Il
Manuale di Tom Kaulitz, Lezione 2: Chi fa da
sé…Fa un disastro!
Signore
e ragazze, eccomi di ritorno per deliziarvi con un nuovo aneddoto
tratto dalle
mie giornate. Visto che sono proprio un bravo narratore ( e non solo),
sto
giusto pensando di scrivere un libro, ma non riesco a trovare un titolo
d’effetto.
Qualcosa
come “ La mia vita con Bill”. Nah,
sembra
il titolo di una fan fiction.
Mi
serve un titolo meno sdolcinato, forse che esprima meglio il contenuto.
“
Vaffanc*lo Bill”. No, in questo modo è
troppo esplicito, rischio di rovinare
la sorpresa.
Come
perché tanta cattiveria? Ah, è
vero, non ho ancora iniziato a raccontare!
Ebbene,
mi metto subito a farlo.
Due
sere fa stavo guardando la tv, avvinghiato al divano stile piovra, con
il
telecomando come prolungamento della mia mano, perché nel
caso fosse arrivato
Bill avrei dovuto cambiare canale in un nanosecondo. E ormai sono
diventato
bravissimo in questo.
Più
o
meno come lui, manco lo facesse apposta, che è diventato
bravissimo a
interrompere i momenti migliori degli “show” che
guardo io.
E
infatti, piomba in salotto addirittura cogliendomi di sorpresa, tanto
che perdo
il mio record di “ Dito Selvaggio sul Telecomando”.
Il menomato mi fulmina con
gli occhi, si mette una mano laccata sul fianco e mi dice: “ Ancora
questa porcheria ?”
Do
un’occhiata
ai suoi vestiti e mi ritrovo a pensare la stessa cosa. I prodigi della
telepatia gemellare!
“
Che
vuoi gemello irritante?”- gli domando, ansioso che se ne vada
per poter tornare
a bearmi della televisione.
Lui
mi
ignora: “ Hai preso tu la mia piastra?”-
Ora,
voi sapete bene che io con una piastra non posso farci un
granchè, men che meno
poi userei quella di Bill, nemmeno in situazioni estreme,
perché ci tengo alla
mia giovane vita. Ma quella testa di make-up che non è altro
è venuta a
chiedere a me notizie
sulla sorte della sua piastra.
“
E
che ca**o ne so io della tua dannata piastra. Sparisci”- lo
esorto con
gentilezza.
Sì,
sono stato
gentile per i miei standard.
“
Se
scopro che ce l’hai tu, divento un belva”-
minaccia, e poi mi fa l’onore di
andarsene. Sto per rimettermi a guardare la tv, quando un dettaglio che
avevo
trascurato mi si piazza davanti agli occhi.
Bill
aveva in mano qualcosa.
Una
piccola confezione, che aveva tutte le sembianze di essere quella per
una…
“TINTA!”-
urla uno dei miei neuroni, scioccato da quell’ipotesi che
sembrava tutt’altro
che remota.
Che
c’è di male? Ma perché, ve lo state
ancora chiedendo?
Bill
Kaulitz +
qualsiasicosachefadasolotrannetruccarsilavarsimangiareedormire =
Disastro.
“ Beh, sono
già quattro cose…”
Eh, ma voi fan lo volete
proprio difendere a tutti i costi!
Quando
la mia mente finisce di elaborare questi calcoli, abbandono il mio
schermo
piatto e sgattaiolo al piano di sopra. Raggiungo la parete
più vicina al bagno
e mi ci nascondo dietro. Sento il ticchettio delle scarpe di Bill
avvicinarsi,
con strani aggeggi in mano, dei quali non so e non voglio sapere la
funzione.
La
cosa preoccupante è che la scena si ripete più
volte: e quando vedo chiaramente
il flacone di tinta nelle sue mani, ho la certezza che il peggio sta
per
accadere e non posso fare nulla per evitarlo.
Vedete,
è tutto concatenato: Se Bill combina qualcosa, poi trova il
modo di prendersela
con me o comunque mi chiede aiuto riguardo a cose palesemente
impossibili da
realizzare.
E
ci andiamo di mezzo io, la mia
macchina e il mio neurone sensitivo-allarmista, al quale viene una
sincope.
Queste
situazioni sono come quelle dei
delitti: devi trovarti un alibi per provare la tua innocenza.
Ed
io,
per l’appunto, non solo sono innocente ma a breve sarò anche
la vittima.
I
rumori finiscono. Tutto tace. Poi, la porta emette un cigolio.
Bisogna
mettere un po’ d’olio…
Scusate,
dicevo, la porta si apre: quello che
vedo fuoriuscendo
dal mio nascondiglio mi fa credere di essere diventato pazzo.
“
Bill, sono io che vedo blu, sei tu che hai sbagliato tinta, oppure i
tuoi
capelli hanno subito una metamorfosi e si
sono coordinati alla pelle dei Puffi?”- chiedo,
con la sensazione che un
grosso punto interrogativo si sia posizionato accanto alla mia testa,
proprio
come nei cartoni animati.
“
Tomi, oh Tomi!”- perché
sei tu, Tomi?
Ecco,
lo sapevo, adesso si mette a frignare. Prima fa esperimenti con la sua
chioma e
poi invoca il mio nome disperato.
“
Tomi, ho sbagliato tinta! Ho comprato quella blu invece di quella
prugna e…”
Cosa?
Prugna? E come ha fatto a
confondersi? Dimenticavo, stiamo parlando di Mister Testa Per Aria!
“
Adesso come faccio”- piagnucola, rigirandosi una ciocca blu
elettrico fra le
dita, con aria mezzo schifata. Il fatto
che sia solo mezzo schifata, denota la sua totale mancanza di cervello.
Prendo
un respiro profondo. “ Domani and-
“
DOMANI!? NO, ADESSO! Devo fare qualcosa subito!”- strilla
“
Ma
oltre ai capelli ti sei tinto pure il cervello? Guarda che a
quest’ora negozi
aperti non ce ne sono”- gli ricordo. Lui tenta di
controbattere, ma si accorge
che ho ragione e tace. E tace. E tace.
Sta
arrivando, me lo sento.
“
Andresti da Natalie a chiederle una tinta…Per
favore?”- mi guarda con gli occhi
da cerbiatto che prima o poi mi fanno capitolare.
“
Vacci tu, io ero tranquillo tranquillo sul mio divano ed intendo
ritornarci”-
sbotto.
“
Ma
TomTom”- e che so’ il
navigatore? – “
Se ci andassi io, Natalie mi prenderebbe in giro fino alla
morte…E poi, ti sei
scomodato per venire qui a spiarmi, puoi scomodarti anche ad andare da
lei”-
sbatte le ciglia.
Colpito
e affondato.
Si
accorge che ho ceduto e mi dice: “ Grazie Tomi”
Prego,
rompipalle.
Quando
arrivo a casa sua, dall’altra parte della città,
per intenderci, suono più
volte prima che lei si decida a scendere dal letto e ad aprirmi.
“
è un
incubo?”- si chiede lei, insonnolita, alla porta.
“
No,
è una questione di vita o di morte”-
In
sostanza, ho avuto quella maledetta
tinta. Ma non è finita qui.
Tornato
a casa, c’è Bill che mi aspetta ansioso.
“
Allora, te l’ha data?”- chiede.
“
Bill, come sei malizioso”- lo prendo in giro io.
Lui
sbuffa infastidito: “ Tira fuori quella tinta Tom”-
stende una mano verso di
me.
“
Devo
prima avvertirti di una cosa”
“
Natalie aveva solo tinte bionde”
Oh,
la
sua faccia in quel momento! Era qualcosa di indescrivibilmente epico!
Ma
se
ne è andato in bagno senza fiatare, dal momento che
l’alternativa sarebbe
stata: uscire di casa l’indomani con i capelli blu per andare
a comprare la
tinta giusta oppure chiamare il suo parrucchiere personale che si
sarebbe fatto
grasse risate a vederlo conciato in quel modo.
Morale
della favola? Sono andato a dormire alle due di notte, mi sono perso il
mio
programma alla tv e, come se non bastasse, ho fatto un incubo in cui i
personaggi di Avatar e i Puffi si facevano la guerra a colpi di raggi
laser. Blu.
Basta
per giustificare il probabile
titolo del mio libro?