Anime & Manga > Pokemon
Ricorda la storia  |      
Autore: ShinyShilla    23/10/2011    2 recensioni
Da tempo nessuno osava più addentrarsi nel bosco Leeh, quasi infinito, situato della montagna vicino al paesino chiamato Fernia. Non solo perché era come entrare in un labirinto, non solo perché il freddo pungente dell'inverno impediva ogni movimento, non solo perché la densa nebbia che serpeggiava tra gli alberi rendeva ancor più impossibile ritrovare la strada di casa. Da tempo, infatti, nessuno osava per il semplice fatto che un pericoloso essere si aggirava all'interno del bosco.
Chi vi si addentrava, infatti, non ritornava più, e dopo alcuni giorni si ritrovavano solamente gli ossi dell'individuo. Questo faceva pensare che l'essere sbranava, senza distinzione di età e sesso, le persone che rischiavano la propria vita e violavano quel luogo pieno di morte.
Genere: Horror, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Hell's Eyes

Da tempo nessuno osava più addentrarsi nel bosco Leeh, quasi infinito, situato della montagna vicino al paesino chiamato Fernia. Non solo perché era come entrare in un labirinto, non solo perché il freddo pungente dell'inverno impediva ogni movimento, non solo perché la densa nebbia che serpeggiava tra gli alberi rendeva ancor più impossibile ritrovare la strada di casa. Da tempo, infatti, nessuno osava per il semplice fatto che un pericoloso essere si aggirava all'interno del bosco.
Chi vi si addentrava, infatti, non ritornava più, e dopo alcuni giorni si ritrovavano solamente gli ossi dell'individuo. Questo faceva pensare che l'essere sbranava, senza distinzione di età e sesso, le persone che rischiavano la propria vita e violavano quel luogo pieno di morte.

Una piccola abitazione era situata poprio in mezzo al Leeh, un cottage piuttosto usurato e vecchio, che visto da fuori si poteva pensare fosse disabitato, ma questo pensiero veniva subito smentito dalla canna fumaria da cui usciva un fumo grigiastro. Infatti, se si entrava, l'ardente fuoco di un camino acceso scacciava il gelo entrato poco prima fino alle ossa per dare posto ad un senso di calore e accoglienza. Non era di dimensioni molto grandi, come era citato prima, infatti camera da letto, salotto e cucina rientravano tutti nella stessa stanza. Un tavolo circolare di legno, che copriva la vista del camino, pieno di piatti sporchi, carte cartine e mappe, regnava al centro della stanza, affiancato da due seggiole. Il letto era proprio rasente al muro, coprendo un lato del tappeto verde, che sembrava molto comodo e anch'esso riscaldato.
Un ragazzo, sulla trentina di anni, viveva in questa abitazione. Nessuno sapeva il suo nome, nessuno sapeva come faceva ad essere ancora vivo. Fatto sta che non sembrava aver avuto nessun problema con l'essere che si aggirava nel bosco.
Semplicemente perché era lui l'essere di cui tutti parlavano.

Il giovane, uscito dal bagno, si lasciò cadere nel letto. Ogni tanto guardava l'orologio a cucu sopra il lavabo della cucina, segno che stava chiaraente aspettando qualcuno. Con un gesto della mano, fece avvicinare il suo Houndoom. Questi, girandosi su se stesso, si sedette proprio sopra il tappeto che, in realtà, altro non era che il posto dove dormiva in quelle notti fredde. L'uomo accarezzò la testa del suo fedele compagno da caccia. Dopo pochi minuti, finalmente, qualcuno bussò alla porta. L'uomo si alzò lentamente e andò verso la porta. Aprì allo sconosciuto sulla soglia di casa e lo illuminò sul volto con una lampada ad olio: Un bambino di 8 anni, di normale corporatura, era infreddolito e con gli occhi pieni di paura. Probabilmente era l'ennesima persona che si era persa. Thrib sbuffò un poco, vedendo che la creatura non sarebbe bastata neanche due giorni di pasto, ma lo accolse comunque nella sua dimora, con un sorriso gentile quanto tetro, e lo fece accomodare in una delle due sedie pregandolo di aspettarlo. Il giovane si allontanò dal piccolo, e andò verso i mobili della cucina, ricordando che era ormai ora di cenare.

Un bel pasto, doveva ammetterlo. Certo, il bambino non restava fermo un attimo, e aveva tardato un po' per la cena, ma alla fine tutto era andato come al solito. Thrib lanciò della carne ben cotta al suo Houndoom, Hell, che afferrò al volo il gustoso pasto, e poi incominciò a mangiarlo senza fermarsi un attimo. Dopo aver ripulito tutti, il ragazzo si accorse che era ormai ora di andare a dormire. Spense il caminetto in modo da lasciare solo la debole luce delle braci calde, e si coricò nel letto con la coscienza pulita, mentre il suo pokémon si addormentò vicino a lui.

Il trentenne non passò bene le prime ore di sonno, poiché un incubo infestava i suoi sogni.
La mente lo faceva ritrovare in un luogo buio, scuro, e da un punto si potevano notare degli occhi demoniaci che lo fissavano. Senza veramente volerlo, si ritrovava a rincorrerli, per poi ritrovarsi in una cella frigorifera, con le pareti sanguinolenti, ma il pavimento perfettamente pulito. Poteva sentire dei versi dall'altra parte delle carcasse di animali, così, spostandole, si diresse verso il rumore. Ma quando raggiungeva il luogo da dove provenivano i versi, si ritrovava ancora sommerso dal nero buio, e stavolta all'ipotetico centro c'era un pokémon dal pelo blu, intento sbranare una persona, qualcuno che conosceva molto bene. Il pasto dell'Houndoom era il suo cadavere.

Thrib aprì di botto gli occhi, senza muoversi dalla sua posizione. Guardò per un po' il soffitto di legno, poi la sensazione di essere osservato fece spostare la testa verso la stanza. Il ragazzo si prese quasi un colpo nel vedere il suo pokémon fissarlo con occhi insistenti. I due si guardarono a lungo, e a Thrib parve molto strano il modo in cui il suo compagno lo stava osservando. Oramai l'unica luce che c'era erano quelli degli occhi dell'Houndoom, occhi che non sembravano più gli stessi, ma quelli dell'incubo. La sclera degli occhi era di un colore giallo/verdognolo, così come l'iride, che poteva essere distinta solo grazie ad un contorno nero. La pupilla era un piccolissimo puntino nero, vuoto all'interno. Non riflettevano nessuna immagine, erano come disegnate con un pennello nel volto del pokémon, che sembrava ripugnare l'uomo che si ritrovava di fronte. Thrib incominciò a sentirsi infastidito dal modo in cui lo guardava, e con una manata lo scacciò via. Si rigirò nel letto, e ritornò a dormire.
Il giorno seguente passò molto velocemente. Hell non sembrava ricordarsi della notte precedente, e seguiva il suo padrone con aria felice e fedele, mentre questi, protetto da dei guanti, portava un sacco, contenente degli ossi, all'estremità di un dirupo, dove venne buttato uno scheletro di dimensioni assai più piccole di un corpo adulto. Come al solito, l'ennesima persona venne a cercare riparo nel proprio cottage e, fortunatamente, questa volta era un uomo abbastanza cicciottello. Almeno ne avrebbe avuto per alcuni giorni.
Quando tornò l'ora, però, di dormire, l'incubo che aveva già fatto ritornò a fargli visita. E nella notte dopo, e quella dopo ancora. Naturalmente, ogni volta che si svegliava, il suo pokémon lo fissava con i soliti strani occhi...
Oramai, tormentato dagli incubi e dalle frecciate notturne di Hell, non riusciva più a chiudere occhio, così una sera decise di far dormire il suo pokémon fuori, al freddo, per togliersi di torno la suggestione che emanava di notte, con incredulità di quest'ultimo, come se non capisse l'improvviso comportamento del proprio allenatore.
Pensando di aver risolto il problema, ma anche quella sera l'incubo tornò a fargli visita e, svegliandosi, vide come al solito l'Houndoom che lo osservava. Questa volta lo scacciò in malo modo e questi, infastidito, se ne ritornò di fuori.
E le notti passavano, e l'incubo ritornava, così come Hell che, anche se veniva chiuso fuori a chiave, riusciva comunque a ritornare davanti a Thrib che alla fine perse la ragione. Non riusciva più a sopportare il peso di quello sguardo pesante, crudele, schifato e senza anima. Una notte, l'ultima notte, invece di scacciarlo, corse verso la propria cucina con gli occhi iniettati dalla pazzia, e prese un coltello da macello. Accortosi sin da subito di ciò, il pokémon era andato di fuori. Thrib lo inseguì con passo svelto e cercò di aprire la porta il più presto possibile, ma era disturbato dal fatto che era chiusa a chiave e lo rallentava. Finalmente, con un calcio improvviso, riuscì ad aprirla, ma fece un tal rumore che Hell si svegliò dalla sua cuccia e i suoi occhi incontrarono quelli pieni di odio del padrone. Non capiva cosa stava succedendo, e prima ancora di poter far qualcosa, venne preso dall'allenatore.
Quella notte venne riempita dalle sofferenze di un pokémon morente, latrati di dolore e di tristezza, gemiti soffocati dalle lacrime di chi viene tradito dal proprio amato padrone .
La neve bianca si mescolò velocemente con quella colorata di rosso che si ritrovava ai piedi del ragazzo. Subito dopo aver fatto quell'atto di pura insanità mentale, ritornò dentro casa e ne usci con una tanica di petrolio e una scatoletta. Inzuppò i pezzi del corpo che giaceva a terra, e poi buttò un fiammifero, creando così un falò.
E così la carne bruciava in uno strano fuoco blu. Le fiamme danzavano nella notte, illuminando i dintorni. Erano calde e fredde, impietose e quieti, crudeli e dolci...
Thrib si sentì male alla vista del proprio pokémon in fiamme, e in più lo stomaco, che bruciava anche a causa di una combustione spontanea, rendeva le fiamme di un cattivo odore. Ma non era il solito odore che si poteva sentire da un Houndoom.
Il giovane tornò dopo poco in casa e si accasciò al proprio letto. Infine si addormentò.
Il giorno dopo tornò di fuori. Rimase in silenzio, a fissare le ceneri quasi interamente coperte dalla neve. Incominciò a smontare la cuccia, a togliere le foto di lui e di Hell, e distrusse tutto con le fiamme del camino. Nel mentre delle sue azioni, sentiva spesso un brivido sulla schiena, un qualcosa al di fuori della casa che sembrava lo stesse aspettando, eppure ogni volta che andava a vedere non c'era nulla.

Quella notte si coricò piuttosto nervoso a letto. Cercò di prendere sonno, ma la cosa era difficile.
Dopo un'ora buona a fissare il soffitto, però, riuscì ad addormentarsi.
Finalmente, sembrava che il sogno ricorrente se n'era andato. Pareva però di essere sempre nello stesso luogo, eppure c'era qualcosa che non andava. Sentiva le stesse emozioni, proprio come nelle volte precedenti, eppure vedeva e faceva altre cose, correva come fosse stato un quadrupede, sentiva un qualcosa bruciare sullo stomaco. Poi, improvvisamente, si accorse che stava sbranando qualcuno. Stava sbranando una persona che conosceva molto bene. E ai piedi delle sue zampe dal pelo blu, Thrib vedeva sbranare se stesso.

Si svegliò di colpo, stavolta alzandosi totalmente con la schiena. Guardava la parete davanti a lui, per evitare il suo sguardo, ma la tentazione era forte. Mentre si volse, sentì che i suoi timori sarebbero stati fondati. Quando posò gli occhi sui suoi, non capì più nulla. Hell era lì, al solito posto, con i soliti occhi, col suo solito sguardo trasformato nella notte. Non poteva crederci, eppure era ancora lì, vivo e vegeto. Senza pensarci più di due volte, lo calciò con un piede e corse a prendere lo stesso coltello dell'altra volta. Non gli importava se era rinato o solo la sua immaginazione, non gli interessava dover uccidere il suo unico amico un'altra volta. Doveva togliersi quegli occhi da dosso, e subito. Ma quando si voltò, il cane non c'era più. Uscì fuori immediatamente, e riuscì a vederlo allontanarsi, nei meandri del bosco di Leeh, e incominciò a rincorrerlo.
I piedi nudi attraversarono velocemente la strada di neve, che lo portavano sempre più verso un bosco buio e tetro. Era stato un folle ad uscire senza coprirsi, a rincorrer Hell solo col pigiama. Ma non gli interessava il freddo che stava testando il suo corpo e la sua determinazione. Non gli interessava della nebbia che stava ormai prendendo forme mostruose intorno a lui, probabilmente modellate dalla sua immaginazione. Voleva porre fine a quella tortura, voleva finirla una volta per tutte. Con tutto il fiato che aveva, rincorse quella figura sfuggente che, a poco a poco, prese un colore più o meno visibile. Non se ne accorse a prima vista, fino a quando sentì nella pelle della pianta che il terreno era cambiato drasticamente e decise di fermarsi. Solo allora notò che il pelo di quel pokémon era blu. Solo allora si accorse che non provava più freddo, solo allora vide che il paesaggio, tutto intorno a lui, era diventato totalmente nero. Guardò in su in cerca del cielo stellato, della luna, ma si ritrovò lo stesso nero impenetrabile che lo circondava. Posando ancora lo sguardo davanti a sé, noto che due occhi lo stavano fissando. Gli stessi occhi di quel sogno.
Cercò di impugnare saldamente l'arma che aveva preso, ma si accorse che non c'era. Pensò quindi di affrontarlo a mani nude, ma quando ritornò a posare il suo sguardo, ora colmo d'odio e di sfida, verso lo strano Houndoom, si accorse che a poco a poco, nell'oscurità, stavano aprendosi altri occhi, altri sguardi, pieni di vergogna, di compassione, di disgusto, di rabbia, di ripugnanza.
Non sopportava tutte quelle “creature” che lo fissavano, che lo giudicavano, che si prendevano beffe di lui, che lo sfidavano a loro volta. Non le sopportava, le voleva distruggere. Ma ancor prima di poter far qualcosa, il suo orecchio udì il rumore di un cancello arrugginito dietro alle sue spallo. Non capendo come questo fosse possibile, si girò di scatto. Le porte stavano ormai raggiungendo la chiusura completa, quindi Thrib corse per poter fermare il tentativo di imprigionarlo in quell'inferno di occhi. Ma proprio quando arrivò, le porte si chiusero.
Con le mani intorno ai ferri arrugginiti, cercò disperatamente di aprire con la forza, mentre il suo sguardo si posò di nuovo sugli occhi che lo avevano condotto alla pazzia. Gli stessi occhi di quegli incubi, quelli che lo svegliavano la notte. E piano piano si avvicinarono, facendo luce su un Houndoom col pelo blu.

Un ululato infernale riempì quella notte tempestata dalla bufera di neve. Il verso del pokémon arrivò addirittura alle orecchie della gente di Fernia, spargendo un senso di terrore e brividi più crudeli di quelli che davano il gelo dell'inverno.
Il
latrato si fuse infine con l'aria che, sibilando tra le cime degli alberi, voleva avvertire che il giusto prezzo era stato pagato dal cannibale. Ed ogni inverno, chiunque si fosse addentrato nel bosco di Leeh, poteva rimanere al sicuro, suggestionato solamente da un sibilo che solamente persone destinate all'inferno riuscivano a distinguerlo.
Una voce ammonitoria che sembrava provenire dai meandri più tetri della terra sottostante...

Cerbero non ti farà più uscire...

---------------
Note dell'autrice
In attesa del prossimo sabato (aggiornamento di una mia storia) ho messo questa "Creepypasta" che ho creato, aiutata da una mia amica, per un concorso su una pagina di facebook. Purtroppo non ho avuto tempo di riguardarla, quindi non so come è uscita fuori...
Per adesso mi basta che possa piacere, anche se sotto sotto spero di vincere ç_ç

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: ShinyShilla