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Autore: JulietStarLight96    29/10/2011    1 recensioni
Vi starete chiedendo: su chi è questa FF? *W* Già, sulla Damsey (composta da Damian McGinty -Rory- e Lindsay Pearce -Harmony-) in particolare, dopo taaanta insistenza mi hanno convinto a scriverla e così eccomi qui, a raccontare gli episodi del Glee Project come li abbiamo visti noi dal punto di vista di Linds.
«Non si è ancora stufata di me, signorina Pearce?»
«No, ho deciso di darle il tormento a vita.»
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti. Chi di voi conosce Lindsay Pearce e Damian McGinty, quei simpatici mostriciattoli (?) che sono da poco comparsi in Glee e che molta gente pensa stiano insieme? Bhè, io li conosco. E anche bene. Almeno per tutte le volte che ho letto di loro o che li ho guardati al TGP. The Glee Project, quel fantastico programma sforna fighi/talenti. Non so che altro dirvi se non 'buona lettura'.

Per Serena

Ero abbastanza nervosa, a dir la verità. Ero sicura che sarei stata presa, che sarei stata tra quei 12 ragazzi che avrebbero avuto la grande opportunità di comparire in Glee. Cantare era sempre stato il mio sogno, fin da quando ero piccola piccola, e tutti mi dicevano che avevo una bella voce; io ho una bella voce. Per questo sapevo che avrei passato la prima settimana, perché sicuramente nessuno aveva una voce come la mia.
Era il primo giorno, ci avevano appena assegnato quella stupida canzone da imparare e ci avevano fin troppe volte raccomandato di far emergere la nostra individualità, come se noi non ne fossimo capaci. Ci avevano dato delle cuffiette per prepararci, il testo e una parte da cantare: ero in questa sala piena di miei avversari, così la prima cosa che mi venne in mente fu di ascoltare le voci degli altri. Sana competizione, no?
Almeno la pensavo così, fino a quando non mi si avvicinò un ragazzo bassino e pallido, uno strano taglio di capelli e un profumo di pino che lo avvolgeva come una nuvola: stava canticchiando a bassa voce, pareva anche abbastanza intonato, finché non si accorse della mia presenza a pochi passi da lui che lo fissavo come fosse un alieno. Il suo viso si aprì in un sorriso gigantesco e anche un po’ sbilenco, poi allungò il braccio destro: «Hei, io sono Damian!» in fondo ispirava simpatia. «Io sono Lindsay, piacere» gli risposi stringendogli la mano. Cercai il suo nome nel testo della canzone per vedere che pezzo gli fosse toccato, ed evidentemente lui stava facendo la stessa cosa con me: «Hai una bella parte, è molto espressiva...» fu tutto quello che mi uscì. Era la frase proprio dopo la mia, che purtroppo offriva poche possibilità di personalizzazione; lui si mise a parlare di quanti acuti o vocalizzi avrei potuto fare quando sarebbe toccato a me, quante espressioni, quanti modi di renderlo mio avevo, il tutto continuando a muovere le sopracciglia. Era talmente comico, ogni movimento che faceva con una parte del viso era come se si trascinasse dietro anche quelle, così iniziai a ridere senza più riuscire a fermarmi, mentre lui mi guardava come se avesse appena fatto una figura terribile; ormai ci fissavano tutti, e fu solo quello a farmi tornare normale. «Okay, so perché stai ridendo» mi sussurrò lui piano, evidentemente era così abituato a vedere gente che gli rideva in faccia da capire perché qualcuno lo faceva. Oddio, gli avevo appena riso in faccia! «Scusa scusa scusa scusa, non volevo!» perfetto, da adesso mi avrebbe considerato come una snob che ride dei difetti altrui! Stupida Linds.
Lui invece fu gentilissimo (per fortuna), finite le prove continuammo a chiacchierare e a conoscerci un po’ meglio, era di origini irlandesi e bhè, si sentiva, e anche tanto: aveva un inconfondibile accento. Il giorno dopo, quando cantammo la canzone di gruppo, mi lanciò anche un’occhiata da “ti sto dedicando quello che canto” appena fece il suo pezzo, e fu come se quel folletto mi avesse appena fatto una promessa di eterna amicizia. Sentivo che tra di noi c’era qualcosa, come se fossimo spiriti affini o qualcosa del genere, semplicemente persone destinate a scambiarsi pareri e confidenze. E dire che la cosa più segreta che mi aveva detto era che non era figlio unico. Mi accorsi troppo tardi che continuava a lanciare occhiate non solo a me, ma anche alla ragazza seduta di fianco a me, e tutte le ragazze che ci stavano attorno, senza accorgersi quasi mai di me, o almeno così pareva. Chissenefrega, sarei andata avanti da sola.
La parte più difficile fu ascoltare i commenti di Darren. Cioè, Darren che fa dei complimenti. Scoppiai a ridere quando commentò quella ragazza, Emily, quella che si muoveva come una puttana: era così evidente che puntava solo a una cosa, ecco; e non potei trattenermi neanche quando lui scelse quel ragazzo basso con la voce che metteva ansia per il numero di gruppo. Firework. Cioè, stiamo parlando di Firework. E’ una specie di... inno, per la gente come me. Era comunque una bella canzone. Come scegliere la voce che ci sta peggio. Robert ci spiegò velocemente come funzionava e credo che ognuno di noi abbia avuto un attacco di cuore nel sentire dei Bottom Three e dell’eliminazione, e anche se ero abbastanza convinta della mia voce, in quella stanza erano riunite altre undici voci altrettanto belle. Quella notte dormii tranquilla a differenza delle altre, che si rigiravano nel letto agitate; eravamo in TV, ognuno di noi sarebbe diventato famoso, chi più chi meno, poteva finire tutto da un momento all’altro, ma nonostante tutto il sonno si impadronì di me, e in un batter d’occhio fu già ora di provare le coreografie con Zach. Era inquietante pensare che lui avesse lavorato con mostri come Harry Shum o Heather Morris, e adesso aveva scelto di insegnare a noi, semplici ragazzini dotati solo di una grande estensione vocale; sicuramente ci aveva ripensato dopo aver visto che molti non sapevano neanche cosa fosse il ritmo. Non riuscivano a tenere il tempo neanche quando facevamo quella roba delle pose. Sarebbe stata una settimana moooolto facile per me.
Quando poi arrivammo allo studio di registrazione, mi sembrò subito un sogno poter parlare con Nikki e sentirla raccontare aneddoti su Lea; una volta entrato Matheus, mi sedetti su uno dei divanetti a mangiucchiare qualcosa. Gli altri non riuscivano a stare fermi, oppure erano sfiniti per il sonno perso, in ogni caso, sembrava che non fossero mai entrati in un posto così. Principianti. Sono un soprano, ho una formazione classica, sono indubbiamente una delle migliori voci qui dentro. Appena Damian uscì dalla stanzetta, si avvicinò a me e disse: «wow.» solo questo, solo wow. Io scoppiai a ridere, nessuno sarebbe riuscito a restare serio in quel momento, sopracciglia o meno; «Quella donna è un genio, se la tua voce è troppo acuta te lo dice, se è troppo grave te lo dice, è l’unico modo per migliorare. E’ un genio.» peccato che subito dopo toccò a me entrare, ma ebbi la stessa impressione su di lei. Wow.
Tornati a ‘casa’, lui si gettò sul divano della saletta comune, una mano tra i capelli, e si mise a urlare “sono sfinito” in modo che tutti lo sentissero bene, e la giornata finì in risate nonostante tutta la tensione. Quel ragazzo era davvero fantastico, aveva un grande senso dell’umorismo, degli occhi niente male ed era uno dei pochi la cui voce potesse competere con la mia. Mi sedetti a pancia in su di fianco a lui, che si girò e mi sussurrò: «Non si è ancora stufata di me, signorina Pearce?» «No, ho deciso di darle il tormento a vita.» gli dissi sorridendo. Avrei tanto voluto ricordarmi il suo cognome in questo momento. «Com’è andata stamattina?» mi chiese piano, gli altri stavano andando a dormire e non voleva disturbarli troppo. Parlottammo di cose senza senso fino a tarda notte, ridacchiando e tappandoci la bocca a vicenda per non farci sentire. Fu una serata memorabile, non mi ero mai trovata così bene con nessuno prima d’ora, almeno con nessun maschio: era come se ogni cosa che io pensassi lui la capiva, e viceversa. Eravamo sintonizzati sullo stesso canale.
Il giorno dopo non fu sicuramente il mio giorno fortunato, perché mi resi conto troppo tardi di essere rimasta nell’ombra, così come lui. Ironico, sembrava che tutto il mondo ci stesse dicendo ‘Hei, guarda, siete simili, più che simili, siete la versione del sesso opposto l’uno dell’altra’, peccato che io avessi messo i paraorecchie quel giorno.

Essendo che non so che altro dirvi che non vi ho già detto, KEEP CALM AND LOVE DAMSAY.♥
   
 
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