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Autore: saraviktoria    29/10/2011    0 recensioni
Da che mondo è mondo, le prese in giro sono sempre esistite
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Non so cosa mi sta succedendo. Non mi capisco nemmeno io.

Da che mondo è mondo, le prese in giro sono sempre esistite. E ho sempre saputo rispondere a modo. Non che me ne sia mai importato granché. Sono uno scherzo, un gioco. A scuola, soprattutto.

E al mio compagno di banco piace giocare. Mi tira sempre frecciatine sul mio ex, su qualche compagno di classe, sul cognome di mia madre.

Quando ti sei lasciata da poco con un ragazzo perché lo hai visto farsi un'altra, puoi essere solo contenta se lo prendono in giro.

Quando ti dicono che staresti bene insieme a un bel ragazzo, puoi solo sorridere.

Quando tua madre è tedesca, e ti ha appioppato come secondo cognome il suo, cognome che detesti, Von Der Meer, puoi solo esultare se scopri che non sei l'unica a trovarlo ridicolo.

Ma non oggi, non so cosa mi è successo oggi.

Mi stava prendendo in giro, come al solito

"e figurarsi se la Sara non si è fatta toccare le tette da Luca" percepii, mentre tentavo di prestare attenzione a quella di italiano che spiegava l'amore cortese in Francia. Appoggiai la testa sul banco

"ma Sara,ma sei ancora vergine?"  chiese il mio compagno di banco. Annuii

"Andre, ma sono domande da fare?" ridacchiai. Perché non ci trovavo niente di male. Perché noi facevamo sempre così. Ma in quel momento le guancie iniziarono a diventarmi molto calde, pensai fosse dovuto al fatto che ci aveva sentito mezza classe, e lasciai perdere.

Iniziai anche a sentire un groppo in gola, ogni volta che respiravo. Controllavo l'orologio ogni trenta secondi, aspettando con ansia l'intervallo.

Quando alle dieci la campanella annunciò la fine delle lezioni, mi alzai di corsa

"Ila, vieni, ti prego" la presi per un braccio.

"dove?" chiese lei, prendendo il telefono dallo zaino

"non lo so, ma andiamo" camminai spedita per il corridoio, il viso in fiamme, una sensazione di peso allo stomaco. Mi appoggiai al calorifero del bagno subito prima di scoppiare a piangere. Non sapevo nemmeno io il perché, sapevo solo che avrei preferito non andare a scuola, stamattina.

"Sara … " la mia amica mi abbracciò, cercando di confortarmi. Durò poco, di solito ero in grado di controllarmi e non mi ci volle molto a riprendere il controllo, sciacquarmi la faccia e sistemarmi il trucco. Non capivo, ma ogni volta che pensavo il nome 'Luca', il nome del mio ex, per intenderci, mi saliva un groppo in gola.

Tornai in classe con la voce di chi ha un brutto raffreddore e le braccia incrociate sul petto.

"tutto a posto? Hai le tue cose?" chiese Andrea,scherzando come al solito.

"sto bene" risposi, in automatico, maledicendomi per aver aperto bocca.  Intervenne qualcun altro, forse spaventato dal mio tono di voce. Ripetei una decina di volte che no, non avevo niente; che sì, stavo bene , finché non arrivò quello di religione a mettere ordine. Scrisse alla lavagna la frase che lo aveva fatto diventare la barzelletta della scuola: chi è l'uomo? Domanda a cui ogni anno, sempre con gli stessi studenti, cercava di trovare una risposta.

"allora … dov'eravamo rimasti …. l'uomo fa parte del microcosmo, è il suo cervello ed è un animale geniale …. Oggi analizziamo l'effetto che gli altri possono avere su di noi, di come l'uomo viene influenzato da ciò che lo circonda" ma non lo stavo già più ascoltando. Mi sentivo il viso in fiamme,sapevo di avere gli occhi rossi e l'espressione vuota. Cercai di trattenermi dal piangere, fino alla fine dell'ora. Progettavo di correre in bagno al suono della campanella, sfogarmi e poi tornare in classe per l'ultima ora. Piangevo di rado, ma quando iniziavo era difficile farmi smettere

"Sara, ma cos'hai?"

"niente, Andre" mormorai, cercando di controllare la voce. Nascosi la testa fra le braccia quando iniziarono a scendere prime lacrime

"ehi, ma non fare così … che poi mi deprimo anch'io" gli ci volle tutta la sua forza persuasiva per portarmi fuori dalla classe ma, soprattutto, per farmi passare davanti a tutti

"cosa c'è?"

"non lo so, ma ti prego, non mi prendere più in giro" riuscii a dire tra le lacrime. Mi abbracciò

"scusa, pensavo che non ci rimanessi male. Potevi dirmelo prima … " nel frattempo era uscito qualcun altro, quelle poche ragazze che avevo in classe e alcuni dei ragazzi con cui avevo legato. Chiedevano cos'avevano, volevano una risposta

"sto bene. Ma non state tutti qui" risposi, decisa, asciugandomi le lacrime con la manica della camicia. Non stavo bene, ma non riuscivo a capire. Ero sempre stata contenta del trattamento maligno che Andrea riservava al mio Luca. No, non era più mio. Anzi, forse non lo era mai stato, ero stata io a illudermi. Forse per questo stavo piangendo. Perché, forse, nonostante tutto, ero ancora innamorata di quel bastardo

   
 
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