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Autore: Ashtart    21/10/2011    5 recensioni
Combatteva per colpa di una stupida profezia, era nata per colpa di una stupida profezia. Quindi cosa c’era di male nell’arrendersi, nello smettere di respirare?
II Classificata nel contest "A Green Day's song for a story" indetto da Tallu_Chan su EFP forum.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ido, Nihal, Sennar
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Song-fic Mondemersiane.'
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Autore: Bloody Nihal
Titolo: So, give up your fight
Fandom: Cronache del Mondo Emerso
Colore e numero scelti: Blu - 2
Personaggi: Nihal, Sennar, Ido
Rating: Verde
Genere: Introspettivo; Song-fic
Avvertimenti: One shot; Missing Moments; What-if?



 


So, give up your fight

 
Nero. Buio.
Vuoto. Nulla.
Tutto quello che sentiva, tutto quello che percepiva, tutto quello di cui avrebbe voluto fosse fatto il mondo. C’era un che di follemente delizioso, nell’abbandonarsi nelle spire dell’incoscienza, nel lasciarsi affondare invece che cercare di riemergere, nel lasciare che quel niente si portasse via la sua volontà, la sua coscienza, fino agli ultimi brandelli. Perché avrebbe dovuto impedirlo, poi? Cosa ci avrebbe guadagnato, nello svegliarsi ogni mattina, nel prendere un respiro dopo l’altro, nel mettere un piede davanti all’altro ed andare avanti? Perché ostinarsi, quando sapeva benissimo che ogni passo le avrebbe portato soltanto dolore e sofferenza?
Era sempre stato così, Nihal lo sapeva, l’aveva capito già da un bel po’, che dalla vita non avrebbe dovuto aspettarsi altro che dolore. In fondo poi, era giusto così: lei era soltanto un’arma, un’arma in mano ad un popolo morto da anni, che pretendeva di vendicarsi attraverso lei, distruggendole la vita.
 

[Do you know what’s worth fighting for
When it’s not worth dying for?
Does it take you breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You’re in ruins]

 
 
Lei era un’arma, e le armi combattono, non hanno diritto ad un’anima.
Per che cosa combatteva, poi?
Nemmeno lo ricordava più.
Continuava a ripetere a se stessa ed al resto del mondo che era la vendetta a spingerla, a guidare la mano che impugnava la sua spada di Cristallo Nero contro i nemici, ma in verità era già un bel po’ di tempo che non ci credeva più. Si chiedeva cosa sarebbe successo, dopo che lei avesse finalmente ucciso il Tiranno, e si rendeva conto che non ne aveva la più pallida idea.
C’era qualcosa di vero, nella sua vita?
Qualcosa che avesse scelto lei?
Niente.
Combatteva per colpa di una stupida profezia, era nata per colpa di una stupida profezia. Quindi cosa c’era di male nell’arrendersi, nello smettere di respirare?
 

[One, 21 guns
Lay down your arms
Give up the fight
One, 21 guns
Throw up your arms into the sky
You and I]

 
Una volta Ido le aveva detto che scegliere di morire era da codardi: e allora?
Lei  era stanca. Che si trovassero un altro agnello sacrificale, qualcuno più adatto di lei, qualcuno che sarebbe stato felice di immolarsi per la causa. Voleva solo nascondersi per il resto della sua vita. Chissà, magari prima o poi le persone che la conoscevano avrebbero finito per dimenticarsi di lei, e sarebbe stato come se non fosse mai esistita.
Spesso si era sorpresa a desiderare una vita normale: gettare le armi, mandare a quel paese la guerra e ricominciare daccapo. Smettere di lottare sarebbe stato bello.
Si sarebbe trovata una bella casetta nella Terra del Sole, o in quella del Mare, magari, si sarebbe trovata un ragazzo gentile e carino con cui vivere… forse non sarebbe stato il massimo, ma sarebbe stato qualcosa.
Ma era tardi, ormai, per piangersi addosso.
 

[When you’re at the end of the road
And you lost all sense of control
And your thoughts have taken their toll
When your mind breaks the spirit of your soul.
Your faith walks on broken glass
And the hangover doesn’t pass
Nothing’s ever built to last
You’re in ruins]

 
E lo fece. Si lasciò andare, smise di combattere.
Cedette alle lusinghe della disperazione e lasciò che il nulla l’avviluppasse nelle sue spire.
Fu allora che accadde: proprio mentre stava per perdere gli ultimi rimasugli di se stessa, qualcosa le impedì di lasciarsi andare del tutto; un tocco gentile ai confini del suo essere, che tuttavia si fece sempre più forte e difficile da ignorare.
Avrebbe voluto scacciare via quella sensazione, come si fa con un fastidioso insetto, ma per farlo avrebbe dovuto svegliarsi, e non le andava per niente.
Si limitò, quindi, ad attendere che la sensazione se ne andasse: non avrebbe potuto darle fastidio per sempre, no?
Prima o poi si sarebbe arresa, e lei avrebbe potuto andarsene in pace.
 

[One, 21 guns
Lay down your arms
Give up the fight
One, 21 guns
Throw up your arms into the sky
You and I]

 
“Nihal! Nihal, svegliati!”
Sennar si voltò verso Ido, disperato.
“E’ da ieri che è così… ho pensato che fosse giusto avvertirti.”
Il mago annuì: “Avete pensato bene. Cosa… cosa le è accaduto?”
“Niente di grave: ha perso molto sangue, ma non dovrebbe essere in pericolo di vita. Nonostante ciò, non si decide a riprendere conoscenza.”
Il rosso accostò l’orecchio al petto della mezzelfo; il cuore batteva abbastanza chiaramente, quindi, benché sapesse già che Nihal era ancora viva, tirò un sospiro di sollievo. Le afferrò poi delicatamente un polso, contando il numero delle pulsazioni che sentiva contro il proprio pollice.
“Tecnicamente sta bene.” Sentenziò infine. “non so perchè sia ancora in questo stato. Sembra…” fece una pausa. “sembra quasi vittima di un sortilegio. In ogni caso è qualcosa che non conosco.”
“Sennar, sei un consigliere, dannazione. Se non sai riconoscere una maledizione tu…”
“Non credo sia frutto della magia, però. Sembra quasi…”
“Sembra quasi?”
“Sembra quasi che abbia  gettato le armi.”
Il silenzio cadde fra di loro, pesante come un macigno.
“Nihal è…” fece poi il ragazzo, trovando la forza per continuare. “è forte. Per tutta la vita ha sempre lottato, ed ha sempre vinto. Si è sempre rimessa in piedi, anche dopo ferite peggiori di questa. Non… non vorrei dirlo, ma penso che abbia smesso di combattere.”
 

[Did you try to live on your own
When you burned down the house and home?
Did you stand too close to the fire?
Like a liar looking for forgiveness from a stone.]

 
Finalmente avevano deciso di lasciarla in pace. Evidentemente ciò che la disturbava si era stancato, qualsiasi cosa fosse.
Non si concesse tempo per i rimorsi e per i rimpianti: sapeva che alcune persone sarebbero state devastate dalla sua assenza, ma non si permise di pensarci. Era fatta così: quando si metteva in testa qualcosa, non permetteva a niente e a nessuno di frapporsi fra lei ed il proprio obiettivo.
Si poteva chiamare determinazione, o forse cocciutaggine, fatto stava che dopo aver preso una decisione non si sarebbe tirata indietro per nulla al mondo. Quindi si richiuse a bozzolo nei meandri del proprio essere ed attese che il nulla la portasse via con se. Dopotutto, non era quello il suo destino?
Lei sarebbe dovuta morire insieme a Livon, quando i Fammin avevano bruciato la Torre di Salazar, e con essa qualsiasi cosa che lei potesse considerare casa, oppure insieme a Fen, anch’egli ucciso dalle fiamme, che avevano consumato impietosamente il corpo del suo drago.
 

[When it’s time to live and let die
And you can’t get another try
Something inside this heart has died
You’re in ruins]

 
Eccola che tornava, la sensazione. Come se ci fosse qualcosa che la tirasse lentamente fuori da quel limbo d’oblio. Dei del cielo, non potevano lasciarla in pace, per una volta?
Spinta dalla curiosità, cerco di analizzarla. Era come se avesse intenzione di ricordarle tutti i motivi per cui valeva la pena riemergere; si rese conto che erano li, in fila, tutti più che validi, e più numerosi di quanto si aspettasse. Ce n’era uno, in particolare, che sembrava più importante degli altri, ma lei non riusciva ad identificarlo. Era così vicino da poterlo quasi toccare, ma allo stesso tempo abbastanza lontano da essere inafferrabile, come se per il momento questo non fosse ancora alla sua portata.
Era curiosa di scoprire cosa fosse, eppure, anche se le sarebbe bastato avanzare di un solo passo per fare sua quella verità, aveva una sorta di timore, di paura dell’ignoto. In ogni caso, quest’ultimo motivo era il più insistente di tutti, quello che la chiamava con più forza, che la reclamava a se quasi con prepotenza. Non l’avrebbe lasciata andare, se ne rese conto solo in quell’isante.
 

[One, 21 guns
Lay down your arms
Give up the fight
One, 21 guns
Throw up your arms into the sky
You and I]

 
“Dannazione, Nihal!” Sennar scosse la ragazza con più vigore. “Svegliati, o te la farò pagare cara! Intrappolerò la tua anima e la tormenterò per l’eternità se osi abbandonarmi, è una promessa!”
Il ragazzo si ritrovò a lottare contro le lacrime che minacciavano di sgorgare prepotenti dai suoi occhi: non avrebbe pianto, non si sarebbe arreso.
“Ascoltami bene, cara la mia guerriera: tu avrai anche smesso di combattere, ma io no. E non lascerò che ti portino via da me!”
Seguirono alcuni istanti, durante i quali il rosso esitò, prima di tirare uno schiaffo alla ragazza dormiente; si sentì immediatamente in colpa, tanto più che questo non aveva sortito nessun effetto.
Il mago si abbandonò sulla sedia accanto al capezzale della mezzelfo: “Porca troia, Nihal, non lasciarmi.” Fece, abbandonando ogni contegno e sentendosi al contempo improvvisamente svuotato. Le accarezzò delicatamente il capo, quasi avesse paura di toccarla, dopo la sberla di poco prima. Le scostò una ciocca di capelli dal volto.
“Non lasciarmi, cazzo.” Ripetè, cingendo con le braccia il corpo esile dell’amica ed affondando il volto contro la sua spalla.
“Non dire parolaccie, non è da te.” Fece una voce esile.
Sennar si scostò da Nihal di colpo, la fissò per qualche istante, poi la strinse nuovamente a se con foga. “Brutta stronza, mi sono ammazzato di preoccupazione.”
“Ti ho detto di non dire parolaccie.”
“Non fare mai più una cosa del genere.”
“Sei un idiota.”
“Ho creduto di averti persa.”
“Sennar...”
“Ho capito una cosa. Nihal, devo dirtelo, non importa cosa accadrà.”
“Sennar, mi stritoli.”
“Ti amo.”
“Cos…”
“Sono follemente innamorato di te. Ti amo dal momento stesso in cui ti ho vista, io…”
“Sennar…”
“Dovevo dirtelo, e non m’importa se…”
“Sennar, sta zitto e baciami.”
 
Stretta tra le braccia del mago, Nihal seppe che poteva davvero mettere giù le armi. Perché qualsiasi cosa sarebbe successa da quel momento in poi, l’avrebbero affrontata insieme.
Tu ed io.




-Uso e attinenza alla canzone: 5/5
-Uso e attinenza ai prompts: 7.5/10
-Grammatica: 8.5/10
-Originalità: 5/5
-Caratterizzazione dei personaggi: 8.5/10
-Giudizio personale: 4/5
Totale: 38.5/45

La canzone direi che l’hai usata in modo perfetto: si lega meravigliosamente con il testo e con la trama, per questo ti meriti il punteggio pieno.
Purtroppo, però non posso dire lo stesso dei prompts. Hai usato appieno solo il primo dei due, “sveglia”, mentre l’altro l’ho trovato un po’ trascurato. E questo ha abbassato di parecchio il punteggio.
Ho riscontrato qualche errorino di punteggiatura non molto rilevante e qualche errore di grammatica un po’ più grave. Ad esempio, ad un certo punto hai scritto “isante” invece che “istante”. Credo che si tratti di un errore di battitura, ma ha fatto comunque calare un pochino il punteggio. Altro errore che hai ripetuto più d’una volta e che ha fatto calare il punteggio è, invece, scrivere “parolacce” con la “i”.
Sull’originalità non ho nulla da dirti, dato che ti sei meritata il punteggio pieno. Per la caratterizzazione c’è, invece, una piccola pecca: Sennar, dato che mi è sembrato OOC, anche se non l’hai segnalato.
Nell’insieme la storia mi è piaciuta, ma l’ultima sequenza di dialoghi mi ha lasciata un po’ perplessa: non mi dispiace il fatto che i due protagonisti si dichiarino il loro amore, anzi, però avrei gradito un minimo di descrizione in più delle loro azioni, dei loro gesti. Dopotutto, le persone quando parlano si muovono, non restano immobili come statue di marmo.
Comunque ti faccio i miei complimenti: è una bella storia ed un meritato secondo posto!
  
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