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Autore: ValerieJones    30/10/2011    1 recensioni
Lei una ragazza normale, intelligente, studente di design, con le idee chiare, determinata e realista, pungente alle volte, ma dall'animo caldo.
Lui un ragazzo sfrontato, acuto, orgoglioso e superbo, distaccato, un dio del sesso, uno per cui le donne sono solo ore di piacere.
Odio, amore, tristezza, rabbia, gioco, sesso, follia, sfrenatezza: Come pazzi.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutte! Questa  è la prima  storia che  pubblico e  vorrei spiegarvi alcune cose prima che  possiate iniziare a leggerla. E' una storia prevalentemente vera, certo mi sono permessa alcune modifiche, ma sostanzalmente riporta dei fatti realmente avvenuti.

Un'altra particolarità sarà che trovereta alcune immagini al termine diogni capitolo in modo da poter rendere ancora più realistica la narrazione ed inoltre all'inizio di ogni capitolo metterò il link della canzone che mi ha maggiormente ispirata nella scrittura e sarà una vostra scelta se ascoltarla o meno durante la lettura.

Detto ciò spero che vi piaccia.

http://www.youtube.com/watch?v=RJLkcPhVi9w

Capitolo I

Era solo la fine, ma non sapevo come sarebbe avvenuta.

Per questo motivo tutto iniziò, con te.

 

Valerie

“…Here I go, scream my lungs out and try to get to you, you are my only one…” 

Sentivo il piumino sotto la pancia farmi il solletico e i capelli raccolti ondeggiare sulla schiena nuda a ritmo di musica. Ero immersa, completamente immersa nelle potenti note che mi invadevano la mente, i pensieri, le emozioni.

“…And I know you can see right through me, so let me go and you will find someone…”

“find someone…” Sospirai e mi voltai a pancia in su lasciando che la coperta si aggrovigliasse alle mie gambe infreddolite.

“…You are my only, my onl…”

Un movimento improvviso e il mio IPod volò giù dal letto con un tonfo secco, lasciando improvvisamente le mie orecchie al silenzio. Indispettita raccolsi l’aggeggio e lo posai incurante sulla scrivania, dimenticandomi persino di spegnerlo e lasciando che quasi impercettibilmente la musica continuasse ad aleggiare per la stanza.

Senza fare troppo caso all’ora iniziai a prepararmi.

Corsi in bagno prima che lo facesse qualcun altro e mi toccasse aspettare un’eternità prima di riuscire a truccarmi.

Chiusi la porta alle mie spalle ed appoggiandomi al lavandino feci leva per guardarmi allo specchio più da vicino,  mi spaventai vedendo le enormi ombre violacee che mi segnavano gli occhi.

“Devi smetterla di andare a letto tardi, idiota” Mi ripresi ad alta voce prima di tirare fuori dall’armadio alle mie spalle il tubetto di fondotinta e un altro paio di trucchi.

Passai la spugnetta imbevuta di colore su tutto il viso e con mia grande felicità vidi che tutte le imperfezioni erano scomparse in un lampo, passai la matita nera sopra e dentro gli occhi, il mascara sulle ciglia e diedi un po’ di colore alle mie guance sempre un po’ troppo pallide, sorrisi e mi raccolsi per bene i capelli scuri in un morbido chignon.

Scelsi di indossare un vestito bianco con spalline sottili e prima di uscire mi guardai un’ultima volta allo specchio, abbassai lo sguardo ed uscii di casa senza salutare nessuno.

Erano quasi le dieci e venti quando entrai insieme alle mie tre amiche in un locale di periferia, sembrava di essere in uno di quei film stile burlesque, dove tutto era troppo colorato ed amplificato e dove ti sembrava di essere ubriaca già dal primo istante.

Ci sedemmo io un po’ annoiata e loro troppo eccitate su dei rigidi divanetti in plastica bianca e sporca, aspettando invano che qualche anima pia venisse a prendere le ordinazioni.

“Secondo me dovremmo andare al bancone per chiedere da bere” Suggerii guardandomi un po’ intorno.

“Figurati! Ho sentito parlare bene di questo posto, dicono che costi anche tanto, non credo che siano così cafoni da lasciarci qui a bocca asciutta!” Sophia, la mia migliore amica, vedeva sempre il meglio nelle persone, forse per ottimismo, forse per pigrizia e credeva che ‘’soldi’’ fosse sinonimo di qualità. Così lasciai perdere e tornai a guardarmi intorno cercando di capire che genere di persone popolasse quello strano posto.

“O Mio Dio, non giratevi!” Urlò ad un certo punto Isabel, la più piccola ed esuberante del gruppo. “E’ appena entrato J.D.!” Cominciò a saltellare sul posto contenendo a stento la felicità e rivolgendo qua è là striduli gridolini di eccitazione repressa.

J.D. alias James Dean, come lo chiamava lei, era il prototipo di ragazzo bello e dannato che circolava dalle nostre parti ultimamente, il suo nome era in realtà Jake Deans, ma vuoi per lo sguardo penetrante, il suo fascino da cattivo ragazzo e la similitudine con il cognome del divo, gli avevano appioppatoquel ridicolo soprannome. Se solo James Dean lo avesse saputo, altro che rivoltarsi nella tomba…

Immersa nei miei pensieri contorti non mi resi nemmeno conto che tutte le mie amiche avevano preso a guardarmi.

“Che c’è?” Chiesi con fare interrogativo sentendomi a disagio ed arrossendo appena.

“Niente, niente” Sghignazzò Lucia, l’unica che ancora non aveva fiatato, sorridendo divertita e scuotendo la testa.

“Mi sono stufata, vado a prendere qualcosa da bere, chi mi ama mi segua!” Annunciò improvvisamente Sofia e non feci in tempo ad alzare lo sguardo verso di lei che tutte si erano già alzate e dirette verso il bancone luccicante dalla parte opposta del locale fatiscente.

“Ei!” Protestai nel vano tentativo che almeno una di loro si fermasse ad aspettarmi. Rimasi quindi sola, seduta su quegli stupidi divanetti appiccicosi che mi pizzicavano il sedere, con i gomiti poggiati sulle gambe e le mani a sostenermi il viso dall’espressione imbronciata.

“Carina la faccia annoiata, ti si addice” Mi girai e vidi due occhi azzurri e penetranti e una foresta di capelli biondi e scompigliati, tipici tratti angelici se non fosse stato per il sorriso storto e sornione stampato su quella faccia da schiaffi troppo bella per un posto del genere, quella di Jake.

“Ci conosciamo?” Chiesi riducendo gli occhi a due fessure.

“No, però non riuscivo a toglierti gli occhi di dosso…” Disse ammiccando.

“Dici sul serio?” Feci alzando gli occhi al cielo o più che altro al soffitto blu notte scrostato.

“In verità no, però i miei amici hanno scommesso su quanto tempo ci avrei impiegato a rimorchiare una qualsiasi qui dentro e tu mi sembravi la meno peggio, nelle vicinanze” Spiegò con una certa ovvietà che però a me risultava poco visibile.

“E la più facile, giusto?” Ribattei disgustata.

“Perché? E’ così?” E sembrava pure crederci, Assurdo!

“No! Coglione!”Gli urlai contro esasperata, ma più mi irritavo più mi sembrava che gli facesse piacere così mi alzai e velocemente raggiunsi l’uscita d’emergenza scansando una coppia di ragazze intente a baciarsi appassionatamente in mezzo ad una folla di ragazzi eccitati.

Mi sentii più lucida solo quando sentii l’aria frizzante della notte colpirmi in pieno volto, sospirai a pieni polmoni e mi diressi verso la stazione dei pullman proprio dietro il locale.

“Già te ne vai, piccola?” Sentii chiedere da qualcuno alle mie spalle.

Mi voltai per controllare che non fosse qualche male intenzionato e la mia mano scattò automaticamente ad afferrare la boccetta di spray al peperoncino che tenevo nella tasca della giacca ed a puntarla proprio dritto davanti a me.

Ei, ei calma sono io” Jake era davanti a me, con le mani alzate in segno di arresa e con un’espressione tra l’allarmato e il divertito dipinta in volto.

“Ah, sei tu. Cosa vuoi ancora?” Chiesi spazientita.

Mi aveva fatta spaventare per niente.

In un attimo mi trovai la schiena spalmata contro il muro e lui spalmato su di me con le mani ancorate ai miei fianchi. Sentii una scarica di adrenalina mista ad eccitazione passare per ogni singola terminazione nervosa del mio corpo non appena le sue labbra si poggiarono sulle mie prepotentemente.

Questo” Rispose sussurrando dopo essersi staccato da me.

Lo vidi voltarsi e raggiungere una moto nera ed ingombrante, prima di partire a tutta velocità verso la strada buia.

  
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