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Autore: SunriseNina    27/10/2011    2 recensioni
Matsuda non ricorda di avere così tanti parenti, colleghi, amici di famiglia e vecchi compagni di liceo e università.
Volge lo sguardo ai dettagliati ritratti dei santi, di Cristo, mentre il cuore gli batte insistente nel petto; la sua fervente fede aveva vacillato pericolosamente e infine si era infranta durante il caso Kira; non riesce ad osservare i volti delle statue di Gesù crocifisso in piena agonia senza rivedere il corpo fluttuante e mostruoso di Rem. Ma lei crede ancora, e tanto.
Le serve avere un dio benevolo a cui affidarsi, dopo tutto quello che le è successo, dopo tutto quello che ha dovuto sopportare.
Ed eccola, con la madre, sorridente, piena di speranza.
Speranza di ricominciare a vivere.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sayu Yagami, Tota Matsuda
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il ragazzo si sistema la cravatta, guardandosi dubbioso nello specchio.
Non si addicono a lui quegli abiti cerimoniosi ed impeccabili: scarpe lucide e scomode, un giacchettino color panna confezionato in sartoria, identico alla cravatta stretta intorno al colletto della camicia candida. Con mano tremante prende i gemelli dal comodino su cui li ha lasciati –deliziosi gioielli di madreperla che gli hanno regalato gli anziani genitori a Natale, mentre le sue lacrime di commozione venivano rischiarate dalla luce rosseggiante del camino acceso- e, sistemati con difficoltà questi ultimi ai polsi, è pronto.
“Sei pronto, Matsuda?” si chiede, senza riuscire ad abbandonare la propria immagine nello specchio: un viso impaziente ma spaventato, solcato da due profonde ed inappropriate occhiaie bluastre che, da quando tutte quelle travagliate indagini sono iniziate, lo accompagnano. Capelli neri come la pece, in contrasto con il vestito che indossa e che lo fa sentire terribilmente impacciato. Matsuda ha deciso quel colore perché è il contrario di tutto quello che sono stati gli ultimi anni; perché è il contrario di quei completi lugubri che ha indossato a quei tragici funerali -quelli di Ryuzaki, o L, Soichiro e Light-.Matsuda ancora non si rende conto di come abbia potuto quel ragazzo, il figlio del suo capo, commettere tutti quei… no, sono fatti da dimenticare. Un doloroso passato che si è concluso insieme a quella apparentemente interminabile e sanguinosa storia. Tutto ricomincerà.
-Muoviti, ti stiamo aspettando!- è Aizawa, che spunta con la sua chioma di ricci crespi dalla porta, con il viso evidentemente preoccupato.
Matsuda lo segue a passi veloci, in ansia come non mai.
Entra nell’imponente chiesa barocca e cammina per la navata con gli occhi desiderosi di tutti gli invitati che lo agguantano, curiosi e irrequieti.
I suoi passi risuonano tra i dipinti sacri e le vetrate luminose e colorate, lo scalpiccio risuona nell’alto soffitto a volta.
Aspetta lì, accanto all’altare, osservandosi le unghie. Si ricorda improvvisamente che avrebbe dovuto tagliarle, e fa una smorfia appena percettibile alla moltitudine di invitati. Non ricorda di avere così tanti parenti, colleghi, amici di famiglia e vecchi compagni di liceo e università. Volge lo sguardo ai dettagliati ritratti dei santi, di Cristo, mentre il cuore gli batte insistente nel petto; la sua fervente fede aveva vacillato pericolosamente e infine si era infranta durante il caso Kira; non riesce ad osservare i volti delle statue di Gesù crocifisso in piena agonia senza rivedere il corpo fluttuante e mostruoso di Rem. Ma lei crede ancora, e tanto. Le serve avere un dio benevolo a cui affidarsi.
Le porte della chiesa si spalancano, ed eccola: Sayu, il viso incorniciato da un sottile velo, ricamato con bianchi ed eleganti motivi floreali, i capelli nocciola sciolti che ricadono in morbide ciocche sulle spalline del vestito color della neve. Gli occhi, lucidi ed emozionati, risplendono di una gioia che non apparteneva a quel viso da tanto -troppo- tempo. Sorride, il rossetto è di un intensa tonalità ciliegia che ricorda molto le labbra dolci delle bambole di porcellana. Tra le mani, che portano lunghi e stretti guanti che le raggiungono il gomito, stringe un piccolo bouquet di fiori dalle sfumature pastello. L’organo intona un’inno sacro, coprendo il ritmico e metallico rumore della carrozzella spinta dalla madre di Sayu, la signora Yagami: nel suo viso sorridente e prematuramente rugoso si legge una richiesta, una preghiera sussurrata; il desiderio che la loro esistenza possa di nuovo essere felice. Dopo due funerali, il matrimonio dei due è un barlume di speranza nella decimata famiglia Yagami.
Matsuda è felice, al settimo cielo.
Ama Sayu, i suoi modi gentili, la sua risata cristallina, i suoi occhi scuri e profondi.
La ama, e si sente pronto.
Gli sembra quasi di vederlo, Soichiro, il suo capo, camminare accanto alla carrozzella della figlia, reggendole la mano con gli occhi pieni di commozione e di felicità. Era come un padre, per lui. L’immaginario Soichiro tende la mano logorata dal lavoro a Matsuda, come per chiedergli di aver cura di sua figlia, di non deluderlo nemmeno questa volta.
Non la deluderò, capo.” La signora Yagami lascia la carrozzina al ragazzo, che la spinge accanto alla propria sedia, di fronte all’altare.
Sayu gli rivolge uno sguardo pieno di sentimento e appoggia la mano inguantata su quella del futuro marito.
La loro vita può ricominciare.
Possono ancora essere felici.
   
 
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