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Autore: telesette    31/10/2011    0 recensioni
Nell'episodio 22, Richelieu cerca di mettere fuori combattimento i moschettieri accusandoli di aver ingannato Dio con il "falso funerale" di D'Artagnan ( episodio 18 ). Tuttavia, grazie all'ingegno, alla parlantina e all'incredibile faccia tosta di Athos, i moschettieri riescono a cavarsi d'impiccio anche questa volta e a battere il subdolo Ministro di Dio proprio sul suo stesso terreno...
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sia Lode a Dio... e ad Athos!

Richelieu e Rochefort sorridevano entrambi compiaciuti, ormai pregustando la gioia che avrebbero provato nello sbarazzarsi una volta per tutte di quei tre dannatissimi moschettieri. Un “finto funerale” (*) era una mancanza di rispetto troppo grave perché il cattolicissimo Re Luigi XIII potesse passarci tranquillamente sopra. Costoro avevano offeso Dio e la religione, spacciando per morto il loro compagno D’Artagnan, e adesso dovevano risponderne al cospetto di Sua Maestà in persona. L’idea di farli punire come empi sacrileghi non era male, una volta tanto quella zucca vuota di Rochefort l’aveva pensata bene, neppure De Tréville poteva intervenire per difenderli questa volta.

- Athos, Porthos e Aramis - esclamò il Re, piuttosto a disagio nel procedere contro i suoi tre uomini più fidati. - Se ciò che il Cardinale sostiene è vero, ebbene come intendete discolparvi ?

Sia Porthos che Aramis, d’accordo con Athos, restarono in silenzio lasciando che il compagno parlasse anche a nome loro. Prima di essere condotti al cospetto di Sua Maestà infatti, Athos aveva raccomandato loro di non aprire bocca; l’unico modo per smontare le accuse di Richelieu consisteva nel giocare d’astuzia e d’improvvisazione, ed era appunto necessario offrire una versione dei fatti comune a tutti e tre.

- Maestà - rispose il bruno moschettiere coi baffi, in tono solenne e pieno di rispetto. - Posso solo dirvi che il nostro amico D’Artagnan è morto, perché così era l’ultima volta che lo abbiamo visto!
- Sciocchezze - ribatté subito il Cardinale. - Abbiamo le prove della vostra sacrilega messinscena, non sperate di cavarvela questa volta!

Per nulla impressionato, Athos interrogò a sua volta il Cardinale con una domanda del tutto legittima.

- E quali sarebbero le vostre prove ? Illuminateci, dunque!
- E’ semplice: i miei uomini hanno aperto la bara e non vi hanno trovato alcun cadavere all’interno!

Richelieu aveva risposto tranquillamente, senza nemmeno immaginare come Athos avesse intenzione di rigirare la frittata a suo vantaggio. Come il Cardinale infatti ebbe ammesso alla presenza di Sua Maestà di aver fatto aprire il feretro di un defunto, il moschettiere si infiammò enormemente adducendo l’azione degli uomini di Richelieu come altrettanto sacrilega, se non addirittura di più.

- Non posso credere alle mie orecchie - esclamò Athos, fingendosi scandalizzato. - Voi, Cardinale Richelieu, avete fatto violare il luogo di riposo di un uomo sepolto in grazia di Dio… Ebbene io, come fedele devoto, vi chiedo i nomi di coloro che si sono macchiati di un così ignobile gesto!

Quel poco di colore sul volto del Cardinale sparì improvvisamente, assieme alla sua boria e alla sua sicurezza, non appena si rese conto di essersi dato la zappa sui piedi con le sue stesse parole. Come aveva potuto farsi giocare in questo modo ? Eppure non aveva considerato neppure per un istante il particolare sul quale invece Athos aveva abilmente spostato l’attenzione.

- Maestà - proseguì il moschettiere, facendo mostra di una monumentale faccia tosta e capacità melodrammatica. - Mi rivolgo a voi, pensate davvero che il Signore possa tollerare che si turbi il sonno di colui che si addormenta nella sua pace ? La profanazione di sepolcro era considerata empia e scellerata, già al tempo in cui i banditi saccheggiavano le tombe per depredare i morti dei loro preziosi; e oggi le mie orecchie sentono dire che un Ministro di Dio concede che la regola sulla sepoltura venga violata in questo modo! Eminenza, ditemi subito il nome di chi ha commesso questo atto, affinché possa rispondere davanti a Dio della sua gravità!

Confuso e impreparato, di fronte all’eloquenza del moschettiere, il Cardinale si ritrovò costretto a mordersi la lingua per l’impotenza. Athos lo aveva gabbato al suo stesso gioco, e non poteva nemmeno rimangiarsi le sue parole, dato che il Re in persona era testimone in quel momento.

- Ma Athos - osservò Sua Maesta, alquanto perplesso. - Il Cardinale sostiene che il corpo di D’Artagnan non fosse sito in quella tomba, perciò non abbiamo gli estremi per parlare di “profanazione”…
- Ebbene Maestà, io e i miei amici vi ripetiamo quanto già detto, alla presenza di Dio Onnipotente e del prete che ha officiato la funzione: il nostro amico D’Artagnan è morto combattendo e, se la sua bara era vuota, ciò non può essere altro che un segno divino della Provvidenza; e cioè che, in ricompensa al suo grande coraggio e al suo spirito di sacrificio, il Signore ha voluto resuscitarlo nella sua infinita bontà; perciò è a Dio soltanto che dobbiamo rendere Lode, e ringraziare che il riposo del nostro compagno non sia stato turbato dagli empi che hanno aperto la sua tomba!
- Ho capito, ho capito - tagliò corto Luigi XIII. - Se come dite voi dunque, D’Artagnan è “resuscitato per Grazia di Dio”, non vedo motivo di proseguire oltre questa conversazione!
- Ma, Vostra Maestà - provò a dire Richelieu, inutilmente.
- Lasciate perdere - lo zittì il monarca con un cenno della mano. - Proseguendo con questo discorso, ci ritroveremmo costretti a punire tutti per una colpa inconsistente: purtroppo siamo tutti chiamati a rendere conto a Dio, delle nostre mancanze così come di tutto il resto; lasciamo dunque il destino di ogni uomo nelle mani dell’Altissimo, e dimentichiamo l’intera faccenda!

Richelieu guardò di sottecchi Rochefort, il quale rabbrividì al pensiero di quanto gli sarebbe sicuramente accaduto di lì a poco. Grazie alla prontezza di spirito di Athos e alla sua loquela, i moschettieri se l’erano cavata brillantemente. Una volta fuori dalla reggia però, Porthos non riuscì a nascondere una certa preoccupazione riguardo le ultime parole dette dal Re.

- Athos, non pensi di avere esagerato questa volta ? Voglio dire… Lo so che abbiamo organizzato il finto funerale a fin di bene, ma abbiamo comunque ingannato Dio e…
- Ah, non preoccuparti - lo tranquillizzò l’altro, strizzandogli l’occhio. - Se Dio permette ad una vipera come Richelieu di indossare l’abito religioso, non se la prenderà certo per una piccola bugia o due!

FINE

(*) = Vedere l'episodio 18 della serie e seguenti.

NOTE:
"Autori per il Giappone" è un'iniziativa di sostegno organizzata dall'autrice Lara Manni
Per saperne di più, visitate questo link:

http://www.autoriperilgiappone.eu/

Un piccolo contributo per una grande opera a beneficio di molti...

"I Ragazzi di EFP hanno scritto i racconti di “Niente è come prima” con un atto esplicito di fiducia nella possibilità di raggiungere altri coetanei, offrendo loro un motivo di indagine interiore. Generosi e speciali, con un gesto inaspettato hanno deciso di devolvere una parte del ricavato della vendita ad ADSINT che rivolge una particolare attenzione alle nuove generazioni con le loro esigenze e i loro sogni. Complici di un dono: quello dei pensieri, quello del sangue."
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