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Autore: pocchanpu    19/10/2011    2 recensioni
Mi dissero che eri strano, diverso, qualcosa da cui stare distante, qualcosa di cui avere paura, qualcosa da eliminare. Non riuscivo a crederci. Come potevano pensare una cosa simile? E' vero, eri qualcosa di sconosciuto, di alieno ma non potevo smettere di pensare a te. Eri diverso da noi. Sembravi provenire da un mondo differente. Non il nostro o quello digitale. - Kenkeru - KenxTakeru
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Ken Ichijoji, Takeru Takaishi/TK
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Una fanfiction scritta lo scorso luglio, ispirata dalla canzone "E.T." di Katy Perry. Il POV e` di Takeru. E' stata scritta come regalo per una mia amica con cui, ahimè, non ho più nulla a che fare.
Oh, quasi dimenticavo! Non è proprio una Kenkeru, bensì una Kaikeru (Digimon Kaiser/Takeru).


Alien

La prima volta in cui ti vidi fu attraverso lo schermo della televisione in cucina.

Ti stavano intervistando e io rimasi ipnotizzato dal tuo sguardo. Dai tuoi occhi color ametista. Da quel portamento fiero.

Ti chiamavano ragazzo prodigio. Uno di quelli che eccellono in qualsiasi cosa facciano, che sia un piano malvagio o una buona azione.

Non riuscivo a capire che cosa stessi pensando realmente del tuo interlocutore. La tua voce era calma, rilassata ma i tuoi occhi trasmettevano disgusto e superiorità.

Esposi i miei pensieri su di te a Hikari, la mia migliore amica. Gliene parlai una, due, cento volte e alla fine me lo disse.

Ossessione.

Eri diventato la mia ossessione.

Quando qualcuno parlava di te, mi inserivo nella conversazione brutalmente. Quando qualcuno ti insultava, mi offendevo per te. Non capivo perché dovessero criticare una persona perfetta come te.

Quando ci incontrammo a Digiworld, capii subito che dietro a quegli occhiali spessi e gli strani abiti c'eri tu. Sesto senso? No, non ero così intelligente, io. Semplicemente la prima volta che ci parlasti, provai le stesse sensazioni che mi trasmise la tua prima intervista. Curiosità.

Stupore.

Attrazione.

Un'attrazione che andava oltre al fascino del potere o del male. Andava oltre a tutto questo. Tu eri la perfezione. Uhm ... non eri neanche questo. Eri qualcosa di incomprensibile, un enigma da risolvere, un mistero insolubile.

Volevo incontrarti. In quel modo avrei potuto conoscerti, parlare con te. Sebbene fossimo nemici, volevo almeno provarci.

Mi dissero che eri strano, diverso, qualcosa da cui stare distante, qualcosa di cui avere paura, qualcosa da eliminare. Non riuscivo a crederci. Come potevano pensare una cosa simile? E' vero, eri qualcosa di sconosciuto, di alieno ma non potevo smettere di pensare a te. Eri diverso da noi. Sembravi provenire da un mondo differente. Non il nostro o quello digitale. Per questo non ti capivamo.

Il pensiero di averti così vicino, mi faceva morire.

Dopo aver distrutto l'ennesimo dei tuoi obelischi e aver sconfitto i tuoi sottoposti, non riuscii più a trattenermi. Abbandonai i miei compagni, il mio digimon e ti seguii. Stavi fuggendo dopo la tua sconfitta e io ti seguivo. Te ne eri accorto, ne sono sicuro, ma non mandasti nessuno a fermarmi.

Arrivai ad una radura. Ero solo e deluso da me stesso: eri riuscito a seminarmi. Avevo le lacrime agli occhi e crollai in quel prato verde. Avrei dovuto tornare indietro dagli altri. Giustificare le mie azioni. Sopportare la rabbia di Daisuke, come al solito.

Un rumore mi distolse dai miei pensieri. Alzai lo sguardo. Il sole quasi mi accecò e riuscii a vedere solo una figura umana. Riconobbi il tuo strano taglio di capelli e mi lasciai sfuggire un gemito. Non ero impaurito ma emozionato.

"Takeru" dicesti. Mi sentii morire. La tua voce che pronunciava il mio nome. Tu che sapevi il mio nome. Mi porgesti la mano per aiutarmi ad alzarmi. Mi sentivo così debole, così piccolo vicino a te.

"Takeru" ripetesti. Era un sorriso quello? Era la prima volta che ne vedevo uno così. Sembrava che tutti i sorrisi visti fino ad allora non fossero altro che smorfie. Il tuo sorriso era strano. Non era dolce, non era colmo di astio. Mi stringevi ancora la mano e, sebbene percepissi solo il tessuto dei tuoi guanti, il tuo tocco era qualcosa di magnetico.

"L'angelo, la speranza dei digiprescelti" continuasti. Potevo sentire ogni tuo singolo movimento. Le tue mani che si spostavano lungo le mie braccia. Ad ogni centimetro che percorrevano, io perdevo sempre più il controllo del mio corpo. Mi sembrava di volare, di galleggiare in quella radura.

I raggi del sole alle tue spalle, mi impedivano di vedere chiaramente il tuo volto ma quando scopristi i tuoi occhi da quegli occhiali assurdi, mi sentii sciogliere.

Tu non eri come me, non eri come gli altri digiprescelti. Eri qualcosa di completamente diverso. Mi apristi gli occhi. Non volevo tornare indietro. Volevo seguirti ovunque, sapere tutto di te. Eri la mia luce.

Dovevo aver sussurrato baciami e pensavo che tu non fossi riuscito a sentirmi. Per mezzo secondo lo sperai, a dire il vero.

Mi sorridesti ancora una volta prima di avvicinarti. Le tue labbra sfiorarono le mie e come in quei manga da ragazzine, vidi stelline e cuoricini. Avrei voluto essere come quei digimon che ti servivano. Forse lo ero già. Schiavo del mio amore per te. Avvelenato dal tuo fascino. Il bacio si fece più profondo e mi stringesti a te. Ero già tuo prigioniero. Una vittima perfetta. Sentivo il tuo tocco lungo la schiena e il mio corpo era scosso dai brividi. Non ero mai stato toccato così. Non ero mai stato baciato in quel modo (anche perché era il mio primo bacio). Le tue mani sfiorarono il mio collo mentre tu interrompevi quel bacio.

"Vuoi venire con me?" domandasti. Non risposi. Mi strinsi più che potevo al tuo petto. Sentii qualcosa sul mio collo sottile. Mi toccai. Sembrava un collare. Pesava ed era doloroso.

Ti guardai negli occhi e tu sorridesti "Ora fa male ma poi passerà"

Mi lasciai cadere ancora una volta a terra. Ti accovacciasti davanti a me. Il mio sguardo era diretto al suolo. Iniziò a farmi male la testa. La vista cominciava ad annebbiarsi. Faceva caldo. Non riuscivo a respirare.

"Non ti agitare o complicherai il processo"

Furono le ultime parole che pronunciasti, poi il nulla.

Alla fine, eri riuscito a rapirmi.



Qualche spiegazione mi sembra d'obbligo. No, Ken non contraccambia i sentimenti di Takeru. Ho pensato a lui come al classico cattivo che manipola le persone per ottenere ciò che vuole. Un digiprescelto che abbandona il gruppo, cosa c'è di meglio? Non si capisce granchè ma alla fine Ken utilizza uno degli Anelli del male (spero si chiamino così: sono passati anni dall'ultima volta in cui guardai i Digimon) per prenderne il totale controllo.
   
 
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