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Autore: Kalice    20/10/2011    0 recensioni
Diana perde da poco i suoi genitori e insieme alla sua sorellina si trasferiscono dalla zia che abita in una cittadina di Londra.
Proprio lì Diana incontrerà l'amore della sua vita/esistenza, Joe.
Ma non sa che il suo passato è legato ispiegabilmente al suo e alla chiave che Diana porta sempre con sè...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’indomani mattina andai a scuola come al solito, ma mi accorsi di una cosa tutt’altro che insignificante. . . Joe non c’era.
Ero stata dura con lui, lo ammetto, io provavo solo un attrazione inspiegabile  per quel ragazzo, aveva qualcosa che mi attirava a lui come una calamita.
-Signorina Gray se la lezione non le interessa può anche recarsi fuori dall’aula-  mi sgridò il professor Ruth.
- Mi scusi- risposi arrossita di colpo. Ok questo comportamento non era da professor Lupin, bocciato!
Quel pomeriggio dovevo uscire con Mike, ma io volevo solamente vedere Joe e dirgli che mi dispiaceva tanto di averlo ferito.
-Ciao! Io sono Luce Smith, piacere! - squittì una voce alle mia spalle.
“Un’altra conoscenza! Perfetto...”
Mi volsi almeno per essere cortese, - Ciao, ehm... io sono Diana Gr... -
-Oh, ma io so chi sei! Non fanno altro che parlare di te qua dentro! - disse interronpendomi a metà frase. Cavolo! Ma dovevano parlare solo di me in questa stramaledetta scuola?!
- Non hanno argomento migliore se non parlare della nuova arrivata? Certo che non sono molto originali...-
-Hai perfettamente ragione! Sei davvero simpatica sai? Ti va di diventare amiche? - mi disse con una luce strana negli occhi, sembrava... sì, determinazione! Luce era una ragazza minuta, vestiti da punk, ma evidentemente non lo era anche dentro. Capelli ossigenati con ciocche verdi qua e là, viso con lineamenti dolci ma anche spigolosi. Occhi turchesi, erano fantastici! Era carina.
Diventare amiche eh? E meno male che non volevo legami...
- Va bene, ok - dissi infine
-Oh! Che bello!!! Ti va di venire a una festa domani sera? A casa mia! -
- Certo -
-Domani ti darò tutte le indicazioni e il mio numero di cellulare - disse facendo splendere quegli occhi colo turchese indiano.
-Ok, a domani - e mi allontanai per andare a casa a cambiarmi per il presunto appuntamento
Mi diressi alle 15:30 al caffè, dove incontrai Joe per la prima volta. . . attraversai la strada, dove ci stavo per lasciare la pelle e subito mi riaffiorò il quasi- incidente. Mi vennero i brividi e nausea all’improvviso e caddi in ginocchio sul marciapiede. Tremavo tutta e nemmeno mi accorsi delle lacrime che mi scendevano come acqua da una cascata. All’improvviso sentii dei passi pesanti e svelti provenire da dietro le mie spalle, non mi alzai per vedere chi era, in quel momento la mia vista era soffocata dalle lacrime e dalla paura. -Diana! Diana stai bene?!-  era una voce di un ragazzo, non riuscivo a capire chi era e all’istante caddi a terra e persi completamente i sensi e il buio mi inghiottì.
Mano a mano riaprii gli occhi, ero seduta su una panchina, la stessa dove mi mise a sedere Joe, e accanto a me c’era Mike con un’espressione più sollevata, sul suo viso si era allargato un sorriso, così bello che il cuore cominciò a battere freneticamente.
-Ti sei svegliata finalmente- mi disse Mike - cominciavo a preoccuparmi - e mi rivolse un altro dei suoi sorrisi perfetti.
- Oh. . . mi dispiace tanto, scusami, non so cosa mi abbia preso. . .- invece lo sai benissimo Gray! Sei una...
- Tranquilla, basta che stai bene adesso. -
Era dannatamente bello quel ragazzo, accidenti!  - Andiamo a prenderci questo caffè così ti riprendi un po’ dallo shock?- propose.
- Si, penso che un bel caffè potrebbe farmi bene in questo momento.- gli accennai un sorriso per rassicurarlo.
Ci dirigemmo all’interno del caffè e ci sedemmo a uno dei tavoli.- Io prendo un caffè e la signorina prende CoffeSugar- disse Mike al cameriere.
- Perfetto arriveranno da in un batter d’occhio- rispose il cameriere e andò a prendere le ordinazioni.
- Un CoffeSugar? Cos’è?- domandai stupita che avesse scelto per me.
- Oh, è la miglior specialità di qui. E poi , dopo uno svenimento come il tuo, va più che bene un po’ di dolcezza- mi ammiccò.
Prendemmo i nostri caffè, il mio era una sorta di caffèlatte con cacao ( buonissimo!) , e per non rimanere muti cominciai con il spiccicare qualche parola.
- Mike tu. . . sei di qui? -
- Si sono nato in questa città e credo che non ce ne siano di migliori.>> aggiunse dopo un sorso di caffè << tu vieni dall’Arizona non è vero? -
-Si , io e mia sorella ci siamo trasferite da poco in città, adesso viviamo da mia zia. Trovo anch’io che questo sia un bel posto-
Ci fu per un momento uno sguardo fra noi due, di solito si guarda una persona in quel modo quando ti piace o qualcosa del genere, e Mike aveva questo sguardo, così magnetico. I suoi occhi erano del colore dell’oceano , così intensi che mi ci perdevo dentro. -Ehm. . .  penso che io dovrei andare. . .così posso stendermi sul letto e riposare- dissi per interrompere quello che stava per accadere.
-Ti accompagno-.
- Grazie-.
Uscimmo dal caffè e andammo verso casa mia. Mike era così alto che vicino a lui mi sentivo un nanetto da giardino. Aveva un fisico scolpito che quella camicia bianca a mezze maniche gli calzava a pennello e faceva da risonanza magnetica e tutti i suoi muscoli. All’improvviso mi prese la mano e me la strinse. Erano così possenti e calde le sue mani, diventai rossa come un pomodoro, lui accennò un sorriso al vedere del mio imbarazzo e questo non mi dispiacque affatto. Arrivammo finalmente a casa e sulla soglia della porta mi disse -Sono stato veramente bene oggi, grazie di tutto-
-Mi dispiace tanto per oggi, veramente non so cosa mi sia preso io. . .-- non riuscii a terminare la frase. Lui mi avvolse in un abbracciò così intimo che la mia faccia stava andando a fuoco. Dopodiché mi diede un bacio sulla guancia e mi disse - Consideralo come un bacetto della buonanotte -. E se ne andò.
Mi aveva dato un bacio sulla guancia, era così dolce quel ragazzo e così premuroso. Sicuramente molto meglio di un tipo così losco e misterioso come Joe. Mike era il ragazzo perfetto.
Mi misi a letto cercando di svuotare la mia mente da ogni pensiero riguardante Joe e di riempire lo spazio di immagini di Mike e di quel “bacetto della buonanotte” come lo aveva chiamato lui. “Chissà cosa succederà domani. . .” dissi tra me e me.

La mattina dopo mi svegliai più tardi delle altre volte, d'altronde era sabato. Scesi per preparare la colazione al posto di zia Rose. Preparai dei Pancakesal cioccolato, la mia specialità. Linda scese di sotto, ancora tutta assonnata.

-Buongiorno sorellona - e sbadigliò a tutta bocca.

 -Buondì, ho preparato la colazione. -

Si sedette a tavola e diede un morso al pancake. -Buono, come quelli che faceva la mamma - disse con la bocca ancora piena. - Già . . . - risposi a malincuore.

Finimmo di fare colazione e Linda sparecchiò.

- Linda, visto che oggi è sabato e nessuna delle due deve andare a scuola. . .  che ne dici di farci un giro in città? - volevo uscire con Lindy, volevo farla sentire bene dopo tutto questo trambusto.

- Siiiiii!!!! Ma certo!!! Mi vesto e andiamo- si diresse spedita in camera sua correndo come una gazzella.

-Attenta a non farti male! - le gridai alle spalle.

Andai in camera mia e mi cambiai anch’io. Mi misi i miei soliti jeans a sigaretta, convers e una maglietta. Mi pettinai i capelli e mi misi un cerchietto.

Andai in camera della zia e la vidi sul letto a leggere.

- Buongiorno zia Rose-

- Oh! Piccola mia, buondì! Dove vai così vestita?- mi domandò sorpresa di vedermi vestita con una maglietta e un jeans, assurdo.

- Vado con Lindy a fare shopping, vediamo se anche una mia amica vuole venire con noi, la colazione è giù. Ho fatto i pancakes che ti piacciono tanto- le ammiccai.

- Oh! Che bello, allora buono shopping, divertitevi!- mi dedicò un sorriso.

- Grazie- risposi.

Scesi le scale e andai all’ingresso dove Linda mi stava aspettando per andare in città. -Su! Dai Diana muoviti!!- mi disse agitata e frivola. - Okay okay sto arrivando!- dissi ridendo.

-Va bene se viene anche una mia amica? Si chiama Luce e credo che ti piacerà -

- Certo, la chiamiamo mentre siamo per strada- disse allargandomi un sorriso a 32 denti.

Era una bellissima giornata, piena di sole e senza nemmeno una nuvola in cielo. . . Ci addentrammo verso la città, tempestata di gente che, a giudicare da quant’era, si dimenava anch’essa con lo shopping. – Diana hai visto che bel vestito quello?- indicò un vestito blu cobalto, con molti strass sul petto, manica corta che sblusava sulla spalla. – Wow è meraviglioso – disse Lindy, - perché non te lo provi sorellona? – mi domandò  con quello sguardo che non è possibile dirle di no.

- E’ solo che costa un po’ . . . e se poi mi sta bene e mi piace? No no, meglio di no –

- Dai sorellona compriamo solo questo, sono sicura che ti starà d’incanto e poi cosa metterai per il ballo di fine anno se non questo splendido vestito? – mi disse con aria da saccente.

- Va bene, ma lo provo soltanto! – le risposi.

Entrammo nel negozio, si chiamava “Sulle ali di un sogno”, un alquanto bizzarro per un negozio di vestiti. L’atrio era a dir poco magnifico, il pavimento era in mosaico e rappresentava un angelo che spiccava il volo. Le pareti erano tutte in specchio, ovunque si guardava si rifletteva la propria immagine. Lindy , attratta da tutti questi specchi, cominciò a giocarci e a fare boccacce qua e là. La cosa che mi colpì fu che c’era solo un reparto, ovvero quello femminile, donna e bambina. I vestiti spiccavano ovunque, ce ne erano di più strani e più appariscenti, ognuno risaltava agli occhi. E poi lo vidi, il vestito della vetrina. Bello come non mai su un manichino di plastica bianca. Era splendente, come un raggio di sole. – Diana hai visto! E’ lì! Cosa aspetti a provartelo?- mi disse Lindy euforica come non mai. Lo presi dallo scaffale, averlo fra le mani mi faceva un po’ effetto, non osai guardare il prezzo. Mi diressi nel camerino, anch’esso molto chic, con uno specchio decorato con le pitture a vetro, rappresentavano anch’esse degli angeli, me ne colpì uno in particolare. Un angelo che aveva fra le mani una ragazza che piangeva. Perché quel negozio era tempestato dagli angeli? Sapevo solo che mi stava venendo un po’ paura.

- Ehi Diana! Quanto ci metti! – mi urlò dall’altra parte del camerino Lindy.

- Arrivo un momento- le risposi in fretta.

Aprii la tenda del camerino e uscii. – Caspita sorellona, ti sta d’incanto! –

Mi specchiai e veramente non ero niente male. – Ok Lindy lo prendiamo- le dissi.

- Lo sapevo!!! – mi rise alle spalle mentre andavamo a pagarlo.

Pagammo e uscimmo di lì. Mi inquietava quel negozio, sarà perché non credevo agli angeli perciò . . .

Quel vestito, l’avrei messo il giorno per il ballo, volevo apparire bella, agli occhi di Joe. 

   
 
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