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Autore: Alice_In_Warblerland    28/10/2011    3 recensioni
Ambientata dopo la 2x16, scritta di getto durante la pausa. Ergo, non tiene conto della trama, ma è una cosetta senza senso.
"Tutto in lei, sembrava riflettere l’innocenza, ma Damon la conosceva abbastanza per sapere che l’innocenza era l’ultimo aggettivo che le si potesse attribuire."
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Katherine Pierce | Coppie: Damon/Katherine
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ambientata dopo la 2x16, scritta di getto durante la pausa e poi dimenticata per mesi e mesi. Diciamo che non ha molto senso, ma potrebbe spiegare meglio il perchè Damon non approfitta della vicinanza di Katherine nella nuova stagione. A parte il suo amore per Elena, ovvio.
Buona lettura!


 




Stava leggendo uno dei diari di Jonathan Gilbert, con il naso che sfiorava le pagine. Trovava dappertutto annotazioni e riferimenti riguardo il luogo del massacro delle streghe di Salem, ma nessun posto preciso, e per di più, non riusciva a capire in che modo questo fosse collegato al piano dell’Originale per uccidere un suo simile, che tra tutti era il più potente.

C’era un solo modo per spezzare quella maledizione, a loro avviso tanto importante: il sacrificio della doppelganger e la partecipazione di una strega, un vampiro e un licantropo. Ma il licantropo manca all’appello, si disse fra sé l’uomo.

Chiuse di scatto il diario e si alzò, andandosi a versare un bicchiere di liquore forte, pensando a questa nuova rivelazione.

Nessun vampiro, Originale o dilettante che fosse, si sarebbe portato un ingombrante cane che necessitava di tranquillanti ad ogni ora della giornata, solo per quel sacrificio. Sicuramente il suo informatore senza testa gli aveva parlato del fatto che c’era un branco di lupi incazzati in città. Ma i cani erano scappati, quindi questo avrebbe fatto prendere loro del tempo.

Comunque, il luogo del massacro rimaneva un mistero. Uno bello grosso, perché se neanche Elijah lo sapeva, era davvero segreto e indispensabile.

Poggiò il bicchiere sul tavolino e si avvicinò alla finestra guardando fuori delle volpi al limitare del bosco. Sbatté il pugno chiuso contro il muro, e le volpi, spaventate dal rumore si nascosero tra gli alberi. Damon fissò il punto esatto in cui erano scomparse e ringhiò:

-C’è sicuramente un altro modo!

-Sì, secondo Elijah, c’è un altro modo.

Il vampiro trasalì, senza darlo a vedere. Distolse lo sguardo dagli alberi e lo focalizzò nel vetro della finestra, su cui si rifletteva l’entrata del salone. Secondo le antiche credenze medioevali, le immagini dei vampiri non venivano riflesse da specchi, pozze d’acqua e vetri, ma la figura di Katherine era inconfondibile.

-Sei ancora qui?- Chiese lui con tono stizzito, volgendosi verso di lei ed evitando il suo sguardo fino all’ultimo, per farlo poi ricadere contro i suoi occhi, accusatore. - Pensavo di essere stato chiaro, quando ti ho ordinato di andartene.

-Damon, se avessi sempre fatto ciò che mi ordinavano, io ora non sarei qui.

-Ovviamente.- S’intromise, sarcastico.

-E neanche tu.- Rincarò la dose lei, inclinando la testa a lato. -E comunque, come ti ho già precedentemente spiegato, più e più volte, vi voglio aiutare.-

-La domanda è: perché? Cosa ci guadagni tu?

-Sono cinquecento anni che scappo, Damon. Se riuscissimo a uccidere Klaus, non dovrei più nascondermi, e questo sarebbe una buona cosa per me, per te, e per tutti quelli che sperano nel fatto che io me ne vada.

Damon ignorò il fatto che l’uccisione di Klaus secondo lei, comprendesse un “noi”, e le rispose:

-In effetti, molti sperano che tu te ne vada. Anzi, tutti.

Katherine non rispose. Si limitò a dare un alzata di spalle e sedersi sul divano. Vide il diario chiuso e lo prese, trovando una pagina consunta, tutta spiegazzata. La lesse ad alta voce. Era quella che Damon aveva appena letto.

-Se hai davvero intenzione di aiutarci, dimmi qual è l’altro modo per spezzare la maledizione.

Lei picchiettò il dito in un punto della pagina, e Damon si avvicinò a vedere cosa stesse indicando. Il luogo del massacro.

-Si può sapere che ha di tanto importante?

-Quando una strega muore, rilascia una grande quantità di energia. Pensa a un posto dove ne sono morte a centinaia, che potrebbe succedere..

-Una bomba atomica..- mormorò lui, scorrendo con nuovo vigore le parole nella pagina, pensando forse che fossero cambiate dopo quelle riflessioni.

-Elijah credeva che se una strega fosse riuscita a canalizzare abbastanza energia, avrebbe potuto spezzare la maledizione, senza la doppelganger.

-Quindi io, dovrò trovare questo campo di battaglia tanto famoso.

-Mi sorprende che tu non sappia dove sia. Hai passato un secolo e mezzo per cercare di liberarmi dalla cripta, e hai chiesto aiuto tante volte ad Emily.

-Quindi?

-Quindi dovresti sapere dove è morta.

-Ero troppo fuori con la testa credendo di amarti, per preoccuparmene.

Infilò le mani tra i diari e i fogli sparsi sul tavolo in cerca di altre notizie che lo avrebbero aiutato nella ricerca, ma non trovò niente di nuovo, che non avesse già letto.

Ignorando Katherine, che si era messa comoda semisdraiata sul divano continuando a leggere il diario, salì in camera di Stefan, per controllare che non gli fosse sfuggita qualche informazione importante. Una doppia scorsa non avrebbe certo fatto male.

Entrò nella stanza e si diresse a passo sicuro verso la scrivania, senza chiedere niente. Non ricevendo alcun rimprovero per essere entrato senza chiedere, si guardò intorno.

Nessuno.

Sicuramente era fuori con Elena.

Rovistò senza ritegno nella scrivania ordinata secondo la legge del caos, e tra bigliettini sdolcinati e un reggiseno di Elena, trovò un diario.

Ma non era di Jonathan. Lo infilò nella tasca posteriore dei pantaloni, appuntandosi mentalmente di leggerlo quella sera stessa. Scartò la vecchia foto di Katherine, continuando la ricerca. “Ma non l’avevamo bruciata?” si chiese perplesso.

-Ancora quella foto?- Comparve lei, improvvisamente, alle sue spalle. Poggiò il mento sul suo collo e le mani sulle spalle per guardare meglio.

Damon si girò di scatto, e stringendo le dita intorno al suo collo la sbatté contro la scrivania, tenendola salda con il bacino. Lei, che era abbastanza forte da non sentire tanto dolore per quella presa, approfittando della posa ambigua assunta dal ragazzo, gli afferrò la cinta e lo avvicinò ancora di più a sé. Damon valutò le opzioni: infilare un pezzo della testiera del letto nello stomaco di Katherine per quell‘affronto, o approfittare della situazione, tradendo così la fiducia di Andie? Rise tra sé di quell’ultima affermazione. Chi se ne importava di Andie! E poi, lui era Damon Salvatore, non certo uno che si tirava indietro. Accettò la sfida, e sgombrando il piano della scrivania con il braccio, ci spinse sopra Katherine e le strappò l’abito di dosso. Lei gli tolse la camicia, e finalmente gli slacciò quella sospirata cinta. Gli sbottonò i pantaloni, e lui si rese conto che nonostante odiasse Katherine, riusciva ancora a provare un immenso desiderio fisico per lei. Immaginò fosse per il fatto che era identica ad Elena, così tentò di immaginare lei al posto di Katherine. Il risultato fu disastroso, perché come ogni volta che sognava di spogliare Elena, Stefan compariva nel sogno e se la prendeva lui, davanti a Damon, che alla fine si svegliava nel suo letto madido di sudore.

Salì sulla scrivania, coricandosi su Katherine, baciandole ogni parte nuda della sua pelle, vagando con le mani sulla sua schiena, cercando il gancetto del reggiseno. Lei spinse via il vampiro e lo fece sbattere contro il muro, mentre gli affondava una mano dentro i boxer, per poi tirarli via. La spinse a terra e le montò sopra, sul pavimento.

-C’è un letto proprio vicino a noi.- Ansimò Katherine al suo orecchio.

Damon sussultò al solo pensiero di stare nello stesso letto dove Elena dormiva, e dove soprattutto faceva cose con Stefan a lui proibite. Quasi non si accorse di aver preso il polso di Katherine e averla portata nella sua stanza.

La gettò con foga sul letto e le si coricò sopra, mentre lei gli accarezzava la schiena, mordendogli la spalla. Le tolse gli slip e dopo che lei aprì le gambe la penetrò con forza, tanto da farla gridare. Katherine strinse la presa sulla sua schiena e lo graffiò, con le unghie lunghe.

Lui, incurante del sangue che gli scorreva nella schiena, la prese per i fianchi e spinse godendo delle grida della ragazza che gli rimbombavano nelle orecchie.

Sentì la presenza si qualcuno oltre la porta e riconobbe il respiro di suo fratello, ma non quello di Elena.

Katherine prese il controllo della situazione, capovolgendo i loro corpi, mettendosi sopra. I capelli erano appiccicati al viso, e riccioli scomposti sfioravano il viso di Damon, un leggero rossore le tingeva le guancie, e lui, in quel momento pensò che fosse più bella che mai.

Subito dopo si pentì di averlo pensato, e riconobbe la capacità della ragazza nel mentire e confonderlo inconsciamente. Tutto in lei, sembrava riflettere l’innocenza, ma Damon la conosceva abbastanza per sapere che l’innocenza era l’ultimo aggettivo che le si potesse attribuire.

Katherine si chinò su di lui e lo baciò, dolcemente come per sfotterlo e prenderlo ancora in giro. Lui non mostrò nessuno di questi pensieri e ricambiò il suo bacio, posandole una mano sulla schiena e attirandola a sé. Dopo vari minuti, lei si lasciò cadere al suo fianco nel letto enorme, poggiando la testa sul suo petto. Istintivamente Damon la circondò con un braccio, mentre metteva l’altro dietro la testa.

Un vecchio sogno gli tornò alla mente, mentre il respiro di Katherine si faceva sempre più leggero e regolare.

Era buio, forse notte e lui era steso sulla terra umida. A pochi metri da lui c’era una figura, immobile, scomposta e morta. Stefan. Voleva avvicinarsi ma il dolore era troppo e aveva la mente offuscata. Erano stati uccisi, ricordava. Cos’era andato storto? Aveva sentito il proiettile entrargli con forza nel petto, poi più niente…

Damon tenne fisso lo sguardo sul soffitto mentre con la mano con cui teneva stretta Katherine le afferrava una ciocca di capelli e se la attorcigliava tra le dita.

Dalla foresta, in mezzo agli alberi, un'ombra si avvicinava, incombente su Stefan e lui voleva correre a proteggerlo, fino a quando non si rese conto che era Katherine.

Nel sogno, ricordava che aveva sospirato di sollievo, pentendosene poi, avendo creduto che Stefan fosse morto e Katherine no, e che lei fosse tornata. Katherine si mosse sul suo petto e il ragazzo, spostandola da lui abbastanza per potersi alzare, si diresse verso il bagno infilandosi sotto la doccia, per dimenticare quel sogno ad occhi aperti che lo assillava. Le forme erano nitide, ma non riusciva a ricordare quello che succedeva dopo. Più passava il tempo a pensarci, più i ricordi correvano via veloci. Mentre l'acqua scorreva sul corpo del vampiro, la sua mente vagava, cercando di non pensare a quel sogno premonitore, che gli aveva rovinato la sua esistenza ancor prima di iniziarla. Non ricordava il perchè ma sapeva in qualche modo, che ricordare quel sogno fosse importante per qualche motivo.

Katherine si inginocchiò sull'erba, con il volto a pochi centimetri da quello di Stefan, i capelli di lei che li coprivano, come una tenda che li separasse dal mondo esterno. Damon sapeva che lei stava sussurrando, ma forse perchè era un sogno, riusciva a sentire come se lo stesse bisbigliando al suo orecchio.

Katherine lo raggiunse sotto la doccia, passandogli le mani sull'addome e sui fianchi, fino a scendere alle cosce. Prese a baciarlo con delicatezza, leccandogli le labbra, diventando poi, via via sempre più insistente, fino a che lui non la sbattè contro il muro, ricambiando il bacio con violenza e accarezzandole il corpo, avido.

Quelle parole risuonavano però nella mente del ragazzo, che frustrato non aveva voluto crederci, continuando ad amare Katherine per oltre un secolo e mezzo. Si rese conto che la sua intera esistenza era andata sprecata, e che ora, non aveva più un obbiettivo, una missione o uno scopo come cazzo lo si volesse chiamare, per cui andare avanti.

Stefan, ti amo. Ti prometto che ritornerò da te e saremo felici, per l'eternità.

   
 
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