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Autore: StrychnineTwitch    24/10/2011    4 recensioni
Perse il controllo dell'automobile. Aveva la vista offuscata e i riflessi allentati dall'alcool.
E poi lo schianto.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Prefazione: Eccomi tornata dopo una lunga assenza a pubblicare u_ù Due brevi cosette poi vi lascio alla fic. Allora ci tengo a precisare che è molto sconclusionata e incompleta come storia. Ma dopo tutto il tempo che ci ho messo per scriverla ho dovuto pubblicarla. Poi devo ringraziare la mia nuovissima Beta-Reader Amy Jay Ramone (maledetta me e la mia voglia di fartela leggere a quest'ora era già nel cestino >.>) (no ok scherzo RR ti ringrazia di tutto ♥) :3 
Detto questo vi lascio alla fic , su cui non esprimo opinioni >.> 
Buona lettura.
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LadyPUNK 

 
The end of the line


Perse il controllo dell'automobile. Aveva la vista offuscata e i riflessi allentati dall'alcool.
E poi lo schianto.
 
Non riusciva ad aprire gli occhi.
Attorno a lui i suoni sfocati dell'ambulanza, voci che si accavallavano l'una sull'altra.
Ora nulla.
Perse i sensi.
 
Il rumore del battito cardiaco scandito dalla macchinetta accanto a lui si faceva sempre più forte.
Sbatté un paio di volte le palpebre, gli occhi appannati gli impedivano di vedere bene.
Trasse un lungo respiro e finalmente riuscì a scrutare la candida stanza che lo accoglieva. Era in ospedale. Spostò lo sguardo sul suo corpo immobile sotto la bianca coperta di cotone.
 
Ma che era successo?
 
Alla sua sinistra gli apparve finalmente chiara la figura di sua moglie Adrienne. Dormiva, chissà da quanto tempo era lì ad aspettarlo.
"A...Adrienne?" La voce bassa gli scrosciò dalla bocca simile ad un sussurro.
Provò ad aumentare il volume ma non emise alcun suono.
Lei però aprì gli occhi. Lo osservò per qualche secondo in silenzio, poi scoppiò a piangere.
"Ehi... Cosa c'è?" Era più rauco di prima.
Dai suoi occhi continuavano a sgorgare lacrime trasparenti. Chiuse le mani a conca davanti alla bocca.
Non parlava.
Billie Joe voleva mettersi a sedere, ritirò un po' le braccia per far leva sul materasso. Non riuscì. Un dolore lancinante dipinse un'espressione sofferente sul suo volto.
"Billie amore... Come ti senti?" Chiese la donna tra i singhiozzi. 
"N...non mi sento le braccia, e nemmeno le gambe..." Provò a muoversi, ma questo servì solo a confermare la sua teoria. "Cos'è successo??" 
"Come cos'è successo? Cioè... Davvero non ti ricordi?" Sembrava stupita. "Sabato sera, il bar, il nostro litigio..." Si bloccò un attimo prima di concludere. "L'incidente."
"Incidente? Cosa? Quale incidente? Adrienne, ma che mi è successo? Non ricordo nulla! Davvero"
La donna lo guardò, allo stesso tempo spaventata e incuriosita. 
Cosa stava succedendo al suo Billie Joe?
"Almeno ti ricordi chi sono io, giusto? ... Giusto amore?"
"..." Rifletté qualche secondo, ma bastò a far impallidire la signora Armstrong "Si.. Tu sei Adrienne, mia moglie. E abbiamo dei figli. E io suono la chitarra. Tutto questo me lo ricordo benissimo... Solo... Sabato sera! Cos'è successo sabato sera?" Chiese un'ultima volta quasi supplicando.
In quel momento entrò l'infermiera.
"Il Signor Armstrong ha bisogno di riposo e non deve essere disturbato con altre domande. Per ora le chiedo di accomodarsi fuori, Signora Nesser."
Sua moglie si limitò ad uscire silenziosamente dalla stanza.
 
Non voleva pensare ancora alla sua discussione con Adrienne di poco prima, così chiuse gli occhi, sperando che Morfeo si impossessasse di lui il più velocemente possibile. 
Sognò.
 
Rumori, rumori che andavano verso destinazioni indefinite. Li vedeva squarciare l'aria accanto a se, li sentiva sfrecciare con suoni simili a quelli delle moto in corsa. Gli ricordavano i neon. Alcuni rossi, altri blu, scorrevano l'uno di fila all'altro formando un tunnel luminoso e lui vi era al centro. Ai suoi piedi giaceva una pozzanghera di sangue annacquato. 
Non riusciva a muoversi, le gambe erano bloccate come se qualcuno gliele avesse rotte con un martello per poi fargli indossare un sostegno, giusto per farlo stare in piedi.
 
L'affannoso respiro di sua moglie lo svegliò. Tremava. Alcuni sbalzi lo facevano levare dal letto di qualche centimetro. La gola secca gli impediva di emettere suoni. Era come se tutti i neon di qualche secondo prima gli stessero attraversando il corpo accompagnati da scosse elettriche. Avrebbe voluto urlare. Non riuscì.
Lo sguardo fisso su sua moglie che piangeva e continuava a pigiare il dito sul tasto rosso in parte allo schermo.
Poi la porta a scatto si aprì permettendo ad una figura bianca di entrare. Ebbe paura che fosse una sua allucinazione e pensò di star morendo, ma i macabri pensieri si interruppero quando Adrienne si girò verso la figura.
La voce della nuova arrivata squarciò il suo silenzio. "Stia tranquilla signora. Passerà. Sta avendo una crisi epilettica. Era prevedibile nelle sue condizioni."
Gli occhi si stringevano contro la sua volontà ma prima che si chiudessero definitivamente riuscì a scorgere una scintilla sulla punta affilata dell'oggetto nelle mani dell'infermiera. Le palpebre si appiccicarono tra di loro dopo pochi istanti che a lui sembrarono interminabili. Perse i sensi e non sentì più nulla.
 
Il suo tormentoso sonno venne interrotto dal ticchettio della pioggia sulle finestre pulite.
Subito si accorse della sostanziale differenza tra la stanza dove si trovava il giorno prima e quella dove era in quel momento. Questa era più silenziosa, mancava sua moglie e non un'infermiera passava fuori dalla porta. La calma regnava sovrana e quasi gli parve di essere l'unico paziente dell'intero ospedale.
La luce al neon del corridoio emetteva uno strano ronzio per nulla piacevole che gli impediva di ragionare. Sollevò le braccia tremanti e si premette le mani fredde contro le tempie. Si sentì bruciare il cervello.
Il suo pensiero corse immediatamente alle parole di sua moglie
(l'incidente)
che volteggiavano lampanti nella sua mente
(davvero non ricordi nulla?)
Ripercorse con calma ciò che era accaduto quella sera. O almeno provò.
 
Era tornato a casa dalle prove e per qualche oscuro motivo che ora non ricordava aveva litigato con Adrienne... Così aveva deciso di andarsene al bar e aveva chiamato Mike, ma l'amico aveva declinato l'invito con la scusa di voler passare un po' di tempo con Brittney e i figlioletti.
Ora, cos'altro era successo? I polpastrelli delle dita premevano la testa come se comprimendola fosse riuscito ad ottenere ciò che cercava.
Un bar, i ricordi si affievolivano e s'appannavano davanti alla porta del bar.
(Quindi l'incidente era avvenuto al ritorno)
Probabilmente era ubriaco.
Con uno sforzo immenso si vide salire sull'automobile e inforcare la strada per casa. I fari dell'automobile scura davanti a lui lo accecavano. Ma qui il filmato mentale che stava costruendo si interrompeva, come una pellicola che si brucia lasciando a bocca spalancata lo sfortunato spettatore nel punto saliente. Non aveva senso sprecare altre energie e il mal di testa lo stava divorando. Abbassò le palpebre e inaspettatamente cadde in un nuovo tormentato sonno.
 
"Mi spiace Signor Armstrong ma devo darle una notizia che non le piacerà." La voce dell'infermiera sembrava dispiaciuta. Probabilmente era riuscita a costruirsi questo tono dopo anni di esperienza. "Sua moglie sa già tutto... Non so, forse preferisce che sia la Signora a dirglielo..."
"No... non voglio aspettare oltre. Parli pure."
"La questione è molto delicata. Sa... Dopo alcuni esami abbiamo raggiunto la conclusione che..." Si interruppe per aumentare l'attesa. "Lei ha perso l'utilizzo delle gambe. E la cosa è definitiva. Sarà costretto alla sedia a rotelle, probabilmente per tutta la vita."
Avrebbe voluto rispondere qualcosa, qualsiasi cosa, ma la gola gli si era come riempita di ghiaccio. E quel ghiaccio lo stava soffocando.
 
Era forse questa la la sua fine?
 
Niente più concerti, non avrebbe più potuto recitare nel ruolo di Saint Jimmy. Non avrebbe più suonato la chitarra, o almeno non come una volta.
 
Era davvero questa la fine di Billie Joe Armstrong?

 

LadyPUNK 
   
 
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