Fumetti/Cartoni americani > Phineas e Ferb
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Autore: gm19961    17/10/2011    5 recensioni
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La seconda possibilità;

Non è mai stato il tipo che parla molto, ma il più sveglio sicuramente. Dopotutto, si sa, i bambini sono molto attenti, e capiscono molte cose, anche se in maniera più esplicita di noi adulti. E allora cosa capiscono? Ve lo spiego. Percepiscono e provano i sentimenti, odio, amore o quel che sia, molto più velocemente; quando ad esempio ad un bambino piace una persona, inconsciamente fa tutto ciò che possono fare per renderla contenta. E proprio come i grandi, gli basta solo uno sguardo per riuscir a far battere il cuore a mille all’ora. Non pensava che potesse capitare proprio a lui, ad ragazzino silenzioso, attento, razionale. Un bambino dai capelli verdi e occhi blu scuri, provvisto di pantaloni a vita alta viola e una deliziosa magliettina estiva gialla a maniche corte. Una mente cose geniale va sempre in tilt quando incontra l’amore. Ti fa sbagliare, è vero. Ma forse proprio quello sbaglio è stato il migliore che potesse fare.

Attendendo i progetti, come sempre, al solito bancone del negozio, aspettava con il suo normale fare silenzioso e imbarazzante. E spossato da quel silenzio, da quei rumori minimi, in procinto quasi ad addormentarsi, sentì una voce.-Sono venuta a ritirare dei progetti a nome Dofeenshmirtz.- Una voce potente e che nascondeva un filo di delicatezza. Spostò gli occhi sullo sguardo magnetico, quasi svogliato della ragazza che gli era piombata in parte. Aveva i capelli lunghi, lisci come seta, di un color marrone scuro. Un ciuffo tirato indietro con una forcina per i capelli. Gli occhi erano grandi, neri con dei riflessi blu scuro verso la parte più interna dell’iride. Le ciglia lunghe, che accentuavano la forma sinuosa ed elegante delle sopracciglia. La carnagione era chiara, messa in contrasto con delle piccole labbra colorate da un rossetto intenso fucsia, che le dava grazia ed eleganza.  I capi scuri che indossava erano neri, tutti, da cima a fondo. Era una ragazza davvero bassa che indossava sempre i suoi fedeli stivali neri con un tacco, dei leggins immancabilmente scuri e una giacca militare con dei risvolti sulle maniche; nel complesso era una ragazza davvero carina, ma per lui non era “carina”. Era stupenda. Poteva solo concentrasi sul suo volto, su una brezza leggera che lo sfiorava, a dei petali di rosa volare intorno a lei, e un immancabile musichetta così dolce da far venire il diabete. Lei notò lo sguardo perso del bambino e non sapendo che fare, provò a parlargli.-Ehy.. come va?-non rispose. Iniziò a sbattere le palpebre nervosamente, e la ragazza alzò un sopracciglio. Una volta tornato a casa, e dopo essersi reso conto insieme al fratellino di aver sbagliato il progetto, la colpa era sempre la sua: di quel ragazzino dal ciuffetto verde e dai pensieri profondi.-Ferb, tu sei sempre così attento, che ti è successo?-chiese Phineas incredulo.

Pensò a lei; pensò a quelle tre parole che gli aveva detto. Era musica, tutto era concentrato sulla sua immagine, scolpita nella sua memoria; proprio come quando il suo fidato martello batte irrimediabilmente sul suo chiodo. Il suo chiodo fisso era lei. E alla fine, convincendosi che probabilmente non l’avrebbe mai più rivista, si limitò a rispondere, goffamente.-Mi sono distratto.-

Solo non sapeva che riavrebbe di nuovo vissuto mille e più avventure con lei, l’avrebbe rincontrata e vista ancora con gli stessi occhi innamorati. E quel fiore che le avrebbe regalato con tutto il cuore, nella città dell’amore, era rimasto ancora nelle sue mani mentre se ne la guardava scorrazzare via insieme a suo padre in quel panorama mozzafiato. L’avrebbe ammirata da lontano e l’avrebbe aiutata in tutto e per tutto. Ma lei era così grande, così semplicemente perfetta, come avrebbe potuto una come lei innamorarsi di un bambino quale lui era? Iniziò a sbattere le palpebre e guardò Phienas dormire nel letto in parte a lui. Guardò poi il soffitto. Ci doveva essere pur essere una soluzione. Aveva costruito montagne russe, se ne era andato su Marte, aveva scavato un tunnel fino al centro della terra. E all’improviso gli arrivò quel tanto atteso colpo di genio. Sussurrò nel buio della stanza, con voce bassa.-Phineas, per la prima volta, sarò io a sapere cosa fare oggi.-Sì alzò dal letto e corse in garage, iniziando a costruire uno speciale macchinario. E il giorno non tardò ad arrivare, la macchina era perfetta. Si infilò dentro di essa e cliccò i tasti, componendo la cifra “16”. Vi fu un botto che svegliò tutta la casa, ma i genitori dei ragazzi non vi prestarono molta considerazione, in quanto erano malati e con le orecchie e il naso tappati. Candece era stata ribattezzata come la cameriera dei due genitori e Phineas e Ferb erano esonerati in quanto erano molti più piccoli. O per lo meno, solo Phienas lo era. Ferb si guardò allo specchio, e iniziò a sbattere le palpebre. Scrisse un biglietto per Phienas e Isabella e prese una delle sue macchine volanti, correndo alla velocità della luce per il cielo azzurro di Danville. Nel frattempo, una ragazzina dark si stava vestendo ed era pronta ad andarsene da suo padre per il resto della giornata.-Ciao mamma, io vado da papà.-

-Va bene, tesoro. A stasera, e comportati bene con tuo padre!-

-Sì ma è lui che dovrebbe comportarsi bene con me, visto che lui è maligno.-

-Ancora con questa storia? Tuo padre non è malvagio, quante volte te l’ho detto.-disse stancamente la madre di Vanessa. E quest’ultima, uscì di casa, era inutile parlare con lei, non riusciva a capirla.

Iniziò ad incamminarsi per la strada, facendo battere i suoi tacchi neri sull’asfalto. Pensò a quanto fosse stanca, e quanto fosse sola. Non aveva nessuno, le mancava quella persona da amare ma che non arrivava più. All’improvviso sentì un venticello leggere che pian piano aumentò sempre di più trasformandosi in una tromba d’aria potentissima. –Ma che succede!?-disse lei coprendosi gli occhi con le mani. Ferb scese dalla sua macchina volante, e con un pulsante la fece diventare così microscopica che la mise nella tasca dei pantaloni. Vanessa aprì gli occhi e si trovò davanti a lei un ragazzo dall’aria estremamente familiare. Era davvero alto, i suoi capelli erano verdognoli e con un taglio particolare. Portava dei pantaloni a vita bassa viola, della scarpe da ginnastica nere e una maglietta a maniche lunghe gialla con un polsino di stoffa viola che gli stava alla perfezione. Gli occhi erano blu e non smettevano di fissare quelli della ragazza.-Ehm, ciao.-disse lei iniziando ad incamminarsi e sentendosi improvvisamente fermata dalla sua mano.-Sono il cugino di Ferb, sono venuto qua dall’Inghilterra.-disse lui fissandola dolcemente. Si sentì una fitta al cuore.-Oh, ora capisco quella cosa della macchina volante, siete molto simili, sai?-lui non rispose.-Appunto.-confermò lei.

-Beh che succede?-lui non rispose e la prese per mano, gliela strinse teneramente e non parlò. Si sentì stranamente rassicurata da quel silenzio. Quello non poteva essere Ferb, e ne fu delusa. Era troppo grande, circa un sedicenne. Eppure i suoi atteggiamenti erano uguali a quelli del bambino, e lo vedeva come una specie di sosia solo più grande d’età. E dopotutto, non era nemmeno tanto male. Forse i suoi desideri si erano avverati, forse il destino le aveva mandato quella persona da amare.”Non essere ridicola, Vanessa..” disse tra sé e sé.-Beh, che vuoi fare? Io devo correre da mio padre, ora. Quindi me ne devo proprio andare..-disse lei lasciando la sua mano e lui finalmente aprì bocca.-Vuoi venire con me in un posto?- la sua voce era molto simile a quella del bambino, solo più roca, e molto più profonda.

Lei si girò, facendo svolazzare i suoi capelli castani in modo sensuale. Guardò la casa di suo padre, l’edificio più alto di tutta Danville e poi lo fissò negli occhi e dopo un breve attimo, annuì.”Ma che sto facendo? Io non lo conosco neanche… ma è il cugino di Ferb, dovrei fidarmi.. Ferb.. chi l’avrebbe immaginato che dovunque vada c’è sempre lui a proteggermi o darmi consigli?”rise al solo pensiero. Lui la prese per mano e riaprì la sua macchina volante.-Beh, devo dire che ora ho capito da chi Ferb ha preso il suo talento d'ingegneria.-lui non accennò sorriso ma si sentì improvvisamente in imbarazzo.-La fece sedere in parte a lei e le porse degli occhiali da sole. Lei li mise e si sentì momentaneamente in imbarazzo.-Dove stiamo andando?-chiese lei appoggiando le mani sul vetro del finestrino.-Vedrai.-disse lui guidando con sicurezza.

A casa di Phienas, il bambino si accorse della mancanza del fratello.-Feeerb, dove sei?-scese le scale e perlustrò la casa, soffermandosi in garage e in giardino. Vi trovò il biglietto.-Sono da Vanessa, tornerò presto. Tu divertiti con Isabella. ;-)”

-Ah, il mio piccole Ferb sta crescendo.-si guardò poi intorno.-Ehy ma dov’è Perry?-

E probabilmente il piccolo ornitorinco era già sulla sua fedele macchina volante, iniziando una nuova avventura per battere il male, il padre di Vanessa, il Dr. Doofenshmirtz.

***

-Raccontami un po’ di te.. come ti chiami?-disse lei guardando i suoi lineamenti inglesi dolci e sinuosi. Lui la guardò e abbassò un po’ gli occhiali da sole. Non rispose.-Beh io invece mi chiamo Vanessa e ho..-

-..sedici anni.-continuò lui atterrando in un posto molto familiare. Lui la incitò a scendere e la dark si guardò in giro. Il cielo era azzurro, e l’aria non era americana. Era diversa. Un profumo invadente di fiori profumati le invadeva i sensi e la vista della città era magnifica. Si trovava su un’altura, una famosa altura. Era la torre Eiffel.-Ci sono già stata qui, per poco tempo, ma ci sono già stata. Non è cambiato nulla, a parte che al posto di Ferb ci sei tu.-sorrise amaramente e si appoggiò alla ringhiera, dove il vento le scompigliò i capelli. Il ragazzo, questa volta, avrebbe avuto la sua seconda occasione. Corse rapidamente verso il fioraio lì vicino e ritornò rapidamente verso di lei.-Sai tu assomigli molto a Ferb..Ehi, dove sei finito?-disse lei scostandosi dalla ringhiera e guardandosi in torno. Abbassò lo sguardo e se lo trovò inginocchiato a sé, con in mano una rosa fucsia.-Ma che..?-lui gliela porse senza dir nulla e sorrise dolcemente. Ora ne aveva la conferma.-Grazie mille… Ferb.-disse lei sorridendo e facendogli l’occhiolino. Lui la fissò con le sopracciglia alzate e sorrise.-Che ti è saltato in mente, eh?-continuò a lei guardando il fiore.-Volevo solo farti capire quanto ci tengo a te. Quel fiore te lo avrei voluto dare la prima volta, ma tu te ne eri già andata.-continuò lui, mortificato. Lei gli mise le mani sulle spalle.-Ferb, sei un tesoro, mi dispiace solo non aver capito subito che ti interesso.-lui scostò lo sguardo e guardò il panorama accanto a lei.-Grazie davvero, ma andiamo, è una cosa assurda, io ho sedici anni e tu dieci, è una cosa…-improvvisamente si zittì. Qualcosa le impediva di continuare a parlare. Era davvero Ferb quello che la stava baciando la guancia? Era rosso in viso ma incredibilmente Vanessa non si costò, non voleva scostarsi, non voleva andarsene, non questa volta. Alla fine, lui si staccò e lei gli accarezzò i capelli.-Ferb, credo che dopo questo una possibilità te la potrei anche dare, solo aspettiamo qualche anno, okay?-chiese lei scherzosamente. Lui incredibilmente sorrise contento.-Grazie Vanessa.-

-Come ho fatto a non capirlo prima? Insomma, era così evidente…e poi mi spieghi perché sei diventato così grande?-disse lei sorridendogli imbarazzata e sentendosi improvvisamente stupida.-Non sei stupida..-continuò lui, come se le leggesse nel pensiero. Ecco, come sempre lui sapeva sempre tutto.-E per quanto riguarda l’età, te l’ho già detto una volta.-lei lo guardò storto con un punto interrogativo in fronte.-Cioè?-

-Certe volte quando ami veramente una persona, devi venirle incontro.-lui alzò gli occhi verso il cielo e Vanessa si sentì una fitta al cuore. Era tutto così semplicemente perfetto. Era diventato così solo per lei? Era davvero quel bambino che il suo cuore l’aveva condannata ad amare?

-Ti voglio bene, Ferb.-disse scompigliandoli i capelli e lui arrossì violentemente. Non aprì bocca, ma la cosa era ovviamente reciproca. Si guardarono ancora un po’ e alla fine la dark guardò il sole tramontare.-Sei disposto.. ad aspettare ancora?-chiese lei, improvvisamente timida, lasciando la sua sicurezza cadere, sciogliersi davanti a lui. Lui la osservò ancora, ed era così bella. Non seppe cosa dire, ma se lei lo conosceva davvero, avrebbe capito che avrebbe anche lasciato scorrere tutta la sua vita pur di star con lei. Ferb era sempre stato così.. silenzioso, perspicace, romantico e paziente.-Vanessa io aspetterò, non ho mai pensato di non potercela fare.-si sentì improvvisamente felice dalle sue parole, sentiva di aver riposto la sua fiducia alla persona giusta questa volta. Questa volta non avrebbe più sofferto, e questo fin quando Ferb, quel ragazzino di dieci anni, sarebbe stato con lei.-Torniamo a casa, okay?-disse lei sorridendo serena. Lui annuì e insieme salirono sulla macchina volante, per far ritorno a Danville.-Ferb, grazie…- lui la guardò.-Per cosa, Vanessa?-

-Per tutto.-

--

Aw, okay, io amo questa coppia, se non si fosse notato.. v.v”

E’ la prima volta che scrivo sulla Ferbnessa, ma c’è sempre una prima volta per tutto, no? Non so cosa mi abbia spinto a fare questa shot, forse perché penso che gli amori impossibili siano la mia vocazione, o forse perché sono così adorabili. Non lo so proprio. Volevo solo dimostrare che l’amore non ha età, e anche se è un bimbo di dieci anni, non vedo perché dovrebbe amare Vanessa, dopotutto, Ferb è così dolce da far venire il diabete e farebbe di tutto per aiutarla. Perfino disposto a cambiare per lei, per venirle incontro. Dopo questa breve storia, ringrazio tutto coloro che l’hanno letto, se vi va potete lasciare un commento, mi farebbe piacere, ma solo se vi va! (: Spero che vi sia piaciuta, intanto spargo cuoricini a tutti voi!

Alla prossima,

gm19961


 

   
 
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