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Autore: SweetBunny91    24/10/2011    3 recensioni
"I raggi del sole si facevano spazio tra le chiome folte verdi degli alberi in fiore, il vento soffiava lieve e portava con sé odori mai sentiti prima …
Era arrivata la primavera."
Una storia intrecciata piena di colpi di scena che vede protagonisti Usagi e Mamoru. La vita mette davanti molti ostacoli ma l'amore riuscirà a rompere questi muri del destino?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mamoru/Marzio, Un po' tutti, Usagi/Bunny
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
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Ciao a tutti, lo so questa è la prima volta che scrivo e sono nuova di Efp. Inizialmente non volevo scrivere questa 'Pazzia', come la chiamo io, che mi è venuta in mente, ma la voglia di far conoscere la questa trama era tanta. Devo ringraziare davvero tanto le mie carissime amiche Francesca, prima di tutto, perchè è stata lei a darmi l'imput per far nascere questa fanfiction e mi ha sostenuto in questi giorni aiutandomi molto, come dico io, è anche sua!!!Poi voglio ringraziare Miss Demy che mi ha aiutato tanto dandomi molti consigli e corregendomi alcune cosucce e soprattutto per la bellissima immagine che ha creato per questa mia fanfiction =) . infine ma non meno importante la_manu che ha contribuito a darmi anche lei la forza e il coraggio di pubblicare : grazie di cuore amiche mie!!! =) Adesso vi lascio alla lettura, se volete lasciate qualche recensione almeno per capire se posso continuare a scrivere o ritirarmi ahaha scherzo, aspetto le vostre opinioni!! baci 
SweetBunny
91 =)


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Capitolo 1
  Ricordi... e vita


La notte passò e con sé anche il freddo, il cielo si riempiva di una luce nuova, pian pianino s’illuminava dando la possibilità di ascoltare i primi cinguettii degli uccellini al risveglio della natura, dopo la lunga notte andata via ormai da un po’. La luna spariva dando spazio a qualcosa di più caldo che presto salì al cielo come una piccola palla infuocata illuminando e riscaldando tutto ciò che le si presentava davanti. I raggi del sole si facevano spazio tra le chiome folte verdi degli alberi in fiore, il vento soffiava lieve e portava con sé odori mai sentiti prima …

Era arrivata la primavera.

La città di Malaga alle prime ore del mattino sembrava un viavai di formichine: macchine, autobus, biciclette ... e sì... molte biciclette. Anche Usagi de Nadie*, si era svegliata presto, come al solito, per fare un giro sulla sua fedelissima bicicletta con il vento che le accarezzava la lunga chioma bionda legata in due codini abbastanza buffi mentre attraversava le zone più povere in cui lei abita da ormai 6 anni.

Erano passati già sei anni da quella notte in cui era scappata dall’orfanotrofio ben attenta a non farsi beccare dalle suore, molto buone ma severe allo stesso tempo, che l’ avevano cresciuta dopo essere stata abbandonata dai suoi genitori in quel luogo ormai troppo triste. Quelle sere erano state dure per una ragazza sola come lei, mentre cercava invano di avere un riparo solido sulla sua testa.

Il suono delle campane della chiesa lì vicino, la scostò dai suoi pensieri ormai fissi sul ricordo oscuro di quei giorni passati. Usagi corse con aria di libertà tra quelle vie conosciute da tempo, sfoggiando il più bel sorriso stampato in viso e gli occhi di un azzurro cielo grandi ed espressivi. Canticchiò mentre, arrivata al portone di casa sua, aspettava Kakyuu, la donna che l’aveva cresciuta togliendola dalla strada.

“ Usagi, Usagi raccontaci la storia di ‘cappuccetto rosso’” Usagi sorrise alla vista dei piccoli birbanti del suo condominio, che la pregavano come ogni mattina...

“ Niente scuola, oggi? Va bene, vorrà dire che finirò di raccontarvela come avevo promesso ieri” Si sedettero sulle scale del loro condominio e cominciò a raccontargli la favola tanto desiderata da quei piccoli diavoletti finché non arrivò la madre pronta per accompagnarli a scuola.

Kakyuu, nel frattempo, si trovava in casa a terminare il suo lavoro abituale, la lavandaia. La ragazza dai lunghi codini entrò in casa sedendosi a peso morto sulla sedia di fronte Kakyuu intenta a stirare e sistemare la roba da consegnare .

“Kakyuu sono stata in giro per il quartiere, ho incontrato Ami e mi ha detto che più tardi sarebbe passata insieme a sua madre Saeko per raccontarti qualcosa che non mi ha voluto dire” uno sguardo cupo nacque sul suo viso; Che cosa nascondeva di cosi importanti Ami? Si domandò.

Kakyuu sorrise guardandola in modo amorevole, come una madre guarda la propria figlia “Tranquilla sicuramente non sarà così importante. Ami è una ragazza forte , supererà anche questa.”

Usagi si alzò di scatto dalla sedia: “Hai ragione.” disse mentre le regalava un sorriso immenso alla sua Kakyuu, prese la roba da consegnare, le diede un grosso bacio sulla guancia e salì sulla sua bicicletta iniziando a pedalare sparendo dalle vista dell’anziana donna che nel frattempo preparava una torta al cioccolato per il ritorno della sua ‘niña’**.

La strada era colma di gente che conosceva, le vicine di casa, i venditrici ambulanti tutta gente che le voleva bene. Attraversando il paese si accorse di quanto tempo era passato da quando era solo una 16enne e come il tempo fosse stato veloce regalandole la possibilità di conoscere davvero brave persone. Kakyuu era come una madre per lei fu l’anziana che, quella sera, la raccolse dalla strada come fosse un cagnolino abbandonato, persa in una notte di pioggia; Usagi ritornò indietro con la mente a quel giorno di 6 anni prima ricordandosi di quel pomeriggio quando rannicchiata su uno scalino le lacrime le rigavano il viso e i singhiozzi le morivano in gola, era davvero spaventata da ciò che  la notte precedente le successe . Scosse la testa per togliere quei pensieri dolorosi che la stavano attraversando e pensò a quanto fortunata era di aver trovato una donna come Kakyuu.

Percorse un viale alberato pieno di ville e case signorili, pensò “ Starò sognando o questa è la realtà?” rimase imbambolata vedendo ciò che si presentava davanti ai suoi occhi. Come una bambina smarrita tra i più bei giochi mai visti, arrivò a destinazione presso ‘La Calle della Rosa’, una via molto prestigiosa di quel quartiere , trovandosi davanti ad un grande cancello di ferro lavorato con dettagli in oro e due grandi leoni ai lati di esso proprio come Kakyuu le aveva indicato.

 Da dietro il cancello, una veduta spettacolare, qualcosa per cui Usagi rimase a bocca aperta per almeno qualche minuto cercando di capire se fosse tutto vero ciò che stava vedendo; non aveva mai visto una casa così bella da fuori con un gran giardino tutt’attorno e una fontana al centro circondata da oche libere che nuotavano, una meraviglia agli occhi di una povera ragazza di periferia come lei. Sul campanello una targhetta in oro con su scritto Chiba.

Il campanello suonò un paio di volte in modo grossolano, come solo Usagi sapeva fare . improvvisamente il cancello si azionò solo e si spalancò permettendole di entrare … Dopo aver percorso quella grande distesa di verde unita alle pietre che davano all’ambiente quel non so che di antico, rustico, quasi medievale, ecco sì, proprio come un castello, l’entrata era lì di fronte a lei, lei che con un sorriso scoppiato in viso salutò la governate della casa della famiglia Chiba.

“ Buongiorno signorina, in cosa posso aiutarla?.”

“ Buongiorno, sono la ragazza della lavanderia, Kakyuu mi ha detto di consegnare questi vestiti.”

“ Ah sì, attenda un attimo vado a prendere il suo compenso.” così la governate si congedò lasciando Usagi sola in quella grandissima casa.

Usagi curiosa come una scimmia, non avendo mai visto qualcosa di così grande e cosi lussuoso cominciò a girovagare per tutto il salone guardando e ammirando foto e quadri, cornici e soprammobili mai immaginati prima di quel momento. Sembrava quasi essere dentro quelle fiabe, che da bambina le raccontava Suor Naru, l’unica suora novella dell’orfanotrofio alla quale aveva stretto un’amicizia forte quasi come fossero sorelle, era l’unica che sapeva comprendere la sua tristezza nei momenti di sconforto che attraversava, e l’unica che le coccolava il sonno con delle fiabe davvero fantastiche.

Usagi si sentiva davvero in un altro mondo in quel momento, come una bambina in un negozio di bambole; Fino a quando, due persone entrarono a casa urlando.

“ Tu sei quello che giura di amarmi? Che dice di essere solo per me?Io mi sento abbandonata da te.” la donna gridava e rimproverava l’uomo davanti a se

 “ Io ho i corsi all’università, devo studiare e pensare al mio lavoro! Sai che ci sono sempre per la famiglia.” L’uomo si difendeva rispondendole garbatamente, mantenendo la calma e cercando di non farsi sentire dal resto della famiglia.

“Parliamoci chiaro! Io non voglio stare rinchiusa qui in casa per tutta la vita! Io voglio uscire andare alle grandi feste ed essere popolare per la società … divertirmi come fanno tutti i tuoi colleghi con le proprie mogli! IO ME NE FREGO DEI TUOI IMPEGNI! … E ricordati che non sopporterò ancora questa situazione!.” La donna aveva concluso dandogli le spalle a quello che sembrava fosse il marito, il signor Chiba, che a sua volta se n’era andato uscendo violentemente dalla porta d’ingresso.

La donna era molto elegante e sfoggiava volentieri i suoi gioielli d’oro, i capelli lunghi e ben curati di un color nero corvino dalle sfumature verdastre. Legati dietro, per metà da uno chignon . Gli occhi erano grandi ma con tanta rabbia dentro e davano l’impressione di essere una donna abbastanza antipatica.

Mentre la donna era occupata tra i suoi pensieri intensi dopo quella discussione, Usagi rimase nascosta in un angolo del salone, allibita da quello che aveva appena visto cercando di non farsi  vedere da quella che dava l’aria di essere una vipera di donna. Improvvisamente la ragazza si sentì afferrare per un braccio violentemente non avendo nemmeno il tempo di poter reagire.

“E tu? Chi sei? Che ci fai qui in casa mia??” La donna ruppe il silenzio che si era creato dopo quella spaventosa discussione con il marito.

“Ferma, ferma, ferma ! Io sono qui perché aspettavo i soldi dalla governante! Ho riportato gli indumenti della lavanderia, mi vuole pagare così me ne vado?!.” con aria di sfida ma allo stesso tempo da bambina dispettosa Usagi rispose a quella donna costringendola a farsi ascoltare e a congedarsi qualche minuto dopo.

“Che donna antipatica “ pensò Usagi uscendo dall’abitazione e riprendendo la sua bici cominciando a pedalare lasciandosi dietro le spalle quella casa da favole pensando e ripensando a ciò che aveva appena visto in quel luogo. Dentro la sua mente si ripeteva quella discussione così animata, quell’uomo scappato via di corsa e quella donna che dava l’impressione di perfida. Però aveva una gran voglia di scappare via di corsa e arrivare a casa per poter raccontare dell’accaduto a Kakyuu e un sorrisetto gli nacque in viso divertita.

Arrivò a casa ansiosa di raccontare tutto alla sua Kakyuu, spalancò la porta d’ingresso della sua casa e corse tra le braccia dell’anziana donna baciandola in viso. Sedute in cucina trovò Ami e sua madre Saeko con un viso poco allegro facendo sparire dal viso di Usagi il suo bel sorriso solare.

“Ami, è successo qualcosa?”

“No Usagi , sono stata in commissariato con mia madre e non ho avuto belle notizie.” La ragazza dei capelli corti lo disse con un voce di chi per tanto tempo aveva pianto .

“ Ho avuto notizie di mio padre ieri c’è stata una sparatoria, Usagi è molto grave!” scoppiando in un pianto disperato con gli occhi carichi di lacrime, come un fiume in piena le buttava giù, placando i singhiozzi che le impedivano di respirare. Usagi e Kakyuu a quelle parole non sapevano che dire, la situazione fu davvero seria e non era bello vedere la propria amica piangere in quel modo tra le braccia della madre. Qualche ora dopo aver ancora parlato, le due donne tornarono a casa, quella chiacchierata le aveva fatto bene ad entrambe lasciando Usagi e Kakyuu sole in cucina a dialogare della giornata appena trascorsa.

“Ti ha dato qualcosa la governate della famiglia Chiba prima di andartene?” L’anziana donna chiese a Usagi mentre assaporava la minestra e un enorme tortillas***

“No, Kakyuu non mi ha dato niente, perché?”

“Fammi un favore, domani torna in casa Chiba , la governante mi aveva detto che doveva darmi altra roba da lavare sistemare e stirare, cosi nel frattempo finisco quest’altra vasca di vestiti da stirare.”

Usagi sorrise “Tranquilla Kakyuu ci penso io, nel frattempo vado a casa di Ami a veder come sta suo padre. Oggi era davvero preoccupata, non si può più lavorare in santa pace nemmeno al loro negozio, speriamo si riprenda presto.”

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I fari dell’ auto si spensero, il sole era già calato da un po’ e il dottor Chiba chiuse lo sportello della sua macchina dietro le spalle. Con passo leggerò arrivò alla porta di casa ed entrò.

“Papà, Papino mioooo!”

“ Amore di papà, che bello riabbracciarti, hai fatto la brava oggi?” Il signor Chiba abbracciò forte la figlioletta Hotaru prendendola in braccio.

“ Si papino mio, ho fatto la brava e non ho fatto disperare la zia Rei, ho pure fatto tutti i compiti di scuola!” disse mentre gli stampava un bel bacio affettuoso sulla guancia.

“Mamoru, finalmente!”  Rei, l’unica sorella del giovane, scese le scale salutando e abbracciando il suo fratellone.

“Rei, sai dove si trova Setsuna?”

“Si è nella vostra camera da letto, non si è mossa di li. Tutto il pomeriggio è stata sopra senza scendere in salone nemmeno per vedere cosa facesse Hotaru.”

Mamoru si  incupì in viso, sapeva che la moglie era arrabbiata con lui,  salì sopra senza dire altro lasciando Rei e la figlioletta giù in salone mentre giocavano a nascondino.

Fuori dalla porta della camera da letto, ascoltò la moglie parlare con un'altra donna, sua suocera, mentre le raccontava la discussione avuta con il marito. Mamoru bussò e aprì la porta, trovando Setsuna parlare con Kaolinite, la madre della moglie, che al suo arrivo li lasciò soli :

“Dove sei stato?” Setsuna con aria superba guardava Mamoru come il peggiore dei suoi nemici.

“Sono stato al mio studio medico, ho avuto tanti pazienti, ma non sono venuto qui per raccontarti il mio pomeriggio. Tu, piuttosto, preparati che tra poco usciamo.”

Improvvisamente sul viso della donna, un sorriso nacque, un sorriso di quelli pieni di gioia e amore, un sorriso raro per una persona rigida come lo era lei:

“Stai dicendo sul serio?” Euforica lo abbracciò con forza premendo il suo corpo contro quello muscoloso del marito. Riprese:

 “Amore mio! Sono felice della decisione che hai preso, sarà pronta in mezz’ora tu aspettami sotto.” Mamoru sorrise, mentendo a se stesso. Amava davvero quella donna? Sì, l’amava, pensava, ma qualcosa puntualmente gli faceva cambiare idea ogni volta che ne aveva la certezza. Forse, non era davvero felice?. Sapeva cosa fosse la felicità? Sì, lo sapeva, ma non ne era del tutto sicuro. Non poteva divorziare da lei, avevano una figlia, la cosa più bella che poteva avere, non poteva farla soffrire, non voleva.

Scese le scale, bello, pronto e profumato, come lui sapeva fare. Nel suo impeccabile abito da sera, nero con camicia bianca sotto la giacca nera come il pantalone; un profumo irresistibile, gli piaceva essere elegante in queste feste. Setsuna pure lo era, un abito rosso accarezzava le sue forme snelle e ben curate, i capelli neri erano raccolti in una coda di cavallo e la borsetta rossa che si intonava con le scarpe. Salutarono la bambina e andarono verso l’auto blu notte.

Passò poco tempo per arrivare alla villa degli Tsukino, una villa grande e ben curata tipica delle famiglie per bene. Il giudice Tsukino e moglie erano vicino la grande piscina che dava un tocco elegante a tutta la villa.

“Benvenuto signori Chiba vi stavamo aspettando.” Il giudice Tsukino salutò calorosamente il dottore “Giudice, è un onore venire qui in casa sua insieme a mia moglie Setsuna.”

“Piacere di conoscerla signora, come ben sapete ho dato questa festa in onore del mio ritorno a casa dopo tanti anni in America, si ricorda di Ikuko?” Il giudice Kenji presentò la moglie alla coppia Chiba e si congedò dopo un po’ lasciandoli parlare con il resto degli invitati tra cui il migliore amico di Mamoru, Kunzite.

Dall’altra parte della piscina, Mamoru lasciava la moglie mentre si concedeva una sana chiacchierata con il suo migliore amico. Fu un giorno pesante quello, il giorno più lungo, soprattutto quando piccoli flash back si facevano vivi dentro la sua testa.

Quella notte … Perché quella notte non lo lasciava libero? Perché le peggiori sensazioni gli venivano in mente ricordando quella notte?.

“Ho la testa che mi scoppia, non ho potuto far a meno di pensare a quella notte, Kunzite. Non ce la faccio più …” Mamoru guardava disperato il suo amico, confessandogli ciò che di più male aveva pensato per tutto il giorno. “Devi fartene una ragione, non devi pensarci e poi lo sai, non eri in te, è passato tanto tempo ormai, devi dimenticare tutto amico mio.”

Setsuna notando da lontano il viso preoccupato del marito pensò…

“Mi nasconde qualcosa.”, si insospettì avvicinandosi con passo veloce per poter scoprire qualcosa. “Vi state divertendo alla festa?” Setsuna interruppe i due amici

“Si stavamo parlando di lavoro, cara” disse Mamoru nascondendo quel viso un po’ disperato che aveva.

“Ho saputo che il giudice Tsukino, è tornato adesso dal suo viaggio proprio perché la famiglia gli aveva impedito di sposare la signora Ikuko, lei è una donna del popolo, non è ricca come lui, e così decise di lasciarla andandosene in America per un po’ e adesso festeggiano il ritorno perché lui l’ha voluta risposare.” La donna dai capelli scuri raccontava la vicenda, come se fosse una di quelle donne di quartiere, di periferia, impicciona dei fatti altrui. Mamoru non diede molta importanza a quel racconto, aveva troppi pensieri per la testa …

“Sono stanco, sarà meglio che torniamo a casa , Setsuna , ti dispiace?” Come una serpe, il viso della donna si cambiò e mezza irritata abbassò il capo “ Ok, torniamo a casa se proprio vuoi.” Rialzando il capo guardando Mamoru dritto negli occhi e fingendo un sorriso mentre la rabbia le attraversava ogni minimo centimetro del suo essere.

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L’odore delle ciambelline fatte in casa, augurarono il buon giorno ad Usagi che con gli occhi semi  chiusi si alzò dal letto trascinandosi fino in cucina dove Kakyuu si trovava.

“Buongiorno mi niña dormito bene?” domandò alla sua figliola mentre le versava del latte dentro la tazza fumante .

“Buongiorno Kakyuu sì, devo sbrigarmi devo andare da Ami sono in pensiero per lei, chissà come sta oggi.” Usagi le voleva bene, Ami per lei era molto di più che una vicina di casa fin da quando si sono conosciute condividevano di tutto e sapere che la sua amica stava male le metteva un peso al cuore.

“Allora sbrigati a mangiare e corri dalla famiglia Chiba, ricordati che devi farti dare quei vestiti!”

“Si , si lo so, non me ne sono dimenticata farò ciò che mi hai detto.”

 Improvvisamente ad Usagi le tornò in mente quel che il giorno prima aveva visto e le scappò una mezza risata augurandosi che quel giorno non avrebbe rivisto una discussione accesa come quella.







*: in spagnolo significa 'di Nessuno'.E' il cognome di Usagi dato dalle suore dell'orfanotrofio quando è stata abbandonata dai genitori
**: in spagnolo significa 'mia bambina'
***: in spagnolo significa piadina. E' un prodotto alimentare composto da una sfoglia di farina di frumento, strutto (o olio di oliva), sale e acqua (fonte Wikipedia)

   
 
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