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Autore: antoL490    24/10/2011    6 recensioni
Lei, che non l’aveva mai amato.
Lei, che era riuscita ad incastrarlo.
Lei, che l’aveva fatto innamorare.
Lei, che l’aveva rovinato. Come tutti sapevano che avrebbe fatto.
Tutti, tranne lui. Lui che, accecato dall’amore, era stato l’unico a non capirla veramente, l’unico che in quel momento stava soffrendo come un cane.
Genere: Drammatico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Nuovo personaggio, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ed eccomi tornata con la mia terza Ine- Shot.
Anche questa è ispirata ad una canzone. Questa canzone è 'Bella stronza' di Marco Masini.
Non è uno dei miei artisti preferiti, ma mia zia mi ha fatto ascoltare questa canzone fino alla sfinimento
E questo è quello che ne è uscito.
Spero che vi piaccia!
Naturalmente, ogni tipo di commento è ben accetto.
Alla prossima!
Anto.


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“Ci rovinerà. Lo sai che lo farà.” Disse Tomo, risoluto.
“Non è vero. Smettila di dirlo.” Rispose lui, stringendo i pugni e cercando di mantenere la calma.
“Ti farà soffrire. Rovinerà la tua vita e anche la nostra. Non gliene fotte un cazzo di te. Gli interessano solo i tuoi soldi e la tua fama.”
Lui non ce la fece più. Gli si scagliò addosso, il pugno alzato e lo colpì dritto sulla bocca.
Gli spaccò il labbro. Ma Tomo reagì, e lo colpì forte sul sopracciglio, che si tagliò. Grugnendo continuarono a cercare di colpirsi ma vennero divisi da Shannon, che urlò:
“Ma che cazzo fate? Siete impazziti?”. Puntava una mano sul petto dell’amico e una sul petto del fratello. Si guardarono in cagnesco ancora per qualche secondo, poi Jared si poggiò una mano sopra l’occhio e con una smorfia si voltò e se ne andò.


 
-Poche settimane dopo.
 
“Ne ho abbastanza. Non riesco a sopportarlo, mi capisci?” disse Isabel.

Jared si premette i palmi sulle tempie e chiuse gli occhi.
No. No. No. Pensava. 
“Non puoi farmi questo. Non ora. Io… Io ho bisogno di te. Tu sei… Tu… Ma io ti amo.” Disse, con le lacrime agli occhi.

Isabel non l’aveva mai visto così. Ma non doveva cedere. Gli si avvicinò e gli posò una mano sulla guancia.
Lui la guardò. I suoi occhi, gonfi di lacrime, sembravano ancora di più due oceani.
“Non siamo destinati a stare insieme.” Disse. Lasciò una breve carezza su quella guancia e prese la sua borsa. Si diresse verso la porta.
Il rumore dei suoi tacchi scandiva il battito del cuore e dei pensieri di Jared.

Toc. Toc. Toc.
Non andare. Non andare. Non andare.


Ma lei se ne andò. E quando la portà sbattè e il rumore dei suoi passi cessò, anche il cuore di Jared cessò di battere.


 
-Sei mesi dopo.
 
Jared era seduto su una panchina, con una birra in mano.
La beveva facendo piccoli sorsi. Il suo sguardo era fisso sulla vetrina di quel lussuoso ristorante italiano che si trovava davanti.
O meglio, su chi c’era dietro quella vetrina.
Isabel.
Indossava un vestito rosso, che le arrivava al ginocchio. I capelli biondo scuro erano raccolti, con la frangia a ciuffo che le scendeva graziosamente sulla fronte.
Davanti a lei un’uomo che avrà avuto come minimo cinquant’anni. Venti in più di lei.
 
Lei, che non l’aveva mai amato.
Lei, che era riuscita ad incastrarlo.
Lei, che l’aveva fatto innamorare.
Lei, che l’aveva rovinato. Come tutti sapevano che avrebbe fatto.
Tutti, tranne lui. Lui che, accecato dall’amore, era stato l’unico a non capirla veramente, l’unico che in quel momento stava soffrendo come un cane.
 
In quel momento lui soffriva. Lei accarezzava la mano di quel miliardario, sorridendo civettuola.
Stronza. pensò.
 
Continuò a bere la sua birra, senza smettere di guardarli.
Ad un certo punto lui chiamò una cameriera e le mormorò qualcosa. Lei se ne andò, e poco dopo tornò con il conto.
Lui lo pagò. Lei teneva lo sguardo basso, con le guance velate di rosso.
Poi lui si alzò e, da vero gentiluomo, le porse la mano. Lei la prese e si alzò.
Uscirono dal ristorante. Lui si diresse verso il parcheggio. Lei rimase davanti al ristorante.
Quando Jared vide l’uomo allontanarsi, non resistette e si avvicinò a lei.
 
“Cosa ci fai qui?” , chiese lei, fredda come il ghiaccio.
Lui non rispose, ma puntò lo sguardo sulla spilla che lei indossava.
Se la ricordava. Gliel’ aveva comprata lui, un paio di mesi prima.


 
#Flashback
 
Isabel e Jared, mano nella mano, passeggiavano per uno di quei mercatini delle pulci.
Scherzavano, si sorridevano, si davano dei bacini, si coccolavano.
Tutti quelli che li videro non poterono fare a meno di pensare ‘Oh, che coppia innamorata.’ .
 
Poi lei si fermò, incantata da quello che vedeva.
Lui l’abbracciò da dietro e poggiò il mento sulla sua spalla.
“Cosa guardi?” le disse.
Lei indicò una spilla. Era a forma di rosa, con  una bordatura di simil oro. La rosa era colorata da piccoli cristalli rosso scuro.
La guardarono ancora per un minuto, poi lui sciolse l’abbraccio e chiamò l’uomo che stava al banco.
Le comprò quella spilla che le piaceva tanto.
 
“Non dovevi.” Disse Isabel, sfiorando la spilla, che ora era appuntata sul suo petto.
“Volevo.” Disse semplicemente lui, con un sorriso.
 
Quando arrivarono a casa fecero la doccia. Insieme.
Si ritrovarono nel letto, abbracciati. Lei poggiava la testa sul suo petto e con le dita lo accarezzava.
“Ti amo.” Gli disse.
 
Bugiarda.

 
#
 
 
“Come fai a stare con lui? ” disse lui, andando dritto al sodo.
“Mi ama.” Rispose.
“Non ci credi neanche tu. E’ il tuo corpo che vuole. Ma che parlo a fare. Lui vuole il tuo corpo. Tu i suoi soldi. Siete pari, in questo modo. Sei la sua puttana. E ti va bene così.” Disse lui.
Lei alzò la mano, pronta tirarli uno schiaffo. Ma lui la bloccò.
“Non ci provare. Ci siamo già passati.”


 
#Flashback
 
“Aveva ragione Tomo! Avevano ragione tutti! Non mi hai mai amato. Sei solo una puttana! “ le urlò.
Lei le tirò uno schiaffo. Lui perse il controllo, già precario, dopo tutte le birre che aveva bevuto.
La spinse. Lei cadde. La prese per il colletto e la sbattè al muro.
La guardò negli occhi. E vide la paura segnare i suoi occhi castani. Rinsavì.
Lasciò la presa. Lei corse in bagno, spaventata. Chiamò la polizia.
Ma lui se ne andò prima che finisse la telefonata. Lei disse che non importava, che ormai se n’era andato. Per fortuna non aveva dato nessun nome.
 
#



Lasciò la mano.
Si guardarono.
Per un attimo lui provò l’istinto di prenderla, portarla a casa, strapparle brutalmente quei vestiti e fare l’amore come avevano già fatto tante volte.
Ma si disse che non voleva rovinare quei pochi ricordi che gli aveva lasciato.
Non voleva rovinare quell’amore così tenero e pulito che avevano avuto insieme.
 
Quindi se ne andò. Lasciandola così.
Forse finalmente sarebbe riuscito ad andare avanti.
Forse prima o poi l’avrebbe dimenticata.
 
Forse, sarebbe tornato ad amare.

  
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