua.
Iniziò a correre, e io feci lo stesso dietro di lui. Ci schizzammo fino quando non dissi:                                                                                                                     - - Ehi, fermati. Non ce la faccio più. - Dissi con il fiato corto.                                                      
  - Non ce la fai più, eh? - Mi rispose ridendo. Poi si avvicino di qualche passo a me. Con un veloce movimento mi prese in braccio e iniziò a camminare verso l'acqua alta.                    
- Justin, non farlo! - Mi guardo, poi scoppio a ridere, mentre continuava a camminare. Quando l'acqua gli arrivò poco più in alto del bacino gli dissi:                                          
- Justin, ti supplico non farlo! - Ma probabilmente lo feci ridendo, quindi non riuscì a prendermi sul serio. Un secondo dopo non sentii più le sue braccia che supportavano il mio corpo. Caddi in acqua con gli occhi aperti, e vidi solo il fondale. Quando tornai in superficie, lo guardai con aria di sfida. Lui stava ridendo e non si accorse che poggiai le mie mani sulle sue spalle e lo spinsi in acqua.                                                                       
  - Non avresti dovuto farlo, lo sai vero? - mi domandò con aria scherzosa.  Aravamo entrambi con i vestiti bagnati, ma per nessuno dei due era un problema. Continuammo a schizzarci fino a quando non ci accorgemmo di essere arrivati dopo non si toccava.                  
- Torniamo indietro? - Gli domandai. Lui non rispose. Per un secondo ci fu silenzio. Justin mi fissava negli occhi, mentre aveva smesso di ridere. Con le sue mani accarezzò il viso, poi si avvicinò e sfiorò le mie labbra. Era un momento magico, che neanche la parola perfetto poteva descrivere. Quando quel momento finì mi disse:                                               
   - Sei importante per me. - Mi sentii stana. Pronunciò quelle parole che io avrei tanto voluto avere il coraggio di dirgli fin dall'iniziò. Una goccia attraversò il mio viso, ma non era del mare, apparteneva ai miei occhi.                                                                         
    - Non voglio che tu soffra. - Mi disse asciugando la lacrima.                                                                                                           
- Non potrò mai soffrire se so che sei con me. -
Mi abbracciò, sussurrandomi nell'orecchio: - Ti amo. -
Sentii la terra mancarmi sotto i piedi, mentre il mio cuore tremò di felicità. Lo strinsi più forte, e scoppiai in lacrime. Fece un passo indietro, dividendo il suo corpo dal mio. 
- Non devi piangere, perché tutto questo ciò non finirà mai. Farò di tutto per esserti vicino in ogni momento, nonostante la lontananza. Mi ami? -
Piansi una volta di più. Poi balbettai – Certo. -
- Non dubitare mai in me -
poi continuò – andiamo. -
Mi accompagnò sulla spiaggia. Poi mi poggiò il telo sulle spalle e, abbracciandomi, ci sedemmo entrambi sulla riva. Si voltò verso di me, mentre io continuavo a fissare l'orizzonte. Con una mano mi girò il volto, e mi baciò.
Trascorremmo tutta la giornata insieme, finché non calò il sole.
- Non vorrei, ma devo tornare a casa. -
- Ti accompagno io. - Salimmo in macchina, ma questa volta era lui alla giuda.
Quando fummo davanti casa mia mi accompagnò alla porta.
- A domani. - Mi disse, accompagnando le sue parole con un bacio.
Poi tornò in macchina e si allontanò. Mi cambiai e poi mi stesi sul letto ripensando ad ogni attimo. Prima di poter chiudere gli occhi, sentii un suono di chitarra provenire dalla strada. Mi affacciai alla finestra: Justin era li sotto, con la chitarra tra le mani e un mazzo di rose poggiato ai suoi piedi. Cantò Up. Poi mi lanciò una rosa. Attaccato ad essa c'era un bigliettino: “ Sei tu il mio sogno. Ti amo ” firmato, ovviamente, Justin. Mi sorrise e si allontanò. Tornai a letto, crollando in un sonno, che mi portò molti sogni. Ma, il più bello, io lo avevo già vissuto.

Grazie per aver letto la mia storia, spero vi sia piciuta. Presto posterò il  capitolo successivo.
Se avete gradito la mia storia sarei contenta se lasciaste una recensione

 

Maria
 

  
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