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Autore: Maricuz_M    24/10/2011    2 recensioni
Corse giù dalle scale con quell’aggeggio a cui si dedicava da mesi nella mano destra.
I due amici, in salotto, si girarono nella sua direzione, notando come prima cosa i piedi del ragazzo che si ostacolavano da soli, rischiando di farlo sfracellare a terra non appena sceso l’ultimo scalino.
Genere: Comico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Che cazzo facciamo?- con la sua destabilizzante finezza, Michael si mise le mani tra i capelli e poggiò i gomiti sulle ginocchia.
Tutti e tre i ragazzi del passato, erano sul divano a discutere sul da farsi. Era tutto nelle loro mani.
-Allora, proviamo così. Diciamo tutte le opzioni e le conseguenze.- propose Carlotta.
-Ok. Se restassimo qui?- iniziò Fortuné.
-Scorretto, secondo me. Non sarebbe giusto e sarebbe tutto troppo confuso.-
L’occhialuto annuì –Sono d’accordo. Se tornassimo semplicemente alla nostra epoca?-
-Rischioso. Cedric e William esistono ancora, lì. Saremmo punto e a capo, probabilmente.- Carlotta diede di nuovo la sua opinione.
-Hai ragione anche adesso.- annuì il riccioluto, che non aveva spostato le mani dalla sua testa.
-Se tornassimo alla nostra epoca e distruggessimo la macchina del tempo?- continuò il diciannovenne.
-Non saprei, sarebbe comunque pericoloso..- Carlotta fece una smorfia riflettendo.
-Andrebbe risolto il problema alla radice.- Michael si grattò il collo.
-Ovvero..? Pensi che dovremmo andare indietro e distruggerlo anche prima del nostro presente?-
-No, dobbiamo fare in modo che quel cazzone di Fortuné- lanciò un’occhiata al fratello –non metta tutti nei casini con le sue manie di protagonismo. Non vorrei che, distruggendo la macchina del tempo, rimanessimo bloccati in quell’epoca.-
-Non sono manie di protagonismo!-
-Sì, sì.- Michael sventolò in aria la mano destra come per scacciare una mosca, poi la rimise fra i riccioli.
-Comunque, probabilmente sarebbe la soluzione migliore. Eviteremmo la guerra definitivamente.- l’italiana tornò all’argomento principale.
-Allora è presa la decisione?-
-E’ presa la decisione. Aspettiamo le sei e ne parliamo con gli altri.-
Passarono alcuni secondi silenziosi, in cui ognuno assimilava la conversazione appena fatta e immaginava come sarebbero stati quei pochi giorni passati con la macchina del tempo senza di essa. Difficile a dirsi.
Michael batté le mani sulle cosce e si alzò –Ho bisogno di farmi una doccia e di schiarirmi le idee.-
Gli altri due ragazzi annuirono, mentre l’altro si era già girato per ritirarsi in bagno.
Carlotta ne approfittò subito per avvicinarsi maggiormente al suo pseudo-ragazzo, e lui, non essendo stupido, l’accolse tra le sue braccia.
Rimasero fermi ed abbracciati per qualche minuto. Tranquillità assoluta.
Il diciannovenne, d’un tratto, appoggiò le labbra sulla testa di lei, che sorrise beata.
-Pensi che.. la memoria rimarrà intatta?- chiese poco dopo.
Lui ci pensò un po’. Non poteva saperlo. Poteva sperarlo, ma non affermarlo.
-Sì, secondo me sì.- bugia.
-E se non fosse così?-
-Spero di trovare il coraggio che ho avuto ieri anche in futuro.-
La mora si tirò su, quel che bastava per guardarlo negli occhi, poi lo baciò dolce sulle labbra. Un semplice sfiorarsi provocava loro un sacco di brividi. Da quanto volevano provare quelle sensazioni, anche se, da parte di uno dei due, inconsciamente?
Nessuno dei due lo diceva, ma avevano paura di dimenticare tutto. Se avessero levato dalla circolazione quella dannata macchina del tempo, quanto ci avrebbero messo per stare finalmente insieme? Lo sarebbero stati, un giorno?
 
-Voglio essere chiaro.-
K.K. e Carlotta, quella trentenne, erano da soli nell’appartamento riservato unicamente a lei, la nuova arrivata, ed era stato l’uomo a parlare per primo.
Dopo la morte (annullata) dell’amica, aveva capito che, innanzi tutto, capisci di volere una cosa quando non ce l’hai più, e che è del tutto inutile tenere per sé i propri sentimenti nei confronti di qualcun altro, se è possibile dirglieli.
Ed era anche diventato più coraggioso.
Aveva affrontato cose che non appartenevano all’ordinaria vita di chiunque. Aveva a che fare con una guerra. Scontri, morti, feriti, armi. Un inferno, e doveva combatterlo.
Nonostante tutto questo, però, il cuore gli batteva comunque.
-Si..- aveva sussurrato la donna, anche lei abbastanza tesa vista la serietà di K.K., seduto accanto a lei sul divano ma completamente girato dalla sua parte.
-Io.. Allora.- fece ordine nella sua testa, poi riprese a parlare gesticolando appena e alternando lo sguardo dagli occhi chiari della ragazza alle sue mani –Quando.. Quando dieci anni fa ho letto quella lettera ero abbastanza.. sorpreso. E confuso. Provavo delle sensazioni contrastanti. Ero in qualche modo.. felice della tua confessione. Mi ero sentito bene quando avevo letto quelle parole però.. Lo notai troppo tardi. Ero troppo preso dallo shock. Ci avevi appena detto addio e il solo immaginare la nostra vita senza di te mi faceva un male assurdo.-
Prese fiato e deglutì con lo sguardo basso, pensando a come dire anche il resto delle cose che gli vorticavano nella mente.
-Questi ultimi anni li ho passati con un senso di colpa all’altezza del petto che a malapena mi permetteva di respirare. Mi sono sempre sentito l’artefice indiretto della tua morte o del tuo allontanamento. Ero così concentrato sulla macchina del tempo che non facevo più caso a niente, men che meno ai tuoi sentimenti per me. Dopo l’accaduto, ogni mattina realizzavo la situazione, ogni minuto della giornata mi davo dello stupido, ogni sera piangevo per la tua scomparsa e guardavo le nostre foto, ogni notte ti sognavo e mi svegliavo dopo aver fatto l’ennesimo incubo.-
Si fermò di nuovo, cercando di controllare le sue emozioni e non scoppiare a piangere. Aveva ancora molto da dire e ci avrebbe messo ore per dire tutto se si fosse lasciato andare subito.
-Avevo.. avevo capito di amarti e questo mi faceva sentire ancora peggio.- si morse il labbro inferiore –Ormai era impossibile riaverti. Sono cambiato. Mi sono chiuso maggiormente in me stesso, lasciavo perdere le emozioni e puntavo tutto sulla guerra. Non sorridevo mai, così come non piangevo più. Ed ero così anche qualche giorno fa, fino a quando non decisi di intervenire nel passato per permettere ad un Fortuné, almeno uno, di averti e vivere una vita decente, senza sensi di colpa e cicatrici sul volto.- sorrise leggermente indicandosi lo zigomo sinistro e, successivamente, il sopracciglio destro.
Carlotta lo guardava ad occhi sbarrati. Ogni parola che diceva l’affascinava. Il sentimento che c’era dietro era percepibile con un minimo di attenzione, e lei ne stava mettendo tanta. Era impegnata a cogliere tutte le parole, le intonazioni, le sfumature, le espressioni del viso. Ogni tanto lo aveva visto umettarsi leggermente le labbra con lingua e farsi sfuggire un lieve ed amaro sorriso quando parlava del passato più remoto.
-Facendo quello che ho fatto, mi sono liberato di un po’ di quel peso che avevo sulla coscienza. Quando poi ti ho visto nel salotto, accanto alla Carlotta del passato, non so neanche io ciò che ho sentito.- rise leggermente –era un misto di stupore, confusione, felicità.. ma che ne so.- si strofinò una mano sul viso, come stanco di aver parlato così tanto, ma continuò ugualmente.
-E adesso.. Ti chiedo scusa per averti esclusa dai miei viaggi e per aver perso di vista le vere cose importanti, cioè te e mio fratello.-
Aspettò che la donna dicesse qualcosa, e vedendo il suo sorriso si rilassò.
-Poi.. Ti chiedo anche di farmi capire cosa provi per me adesso.-
Carlotta lo fissò un po’ interdetta –Fortuné, anche se ti fai chiamare K.K., rimani sempre tu.-
-No, sono cambiato. Non sono più quello di prima. Non ti so dire quali sono differenze, ma non vorrei che anche una piccola cosa ti faccia cambiare idea su quello che pensi di me.- ed era terrorizzato all’idea.
Lei scosse la testa e con tono dolce gli rispose -Sei sempre tu, solo un po’ nascosto.-
Rimasero in silenzio a fissarsi. Ormai tutto era chiaro, o quasi. Una cosa certa era che si amavano entrambi.
Preso da un istinto che non aveva mai avuto, l’uomo le si avvicinò velocemente e la baciò, prendendole il viso tra le mani.
Un bacio di un uomo che aveva passato dieci anni infernali e di una donna che dieci anni non li aveva proprio vissuti.
K.K., preso da un momento di razionalità, si staccò.
-Dipende tutto dalla scelta dei ragazzi. Potremmo non risolvere niente nonostante questa conversazione e questo.. bacio.-
-Ora come ora, non me ne frega un cazzo.- lo attirò di nuovo baciandolo con impeto e facendolo distendere sopra di lei, sdraiata sul divano.
Mani che vagavano sul corpo dell’altro, baci su ogni centimetro di pelle scoperto, sospiri e battito cardiaco alle stelle.
Fu la loro prima volta, e forse anche l’ultima.
 
-Mi sento come ad un ritrovo di alcolisti anonimi. Ciao, sono Michael! Ciao Michael. Frequento questo posto da un po’ di tempo ormai, e oggi sono perfino riuscito a non bere per dieci minuti!- ovviamente a parlare, fu il ventisettenne.
Tutti quanti, compresi Sophie, Wayne ed Emma, erano seduti su sedie disposte in cerchio, e Michael infondo non aveva tutti i torti.
-Ok, finito il momento in cui mio fratello parla da solo, vorremmo esporre la nostra decisione.- Fortuné, già stanco delle cavolate del riccioluto, prese parola.
-Si, forse è meglio.- borbottò K.K., poi sospirò, un po’ timoroso –ok, diteci tutto.-
Carlotta, la diciannovenne, si schiarì la voce e prese un respiro –Prima di tornare alla nostra epoca, perché ci torneremo, andremo ancora più indietro nel tempo e cercheremo in qualche modo di evitare che Fortuné inizi a costruire la macchina del tempo.-
Ci fu un po’ di silenzio, poi Ixen domandò –E come avete intenzione di fare?-
-Pensavamo di dirlo direttamente a qualcuno.- rispose l’italiana.
Annuirono tutti, tranne K.K., che invece chiese –Quando partite?-
-Stasera.-
L’uomo con le cicatrici guardò la trentenne, che ricambiava il suo sguardo con tristezza, ma anche consapevolezza. Deglutì. Non poteva stare male, era sicuro che i ragazzi avrebbero preso quella strada. Per un attimo pensò anche di fare l’egoista ed impedir loro di procedere in quel modo, ma rifletté. Anche la storia di Fortuné e Carlotta del passato non era certa, esattamente come la loro.
Fece cenno di aver capito con la testa e cadde di nuovo il silenzio.
-Io spero solo di ricordare tutto.- mormorò Ixen.
 
Erano ancora tutti insieme. Si salutarono per sempre.
Avevano deciso che Carlotta, quella diciannovenne, avrebbe parlato a quella del passato per convincerla a non far creare da Fortuné la macchina del tempo. Sarebbe stato più efficace spiegare a lei cosa potrebbe succedere se lo facesse.
Si lanciarono un’ultima occhiata, poi Fortuné sospirò e digitò sull’orologio luogo e tempo.
Rialzò lo sguardo. Guardò K.K. e Ixen. Loro non sarebbero più esistiti. Non con quei nomi, almeno. Guardò Carlotta. Lei non sarebbe stata uccisa da Cedric. Guardò Wayne. Invece di combattere per una guerra di cui non sapeva niente nessuno per veder morire amici e compagni, avrebbe potuto farsi una famiglia. Guardò Sophie. Non avrebbe sicuramente perso suo fratello. Guardò Emma. Magari lei e Ixen potrebbero rincontrarsi in altre circostanze e Melanie avrebbe vissuto una vita normale.
Abbozzò un sorriso e alzò una mano.
-Addio.- sussurrò Michael.
Sparirono nel nulla, così come erano comparsi in quell’epoca che non apparteneva a loro.
 


Ragazzi, questo è l’ultimo capitolo.
Manca solo l’epilogo che dovrebbe essere pubblicato sempre Lunedì, e farò in modo che sia così. Il messaggio finale dopo tutti questi mesi lo darò la prossima settimana! xD
Non vi anticipo niente, perché la parte finale va gustata tutta senza spoiler, per cui vado direttamente alle risposte per le recensioni!
@Kokuro: Fidati, in questi ultimi giorni sto facendo fatica anche io! :P Grazie mille per tutto! :D
@mocamars: Ixen è bello in tutte le salse! Ahahaha Anyway, tu speravi che rimanessero eh..? Mi spiace, ma non è così. :( Sono contenta che quella frase ti sia piaciuta tanto, anche se non voleva dare un certo effetto e l’ho scritta di getto. Ahahaha GrazieGrazieGrazieGrazie! :D
Grazie a tutti!
Dande gare gose.
   
 
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