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Autore: bulletproofAliz    26/10/2011    4 recensioni
Frank stava aspettando la metro. Faceva freddo, si stringeva nel suo cappotto e aspettava. Aveva dimenticato l'MP3 a casa di un compagno di una nuova band da poco improvvisata ed ora si sentiva tremendamente solo, infreddolito, annoiato da quelle prove deludenti. Non c'era musica nella sua vita. Non c'era magia, solo un freddo silenzio.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Frank/Gerard
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Frank stava aspettando la metro. Faceva freddo, si stringeva nel suo cappotto e aspettava. Aveva dimenticato l'MP3 a casa di un compagno di una nuova band da poco improvvisata ed ora si sentiva tremendamente solo, infreddolito, annoiato da quelle prove deludenti. Non c'era musica nella sua vita. Non c'era magia, solo un freddo silenzio. Frank stava aspettando, come la metro anche una chiamata alla vita, una melodia inaspettata, qualsiasi cosa, qualsiasi. Ma non arrivava niente da troppo tempo ormai, e guardava l'orologio insistentemente, con occhi delusi e stanchi. Poi, di colpo, rumore, la metro che passava, rumore, gli scorreva davanti agli occhi, incessante, crescente, lo stordiva, scorreva inesorabile, rumore, senza mai fermarsi, respiri affannati, rumore, scorreva, rumore, fermati! A frank veniva voglia di gridare, la gente lo circondava, lo spingeva. Un frastornante silenzio lo scosse. Le porte si aprirono davanti a lui, e gli sembravano a momenti le porte del paradiso, gli era tremendamente grato per aver fatto terminare quella noia e confusione frenetica della sua vita. Una luce verde, un lampo forse, lo folgorò, ma no, non poteva essere quello, era qualcosa di magico, unico, irripetibile, introvabile. Erano due occhi verdi come la natura selvaggia riflessa nell'azzurro cristallino e incontaminato di un lago ghiacciato; Frank ritrovò sè stesso in quegli occhi vi si perse all'istante, non ne uscì mai più. Ma doveva muoversi, fare qualcosa, quella era la sua metro, la sua chiamata, l'amore, la musica, non poteva restare fermo e guardarla mentre questa gli sfuggiva dalle mani, non l'avrebbe mai permesso. Salì, si fermò di fianco allo sconosciuto infinitamente grato per avergli salvato la vita. Appoggiò la mano di fianco a quella di lui, e si incantò a guardarla, così bianca, si intravedevano le ossa, le vene, era trasparente. Ma c'era così tant gente che furono costretti a stringersi l'uno contro l'altro, e Frank fu davvero felice di essere finito lì, in quella squallida underground, su una metro scadente, era felice di non riuscire a respirare perchè completamente sopraffatto da quegli occhi e compresso dalla gente, spinto contro quello sconosciuto, quel bellissimo e unico suo salvatore. Il ragazzo dai capelli neri e gli occhi infinitamente verdi e profondi si girò verso Frank e sorrise per l'imbarazzo di essere praticamente l'uno incollato all'altro. Il volto di Frank avvampò alla vista di tanta bellezza. Ma a lui non dispiaceva essere così vicini, anzi voleva ridurre ancora di più la distanza tra i loro sguardi, voleva incastrare ogni sua parte del corpo con quelle dell'altro, voleva essere una cosa sola con lui, in quel momento e per sempre. Ricambiò il sorriso e sentì il sangue defluire dal viso verso il basso, quella distanza minima lo eccitava da morire. ''Piacere, Gerard'' disse lui. ''Frankie'' e sorrise di nuovo cercando di mascherare  la voglia di sbatterlo al muro e baciarlo in quell'istante, dato che non era possibile fisicamente e avrebbe potuto sembrare un maniaco. Ma Frank lo voleva, lo desiderava ardentemente, si immaginava i loro corpi nudi terribilmente vicini, immaginava per filo e per segno tutto, lo vedeva davanti a sè, vedeva sè stesso mentre accarezzava il suo sesso, mentre lo leccava, vedeva Gerard godere, lo sentiva venire, e quegli occhi, lui poteva venire da un momento all'altra solo guardandoli, anzi al solo pensiero di quel verde, di vederli chiusi mentre Gerard gridava, e sentiva il suo grido, lo sentiva, era come se glielo stesse sussurrando all'orecchio in quel momento, come se al posto di aver detto ''Piacere, Gerard'' avesse detto ''Continua, Frankie, non smettere'' anzi glielo avesse gridato, e lui continuava, non poteva farne a meno, lo vedeva, lo sentiva, lo immaginava, lo desiderava. Le porte si aprirono, Gerard sorrise a Frank e scese. Frank lo inseguì per un attimo, poi si rese conto che quello che aveva visto era tutto un sogno, un sogno meraviglioso, una tortura che non avrebbe mai dimenticato.
 
Qualche anno dopo, a Frank successe una cosa che non avrebbe mai immaginato. Dopo quell' ''incidente'' sulla metro non era passato giorno in cui non avesse pensato a Gerard. Ma non era mai riuscito a rivederlo. Un giorno, invece, il caso volle che si incontrassero di nuovo. O meglio, Gerard stava facendo dei provini per mettere su una band con il fratello, e Frankie aveva trovato un volantino appeso per strada; si era presentato il giorno dell'audizione in un locale e lo vide. Non era cambiato di una virgola, era sempre bellissimo. Il fratello -sul volantino c'era scritto che si chiamava Mikey- gli somigliava ma non era..non era lui. Frankie prese coraggio e si fece avanti, li salutò e Gerard ci mise un po' a capire che forse si erano già incontrati. Poi ricordò tutto, e dopo il provino di Frankie lo invitò a bere qualcosa. Lo aveva invitato a casa sua, la sera stessa. ''Mikey non ci sarà, saremo soli, mi spiace amico''. Ma a Frank non dispiaceva per niente, anzi, dopo anni di inattività in cui l'unica cosa che poteva fare era cercare e ricercare gli occhi di Gerard, quella era in assoluto la migliore notizia che il ragazzo potesse dargli. La sera giunse inesorabile, e Frank si ritrovò -anche troppo in fretta, dopo tutto quel tempo non era ancora pronto, forse- davanti alla porta di casa di Gerard, impaziente, ansioso, eccitato. Pochi istanti dopo era già dentro, seduto sul divano, e Gerard stava portando in sala la cena. ''Ho cucinato io, spero ti piaccia'' disse lui, e aggiunse un sorriso un poco trattenuto per sembrare credibile, ma lasciava percepire che era in ansia per il giudizio di Frank. Desiderava la sua approvazione, desiderava essere apprezzato! Assurdo, pensava Frankie. Cenarono e parlarono per tutta la sera, Gerard si rivelò un ragazzo d'oro, ma Frankie lo sapeva già da molto tempo, dentro di sè. ''Comunque, tra le altre cose, sei dentro.'' Frankie lo guardò con un'espressione interrogativa, non sembrava capire. ''Alla band, intendo'' sorrise di nuovo. Poteva esistere qualcosa di più bello? L'avrebbe visto quasi tutti i giorni per le prove, lui, i suoi occhi, il suo sorriso, Frankie si sentiva morire dentro, gli mancava il respiro, ma non stava morendo, anzi, stava rinascendo, di nuovo, come quella volta in metro, e ricordò tutto e più che mai in quel momento volle amare ogni parte di lui, infinitamente. ''Frankie'' disse, interrompendo il suo flusso di pensieri. ''Mmmh?'' ''Devo confessarti una cosa.'' ''Dimmi, gee''. Sentendo quel soprannome arrossì, si schiarì la voce. ''Dopo quell'incontro in metro.. ti ricordi? Beh, ti ho pensato molto. Mi prenderai per pazzo, però è così. Ti sognavo la notte e mi lasciavi confuso e, devo ammetterlo, anche eccitato, insomma credevo di essermi preso una cotta per te, dopo quella volta. Dopo mesi però ti ho dimenticato, o almeno ci ho provato,  e ho smesso di sognarti e cercarti.'' Frankie era sconvolto. Come poteva essergli capitata la stessa cosa che era successa a lui? ''E ora, vederti qui, sapere che sei nella band -sei tremendamente bravo, lasciatelo dire-'' aveva ripreso Gerard ''mi fa uno strano effetto..'' Frankie sentì un fuoco nascergli da dentro, dal petto, che lo invadeva in ogni angolo del proprio corpo, ma non stava immaginando tutto questa volta, si stava irrimediabilmente avvicinando a quel viso, involontariamente, non aveva alcun controllo delle sue azioni, avrebbe voluto fermarsi ma era impossibile, ormai, sarebbe stato impossibile per chiunque fermarsi davanti a quegli occhi, così verdi, che stavano già facendo l'amore con lui da tutta la sera, che l'hanno fatto per anni, senza mai smettere. Frankie lo baciò, sì, senza rimpianti, non si tirò indietro, aveva aspettato troppo per resistere ancora, e senza preoccuparsi del poter sembrare indelicato infilò con foga la sua lingua tra le labbra di Gerard, intrecciò le sue dita con i capelli neri e lunghi di lui, e Gerard lo sfiorava e lo accarezzava alzandogli la maglietta; avevano entrambi capito quale fosse il loro posto: quale poteva essere, se non l'uno tra le braccia dell'altro? Si amarono per altre infinite notti come quella, e anche se un giorno si sarebbero ritrovati sposati e costretti a mascherare la loro passione con il matrimonio, la loro storia non sarebbe mai finita. 
 
Una sera, Frankie, accoccolato nel letto di Gerard, nudo come un verme, ma come sempre a suo agio davanti a Gerard anche e soprattutto in quello stato, gli raccontò che la prima volta che si erano visti nella metro, lui gli aveva salvato la vita. ''Capii che non avrei mai incontrato nessun'altro come te. Mi hai aperto gli occhi. Mi hai fatto innamorare per la prima volta.'' Gerard lo fissò per un istante e poi lo baciò. Avvolti in quell'abbraccio, Frankie poteva infilare le sue dita tra le ciocche di capelli di Gerard, ormai rosse -era passato molto tempo, infatti, dalla prima volta che aveva accarezzato i suoi capelli-, e proprio in quel momento lui gli sussurrò all'orecchio ''Lascia che io sia l'unico in grado di salvarti.''
Frankie non avrebbe mai immaginato, nella metro, quel giorno tanti anni fa, che il suo amato Gerard avrebbe poi scritto una canzone in cui ricordava il loro amore, che l'avrebbe reso immortale ricordandolo ogni giorno sulle note di Bulletproof Heart, gridandolo insieme ai fans durante i concerti o sussurrandolo nell'orecchio di Frankie dopo aver fatto l'amore.
  
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