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Autore: Ilaryf90    18/10/2011    3 recensioni
Kurt non riusciva e, soprattutto, non voleva affrontare l’argomento del suo trasferimento. Gli avrebbe rovinato l’intera estate.
Blaine, d’altra parte, sembrava voler arrivare subito al punto. Quel momento prima o poi sarebbe giunto comunque, non aveva senso rimandare.
Prese tra le mani il suo caffè ancora caldo e ne bevve un lungo sorso, come per armarsi di coraggio.
"Kurt, è inutile fingere. Ti prego, guardami negli occhi".
Questa storia si è classificata prima al Glee Contest "The sound of silence".
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non abbiam bisogno di parole

 

 

Il Lima Bean non era mai stato così vuoto, almeno non da quando Kurt e Blaine erano diventati clienti abituali.

Kurt si era appena diplomato a pieni voti ed era intenzionato a seguire il sogno della sua vita che lo avrebbe portato a New York insieme a Rachel e lontano da Blaine, che aveva ancora un anno al McKinley; decisamente troppo lontano.

L’estate era appena arrivata e con lei si erano affacciate le prime difficoltà che la coppia era inevitabilmente obbligata ad affrontare.

Kurt era intento a fissare le poche macchine che sfrecciavano per la strada attraverso i vetri del locale, fingendo di essere interessato a cosa succedeva fuori.

La città era deserta da giorni: le vacanze estive avevano attirato la popolazione di Lima verso altre mete.

Kurt non riusciva e, soprattutto, non voleva affrontare l’argomento del suo trasferimento perché sapeva che gli avrebbe rovinato l’intera estate.

Blaine, d’altra parte, sembrava voler arrivare subito al punto. Quel momento prima o poi sarebbe giunto comunque, non aveva senso rimandare. Prese tra le mani il suo caffè ancora caldo e ne bevve un lungo sorso, come per armarsi di coraggio.

“Kurt, è inutile fingere. Ti prego, guardami negli occhi “.

A quel punto Kurt si voltò verso il ragazzo di cui si era innamorato sin dal loro primo incontro ai piedi delle scale della Dalton. Tentò con tutte le sue forze di mantenere un atteggiamento impassibile. Tuttavia le sue emozioni presero il sopravvento e la sua espressione si intristì improvvisamente.

Spesso Blaine sembrava il più maturo dei due; sicuramente era più bravo a tenere a freno le emozioni in casi come questi.

“Scusami, Blaine“ disse Kurt, parlando per la prima volta da quando erano entrati nel locale. “Non ce la faccio proprio a pensare che tra qualche mese io sarò a New York, mentre tu rimarrai qui un altro anno”.

“Secondo te mi fa piacere tutto questo?” disse subito Blaine, innervosito, guardandolo attentamente negli occhi. 

“Pensi che io non abbia mai sognato di andare a vivere con te? Come poter arredare la nostra casa? O di che colore dipingere le pareti della nostra camera da letto?”

Due signore anziane sedute al tavolo di fronte a loro si voltarono preoccupate.

L’aveva fatto: aveva reso Kurt partecipe dei suoi desideri per il futuro. Il loro futuro, insieme.

Kurt parve sorpreso e lusingato al tempo stesso dalle sue parole e dal tono esasperato con cui le aveva pronunciate.

“Scusami, Kurt, non ce l’ho con te” continuò Blaine appoggiando i gomiti sul tavolo e prendendosi la testa tra le mani, chiudendo per un momento gli occhi.

“È solo che… vorrei che tutto fosse più semplice. Vorrei seguirti a New York per starti accanto nei momenti difficili e condividere quelli felici” disse Blaine con affetto, prendendo la mano di Kurt e accarezzandola dolcemente.  “Come abbiamo sempre fatto”.

“Un anno fa ci trovavamo proprio qui ed io ti dissi che l’unica cosa che avrebbe reso speciale il mio ultimo anno sarebbe stata quella di trascorrere ogni istante con te. E così è stato” disse Kurt lentamente, fissando il suo caffè che ormai si era raffreddato.

Dopo qualche secondo di esitazione, aggiunse: “Perché deve essere tutto così complicato?”

 

 

 

“Adesso vieni qui e chiudi dolcemente gli occhi tuoi, vedrai che la tristezza passerà il resto poi chissà… verrà  domani.”

 

 

 

“Kurt, ascoltami” disse Blaine, avvicinandosi di più al suo ragazzo per assicurarsi la sua totale attenzione. “Tu andrai a New York e trascorrerai un anno fantastico. Io ti raggiungerò non appena avrò preso il diploma. Niente cambierà tra di noi. Niente ci potrà mai dividere, capito?”

 

 

 

“Voglio restar con te, baciare le tue mani e dirti che, in questo tempo dove tutto passa, dove tutto cambia, noi siamo ancora qua...”

 

 

 

Kurt annuì, cercando di trattenere le lacrime e sperando intensamente che Blaine avesse ragione.

Da quel momento in poi cadde il silenzio.

Nessuno dei due ebbe il coraggio di aggiungere una sola parola o di ritornare sull’argomento.

 

 

“E non abbiam bisogno di parole, per spiegare quello che è nascosto in fondo al nostro cuore”

 

 

 

Ognuno si immerse nei propri pensieri.  Continuarono a bere il caffè e ordinarono dei biscotti che mangiarono in perfetto silenzio. Un silenzio che sembro durare un’eternità e che voleva dire molte cose.

Entrambi sapevano che anche per una relazione solida come la loro non sarebbe stato semplice sopravvivere alla lontananza.

La distanza avrebbe messo alla prova la stabilità del loro rapporto.

Ognuno va per la propria strada, si fanno nuove conoscenze ed esperienze che possono farti cambiare il modo di vivere e di vedere le cose.

Nonostante ciò si rendevano conto di quanto la loro relazione fosse speciale, in quanto era arrivata come una speranza alla quale aggrapparsi per entrambi, dopo aver vissuto momenti di paura in passato.

Sapevano che avrebbero sempre potuto contare sul sostegno dell’altro e che la distanza non li avrebbe divisi realmente.

 

 

 

“Ma ti solleverò  tutte le volte che cadrai, e raccoglierò  i tuoi fiori che per strada perderai…”

 

 

 

Di tanto in tanto si scambiarono qualche debole sorriso ma nessuno dei due parlò.

Spesso le parole non erano necessarie: bastava guardarsi negli occhi per capirsi.

Le difficoltà non li avrebbero fermati. Non avrebbero rinunciato ad essere felici solo per uno stupido scherzo del destino che si divertiva a prendersi gioco di loro.

 

 

“Perché  quello che voglio è stare insieme a te, senza catene stare insieme a te.”

 

 

Entrambi sapevano che non avrebbero voltato le spalle alla cosa più preziosa che gli fosse capitata nella loro vita. Non senza nemmeno aver lottato per non perderla.

 

 

*

 

Tre mesi dopo

 

 

Kurt e Blaine avevano trascorso la più bella estate di sempre: la mattina uscivano a fare una passeggiata, pranzavano all’aperto, andavano in giro per negozi, al cinema e al teatro. Non si erano fatti mancare nulla.

Quella domenica di settembre, però, era arrivato il momento di salutarsi con quello che sarebbe stato un arrivederci, non un addio.

Kurt aveva appena messo la sua valigia e lo zaino nel portabagagli della macchina del padre, quando quest’ultimo, comprendendo la delicatezza della situazione, finse di dover controllare qualcosa in officina e si allontanò, lasciando i due soli per un ultimo saluto.

Blaine interruppe il silenzio e disse: “Kurt, non voglio rovinare questo momento con frasi di circostanza o altre cose del genere. Sappi che ti verrò a trovare spesso, non appena sarà possibile”.

Prima che Kurt potesse rispondere, aggiunse: “Ah, non vorrei dimenticarmi” ed estrasse una busta bianca sigillata.

Kurt lo fissò con sguardo interrogativo e Blaine, che aveva compreso i suoi dubbi, disse: “Questa busta è per te. Potrai aprirla solamente una volta arrivato a New York. Non prima” e gli lanciò lo sguardo di chi la sa lunga.

“Ti conosco, la apriresti non appena salito in macchina. Ma ti prego di non farlo questa volta. E’ importante”.

Kurt, che aveva già pensato di aprirla immediatamente, capì quanto Blaine ci tenesse e, dopo aver annuito con decisione, posò il suo sguardo sulle valigie in macchina.

Blaine non so cosa altro dirti se non che mi mancherai tantissimo e non sarà per niente semplice non averti accanto… fisicamente. Ti prometto che terrò duro e ti aspetterò, perché” e questa volta si voltò verso di lui. “non voglio perderti”.

Blaine avrebbe voluto dire tante cose ma non ne fu capace, perché erano infinite e complicate da rendere esplicite.

“Kurt, io…” tentò di riordinare quello che gli frullava in testa ma non ci riuscì. “Tutto ciò che non sono capace di dirti ora l’ho scritto nella lettera, proprio perché so come mi comporto in queste occasioni. Sono un completo disastro”. Dopodiché si avvicinò lentamente ed accolse le mani di Kurt nelle sue e le strinse forte, come se non volesse lasciarle andare per niente al mondo.

“L’unica cosa che posso dirti ora è che” e il suo sguardo si concentrò totalmente sugli occhi di Kurt la cui vista cominciava ad essere offuscata dalla presenza di lacrime. “io ti amo e non mi sognerei mai di dirti addio”.

Non fece in tempo a terminare la frase che Kurt si era già gettato tra le sue braccia, lasciandosi andare ad un pianto liberatorio in cui sfogava tutta la tristezza e la rabbia che aveva accumulato negli ultimi mesi.

Rimasero così, abbracciati, abbandonati l’uno all’altro, per qualche minuto, finché non comparve Burt che si era assentato per più di mezz’ora ormai. Aveva deciso di anticipare la partenza proprio perché sapeva che per suo figlio sarebbe stato difficile affrontare quel momento.

Dopo un ultimo ed intenso bacio Kurt entrò in macchina, si sedette tentando di nascondere le lacrime e, quando il padre accese il motore, sbirciò dallo specchietto e vide che il suo ragazzo non si era mosso. Stava piangendo anche lui.

Blaine rimase lì, immobile, in mezzo alla strada finché la macchina non scomparve dietro l’angolo.

Kurt se ne era andato e lui se ne rese davvero conto solo in quel preciso istante.

 

 

*

 

 

Il giorno successivo

 

 

“Kurt, quanto ci metti a prepararti? Ti aspetto fuori, ho visto una vetrina di un negozio molto interessante” disse Rachel prima di chiudersi con decisione la porta alle spalle.

Kurt pensò che avrebbe dovuto abituarsi alla sua nuova coinquilina o non sarebbe sopravvissuto neanche un giorno di più.

In realtà aspettava che Rachel lo lasciasse solo per poter aprire la lettera di Blaine che aveva fedelmente custodito nella sua borsa.

Aprì la busta e si sedette sul letto che era appena stato sistemato nella sua nuova camera.

Dalla strada non provenivano i fastidiosi rumori tipici delle grandi città, dal momento che lui e Rachel avevano deciso di prendere una casa non proprio in centro per risparmiare un po’.

Con le mani che gli tremavano, Kurt cominciò a leggere.

 

 

“Caro Kurt,

come ben sai non sono mai stato bravo con le parole. Non sono neanche stato capace di scriverti un biglietto di San Valentino in tutto questo tempo. Ora, però, sento che è arrivato il momento di dirti tutto quello che ho sempre taciuto. Ti ho già confessato quanto tu sia stato importante per me, ma non ti ho mai detto che tu mi hai fatto diventare un vero uomo. Nella mia vita non ho avuto dei punti di riferimento che mi facessero capire cosa era giusto o sbagliato: i miei genitori non sono mai stati molto presenti e non mi hanno ancora del tutto accettato per quello che sono veramente. Tu mi hai dato il coraggio di far vedere agli altri come sono fatto. E’ vero, alla Dalton non ho mai avuto problemi con gli altri ragazzi o con i professori, ma senza di te non avrei avuto la forza di buttarmi in una nuova relazione. Non dopo tutto quello che mi era accaduto. Avevo paura. Tu mi hai teso la mano e mi hai accompagnato in questo percorso difficile sia per me che per te. Ci siamo aiutati a vicenda. Quello che sto cercando di dirti è che non sarei capace di vivere senza te al mio fianco, o meglio, lo farei ma senza quello stimolo in più che mi dia la forza necessaria a far capire agli altri e a me stesso quanto valgo e di cosa posso essere capace.

Con i tuoi consigli, la tua vicinanza o con dei semplici gesti hai saputo rendere tutto più semplice e meno impossibile da superare.

Ed ora vorrei che tu prestassi molta attenzione a ciò che sto per dirti perché è importante: ogni volta che sentirai il silenzio intorno a te e ti sembrerà di essere solo, non preoccuparti. In quel silenzio potrai trovare la mia presenza. In quei momenti sarà come se io fossi lì con te a stringerti la mano e a dirti che andrà tutto bene.

 

Con amore,

Blaine

 

 

Kurt sorrise tra le lacrime: in fondo sapeva anche lui che non avrebbe mai rinunciato a Blaine.

Prese il cellulare appoggiato sopra al comodino, scrisse un messaggio e premette invio.

“Mi sembra di sentire il tuo respiro e il tuo profumo proprio alle mie spalle. Sei qui con me. Non mi abbandonare mai, io non lo farò.”

 

 

 

 

“C'è un modo di entrare in contatto tra esseri umani più percettivo e affidabile della parola, fatto di sguardi, silenzi, gesti e messaggi ancora più sottili; è il modo in cui un essere umano nel suo intimo risponde al richiamo di un altro, quella silenziosa complicità che nel momento del pericolo dà alla muta domanda una risposta più inequivocabile di qualsiasi confessione o argomentazione”.  

Sándor Márai

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice

L'idea per questa storia mi è venuta dopo aver saputo che Blaine era Junior e che quindi non avrebbe seguito Kurt a New York, purtroppo aggiungerei. Non mi sembra la sede adatta per fare commenti su ciò. Per quanto riguarda la storia, ho voluto raccontare il momento in cui Kurt e Blaine devono salutarsi, che è molto triste. In realtà, però, i due non si divideranno mai. Nei momenti di difficoltà basterà pensare all'altro e da lì verrà la forza di andare avanti e non mollare. Sono troppo innamorati per rinunciare al loro rapporto. Quindi una nota di positività c'è. Il silenzio, come si comprende alla fine della storia, rappresenta il loro momento di complicità. Non hanno bisogno di parole per comunicare, basta un solo sguardo. Inoltre, il silenzio che li accompagnerà quando saranno divisi sarà un modo per sentirsi più vicino all'altro, rappresenterà una sorta di momento solo loro in cui potersi ritrovare nonostante la distanza.

Non è una vera e propria Song-Fic, non ci sono molte parti del brano che è "Non abbiam bisogno di parole" di Ron, una delle più belle canzoni d'amore secondo me. La citazione, come ho indicato, è di Sandor Marai. La trovo perfetta per riassumere il messaggio che ho tentato di far arrivare.

 

Questa storia ha partecipato al contest di Glee “The sound of silence” e si è classificata prima. Ancora non ci credo, considerato che all’inizio non volevo neanche partecipare perché l’ispirazione giusta non era arrivata! Poi è il primo concorso a cui partecipo, quindi sono molto soddisfatta, soprattutto perché la storia è stata valutata da Medea e Lievebrezza, che ammiro molto come scrittrici!

 

Questo è il link del concorso: http://freeforumzone.leonardo.it/discussione.aspx?idd=9931875&p=3&&tid=ad8c97b9eb487c7fa899f29ac3a737db04ac07422b23c2c802194ad8f7627dc9

 

Scusate la lunghezza ma ci tenevo! Spero vi piaccia e, mi raccomando, recensite!

 

Ilaryf90

 

   
 
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