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Autore: Edviges    29/10/2011    2 recensioni
Questa storia è stata scritta molto prima che uscisse la quarta stagione di Merlin e tratta le vicende di tutti i personaggi.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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CAPITOLO  1

Le stelle si levavano alte nel cielo scuro della notte. Con la loro luce argentea , dipingevano di bianco le alte mura del maniero,che dominava la città dormiente. Quella stessa notte, mentre il popolo riposava tranquillo, i corridoi del castello  di Camelot risuonavano dei passi leggeri di una giovane , avvolta in un lungo mantello di seta rossa. Ella, conosceva bene quei corridoi di pietra, eppure la notte era estremamente difficile orientarsi. Era quasi giunta alla sala del trono, quando  una mano sbucata dall’ombra l’afferrò, trascinandola dietro una delle alte colonne di pietra. Presa dallo spavento, Ginevra stava per urlare quando ,quella stessa mano che l’aveva afferrata, le tappò la bocca.
-        Scusami, Non volevo spaventarti- le sussurrò una voce alquanto familiare.
-        Artù!- rispose la giovane,voltandosi verso il suo interlocutore. Il fisico aitante ,scolpito dai segni di tante battaglie, era nascosto da una casacca blu ,abbinata a dei pantaloni di pelle marrone. I capelli biondi erano ribelli,segno che non era passato nelle sue stanze. I grandi occhi blu si riflettevano in quelli neri di Ginevra, in attesa di qualcosa.
-        Perché sei qui?- gli chiese Ginevra. I lunghi capelli ricci le ricadevano sui seni coperti da una leggera tunica chiara,in contrasto con la sua pelle ambrata.
-        C’è stato un piccolo contrattempo … - incominciò il giovane principe – una visita alquanto inaspettata in realtà … - continuò massaggiandosi la testa – mi trovavo nella sala del trono … quando ho sentito dei passi. Erano passi molto pesanti. È stata una sorpresa vedere mio zio Agraveine che varcava la porta … - concluse Artù. Ginevra sembrava alquanto spaventata, ma non sembrava aver il coraggio di esprimere le sue paure. Artù sembrava averle capite tutte.
-        Tranquilla.- le disse dolcemente – non ci hanno scoperti. Anche se non capisco perché dobb … - . Ma Ginevra non gli diede il tempo di terminare la frase.
-        Perché tuo padre non lo accetterebbe mai … non voglio che tu debba scegliere tra me … me … - grosse lacrime le cominciano a rigare le guance.
Artù la strinse a se ,posando le sue labbra sulle sue.
-        Te lo prometto – le sussurrò dolcemente, asciucandole le lacrime con il palmo della mano – quando sarò re le cose cambieranno … staremo insieme. –
 La campana del cambio della guardia cominciò a farsi sentire … il loro tempo era scaduto.
-        Devo andare…- e asciugandosi un’ultima lacrima col mantello, Ginevra si allontanò.
 
 
La sala del trono era deserta. Privata dello splendore della luce del mattino e dei deliziosi banchetti della sera, il silenzio sembrava perforare le possenti mura del castello. Ma nella penombra due uomini continuavano a discutere.
-        Cosa ci faceva tuo figlio qui nel cuore della notte ?- chiese l’uomo più giovane al suo interlocutore. La figura slanciata era esaltata dagli abiti regali che si addicevano al suo rango di sovrano.
-        Sei venuto a discutere delle abitudini di mio figlio, Agraveine?- replicò il re Uther, ergendosi nella sua imponente figura di capo di Camelot.
-        No fratello…trovo solo insolito che tuo figlio vaghi di notte nel castello…sei stato tradito già una volta…-.
-        Artù è diverso…non è Morgana…erediterebbe comunque il mio trono …- la voce del re si incrinò nel pronunciare quel nome.
-         Perdonami fratello … non volevo risvegliare brutti ricordi. Ma mi facessi una promessa … la promessa di una moglie …-.
-        Scegli una qualsiasi delle dame di Camelot … acconsentirò alle nozze . ora lasciami solo!-disse il re in tono stanco.
-        Certo mio signore- e con un cerimonioso inchino Agraveine si congedò dal suo re, soddisfatto dell’esito di quel primo incontro.
 
 
Giunto finalmente dinanzi alle sue stanze, Artù aprì la porta per poi richiuderla rumorosamente alle sue spalle. Nella stanza ,un giovane snello e dal viso affabile era addormentato su una sedia in bilico ,cadde a terra rialzandosi spaventato.
 
-        Finalmente! Dove siete Stato? Lo sapete che rischio la vita se vostro padre…- sentenziò merlino,il giovane servo del principe,massaggiandosi la nuca dolorante.
 
-        Di cosa stai parlando Merlino?- chiese il principe al suo giovane servo,con una finta aria sorpresa.
 
-        Voi siete un incosciente… -cominciò ad urlare merlino raccattando le  vesti che il suo padrone si toglieva – cosa direbbe vostro padre se scoprisse che la notte vagate per il castello alla ricerca della sottana di Ginevra??-
 
-        Attento merlino…potresti non dover aspettare mio padre per assaporare la morte- scattò il principe brandendo la spada.
 
-        Ah certo!!! chi riordinerebbe le vostre stanze? Chi vi salverebbe la vita?? I vostri cavalieri???-rispose il giovane servo alla minaccia della spada.
 
-        Certo  saprebbero sicuramente usare una spada Loro…-rispose il principe ,puntando ancora la spada contro il suo servo. Entrambi continuavano a guardarsi silenziosamente per poi scoppiare a ridere.
 
-        Fa che questa stanza non sia un porcile…- disse il principe rifoderando l’arma – dopo tutto è il tuo unico compito mi sembra- concluse dirigendosi verso il  letto,per poi distendersi su di esso.
 
-        Badare ad un somaro reale richiede tempo e pazienza …- bofonchiò merlino raccattando le ultime cose
 
-        Che cosa??-  tuonò Artù alzandosi di scatto dal letto.
 
-        Niente!- disse merlino non curante e cambiando prontamente discorso chiese- ho visto degli uomini con un uomo mentre vi aspettavo. Chi era sire?-
 
-        Mio zio Agraveine e i suoi uomini.- disse Artù con evidente rammarico
 
-        E lui non vi piace?- chiese merlino incuriosito da quella reazione
 
-        Non proprio…ma so che ogni volta che viene a Camelot cerca qualcosa…soldati ,denaro…chissà ora cosa vorrà.- e rimuginando sui suoi pensieri Artù si addormentò  ancor prima che merlino abbandonasse la stanza.
 
 
Abbandonata la stanza del principe, merlino si avviò verso i suoi alloggi nella parte bassa del palazzo. Il castello di notte era inquietante. Non una luce illuminava le grigie pareti . Quei corridoi buoi gli riportavano alla mente brutti ricordi…i ricordi dei mesi passati ad inseguire morgana nei boschi e della battaglia finale. Per molto tempo aveva evitato, per quanto gli fosse possibile, vagare per il castello di notte. Aveva sempre il timore di ritrovarsi morgana davanti agli occhi. Spesso si chiedeva il perché di quella sciocca paura. L’aveva sconfitta una volta poteva farlo benissimo di nuovo. No ,non aveva paura della strega. Aveva paura della donna. Di quella donna che era come lui ,sola al mondo. Lui era stato il primo a sapere il suo segreto. Lui l’aveva capita perché anche lui, come lei, doveva circondarsi di menzogne per sopravvivere.
Rimuginando su questi pensieri merlino era quasi giunto ai suoi alloggi quando ad un tratto sentì dei passi che andavano nella direzione opposta. dapprima si fermò impaurito, immaginando che forse i suoi pensieri si stessero realizzando. Scacciando quel pensiero e presa la giusta dose di coraggio incominciò ad avviarsi verso la direzione in cui si dirigevano i passi. Man mano che camminava il rumore si faceva sempre più forte fino a poi smettere di colpo .merlino col cuore in gola, temendo di essere scoperto si appiattì dietro ad un muro. Dove era giunto??? In quale ala del castello era? Non riusciva a rendersene conto . il buoi era troppo pesto e la fioca luce delle torce di certo non lo aiutava ad orientarsi. Il silenzio regnava sovrano. Preso dalla curiosità si sporse un po’ per vedere se riusciva ad intravedere il misterioso visitatore. Ciò che vide lo sorprese. Irto dinanzi ad una porta c’era Lancillotto, cavaliere di Artù e unica persona dopo Gaius a conoscenza della sua vera natura. Aveva ancora la divisa da cavaliere,probabilmente,pensò merlino,era appena finito il turno di guardia. Ma cosa stringeva tra le mani??? Un biglietto . mentre merlino osservava la scena protetto dal buoi della notte ,Lancillotto fece scivolare il biglietto sotto la  porta per poi andarsene di soppiatto. Sicuro che il cavaliere si fosse allontanato merlino si avvicino alla porta ,cercando di capire dove si trovava. Per la posizione delle finestre ad occhio e croce doveva trovarsi nell’ala degli alloggi…ma chi aveva consegnato il biglietto?? Non ad Artù perché non si trovava in quella parte del corridoi e non agli altri cavalieri che alloggiavano con i soldati . a chi aveva consegnato quel biglietto? Poi riconobbe l’enorme grifone di pietra che si trovava nel corridoio. E in quel momento seppe con chiarezza chi era il destinatario del misterioso biglietto di Lancillotto.
 
 
Per Ginevra tutto era nuovo. I bei vestiti. La stanza lussuosa. Persino i bei banchetti a cui per tanti anni aveva assistito come serva riempendo di vino i calici dei commensali. ed ora eccola lì, seduta dinanzi al grande specchio a spazzolarsi i capelli prima di andare a letto. Un fruscio ,però ,attirò la sua attenzione facendola voltare. Impaurita , vide un biglietto poco distante dalla porta. Chi poteva mandarle un messaggio nel cuore della notte? La prima ovvia risposta che si diede fu Artù. Corse verso il biglietto ,prendendolo impaziente di leggerne il contenuto. Quando lo aprì non riconobbe la calligrafia del principe. Un po’ delusa cominciò a leggere con meno entusiasmo.
 

VEDIAMOCI NELLA PIAZZA DI CAMELOT DOMANI A MEZZODì

 
Il biglietto non recava nessun mittente. Ginevra incominciò a pensare chi potesse essere. Non era Artù perché non aveva riconosciuto la sua calligrafia in quel biglietto. Aveva visto tanti di quei documenti firmati dal principe che si sentiva sicura di poterlo escludere. Merlino? Perché mai avrebbe voluto incontrarla in mezzo alla piazza di Camelot ? se era successo qualcosa ad Artù glielo avrebbe comunicato quella notte stessa? Lancillotto?
Ginevra guardo fuori dalla finestra,come eco di un gesto passato.
Cosa avrebbe potuto dirle Lancillotto? Di certo no che l’amava ancora dopo quello che era successo tra di loro. Lei aveva preferito Artù a lui ,facendosi consolare da quest’ultimo per colmare il grande vuoto che Lancillotto aveva lasciato tra di loro. Dopo tutto,pensò Ginevra, è stato lui a decidere per noi, non io. Ma allora perché si sentiva male ogni volta che lo guardava? Senso di colpa? Ne aveva parlato anche con Artù che non se ne preoccupava e spesso le ripeteva che Lancillotto è un cavaliere e come tale non tradirebbe mai il suo re per correre dietro alla sua donna. Non sapendo cosa pensare, decise di andare a letto e affrontare il suo misterioso mittente l’indomani.

  
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