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Autore: St. Jimmy    25/10/2011    1 recensioni
"Ondeggiava tranquilla nell'aria, sensibile ad ogni suo movimento. Si sarebbe quasi potuto dire che quella semplice catena dalle piccole maglie argentee rispecchiasse le sue sensazioni, proiezione inevitabile dei suoi sentimenti."
La St. Jimmy Corporation è fiera di presentare un nuovo pairing, frutto dell'attizzamento derivato dall'instabilità mentale dell'autore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Billie J. Armstrong
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LA CATENA DI SAINT JIMMY



"Ehy, tutto bene?" domandò Rebecca premurosa, regalandogli uno smagliante sorriso. Non era un sorriso qualunque, era un sorriso di quelli che solo lei sapeva sfoderare, di quelli sinceri, di quelli che ti trasmettevano quel senso di calore e protezione in cui ti potevi rifugiare nei momenti più bui, lontano dai timori e dalle avversioni della vita quotidiana. Billie Joe si voltò verso di lei sulla sedia girevole del camerino, e mascherando l'insicurezza, sorrise di rimando. "Certo, tutto assolutamente perfetto," disse, cercando di apparire convincente. I suoi occhi però sembravano non volergli dare ascolto, sembravano non voler accettare che lui nascondesse così i suoi veri sentimenti, che li occultasse persino alla vista di chi avrebbe solo desiderato aiutarlo. I pesanti cerchi di matita nera volutamente sbavata non facevano che accentuare la reale natura di quel profondo sguardo di smeraldo, così fragile, così prezioso.
"Sei sicuro?" tornò a chiedere la ragazza teneramente accigliata, nel tono di chi tenta di far confessare una marachella ad un bimbo. Billie Joe desistette per un attimo dalla sua falsa convinzione, l'attimo che bastò a Rebecca per essere definitivamente certa della sua teoria: Saint Jimmy aveva paura.
"Sì! Cioè, sì, più o meno..." Armstrong passò a fissare una delle catene agganciate ai jeans scuri che indossava. Gli ricadeva al lato esterno della coscia sinistra, appesa penzoloni nello spazio vuoto tra la sedia e il pavimento. Ondeggiava tranquilla nell'aria, sensibile ad ogni suo movimento. Si sarebbe quasi potuto dire che quella semplice catena dalle piccole maglie argentee rispecchiasse le sue sensazioni, proiezione inevitabile dei suoi sentimenti. Una sua mossa, un suo sussulto, un suo minimo tremito l'avrebbero risvegliata dallo stato di quiete in cui giaceva ed inesorabilmente Rebecca se ne sarebbe accorta, decifrando le emozioni che lo angustiavano. Ma a quanto pareva le aveva già tradotte, catena o meno.
"Ansia da performance?" azzardò.
Billie cominciò a torturarsi le dita delle mani posate in grembo. Andò con il medio della sinistra a ripassare il tatuaggio sull'anulare della destra, ne ridisegnò fedelmente i contorni una volta, poi due, poi tre. Continuò ad assillare l'immagine per quasi un minuto, pensando a cosa dire. Alla fine si esibì in una sarcastica, forzata risata.
"Eh eh, sembra strano, vero? Billie Joe Armstrong soffre di ansia da performance... ci sarebbe da divertirsi... Ma la fobia da palcoscenico è una brutta bestia, e tu ne sei consapevole quanto me..." confermò riluttante, ma nonostante tutto sollevato dal fatto che qualcuno ora conoscesse il suo segreto, e che quel qualcuno comprendesse quel problema e l'avesse sperimentato sulla propria pelle. Rebecca annuì.
"Avevo intuito che qualcosa non andava," disse, abbozzando un sorrisetto nella speranza di attenuare la tensione, "ma vedrai che andrà tutto bene. Siamo in tanti nel cast, lo sai, e siamo tutti qui non solo per recitare, ma anche per aiutarti se qualcosa dovesse mettersi nel verso sbagliato. E' passato solo un mese dalla tua prima esibizione al St. James, è normale che tu abbia paura. Non è esattamente come un concerto punk, questo è ovvio, ma sarà tutto comunque splendido, stanne certo." Si avvicinò a lui, poggiandogli la mano sull'avambraccio fasciato nella sdrucita giacca color panna, "Allora, che ne dici? Abbiamo ancora un'ora per provare, ti va se ripassiamo qualche scena?" Un nuovo, rassicurante sorriso le irradiò il volto, riscaldando il freddo ed inquieto cuore di Saint Jimmy. Lui tornò a guardarla, ora con una scintilla di concreta convinzione nel verde delle luminose iridi.
"Sicuro!" rispose, "Da dove preferisci iniziare?"
"Hey, questo avrei dovuto chiedertelo io!" esclamò Rebecca tra le risa, "Non vorrai mica rubarmi la parte vero? Anche se devo dire che come Whatsername non saresti niente male... Qualche extension, una gonna e un po' di tette e poi sei perfetto!"
Billie scoppiò a ridere, quella genuina e naturale risata che lo contraddistingueva da quand'era bambino. Era incredibile come Rebecca, quella splendente ragazza dalla pelle olivastra e i folti capelli ricci riuscisse a farlo stare bene, a fargli ritrovare il sorriso persino nei momenti più inaspettati. Le era grato per questo.
"Ok, la scelta è mia, eh... mmm... fammici pensare... Idea!" esclamò Armstrong, colto da un lampo di inspiegabile euforia, "Allora, facciamo così: io direi di non provare nulla, e semplicemente... be', improvvisare, se per te va bene." Si alzò in piedi, e aggiunse, "l'improvvisazione è importante quanto il testo di un copione! Solo che mette in mostra il vero talento di un attore, perché il copione lo si sa già a memoria!" Ostentò un sorriso a trentadue denti.
Con gesto teatrale le porse la mano, e con fare solenne disse:
"Rebecca Naomi Jones, mi concedete l'onore di questo ballo?"
Rebecca lo guardò tra il sorpreso e il divertito, poi tese il braccio verso di lui e con leggiadria Billie Joe l'attirò a sé, un perfetto galantuomo di strada nei jeans malconci e la giacca da tenebroso damerino.
"Naturalmente, mio cavaliere," rispose lei lasciandosi coinvolgere in un imprevisto ballo di corte, che pur serbava in sé tutta la grazia di un ballo di corte reale, con tanto di re e regina tra gli spettatori. Volteggiarono assieme nel camerino ingombro di vestiti ed abiti di scena, nella penombra creata dalle luci soffuse, parzialmente oscurate da nere camicie abbandonate sulle lampade. Rebecca stringeva la calda mano di Billie Joe, gli permetteva di accarezzarle i fianchi e di circondarla con le sue braccia forti, decise, mentre il suo sguardo si perdeva in quello di lui, verde come i prati più sconfinati. Era così bello stare con Billie, era così semplice amarlo, così naturale. Un mese era volato da quando per la prima volta aveva messo piede a Broadway in veste di Saint Jimmy, Rebecca ricordava bene quel giorno. Ricordava che non le aveva dato l'impressione di essere il frontman di un gruppo punk affermato sulla scena mondiale, ma piuttosto un cucciolo spaesato in cerca di un appiglio. E il giorno in cui per la prima volta ci aveva parlato di persona, nello studio di Jingletown, solo allora si era resa conto di quanto impaurito fosse in realtà, di quanto quella marea di attori, ballerini, cantanti professionisti lo facessero sentire insignificante. Era spaventato, aveva paura di non essere alla loro altezza. Lui non aveva mai studiato canto, le uniche lezioni che aveva preso le aveva seguite a cinque o sei anni, e tutti quei gorgheggi e quegli esercizi per scaldare la voce gli erano completamente estranei, per non parlare della recitazione. Era stato catapultato in un mondo che non gli apparteneva, vestito, e trasformato in attore. E questo lo rendeva estremamente nervoso, lo preoccupava, ed aveva anche accentuato i suoi attacchi d'ansia, a detta di Dirnt. Ma Billie Joe, nonostante il disagio, ce la stava mettendo tutta, tutto il suo impegno come artista e come persona, e Rebecca, Rebecca lo amava anche per questo. La sua determinazione l'affascinava, lui l'affascinava.
Ma non era affatto una ragazza stupida, o incurante: era pienamente consapevole di quanto il suo sentimento fosse sbagliato e pericoloso, così l'unica cosa che poteva fare era amarlo in segreto, amarlo per conto suo. Non aveva certo dimenticato che Armstrong era un uomo sposato, e che tra l'altro aveva due adorabili figlioli ad aspettarlo a casa ogni sera. Non avrebbe mai voluto privare quelle creature dell'affetto del loro papà, per nulla al mondo. E quanto ad Adrienne, rispettava immensamente quella donna e l'ammirava come nessuno.
Oh, ma quel viso, quegli occhi, quella splendida voce... e quelle labbra... Avrebbe fatto di tutto pur di poter assaggiare anche solo una volta quelle candide labbra così invitanti, così carnose...
E in quell'istante, la luce, il silenzio, la luna, tutto sembrava parlarle, tutto sembrava volerla affogare in quella stonata litania di incontrollabili battute fuori campo.
Così Saint Jimmy guidava la sua Whatsername nella danza più coinvolgente che l'uomo avesse mai sognato...
Sì, era arrivato il momento della verità, e stavolta non avrebbe esitato. Il suo amore era sbagliato, ma giusto era che il diretto interessato ne fosse al corrente: era una questione di correttezza nei suoi confronti.
Smise di pensare, e decise di seguire ciò che il cuore le diceva di fare.
Raccolse tutto il coraggio di cui disponeva, e con un movimento tanto convinto quanto soave gli circondò il volto con le sue tiepide mani, mentre con le labbra profumate accarezzava quelle di lui.
Billie Joe smise all'improvviso di ballare, colto alla sprovvista da quel gesto inaspettato. Inaspettato, già... e forse, perché no, desiderato...
Avrebbe dovuto dirlo a Rebecca, avrebbe dovuto dirle ciò che realmente provava per lei, ma parlare, in quella precisa situazione, sarebbe stato inutile, soprattutto quando ancora non era sicuro di ciò che si era venuto a creare tra loro, dì ciò che le loro anime avevano coltivato assieme.
Era solo un'ottima amicizia? Fino a qualche tempo prima avrebbe risposto di sì, ma ora non ne era più così convinto, non dopo tutti quei pomeriggi passati insieme a passeggiare e scherzare per il centro di New York.
Era amore?
(Adrienne Nesser, con questo anello io ti sposo, promettendoti amore leale...)
Chiuse gli occhi.
Rebecca Naomi Jones, con questo anello... Rebecca, io ti amo. Io ti amo, e tu lo devi sapere, perché tu a tua volta ami me.
Ma, dopo un passo del genere, sarebbe ancora riuscito a tornare dalla sua famiglia e guardare ancora in volto Adrienne, Joseph, Jakob? I suoi figli come avrebbero reagito ad una notizia come "papà ora sta con Becca ragazzi, dovrà andarsene di casa"? Era facile: semplicemente non avrebbero reagito, perché non l'avrebbero mai saputo. Non si sentiva di rischiare di perdere i ragazzi, e Adrienne, Adrienne... forse non l'amava più come una volta, ma le voleva ancora un bene dell'anima. Non era solo la sua prima, unica moglie, era anche la donna che gli aveva insegnato a vivere, che gli aveva insegnato ad essere colui che era, e non era di sicuro un fatto da sottovalutare. Ma allora che fare? Che fare...
La catena si muove se tu ti muovi, Billie, trema se tu tremi...
Niente parole, avrebbero solo complicato la sua già complicata situazione, senza contare che avrebbe dovuto pensare a cosa dire, e di pensare non ne voleva proprio sapere. Sarebbe potuta rivelarsi la cosa più stupida da fare, nella posizione in cui si trovava. Pensare non era il suo forte già da lucido, e ora lucido non lo era per nulla.
Bene, in tal caso avrebbe lasciato che il destino facesse il suo corso.
Timidamente, dolcemente, fece scivolare la lingua tra le labbra dischiuse della ragazza. Lasciò che lei realizzasse ciò che stava succedendo, lasciò che si abituasse al sapore aspro della birra che gli impregnava la bocca, e quando capì che non avrebbe dovuto attendere oltre, gentilmente l'abbracciò, e piano le mordicchiò il labbro inferiore, confondendo i loro respiri. Le passò una mano tra i capelli corvini, tra i morbidi ciuffi di ricci rosa, la coccolò e la strinse a sé, protettivo come un fratello.
Era tutto così surreale, tutto così romantico.
Rebecca aveva sempre sperato in un finale del genere; i due innamorati uniti in un passionale bacio al chiaro di luna, le luci che spariscono in dissolvenza, ed il sipario che cala dall'alto, a conclusione del primo atto di un eterno amore.
Ma era davvero destinata a finire così?
La risposta giunse da sola.
Davanti a lei, stretto al suo petto, Billie Joe fu attraversato per un istante da un breve, impercettibile fremito. Avvenne tutto in un battito d'ali.
Le ritte punte dei capelli neri oscillarono nell'aria, le palpebre si chiusero più forte con un sommesso scatto, le ciglia vibrarono per attimi incontrollabili nell'atmosfera circostante, ed una catenina tintinnò la sua felicità, riempiendo quel vuoto camerino di una semplice, festosa melodia.
Rebecca la ascoltò.
Billie Joe la benedì.



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A/N
Squillino le trombe! Sono fiero di presentare uno dei nuovi pairing inediti che mi ronzava in testa da quest'estate: il Billiecca! LOL, Billiecca. OTP, assolutamente.
Si tratta di Billie Joe Armstrong x Rebecca Naomi Jones, l'attrice che interpreta Whatsername nel Musical di American Idiot. Amo quella ragazza, è la mia preferita nel cast, di pari passo con John Gallagher Jr. e Tony Vincent.
Sulla fic non ho niente da dire (strano), ma ci tengo a ringraziare la mia RR nonché BETA-Reader LadyPunk per la collaborazione ed il sostegno morale che mi dà e per sopportare tutti i miei deliri quotidiani impregnati di fantasie erotiche ai danni di quei nani sessualmente sfruttati che sono i Green Day.
E naturalmente ringrazio te, fedele lettore (sì, alla Stephen King), per aver dato uno sguardo a questo breve racconto, e per non aver gettato nello scarico il computer dopo aver concluso la prima riga.
Grazie
   
 
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