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Autore: Yumeji    23/10/2011    2 recensioni
Le Nazioni si dovevano mostrarsi imperturbabili di fronte ad ogni circostanza.
Norvegia aveva deciso di non mostrare più sentimento alcuno per mantenere quell’apparente potenza e rassicurare cosi i suoi abitanti. Vedere però la canna del fucile puntatagli contro e il sangue di un altro schizzargli sulla guancia era stato troppo.
Molti ignoravano come in realtà, nonostante fossero definiti Nazioni, anche loro rimanevano solo degli esseri umani.
[La strage di Otuya]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Danimarca, Norvegia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:  Dietro l’imperscrutabile solo l’uomo
Autore: Yumeji
Fandom: Axis Power Hetalia
Rating: Verde
Genere: Drammatico, Introspettivo, Storico (?)
Avvertimenti: OneShot
Personaggi: Norvegia/ Joachim Dahl, Danimarca/ Matthias Denson
Trama: Le Nazioni si dovevano mostrarsi imperturbabili di fronte ad ogni circostanza.
Norvegia aveva deciso di non mostrare più sentimento alcuno per mantenere quell’apparente potenza e rassicurare cosi i suoi abitanti. Vedere però la canna del fucile puntatagli contro e il sangue di un altro schizzargli sulla guancia era stato troppo.
Molti ignoravano come in realtà, nonostante fossero definiti Nazioni, anche loro rimanevano solo degli esseri umani. [La strage di Otuya]
Note: Questa breve FF nasce dall’eterno mistero che per me è Norvegia (che appunto definisco “l’imperscrutabile”), mi sono sempre chiesto fino a che punto può spingersi a non mostrare emozioni, e senza volerlo mi sono domandato cosa avesse provato dopo la strage di Otuya (spero di non offendere nessuno scrivendo di quest’ argomento, se è cosi scusatemi)





Dietro l’imperscrutabile solo l’uomo

Joa avvertì un magone salirgli su lungo la gola mentre le lacrime si affacciavano dai suoi occhi, da prima spenti ma ora ricolmi di rabbia, serrò forte i pugni digrignando i denti. Si sentiva ferito, ferito come se gli avessero strappato via qualcosa d’importante, forse un organo interno?
No, il cuore a pulsare c’era ancora e gli faceva male ad ogni battito, ma la sensazione era che glielo avessero rubato e nulla potesse più portarlo indietro. Poi i ricordi lo invasero come ogni mattino, colpendolo in pieno trovandolo ancora impreparato.
Non gli era mai capitato di dover affrontare un umiliazione simile, si sentì inutile e debole.
Cominciò a singhiozzare sommessamente, nel tentativo di trattenersi, nascondendosi il più possibile sotto le candide lenzuola del proprio letto, stringendo le ginocchia al petto in posizione fetale. Danimarca se ne accorse, era rimasto tutto il tempo al suo fianco senza mai abbandonare la stanza, e con un amaro sorriso poggiò la mano sulla testa bionda del più piccolo, accarezzandone i dolci capelli morbidi e sottili sino a toccare il piccolo fermacapelli dorato a forma di crocefisso, non abbandonava mai quell’oggetto e Matthias sperò con tutto il cuore che potesse essergli di qualche conforto. Lui non poteva comprendere del tutto la frustrazione del norvegese, quindi non sapeva cosa fare per aiutarlo, gli rimaneva solo di stargli vicino, nient’altro.
Joachim non si sottrasse al gentil gesto di Danimarca, lasciandosi coccolare per poter alleviare di un poco il peso tenuto nel petto. La maschera sul suo viso era ceduta a quel dolore, a quella follia che gli aveva portato via novanta dei suoi giovani e più, persone innocenti senza alcuna colpa se non quella di essersi trovate davanti ad un pazzo, a un malato mentale mosso da pensieri deviati.
Come era potuto succedere? Si chiedeva incolpandosi, lui era presente sull’isola quando fu segnata dal sangue, al momento della strage.
Lui c’era e non aveva potuto nulla per impedirla.
C’era, e non ce l’aveva fatta a fermalo.
Si era ritrovato spettatore impotente, spinto lontano dalla confusione seguita al primo sparo, in un fuggi-fuggi generale che lasciava dietro di se solo i cadaveri di chi era stato colpito.
Norvegia aveva assistito con il terrore nel cuore alla disperazione crescente dei propri figli, ne osservò molti cercare la salvezza nella riva vicina nuotando, immergendosi in quelle acque gelide, e non tutti ce la fecero. Altri cercarono un riparo in quell’inferno nascondendosi da qualche parte, nei luoghi che credevano sicuri o fingendosi morti, ma neppure quello servì.
Quel giorno il sangue dei giovani gli macchiò le mani e i vestiti, e urla strazianti gli trapassarono il cranio, ma non erano solo le voci e i volti ad affollargli la mente scossa, la bruciante sensazione del senso di colpa lo coglieva nelle ore più buie della sera, accompagnato dalla domanda:
perché erano servite novanta vite prima di bloccarlo?
Matthias gli tenne compagnia anche per quel giorno, alleviandone gli incubi cullandolo e stingendolo a se come avrebbe fatto con un bambino.
Una Nazione di per sé non è formata dal territorio, ma dalle persone che la abitano.
Perdere in quest’epoca novanta persone (ragazzi) e più, per mano di un unico individuo è una ferita profonda da portare. Entrambi i nordici però sapeva che il lato migliore e peggiore di essere come loro, di avere un’esistenza tanto lunga da essere quasi definita eterna, stava proprio nel trascorrere infinito del tempo, perché sotto ai loro occhi tutto prima o poi passava.
Stava solo alla Nazione, in questo caso a Norvegia, decidere se mantenere vivo quel doloroso ricordo o lasciarlo scomparire come ogni altro fatto di cronaca.
Quel momento però non era ancora giunto, adesso Joa doveva solo pensare a riprendersi, tornando forte abbastanza da affrontare l’umiliazione di non essere riuscito a proteggere nessuno, sensazione pari solo al dolore e al senso di colpa per quelle perdite.
Doveva tirarsi in piedi al più presto, perché questo le persone si aspettavano da lui, dopo una simile tragedia non poteva rimanere inerme a leccarsi le ferite, non c’era il tempo per il lutto.
Il lutto. Una cosa simile non era concessa a nessuna delle Nazioni, nonostante ogni morto sotto la propria bandiera fosse per loro un figlio, non potevano piangerlo perché altri milioni di essi gli chiedevano di essere forte.
Le Nazioni si dovevano mostrare imperturbabili di fronte ad ogni circostanza.
Norvegia aveva deciso di non mostrare più sentimento alcuno per mantenere quell’apparente potenza e rassicurare cosi i suoi abitanti. Vedere però la canna del fucile puntatagli contro e il sangue di un altro schizzargli sulla guancia era stato troppo.
Molti ignoravano come in realtà, nonostante fossero definiti Nazioni, anche loro rimanevano solo degli esseri umani.  
  
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