Insomma, è scienza.
#100. Joy doubled, sorrow
halved.
“E
così, adesso… insomma, qui è tutto finito. Te ne andrai.”
Nonostante
gli occhiali l’aiutino a guardarlo meglio, Sam non riesce a capire quale sia il
vero tono della frase di Flint.
“Beh,
teoricamente sarei dovuta rimanere soltanto un paio di giorni. Sai, per
l’apertura del parco. Beh, poi c’è stata tutta quella cosa della pioggia di
hamburger, e il cibo che pioveva dal cielo, e le tue straordinarie invenzioni,
e anche se poi è finito tutto in malora sono rimasta per… scusa, sto divagando.
Comunque sì, teoricamente il mio lavoro è finito.”
Flint
Lockwood – ex scemo del villaggio, potenziale eroe – è seduto sul molo, con le
gambe penzolanti nel vuoto. Sam Sparks – ex stagista, potenziale disoccupata o
responsabile del meteo – è in piedi poco distante, impegnata a grattare il
legno del molo con la punta della scarpa.
“E’
stato bello… lavorare con te.”
“E’
stato bello, sì” sospira la ragazza, incrociando le braccia davanti al petto.
Le dispiace andarsene. Il punto è che si è innamorata di quel posto dimenticato
da Dio, dove tutti si conoscono e si chiamano per nome. Si è innamorata di quel
clima, anche se potrebbe vomitare all’idea di mangiare sardine per il resto
della vita. Ma si potrebbe sempre trovare una soluzione. Potrebbero trovarla
lei e Flint… insieme. “Forse… forse potremmo inventarci qualcosa”
esordisce, sedendosi accanto a lui sulle tavole umide.
[Vieni
con noi, ricominceremo!]
“Del
tipo?”
“Non lo
so.” Sam fissa l’orizzonte per qualche secondo. “Potrei chiedere al mio capo di
realizzare un servizio sul post-tornado di spaghetti. Sai, un reportage
completo, con interviste ai superstiti, e Manny ha delle riprese davvero
eccezionali del vortice, e…” Si blocca, consapevole di aver ricominciato a
gesticolare e a parlare come una macchinetta. “Qualcosa del genere.”
[Vivremo
sotto terra, ci vestiremo con la pancetta!]
“Non mi
sembra una buona idea.”
[Non mi
sembra affatto un buon piano.]
“Lo è…”
[Lo è…]
“…se vuol
dire che non devo partire.”
[…se
vuol dire che non devo perderti.]
“Non ti
va di tornare in città?”
“Non
molto, a dire il vero.”
“Ma… e
il tuo lavoro? La tua vita? Avrai degli… degli amici, una… una madre, un
padre.”
“Sono grande
abbastanza per decidere dove voglio vivere. E no, a dire il vero non ho molti
amici. E poi, qui mi piace.”
“Ti… ti
piace? Che cosa ti può piacere di qui? E’ un posto inutile, dimenticato da
tutti, non c’è niente da fare, e…”
“…ci
sei tu.”
“Come?”
“Insomma,
sei… mi… sono… trovata bene qui. Con te. Insomma, con le tue idee. Il tuo
laboratorio è stupendo.”
E io mi
sono innamorata di te. Pazzamente, follemente, totalmente innamorata di te e
del tuo modo assolutamente folle di fare, dire, persino pensare le cose.
“Davvero?”
“Sì.”
“Beh,
ma che… che vantaggi potresti avere, trasferendoti qui?”
“Ehm…
beh, in primo luogo potrei… sarei… farei… beh, sarei… potremmo lavorare
insieme. Tu ed io. Non hai qualche progetto da sviluppare, qualcosa che hai
sempre voluto fare? Non ti serve un’assistente, una segretaria, un tuttofare,
un…”
“Beh,
teoricamente c’è…”
“Steve!”
La scimmia da compagnia di Flint fa capolino dietro la spalla di Sam,
strillando a pieni polmoni e all’improvviso. La giovane meteorologa,
spaventata, perde l’equilibrio e cade in mare, aggrappandosi appena in tempo al
giovane inventore. Cadono entrambi con un tonfo nell’acqua fredda, strillando
per l’impatto e la sorpresa.
Poi si
guardano, e d’un tratto iniziano a ridere. “Belle personalità scientifiche che
siamo” commenta la ragazza, “non riusciamo nemmeno a mantenere l’equilibrio.”
Flint è
rapito dalla sua risata. “Aspetta, ti aiuto a raggiungere la scaletta.”
Tornano
a fatica sul molo, ma saggiamente arretrano un po’ rispetto al bordo. “Grazie,
Flint. Se non ci fossi stato tu avrei impiegato ore per tornare su.”
“Figurati.”
“Vedi,
tu ed io… tu ed io riusciamo ad aiutarci a vicenda. È incredibile, non ho mai
conosciuto nessuno come te.”
È il
tramonto, e il sole comincia a tramontare davanti ai loro occhi. “D-davvero?”
“No,
mai.”
“Come
faccio ad esserti utile? Io non ho mai fatto nulla di grandioso, in vita mia.
Beh, a parte oggi.”
“Beh,
è… è difficile da spiegare. Ma quando sono con te, io riesco ad essere me
stessa, e… stare con te mi rende più felice.”
“In che
senso?”
“Beh,
stare con te raddoppia i miei momenti di gioia, e dimezza la tristezza. È come…
beh, insomma, è scienza.”
Anche
Flint sorride. “Quindi, vorresti restare per amore della scienza?”
“Sì”
sorride Sam, guardandolo ancora. “Per amore della scienza.”
Nel
tramonto che abbraccia SwallowMarina, gli appoggia la testa sulla spalla. Verrà
un giorno in cui si baceranno ancora, un giorno in cui troveranno un modo per
far tacere Steve, un giorno in cui cammineranno su quel molo con un figlio, un
giorno in cui Flint non sarà mai stato lo scemo del villaggio, ma oggi tutto
ciò di cui hanno bisogno è stare insieme, anche così, anche senza parole.
[813
parole.]
Note dell’Autrice
Mi sono innamorata a prima
vista del film “Piovono Polpette”, e considerando l’idea di un progetto di 101
baci e 101 storie, non potevo tagliare fuori i magnifici Flint e Sam.
Questi due adorabili
secchioni sono amore, punto e basta.
Spero vi piacerà leggerla
quanto a me è piaciuto scriverla.
Le frasi sulla destra, in
corsivo e tra parentesi, sono citazioni tratte dal film.