GENERE: Angst, Romantico (?).
PROMPT USATO: Abbraccio, Salvataggio.
PAIRING SCELTO: Arthur/Merlin
INTRODUZIONE: Arthur è rimasto
gravemente ferito durante un incidente non meglio
precisato e Merlin lo riporta come meglio può fino al
castello.
NOTE: Scritta per
l’ultimo giorno del “Three Days of Slash”
indetto da The Burnt Orchid e dalla
sottoscritta. Fa abbastanza pena e di sicuro ho prodotto di meglio, ma
non
potevo non partecipare. C’è un minuscolo accenno
di crossover, ma chi legge la
mia long fiction conosce il mio vezzo di citare a casaccio anacronismi
vari. Spero
non vi faccia troppo oVVoVe!
P.S. Questo (http://www.youtube.com/watch?v=vL_qFTcj76s)
è il video che ha ispirato il titolo della storiella:
consigliatissimo.
“Questa è
l’ultima volta che metto a rischio la mia vita per salvare il
vostro regale
deretano, lo giuro sui Pokémon” sbotta Merlin
fuori di sé.
Arthur, che gli
sta praticamente appeso addosso, con un braccio attorno al collo e la
mano
dell’altro a sostenergli la vita, vorrebbe zittire
quell’impudente del suo
servo, o almeno assicurargli che andrà tutto bene, ma la
ferita all’altezza del
fegato e il respiro affannoso glielo impediscono. Non riesce
però a
trattenere un gemito di dolore, accompagnato da una smorfia che gli
deforma i
lineamenti e che subito mette in allarme il giovane mago.
“Arthur?
Cercate di resistere, d’accordo? Siamo quasi arrivati a
palazzo” è la sua
affermazione traboccante ansia.
“S-sto bene,
Merlin, non preoccuparti. Non ho intenzione di tirare le cuoia tanto
presto”.
Il tono della
voce di Arthur vorrebbe essere sarcastico e pungente, ma suona
inquietantemente
debole, fiacco. Ha il volto velato di sudore, il colorito livido, la
macchia di
sangue che si allarga a vista d’occhio sulla tunica. Sebbene
non sia la prima
volta che lo vede in queste condizioni, per Merlin è sempre
una stilettata al
cuore. L’erede al trono è indubbiamente un Asino
Reale della peggior specie, e
sbruffone e arrogante ed incontentabile, ma negli ultimi tempi
è riuscito a
scorgere in lui un barlume del Re -e della persona- che è
destinato a
diventare, sempre che riesca a sopravvivere anche questa volta.
Sotto la
scorza di cavaliere duro e puro, di uomo d’azione e
scavezzacollo, di principino sul pisello,
si nasconde
un animo estremamente generoso ed altruista, oltre che giusto
e clemente;
indubbiamente infantile e capriccioso, ma in un certo qual senso
adorabile.
Come un diamante ancora grezzo, il vero
Arthur sembra nascondere promesse di una bellezza luminosa ed
ammaliante, di
una purezza incorruttibile e adamantina.
“Ci siamo
quasi, Arthur. Tenete duro, al ponte levatoio mancano pochi
metri” Merlin
mormora a mo’ di incoraggiamento dopo alcuni interminabili,
pesanti attimi di
silenzio.
Non appena le
sentinelle che piantonano l’ingresso principale riconoscono
il principe nella
figura bionda, pallida e accasciata sull’esile corpo del
mago, si gettano nella
loro direzione urlando a gran voce che Arthur Pendragon è
gravemente ferito e
di avvisare immediatamente il re e il medico di corte.
E’ con sollievo
misto ad una buona dose di panico che Merlin affida il suo signore ad
un
soldato particolarmente ben piazzato e muscoloso, affinché
venga trasportato il
più celermente possibile nelle sue stanze e gli vengano
prestate le prime cure.
Ma Arthur, che sembra aver recuperato un poco di lucidità,
ferma con un gesto
deciso l’uomo, scostandosi da esso, e rivolge tutta la sua
attenzione al suo
servitore nonché amico. Lo guarda negli occhi per un lungo
istante, poi fa
qualcosa di assolutamente inaspettato: lo
abbraccia. Gli cinge le spalle con un braccio e
la vita con l’altro,
e stringe forte, fortissimo, nonostante la ferita. Lo abbraccia come se
non si
dovessero vedere mai più. Lo avvolge con tutto il calore che
il suo corpo
stanco e debilitato gli permette di emanare.
“Ci rivedremo,
idiota che non sei altro. Gaius mi guarirà ed io
tornerò a tormentarti con le
mie assurde richieste” sussurra quasi con divertimento,
soffiando fiato caldo
sul collo di Merlin.
Solleva il capo
e appoggia la fronte contro quella dell’altro, senza mai
allentare la stretta. “Non
ti lascio solo, mi hai capito? Non ti lascio” e stavolta la
sua voce è
terribilmente seria.
“Lo so. Siete
una pellaccia dura” replica con altrettanta
gravità il mago.
Mentre lo
guarda andare via, tra le braccia del soldato perché non
riesce a reggersi in
piedi, Merlin stira le labbra in un debole sorriso di incoraggiamento,
non si
sa se per il principe o se per se stesso. Arthur se la
caverà, come sempre. E’
il suo destino.
Perché loro sono le due
facce della stessa moneta e non possono vivere
l’uno senza l’altro.