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Autore: Pluppliru    23/10/2011    0 recensioni
Inserire accenno alla trama della storia (breve riassunto o anticipazione) e/o citazione dal testo. No linguaggio SMS, No tutto maiuscolo, No Spoiler! NON C'E' BISOGNO DELL'HTML PER ANDARE A CAPO IN QUESTA INTRODUZIONE.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Hood


 

Primo capitolo – Removal
 


“…Ecco che l’uomo nero si volgeva verso di lui e Nick era terribilmente spaventato. Quella creatura, qualunque cosa fosse, non faceva miracoli gratis.
… se ti inginocchi e mi adori. E Nick si mise le mani sul viso perché lui le avrebbe volute, tutte quelle cose che la nera forma d’uomo gli aveva mostrato da quell’alto luogo deserto: città, tesori, donne, potere. Ma soprattutto avrebbe voluto sentire il suono estatico delle sue unghie sulla camicia, il ticchettio di una pendola in una casa vuota dopo mezzanotte e il suono segreto della pioggia. Ma la parola che disse fu: no. ”


Andrea leggeva senza sosta il racconto horror di quel geniale autore, che non era altro che Stephen King, da almeno un’ora. Si era completamente immersa in quel racconto così coinvolgente, che fu distratta dalle parole stampate sulla carta soltanto quando un lampo illuminò l’interno dell’appartamento che condivideva con sua sorella Alex, e un tuono fece vibrare la porta d’ingresso.

Andrea chiuse il libro, e dopo averlo poggiato sul tavolino in legno accanto alla poltrona in pelle su cui sedeva, si massaggiò le tempie con le dita, come per rilassare la mente, che aveva lavorato così a lungo, leggendo.
Si alzò poi per dirigersi in cucina, e mentre attraversava il salone, la pioggia iniziò a picchiettare sui vetri delle finestre. In meno di un minuto si scatenò un temporale.

Arrivata davanti al frigorifero, Andrea ne aprì lo sportello e vi tirò fuori un cartone di latte, ne versò il contenuto in un bicchiere di vetro, e iniziò a sorseggiare la bevanda, riponendo la bottiglia al suo posto. Ancora con il bicchiere in mano, la ragazza si diresse verso la camera della sorella, ma non appena bussò alla porta, questa si spalancò, e Andrea si ritrovò Alex praticamente addosso
<< Andrea… non puoi immaginare cosa ho appena saputo! >>
<< Eh?! C-cosa?! >> rispose la giovane alla sorella
<< Dakota e Amy… >> fece una pausa << Stanno per trasferirsi in quella casa >>
rimase a guare il corpo pietrificato di Alex difronte a lei, incredula, e con un’espressione scovolta disegnata in volto.










Ty, Dakota e Amy erano nell’immenso cortile della nuova villa, completamente immersa nel paesaggio tipico Canadese, mentre l’anziana signora Miller discuteva sui vantaggi che comportava acquistare la casa.
 
Mentre la strana anziana parlava con suo padre, Dakota si guardava intorno. Notò che oltre al piccolo viottolo di ciottoli, che avevano attraversato con l’automobile, addentrandosi nel fitto boscame, per raggiungere la decadente casa, non c’erano altre vie di comunicazione che si collegavano alla vecchia villa.

<< E’ una vecchia casa, cosa ci si aspetta oltre a… >>la signora Miller continuava con insistenza a ripetere che quella casa fosse meravigliosa, nonostante le discrete comodità che presentava. In poche parole in quel posto non c’era niente, oltre il riscaldamento a legna e l’acqua corrente.
<< Questa è un po’ schizzata… >> sussurrò Amy all’orecchio di Dakota, che la spinse per una spalla, facendo sorridere la sorella.
<< Quindi ci trasferiamo tra due giorni… >> disse Ty
<< Che Dio vi aiuti >>.

Con questa frase il discorso tra Ty e la signora Miller terminò. Non rimase però inosservata. Amy e Dakota si guardarono negli occhi, nello stesso identico momento, scambaindosi uno sguardo che aveva lo stesso significato per entrambe. Sembrava che però Ty non avesse notato la frase allo stesso modo delle figlie, quindi strinse la mano all’anziana e dopo averla salutata e ringraziata condusse le due ragazze verso la sua Jeep nera, completamente ricoperta di fango.

Non appena furono saliti in macchina, e Ty infilò le chiavi nel blocchetto di avviameto, il motore della grossa automobile rombò, facendo uscire dal tubo di scappamento una tossica nuvola di smog. Dakota accese la radio, come era abituata a fare fin da quando aveva avuto la possibilità di sedere al posto del passeggero, accanto al guidatore. La prima stazione che la radio ricevette fu una delle preferite, quindi immediatamente Dakota si rilassò sul sedile, allacciandosi la cintura e sospirando, accoccolata nella tappezzeria dell’auto.

La Jeep si muoveva veloce tra i boschi, senza essere ostacolata da alcun grande masso o cose simili, e Ty era tranquillo al volante. Amy era sdraiata su tutti i sedili posteriori, e Dakota poggiava la testa alla mano che faceva leva sul gomito, puntellato accanto al finestrino della vettura. L’abitacolo era immerso nel buio notturno,ed al suo interno vi era un silensio penetrante. mentre Ty guidava verso il loro vecchio appartamento a Ottawa. Era tutto assolutamente tranquillo, tanto che, nonostante fossero appena le nove di sera, Ty avvertì il sonno che tentava di attanagliargli gli occhi, e di farli chiudere sotto il suo potere. Lottò contro il sonno in tutti i modi, alzando anche il volume della radio. Non troppo, altrimenti avrebbe svegliato le sue ragazze. In realtà sperava che almeno una di loro si svegliasse. Era il silenzio la causa dell’improvviso arrivo della sonnolenza.

Non ci fu nulla da fare. Ty chiuse gli occhi, abbandonandosi all’aspra quite notturna, assopendosi sulla sua stessa spalla.

<< Merda Ty! >>

Fu l’urlo di Dakota a ridestare il padre, che preso dal panico, armeggiò con il volate, cercando disperatamente di ritornare in carreggiata. Quella che in realtà era una stradina sterrata, la quale non faceva attecchire affatto gli pneaumatici al suolo. Ed era così che stava succedendo. L’automobile iniziò a sbandare, minacciando i passeggeri di far terminare le loro vite scontrandosi contro un abete.

Dakota continuava ad urlare, tanto forte da svegliare anche Amy, che era assolutamente confusa. Nonostante la eagazza Dark si fosse appena svegliata, ci mise davvero poco a capire cosa realmente stava accadendo. E iniziò a gridare a sua volta.
<< Cazzo! State zitte. Cazzo! >> urlava intanto Ty, che era riuscito a riportare sotto controllo la sua imponente vettura. 

  
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