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Autore: SlightlyMad    26/10/2011    5 recensioni
Me lo ricordi tanto. Vi somigliate molto-
Il bambino corrugò la fronte.
-Zia Linds dice che sono una tua copia sputata-
Justin gli accarezzò i capelli.
-E' così, tesoro. Dicevo come carattere. Me lo ricordi ogni giorno di più-
Genere: Fluff, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Justin Taylor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Brian, cosa fai?-

Justin chiuse in fretta la portiera della macchina e corse fino ai cancelli della scuola.

Brian era accucciato per terra, sotto una panchina.

-Brian, ma cosa..?- Justin sospirò.

-Brian esci subito da lì sotto- gli ordinò piegandosi e prendendogli una mano strattonandolo. Le bambine sedute sulla panchina si voltarono stranite mentre loro si allontanavano.

-Quante volte ti ho detto di non fare quelle cose?-

Anche se sgridato il bambino continuò a tenere la testa alta e a guardare indietro per vedere le due bambine portate velocemente via dalle loro madri mentre queste lanciavano occhiate scandalizzate a Justin e al "piccolo pervertito". Brian non capiva cosa volesse dire quella parola. Era soltanto... curioso.

Brian salì in macchina seguito dal padre. Era la seconda volta che Justin lo beccava a sbirciare sotto la sottana delle compagne di scuola. Chissà perchè ma quel piccolo diavolo gli ricordava qualcuno.

Justin cominciò a guidare borbottando qualcosa: Brian sapeva che quando "parlava alla strada", come diceva lui, voleva dire che il padre aveva dei pensieri per la testa, di solito sul suo lavoro. Arrivarono a un semaforo rosso e si dovettero fermare. Anche il borbottio del padre cessò, sostituito da una espressione più tranquilla e rilassata: forse "parlando alla strada" aveva risolto il problema, qualunque esso fosse. Brian decise di approfittarne.

-Papà?-

-Sì, tesoro- rispose lui tranquillo, anche se ancora immerso nei suoi pensieri. A essere genitori si imparava anche a fare e dire e pensare mille cose assieme.

-Parlami di papà-

Justin irrigidì appena la stretta sul volante. In quel momento tutti i suoi pensieri svanirono.

-Come mai vuoi sa..-

-Non me ne parli mai-

Nelllo specchietto retrovisore Justin potè scorgere gli occhi limpidi del bambino, che aspettavano in silenzio.

Justin tentò di reprimere un lieve tremolio del labbro con un gran sorriso.

-Ne parliamo a casa- Si voltò a guardare il bambino negli occhi. -Ok, tesoro?-

Il bambino annuì.

Justin si voltò notando la luce verde in alto, e riavviò la macchina ripetendo con un sorriso tremolante.

-Ne parlaimo stasera, d'accordo? Stasera...-

 

Brian era a letto. Justin gli si sedette accanto imboccandolgi le coperte come ogni sera.

-Cosa vuoi che ti legga oggi?-

-Voglio che mi racconti di papà-

Di nuovo quel nome gli perforò il cuore. Sorrise semplicemente, guardando basso.

-Certo- ritornò con gli occhi su quelli del bambino - Te lo avevo promesso, giusto?-

Il bambino rimase immobile: era pronto ad annuire, a sorridere e magari a fare i capricci per un suo rifiuto, ma sentiva che non doveva e che non ne aveva bisogno.

Justin si alzò, ma il piccolo sapeva che sarebbe ritornato. Quando lo fece aveva in braccio un album di foto.

Justin si risiedette accanto al piccolo.

-Che cosa vuoi sapere?-

Il bambino non rispose.

Justin stette ad osservarlo qualche secondo, perdendosi nei ricordi.

-Me lo ricordi tanto. Vi somigliate molto-

Il bambino corrugò la fronte.

-Zia Linds dice che sono una tua copia sputata-

Justin gli accarezzò i capelli.

-E' così, tesoro. Dicevo come carattere. Me lo ricordi ogni giorno di più-

Justin sorrise rituffandosi nel passato.

-Ci siamo conusciuti a Pittsburgh, ma questo già lo sapevi. Prima di venire qui. Alla nonna non è mai piaciuto molto. Ma a Brian non è mai importato-

Justin aprì l'album di foto che aveva in grembo e glielo porse indicando una pagina. Brian aveva visto migliaia di volte la sua foto: nonna Debbie, zia Linds, zio Micheal, ne avevano sempre una nel soggiorno. A casa sua invece non ne vedeva mai. Non aveva mai chiesto il perchè al padre.

Non sapeva neanche l'esistenza di un album di foto. Il padre diceva sempre che a lui bastavano i disegni. Era la prima volta che gli mostrava lui una foto di suo padre. Era giovane quanto Justin in quel momento, e teneva in braccio un neonato.

-E' Gus, vero?-

Justin annuì.

-Nacque la prima volta che ci siamo conosciuti-

-E dov'è ora?-

Justin non capì la domanda.

-Con Mel e Linds..-

-Voglio dire papà-

Justin si bloccò, incatenato da quegli occhi così puri e innocenti.

Gli tolse l'album dalle mani, lo fece distendere, e mentre gli imboccava le coperte gli disse:

-In un bellssimo posto, pieno di luci e di coriandoli che cadono dal cielo. Ora dormi-

Gli diede un bacio sulla guancia e si allontanò con l'album in mano.

Chiuse la porta della cameretta e si avviò in salotto. Si sedette sul divano e respirò a fondo.

Aprì l'album su una delle ultime pagine. C'era solamente una foto, circondata dal bianco del foglio. Nella foto lui e Brian erano in smoking e si stavano baciando davanti ai due testimoni. Justin passò le dita sul volto dell'uomo. Staccò la foto dal foglio e si avviò in camera da letto spegnendo le luci del salotto. Rimasto solo come ogni notte nel suo letto, si voltò verso il suo comodino, dove aveva appoggiato la foto contro la lampada. Si strinse al cuscino serrando gli occhi e solo un flebile mormorio uscì dalle sue labbra.

-Buonanotte, amore mio-

Si addormentò così, mentre le promesse di amore eterno su quel pezzo di carta si dissolvevano portate via dal doloroso fumo del ricordo.

 
























Non ho molto da dire, a parte che mi sono commossa a scriverla, ma vabbè, io ormai sono un caso diperato. Lo so, è cortina, molto fluff, insulsa e senza pretese, ma è stato un po' un modo per rimandare la massiccia mole di studio che mi attende. Brian, secondo la mia originaria intenzione, era morto durante la gravidanza dell'altro Brian, motivo per cui il bambino ne porta il nome. Comunque non ho volut specificarlo perchè mi sembrava più suggestivolasciarlo in sospeso.
  
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