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Autore: live in love    16/10/2011    11 recensioni
Dal primo capitolo [Elena è scomparsa.
Ero stato io l’ultima a vederla, quindi.
- E se provassi a chiamarla di nuovo? – mi chiede la bionda con un velo di acuta speranza a velarle la voce, puntando i suoi occhi chiari su di me e spostando il peso da un piede all’altro.
- Hai ragione, non ha risposto alle altre seicento chiamate magari alla seicentunesima risponde – affermo acidamente sarcastico, una smorfia a piegarmi le labbra.
........
Il mio cellulare squilla improvvisamente, rompendo il silenzio e i miei pensieri con la sua tipica musichetta allegra.
Elena. È il nome che fa bella mostra di se sullo schermo .]
spero vi piaccia. ff DELENA.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPic ATTENZIONE: Qui trovate il trailer della fanfiction fatto da Missdelena97 TRAILER

DESTINED FOR ETERNITY.

 

 

            Questo capitolo è dedicato interamente ad Alice,

che è stata la prima a leggere questo capitolo e che mi ha

incoraggiato a pubblicarlo.

Senza di te non ce l’avrei fatta. Grazie!

 

 

 

PROLOGO

 

 

 

Annaspò, aprendo di scatto gli occhi e prendendo una profonda boccata di puro  ossigeno che le raschiò dolorosamente la gola.

 I polmoni le dolsero così tanto da farle lacrimare gli occhi, come se non respirasse da troppo tempo.

 Fu però costretta a richiuderli un attimo dopo, dolorosamente ferita dalla luce. Perché c’era così tanta luce in quel posto?

 Tossì affannosamente, prendendo poi vorace un altro profondo respiro che le rilassò in minima parte i muscoli, spasmodicamente contratti.

 Si accorse di essere sdraiata solo un attimo dopo, quando il terriccio inumidito del sottobosco le solleticò il palmo della mano che aveva stretto involontariamente a pugno.

 Riaprì la mano, lasciando scivolare via quel poco di terra che aveva stretto fra le dita.

 Provò a muoversi, tentando invano di alzarsi, finendo con scarsi risultati di nuovo sdraiata.

 Dov’era? Fu il suo primo coerente pensiero.

 Quella domanda passò però velocemente in secondo piano, messa in ombra dal dolore che sembrava pervadere tutto il suo corpo. Si sentiva tesa e confusa, pronta a scattare ma contemporaneamente priva di forze.

 Intontita e sconcertata provò a muoversi ancora, scoprendo i muscoli più indolenziti di quanto ricordasse.

 Era, tuttavia, un bruciore che la invitava a muoversi, in qualche modo.

 Si ritrovò allora a fissare il cielo cupo e appesantito dalla pioggia che spuntava dalle fronde scure degli alberi, mentre quello strano pensiero le frullava silenziosamente in testa.

 Era così basso che sembrava quasi dover crollare da un momento all’altro e lei se ne sentì schiacciata.

 Non sembrava esserci molta luce e si domandò  se non si fosse immaginata tutto il chiarore di poco prima. Forse era stata solo una sua impressione.

 Proprio in quell’istante un fievole raggio di sole spuntò tra le nubi, colpendo le foglie secche poco lontane da lei e facendola gemere infastidita.

Dannazione, quel poco di chiarore le dava tremendamente fastidio.

 Era infatti una luce fioca e opalescente e, nonostante fosse appena visibile, le feriva spietatamente gli occhi.

 Si sentiva strana. Diversa. L’odore del sottobosco la colpì così violentemente alle narici da provocarle la nausea, stordendola quasi.

 Come era arrivata lì?

 La consapevolezza di quel pensiero fu fugace e terrorizzante come una schioccante frustata. Tentò di fare mente locale, nel tentativo di capirlo, ma non vi riuscì.

 Era come se avesse il vuoto in testa. Un terrificante vuoto che la pervadeva.

 Il terrore e la confusione si impossessarono di lei nel momento esatto in cui realizzò di non ricordare nulla sulle ultime ore. Assolutamente nulla.

 Non aveva ricordi di alcun tipo, neanche sfocati o imprecisi.

 Per quanto si sforzasse vedeva solo una agghiacciante nebbia nella sua mente.

 Si tirò faticosamente a sedere, guardandosi spaesata intorno.

 Alberi...fogliame…terra…un frusciare in lontananza…

 Era in un bosco, notò sorpresa e sgomenta da quella realtà.

 Cosa le era accaduto? Non ricordavano né come ci era finita né il perché.

 Si prese la testa fra le mani, non riconoscendo minimamente il posto in cui era.

 Era ancora a Mystic Falls, almeno? Si chiese, perforata da quel dubbio spaventoso che la stava lacerando.

 Prese tremante un respiro profondo, tentando di calmarsi.

 Non doveva andare nel panico, si disse. Anche se visto tutto il tumulto di sensazioni che aveva dentro era davvero difficile.

 Un sentimento stranamente nuovo si agitò all’improvviso  in lei, scombussolandola più di quanto non fosse già.

 Fu però qualcosa d’altro a distrarla completamente un attimo dopo.

 Un odore che le annebbiò la mente e le attivò i sensi doloranti, affascinandola inspiegabilmente.

 Si ritrovò in piedi prima ancora di aver formulato il pensiero di volersi alzare.

 Barcollante e sconcertata dal movimento appena fatto si appoggiò al tronco di un albero, intenta a decifrare quell’odore.

 Sembrava quasi che gli istinti fossero diventati molto più fini e ogni movimento andasse ponderato con cura.

 Mosse poi incerta un passo in avanti, traballando e strisciando i piedi nel fogliame in un sibilante frusciare. Qualcosa la spingeva a muoversi, un istinto interno e primordiale.

 Si sentiva confusa e fuori luogo, appesantita. La testa le pulsava dolorosamente e quella poca luce che filtrava dal cielo uggioso le continuava a ferire gli occhi.

 Si sentiva debole e forte al col tempo.

 Voltò di scatto il volto verso destra, proprio dove l’odore si era fatto improvvisamente più intenso.

 Lei ne prese una lunga boccata, scoprendosi desiderosa e disgusta contemporaneamente da quella fragranza dolceamara.

 Tentò malamente di trattenere il respiro, rendendosi conto, un secondo dopo, che il suo corpo bramava animosamente quell’odore.

 L’istinto si mosse nuovamente dentro di lei, in malo modo placato dall’altra parte che cercava di frenarla. Cosa le stava accadendo?

 Chiuse gli occhi, sentendosi divisa in due.

  Era come se due personalità opposte si stessero ribellando in lei, rischiando di lacerarla.

 Non voleva dare ascolto a quell’istinto, ma non poteva neanche farne a meno. Era più forte di lei.

 Ansimò, sentendosi sempre più incapace di contenere una di quelle due parti.

 L’odore si fece sempre più vicino e lei ne percepì quasi il gusto sulle labbra.

 Una goccia di pioggia cadde improvvisamente dal cielo, disfacendosi al suolo in un ticchettio acuto che le rimbombò nelle orecchie

.
Aprì di scatto gli occhi, irrigidendo i muscoli al suono di un altro
rumore. Era un pulsare leggero che si avvicinava sempre di più, intensificandosi.

 Qualcosa di indistinto e prepotentemente nuovo si mosse ancora dentro di lei, sovrastandola del tutto ora.

 E poi si spense tutto.

 

 

 

 

************************

 

 

 

 

Uno… due… tre…quattro squilli. Ancora niente.

 L’irritazione e l’angoscia crescono di pari passo dentro di me, agitandomi ulteriormente.

 Mi siedo sul bracciolo del divano, passandomi frustrato una mano fra i capelli e continuando a tenere il cellulare attaccato all’orecchio.

 Non so se sperare che non mi voglia rispondere di proposito o che abbia qualche problema.

 In entrambi i casi non sarebbe a mio vantaggio, comunque.

 Cinque…sei ..sette squilli.

 - Questa è la segreteria telefonica di Elena Gilbert, lasciate un messaggio o chiamate più tardi – mi informa la voce metallica e atona dell’operatore, esattamente come tutte le dannate volte precedenti.

 Stringo le labbra spazientito da tutta questa attesa, che non possiamo proprio permetterci ora, indurendo la mascella in una linea dura e aspra.

 Il bip acustico mi avvisa, un secondo dopo, che è possibile lasciare un messaggio.

 - Elena, sono Damon…di nuovo – sospiro assottigliando gli occhi , cercando di trattenere la rabbia e il nervoso. Contro di lei, contro me stesso e contro tutto il mondo in questo momento.

 - Non sappiamo dove sei… So che probabilmente non vorrai parlarmi... – esito, mentre la mia voce si indurisce inevitabilmente al ricordo della nostra ultima conversazione. Per nulla amichevole.

 So perfettamente che sono l’ultima persona al mondo che vorrebbe sentire adesso, ma ho bisogno che mi risponda e mi dica che sta bene.

 - Chiamami subito – taglio corto in un sussurro perentorio, chiudendo la chiamata e risultando forse più duro di quanto io voglia esserlo davvero.

 Lancio il cellulare al mio fianco, sul divano, senza curarmene più di tanto.

 Dove diavolo è finita?

 È da questa mattina che non la vedo, cioè da quando è venuta qua con l’intento di chiarire la situazione della sera precedente. Inutile dire che non abbiamo chiarito per nulla, tutt’altro.

Abbiamo litigato. Ancora.

 Come si fa a chiarire quando una delle due persone rimane ottusamente sulle sua posizione? E si da il caso che sia proprio il nostro caso.

 Cosa c’è di sbagliato in te? Le sue parole, urlate in quell’attimo di rabbia, mi tornano prepotentemente in mente aumentando ancora di più il mio nervosismo.

 Sono incazzato, incazzato nero, per il fatto che lei abbia tentato di cambiarmi e farmi assomigliare a Stefan. Io non posso, non voglio cambiare.

 Non sono un eroe, tutt’altro, non lo sono mai stato e mai lo sarò.

O mi si accetta per come sono o niente.

 Ed evidentemente lei non lo ha ancora capito, penso mentre una fastidiosa sensazione di amarezza mi attanaglia. Sensazione che viene puntualmente ignorata.

 Elena se ne era andata poco dopo essere arrivata, infuriata e risentita sbattendo la porta così forte da farla tremare sonoramente.

 Ci ero andato giù pesante, me ne rendo benissimo conto. Entrambi lo avevamo fatto.

 Tuttavia non l’avevo né fermata né seguita, nonostante una parte di me – quel briciolo di umanità che mi resta, forse - mi urlasse di farlo.

 Sono semplicemente rimasto fermo, un sapore di amaro in bocca e una voglia allucinante di spaccare qualcosa o squarciare gole.

 Ciò nonostante mi sono limitato solo a ingurgitare quanto più alcool possibile per annebbiare quel qualcosa la cui consapevolezza ormai mi sta opprimendo.

 La stessa cosa che faccio di tutto per negare e che mi sta lentamente logorando.

 Che mi sta cambiando. Ed io non voglio cambiare, sto bene così come sono.

 E poi perché cambiare per una persona che tanto non ti sceglierà mai come prima scelta? È  la riflessione aspra  che mi si presenta nella mente.

 Scaccio quei pensieri angusti e fin troppo familiari, concentrandomi su ciò che è davvero importante ora: trovarla .

 Mi rialzo in piedi, facendo qualche passo per sfogare l’irrequietezza che mi pervade.

 Mi fermo davanti al caminetto, appoggiandoci un braccio contro e fissando quasi ipnotizzato le deboli fiamme che vi guizzano dentro.

 È vero, sono incazzato con lei, ma sono anche fottutamente preoccupato, per quanto mi sia difficile ammetterlo.

 Non è da lei scomparire così, senza dire nulla a nessuno per di più.

 Sospiro, socchiudendo gli occhi mentre la preoccupazione dilaga sempre più velocemente in me

Dove diavolo è finita?

 - Bonnie ha detto che non è tornata a scuola. - afferma una voce atterrita e preoccupata, richiamandomi alla realtà.

 Mi volto verso la Barbie vampira che se ne sta in piedi sull’uscio della porta, il cellulare in una mano e l’espressione spaventata in contrasto con gli abiti sgargiantemente allegri che indossa.

 Tutti la stanno cercando, ma nessuno la trova. Io stesso sono uscito a cercarla con scarsi risultati e la pioggia che ha iniziato a cadere, cancellando ogni sua traccia, non ha aiutato per niente.

 - Figuriamoci se quell’incompetente della streghetta riesce a fare qualcosa di utile, per una volta- affermo pungente con un’evidente smorfia infastidita sulle labbra.

 Lei rimane semplicemente in silenzio, troppo turbata per rispondermi velenosamente come al solito.

 Mi lancia poi uno sguardo preoccupato da sotto le ciglia chiare, paurosamente simile allo stesso che aveva negli occhi quando è piombata qua, ormai due ore fa.

 È stata infatti  lei ad avvisarmi della scomparsa di Elena.

 E’ arrivata proprio nel momento in cui io avevo deciso di uscire, scombinandomi tutti i piani.

 Le avevo lanciato qualche velenosa frecciatina su suo padre, ben deciso a sfogare almeno in parte il nervoso e la rabbia in attesa di qualche succosa giugulare.

 La Barbie vampira non aveva ribattuto nulla, tuttavia, limitandosi a chiedermi se avessi visto Elena.

 Io avevo semplicemente dribblato l’argomento, sfornando un’altra frecciatina acuta a cui lei, però, non aveva nuovamente risposto  portandomi a considerare la possibilità che qualcosa fosse davvero accaduto.

 In una situazione normale mi avrebbe infatti  risposto per le rime, soprattutto contando ciò che era accaduto la sera prima e il quasi omicidio di papà- Forbes per opera mia.

 Erano state le sue parole, mormorate un secondo dopo con gli occhi pericolosamente lucidi e il tono di voce teso, a farmi capire che c’era davvero qualcosa che non andava.

 Elena è scomparsa. Quella frase mi avevano gelato sul posto, confondendomi.

 Si sarebbero dovute vedere al Grill ma lei non si era presentata. Sembrava essere sparita nel nulla, nessuno l’aveva più vista o sentita da quando era uscita da scuola.

 Ero stato io l’ultima a vederla, quindi.

 - E se provassi a chiamarla di nuovo? – mi chiede la bionda con un velo di acuta speranza a velarle la voce, puntando i suoi occhi chiari su di me e spostando il peso da un piede all’altro.

 - Hai ragione, non ha risposto alle altre seicento chiamate magari alla seicentunesima risponde – affermo acidamente sarcastico, una smorfia a piegarmi le labbra.

 Mi avvicino poi al tavolino degli alcolici versandomi del bourbon in un bicchiere, nella vivida speranza che in qualche modo mi calmi e, magari, zittisca lei.

 - E se fosse a casa? Forse è tornata lì - mi chiede ancora incapace di tacere, sospirando per quella speranza quanto mai labile e vacua.

 - Già, magari è stata li per tutto il tempo in cui l’abbiamo cercata. Ma come ho fatto a non pensarci?- affermo sarcastico, allargando gli occhi e facendo un gesto plateale con la mano.

 Caroline socchiude gli occhi, fissandomi infastidita e alterata.

 - Damon, piantala. Con il sarcasmo non si va da nessuna parte - mi rimbecca innervosendosi.

 Deve aver raggiunto anche lei la soglia di sopportabilità reciproca.

 Bene, ora siamo in due.

 
- Neanche con le domande inutili, Barbie – assottiglio tagliente gli occhi, finendo tutto di un sorso il liquido ambrato.

 Poso poco delicatamente il bicchiere finemente lavorato sul tavolino, facendolo traballare e rischiando quasi di romperlo senza curarmene più di tanto.

 L’unica cosa che davvero conta, non so dove sia in questo momento.

 - Vedrai che non è successo niente – afferma un secondo dopo in un sussurro flebile la Barbie, intuendo quasi l’entità dei miei pensieri.

 Mi volto verso destra, dove la sua figura sgargiante è seduta sul divano.

 Mi fissa con gli occhi azzurri dilatati, impauriti, torturandosi nervosamente le mani.

Non ci crede neanche lei alle sue stesse parole, glielo si legge chiaramente in faccia.

 Ogni minuto che passa diventa difficile crederci. Sperarci.

Non le dico nulla, rimanendo chiuso nel mio mutismo e sentendomi terribilmente inutile.

 L’abbiamo cercata ovunque, senza trovarla.

 Il mio cellulare squilla improvvisamente, rompendo il silenzio e i miei pensieri con la sua tipica musichetta allegra.

 Con ampie falcate raggiungo il divano, afferrandolo prontamente.

 Elena. È il nome che fa bella mostra di se sullo schermo ed il primo pensiero che mi salta in mente è: sia ringraziato il cielo.

 Probabilmente avessi ancora un cuore pulsante ora sarebbe in tachicardia dalla gioia.

 Un sospiro sfugge spontaneo dalle mie labbra. Perché per quanto io finga che non me ne interessi nulla, invece mi interessa. Troppo.

 Rispondo velocemente.

 - Elena – affermo mentre il sollievo mi pervade prepotentemente, illanguidendomi le membra.

 La Barbie mi fissa in attesa, ascoltando la conversazione con l’udito vampiresco.

 - Dove diavolo sei stata?- le ringhio però contro un secondo dopo, rendendomi conto solo ora di quanto in pensiero fossi. Rendendomi conto davvero ti quanto tenga a lei.

 Sono pronto a inveire ancora ma ciò che sento mi paralizza.

- Damon –

 Non è la sua voce dolce a rispondermi.

 - Rick – mormoro sconcertato riconoscendolo subito, incontrando gli occhi egualmente preoccupati e confusi di Caroline. O forse è semplicemente solo il riflesso del mio sguardo.

 - Ho trovato la sua macchina poco dopo Mystic Falls – mi dice e capisco subito, dal tono della sua voce, che c’è qualcosa che non va. Ha il fiatone e lo scrosciare della pioggia gli fa da sottofondo – E’ intatta …ma..-

 - Elena è con te? - chiedo senza tanti giri di parole, interrompendolo e  volendo sapere l’unica cosa che mi interessa.

 Lui esita, rimanendo in silenzio per alcuni interminabili secondi.

- No, non c’è… ma – temporeggia come indeciso se parlare o no, facendomi temere il peggio.

 C’è qualcosa che non vuole dirmi, lo intuisco benissimo dalla sua voce.

 - Rick - gli intimo di parlare, stringendo involontariamente il cellulare con il rischio di scoppiarlo.

 
- C’è…del sangue sul sedile dell’auto - sussurra atterrito mentre il gelo mi pervade spietatamente.

 - Arrivo -

 - Forse non è…- prova a ribattere lui ma io non gliene do il tempo.

 - Arrivo – chiudo la chiamata.

 Deglutisco spossato dalle molteplici e terribili realtà che la mia mente mi presenta.

 Sangue sul sedile dell’auto…sangue sul sedile…sangue.

 - Cazzo – impreco, capendo totalmente la gravità della situazione

 Comprendendo che potrebbe essere in pericolo e io sono qui a non fare nulla.

 In un impeto di rabbia lancio il cellulare contro il muro, frantumandolo in mille pezzi che si spargono sul parquet in un ticchettio ridondante.

 Ora come ora è il mio ultimo problema.

 - Damon - afferma allibita Caroline, tentando invano di fermarmi con quel vacuo monito

 Mi passo frustrato una mano fra i capelli, rendendomi conto del fatto che la situazione si fa sempre più grave. Minuto dopo minuto. 

- Dove stai andando? - mi chiede allarmata la bionda, temendo forse qualche mio gesto avventato.

- A cercarla –

Afferro la giacca dalla sedia con un gesto secco, iroso.

- Vengo con te – mi dice lei, alzandosi

Un tuono rimbomba improvvisamente nell’aria, così potente da far tremare i vetri delle finestre .

La luce traballa, come intuendo l’entità del temporale che sta per scatenarsi, scomparendo poi del tutto.

Lo scroscio d’acqua si abbatte impietosamente, scudisciando contro i vetri delle finestre in un acuto ticchettio.

Un rumore improvviso sovrasta però lo scrosciare dell’acqua, facendomi irrigidire. Come se una porta venisse chiusa.

Tendo l’orecchio, cercando di captare qualcosa senza riuscirvi.

- C’è qualcuno? – afferma Caroline, non ricevendo alcuna risposta.

Mi volto un attimo dopo alla mia destra, percependo insistentemente un’altra presenza nella stanza.

Nonostante la camera sia totalmente avvolta dall’oscurità riesco chiaramente a distinguere una figura.

Un profumo di rose e camomilla mi solletica in modo familiare le narici.

- Elena – mormoro in un sussurro sorpreso, ritrovandomela davanti e riconoscendola subito.

Il volto pallido e tirato, incorniciato dai capelli scuri e bagnati,  è visibile anche al buio.

I miei occhi saettano subito sulla sua figura, tentando di capire se è ferita.

È ferma sotto l’arco che divide l’entrata dal soggiorno.

Muovo un passo in avanti per raggiungerla, ma qualcosa mi blocca perentoriamente, quasi paralizzandomi.

Un odore dolcemente pungente ed deliziosamente acre mi stuzzica l’olfatto, irritandomi di riflesso i canini. Sangue.

E’ ferita?

Non ho neanche il tempo di pensarlo che la luce torna ad illuminare la stanza.

Elena è in piedi di fronte a me, ora totalmente visibile, con lo sguardo impaurito e vacuo dritto davanti a se.

È però ben altro a farmi inorridire, facendomi capire da dove derivi quell’odore.

Grosse macchie di sangue impregnano i suoi abiti, togliendomi il respiro.

È sparso ovunque su di lei, in particolar modo sulla maglietta.

La raggiungo in due falcate, allarmato dall’eventualità che sia ferita.

- Sei ferita?- le chiedo infatti, cercando disperatamente il suo sguardo che non trovo.

Lei scuote debolmente la testa continuando a fissarmi vacuamente, come se non mi vedesse realmente.

- Ho…- sussurra non riuscendo a terminare però la frase, come disgustata dalle sue stesse parole.

Sembra sconvolta, esagita e impaurita.

- Cosa? – le chiedo forse più spaventato di lei dal suo comportamento, cercando di capire.

- Ho…- mormora ancora chiudendo gli occhi, stringendoli come a trattenere le lacrime.

Caroline , alle mie spalle, rimane immobile trattenendo il respiro, atterrita quanto me dallo stato in cui si trova Elena. Cosa diavolo le è successo da spaventarla così tanto?

Li riapre un attimo dopo, facendo  scontrare i miei occhi confusi con in suoi consapevoli e coscienti.

- Ho ucciso un uomo – afferma sbigottita , inorridendo alle sue stesse parole ma non distogliendo neanche per un attimo lo sguardo da me.

Sbarro gli occhi, totalmente sorpreso e sconvolto da quella rivelazione inaspettata e improbabile.

- Il cuore - è il flebile sussurro di Caroline che mi lascia più perplesso di quanto io già non sia. - Non sento il battito del suo cuore – mormora sconcertata con un filo di voce udibile solo da un orecchio soprannaturale.

Elena sobbalza a quelle parole, lasciandomi ancora più scombussolato.

Come diavolo ha fatto a sentire? Aggrotto le sopracciglia.

Punta i suoi occhi nocciola nei miei, lasciandomi scorgere la risposta spaventosa prima ancora di togliermi ogni domanda con il suo sussurro.

Cioè non è umanamente possibile a meno che…
 

- Sono un vampiro-

 

 

 

 

Note

Ebbene rieccomi qui! So che probabilmente sarete stufi di vedermi hihihih..a parte gli scherzi eccomi con una nuova fan fiction, totalmente diversa da quelle che ho scritto e pubblicato fino ad ora.

Come al solito passo alla spiegazione per punti:

1-      Allora questa storia mi frullava in testa da un po’ di tempo, ma l’ho buttata giù solo un paio di giorni fa. Ero molto indecisa se pubblicarla o meno perché portare avanti tre fan fiction contemporaneamente, riuscendo a dare il massimo in tutte, non è facile. Ero intenzionata a non pubblicarla fino a qualche minuto fa ma le parole di un’amica, che l’ha letta in anteprima, mi hanno convinto a farlo. Dovete  quindi ringraziare lei se ora la state leggendo! Vorrei mettere in chiaro che però non abbandonerò le altre due fan fiction che h in corso, ma anzi darò a loro la precedenza. Questo non vuol dire che non aggiornerò questa ff ma solo che la scriverò nei ritagli di tempo o dopo aver pubblicato le altre.

2-     Come avrete notato è un genere totalmente diverso dalla’altra ff delena che sto scrivendo. Questa sarà sovrannaturale e quindi in linea con il telefilm. Seguirò però solo alcuni fatti accaduti anche nel telefilm e altri saranno di mia invenzione. Questo capitolo è temporaneamente collocato dopo l’episodio 3x04. Tuttavia  qui Stefan e Klaus non sono tornati a Mystic Falls e sono ancora lontani dai nostri protagonisti.

3-     Ovviamente è una fan fiction DELENA ma come al solito, saranno presenti tutti gli altri personaggi con le loro story-line.

4-     Questo capitolo è stato nella seconda parte dal punto di vista di Damon ma il prossimo sarà dal punto di vista di Elena e si inizieranno a capire più cose.

5-     Il prossimo aggiornamento non so quando arriverà ma spero presto. Inoltre la mia designer ufficiale ( Missdelena 97) sta elaborando il video trailer, quindi tenete d’occhio la pagina della ff perché potrei aggiungerlo da un giorno all’altro.

6-     Ho aperto un account su Twitter dove sto lascerò spoiler, news sulle fan fiction, curiosità e altro ma lo voglio usare anche per interagire con voi..quindi se vi va seguitemi. Questo è il mio account->CLICCA QUI

Direi che non ho altro da dire se non che spero vi piaccia e che recensiate!

Bacio

PS: la prossima storia che aggiornerò è sicuramente…rullo di tamburi.. I WILL ALWAYS CHOOSE YOU.

   
 
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