Anime & Manga > Detective Conan
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Autore: Magnis    22/10/2011    0 recensioni
Ran, si è stufata di aspettare Shinichi e soffre. Con l'aiuto della nuova alunna del Liceo Teitan, lo dimenticherà, ma si sa che il destino è più forte di un lottatore di pugilato e tra mille insidie, si scoprirà che nessuno è quello che è.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1

  • Come ben sapete, il nostro preside aveva messo a vostra disposizione un corso di spagnolo, dove l’unico iscritto di questa classe fu Tsubayuta. Ieri, il giovane è partito alla volta della Spagna, dove passerà un mese. In contemporanea, in Spagna, dei ragazzi vostri coetanei hanno frequentato un corso sulla nostra lingua, e ieri stesso sono partiti alla volta del Giappone. Una di loro è stata accolta in classe nostra. Ecco a voi Charlotte Dalìmo Dovar.
Nella classe seconda sezione B del Liceo Teitan, entrò una ragazza dal viso angelico e capelli rossi che le incorniciavano il viso ricadendole sulle spalle. Gli occhi, tipicamente occidentali, erano verdi. La ragazza sorrise e alzò la mano.
  • Hola! Mi chiamo Charlotte e sono contenta di fare la vostra conoscenza!-
  • Prego Charlotte, accomodati accanto alla signorina Suzuki.
Sonoko irrigidì lo sguardo. Ran, seduta davanti a lei, si girò e rise sotto i baffi. Intanto Charlotte, prese posto vicino a Ran. Aveva una camminata sicura ed indossava la tenuta del liceo Teitan. L’unica differenza era una spilla con lo stemma della sua scuola.
  • Guarda che sono io Suzuki! – le fece presente Sonoko. La ragazza le sorrise. – Chiedo scusa, ma non credevo che Sonoko fossi tu!
Fece cenno ad alzarsi ma Ran le prese il braccio.
  • No, per favore, rimani qui.
In volto la ragazza era diventata scura e si girò di colpo verso il cielo.
Sonoko aveva capito. Il banco staccato di qualche centimetro da quello di Ran dove ora sedeva Charlotte era quello dove per due anni aveva seduto Shinichi Kudo.
Charlotte pose un sorriso a Ran e prese un quaderno.
 
  • Dai Conan, fermati a giocare con noi! – urlò Genta.
  • Andremo al Beika Park!- aggiunse Ayumi.
  • No ragazzi, oggi proprio non posso!
Genta, Mitshuiko e Ayumi sbuffarono. Ai rise. Con un gesto della mano Conan, alias Shinichi Kudo, salutò i suoi amici e si diresse verso il liceo Teitan, dove avrebbe preso la strada per l’agenzia investigativa Mori insieme a Sonoko e Ran. Ogni volta che rivedeva l’edificio alto e bianco, con tutti gli scolari in giacca e cravatta blu che uscivano da esso aveva un’enorme nostalgia. Le giornate passate con la cartella in mano a sentire le chiacchiere di due ragazzine, la vergogna nell’essere preso in giro da tutti i compagi, per quell’amicizia con lei, che durava da 17 anni e che si stava trasformando in qualcosa di molto più forte, quelli sguardi che si incrociavano durante la lezione e il rossore crescere sul volto. Tutto quello gli mancava e anche se Ran la poteva vedere più di prima, le mancava quella confidenza. Le poche volte che aveva potuto prendere l’antidoto per l’apotoxina… lì si che si risentiva Shinichi Kudo. Aveva avuto tante occasioni per confessare tutto a Ran, ma come sempre ogni cosa finiva lì sul nascere.
Ecco che la campanella trillava e da lì uscivano Sonoko e Ran. Vicino a loro una ragazzina con i capelli rossi si portava dietro una quindicina di ragazzi, tutti desiderosi di fare la sua conoscenza, per ben altre ragioni che non fosse amicizia. La ragazza borbottò qualcosa e poi esclamò: - Lo siento, pero tengo que ir a la habitaciòn!
Non parlava bene il Giapponese e quelle parole che diceva avevano una s sibilante e una c molto forte. Conan la guardò meravigliato: chi era?
  • Scusate ragazze, potrei tornare con voi? So che siete del distretto di Beika, e io risiedo al Beika Hotel.. Anche se non so orientarmi mucho bien! – disse.
  • Oh, fa niente! Seguici! – disse Ran. Appena si accorse di Conan, li fece un cenno e lo salutò con un sorriso. Poi gli prese la mano come sempre e si avviarono.
  • Non è che ora tradirai Shinichi col nanerottolo?!- sbottò Sonoko, mugugnando.
Ran strinse nervosamente la mano al piccolo Conan, tanto da farlo urlare dal dolore. Poi rendendosi contò la lasciò.
  • Io non credo di potercela più fare. Ormai sono mesi che non si fa più vivo. Io lo devo dimenticare.
Sonoko chiuse la bocca, Conan guardò per terra. Era la prima volta che sentiva Ran dire una cosa simile.
  • Scusatemi, di chi parlate? – disse Charlotte. Sonoko guardò Ran e la ragazza fece cadere qualche lacrima. – E’ un ragazzo. Lo conosco fin da quando andavamo alle elementari, anzi prima. Abbiamo fatto un sacco di cose insieme e di lui ho un ricordo meraviglioso.
Alzò lo sguardo al cielo, come a voler mostrare a tutti le sue lacrime. –ma un giorno se n’è andato. Chissà, magari ha trovato qualche altra ragazza o forse non ha mai tenuto a me. Quelle poche volte che lo rivedo è schivo e scompare dopo massimo un giorno o due. Non risponde mai al telefono e inserisce sempre la segreteria telefonica. Ma io lo devo dimenticare, sento di non poter continuare a lungo.
Conan salutò tutti con la scusa che doveva andare a trovare il professor Agasa. Sonoko accarezzò Ran e le spiegò di dover andare a casa. Charlotte prese sottobraccio la ragazza e continuarono a camminare.
  • Sai Ran, si dice che quando si è innamorati e si piange pensando a quella persona, dentro ogni lacrima c’è un poquito di lui. Se vuoi dimenticarlo piangi qui, ora, se vuoi sulla mia spalla.
  • Grazie Charlotte, ma io devo andare.
La salutò e salì le scale.
 
  • Ne sei sicuro, Shinichi? Lo sai quali sono i rischi.
  • Professore, non posso rischiare di perderla.
Il professor Agasa sospirò e cacciò fuori qualche aneddoto sull’amore dei giovani e sul fatto che Ran si sarebbe presto riavvicinata. Ma ecco che un cellulare squillò. Conan estrasse i suoi due cellulari e cercò di capire quale stesse squillando. Era quello di Shinichi!
Il tempo di cacciare il farfallino cambia voce, impostarla sulla tonalità di Shinichi e pigiare il pulsante di risposta.
  • Pronto? Sono Shinichi.
  • Oh, good. Avrei un caso da proporle. Ci possiamo incontrare questa sera alle 20 sotto casa sua?
Dall’altra parte, una ragazza con le gambe accavallate sorrideva furbamente. Era un sorriso di sfida, di una donna che la sapeva lunga. 
  
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