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Autore: Mirokia    31/10/2011    5 recensioni
Kurt si chiese per quale motivo Dave avesse deciso di dichiararsi –pur implicitamente- proprio durante la notte di Halloween. Forse un San Valentino sarebbe stato più romantico e appropriato.
Genere: Dark, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dave Karofsky, Kurt Hummel, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi dispiace, le fan fiction a tema mi attirano, è più forte di me.
Non so se è qualcosa da bambineminchia, ma davvero, è stato più forte di me –mi sto ripetendo-.
Buona lettura, se sarà tale :)

 

Why Halloween?

 

 

 

 

 

Casa Berry era un disastro.
In realtà, erano solo la camera da letto e il bagno ad essere improponibili, un disastro.
Le ragazze del glee –più Kurt, che ormai era diventato parte integrante del gruppo femminile- si erano riunite tutte a casa di Rachel, anche se era stato difficile e doloroso quanto partorire convincere elementi come Quinn Fabray e Santana Lopez (e quindi anche Brittany Pierce, che seguiva alla lettera le istruzioni e gli ordini di Santana)- a partecipare alla riunione.
Più che una riunione, si trattava di un dibattito. Il tema era stato scritto su una lavagnetta cancellabile, ed era il seguente: festa di Halloween a casa di Puck/Puckzilla –soprannome scarabocchiato da Brittany-, richiesto un abbigliamento necessariamente spaventoso e/o provocante (per le ragazze in forma), niente alcol (dannazione – aggiunto da Lauren-), più costume diabolico e/o provocante (vedi sopra) per bagno in piscina. No Exceptions –e in quel momento era stato imitato il vocione maschile e sexy della Beiste-.

Kurt si guardava intorno disgustato e giudicava con lo sguardo ogni pezzo di stoffa buttato a caso sulla scrivania e unghie finte sparse sul tappeto, e stava fermo immobile ai piedi del letto mentre le ragazze intorno a lui gracchiavano come streghe.

Lauren Zizes occupava metà letto e se ne stava in disparte a ingurgitare cioccolatini a forma di zucca, rubati dalla credenza dei papà Berry.

Tina si provava i denti finti e il mantello che aveva già messo una volta per spaventare il preside Figgins nei corridoi del McKinley, e disse che si sarebbe tinta nuovamente le ciocche di capelli, questa volta di un bel rosso sangue.

Mercedes mostrava a tutte come avrebbe voluto vestirsi in occasione della festa, ma Kurt le faceva di no con la testa e stava con gli occhi spalancati, perché no, Mercedes non poteva mettere gli stessi identici vestiti che aveva indossato durante il Rocky Horror.

Santana si voltò verso Kurt e gli fece una smorfia inguardabile.

-Potrai impedire alla Jones di vestirsi da prostituta, ma non potrai impedire a me di prendere le sembianze di Magenta.- disse facendo ondeggiare in aria l’ingombrante parrucca.

-Io veramente, se permetti, avrei in mente qualcosa di più appropriato.- intervenne Rachel, che invece di mettere un po’ di ordine, faceva ancora più casino. Si piegò e infilò una mano sotto il letto, per poi tirare fuori un cerchietto nero con tanto di corna rosse. Lo porse a Santana con un sorriso, e quella la guardò male.

-Sono d’accordo, almeno per una volta.- si permise di dire Kurt, quando si accorse di come quelle corna rosse stessero bene sul capo di Santana.

-Sta’ zitto tu, Lady Lips, che ancora dobbiamo decidere come farti vestire.- ribattè l’ispanica spingendo la Berry da un lato ma tenendosi tra le mani quel cerchietto che sembrava fatto apposta per lei.

-Cosa? Io non verrò.- disse subito l’altro con aria di superiorità.

-Oh, invece sì, o non saprò chi prendere per il culo per tutta la serata.- disse Santana e, mentre si guardava allo specchio, si immaginò con una bella coda da diavolessa che spuntava dal sedere e un tridente malefico tra le mani e pensò che per una volta la Berry avesse tirato fuori dal suo cervellino e successivamente dalla sua boccuccia un’idea niente male.

-No, non ci vengo. Quei costumi antiestetici mi fanno accapponare la pelle.- disse Kurt sfregandosi le braccia e indicando il costume da cheerleader fatto a brandelli e riempito di tintura rossa e di bruciature che aveva intenzione di indossare Quinn. Voleva fare la Cheerleader zombie. Va beh, contenta lei.

-Antiestetici? Non tutti sono antiestetici, come puoi vedere.- disse Rachel orgogliosa mostrando il costume da strega che aveva appena indossato.

-Oh, quello è perfetto. E’ proprio da te.- disse Kurt grattandosi la guancia e tentando di nascondere il tono sarcastico.

-Hai anche il nasone. E’ perfetto, Berry, oggi hai un’idea più bella dell’altra, i miei complimenti.- ghignò Santana facendo vibrare le corna sulla testa. Rachel si mise le mani sui fianchi e aggrottò le sopracciglia, convinta di non poterlo considerare come un complimento.

-Però dovremmo disegnarle i brufoli sul naso. E i nei sul mento.- intervenne Brittany, che aveva deciso di vestirsi da unicorno. No, non da unicorno sgozzato, proprio da unicorno tenero e gaio. Santana aveva seri dubbi sulla sua ammissione alla festa da parte di Puckerman.

-Hai ragione Brittany. Dobbiamo renderla più brutta di quanto già non sia.-

Nessuno obiettò agli insulti gratuiti di Santana, ma anzi ci fu una risatina soffocata da parte di Mercedes.

-E dovremmo travestire Kurt da bambola. Di porcellana.- aggiunse Brittany con un’espressione indecifrabile sul volto. Santana sorrise e guardò Kurt.

-Britt, tu sei…geniale.-

Kurt mise le mani sulla difensiva e iniziò a muoverle convulsamente.

-No. No. Va bene scherzare, ridere e fare battutacce sul naso di Rachel, ma non mi vestirete di pizzo. Se proprio devo venire, al massimo scelgo un vestito alla Mother Monster.-

-Come se fosse meno appariscente.- commentò Mercedes alzando un sopracciglio.

-…Vestirlo da bambola assassina…- borbottava Santana, che non fece caso a una sola parola di ciò che aveva detto Kurt.

-Non mi vestirete da bambola assassina.- disse Kurt a labbra strette, ma sapeva che sarebbero state solo parole al vento.

 

*

 

-Non è adorabile una bambolina che guida?- fece Santana al posto del passeggero tirando una leggera gomitata e Kurt che guidava con una faccia da morto. In senso sia letterale che figurato.

-A me fanno paura le bambole assassine.- disse Brittany stipata nel bagagliaio.

-Piantatela, è già tanto che ci abbia permesso di truccarlo.- disse Rachel incrociando le braccia e graffiandosi con le sue stesse unghie finte laccate di nero.

-Potresti farti un po’ più in là?- fece Tina schiacciata contro lo sportello da Lauren.

-Fa’ silenzio, muso giallo.- ribattè quella masticando una cicca. S’era vestita anche lei come al Superbowl: non aveva poi tutta questa fantasia.

-Mercedes e Quinn?- chiese Rachel, anche se non aveva poi tanta voglia di sapere che fine avessero fatto: la competizione con Mercedes era più accesa che mai, e con Quinn non riusciva neanche più a parlarci per la serie di offese che quella era capace di vomitarle addosso.

-Vengono con Noah.- disse semplicemente Kurt, il morale a zero. Era esibizionista, è vero, ma avrebbe preferito mettere su il vestito alla Lady Gaga che aveva indossato durante la lezione sulla teatralità, e non quegli stracci da cameriera zombie. Gli avevano fatto mettere anche una parrucca boccolosa. Bah, si sarebbe cambiato non appena le calze autoreggenti gli avrebbero fatto irritazione.

Non parcheggiò proprio davanti casa di Sam, perché lui le conosceva bene quelle feste: verso mezzanotte arrivavano i ragazzini del vicinato a lanciare uova e burro e carta igienica colpendo uomini, donne, finestre, automobili e quant’altro. E dopo che Mercedes gli aveva spaccato il parabrezza due anni prima, si era detto che avrebbe fatto di tutto perché la sua macchina non ricevesse nemmeno un graffio.

-Hai freddo, bambolina?- chiese Santana con un ghigno quando vide Kurt rabbrividire mentre si avvicinavano a piedi a casa Evans.

-Tu no?- fece quello di rimando puntando gli occhi sulle cosce scoperte di Santana, che andava in giro con il mignolo agganciato a quello di Brittany, che teneva piantato sulla fronte un corno argentato. Ma nessuno le aveva detto qualcosa sul suo abbigliamento da fiaba?

Rachel camminava sicura sui suoi tacchi dodici appiccicati a quei lunghi e inguardabili stivali di pelle nera, mentre con una mano si teneva il cappello a punta a falda larga. Peccato che non avesse accettato a farsi fare un paio di brufoli sul naso.

Tina era qualcosa di perfetto. Era l’unica vestita decentemente e a tema, con quei suoi canini lunghi e sporgenti, e quell’abito maschile nero, e quella camicia col colletto tirato su e sporco di colorante rosso, e i capelli lunghi e lisci striati di rosso.

Kurt sperava davvero di fare un po’ di paura: almeno non l’avrebbero guardato troppo a lungo.
S’era guardato ancora una volta allo specchio prima di uscire di casa, e si era chiesto chi diavolo gliela faceva fare ad andarsene in giro vestito in quel modo. Ah già. Santana barra Satana. QUEL diavolo.
Sapeva benissimo com’era vestito e truccato: gli avevano messo addosso un vestito da ‘gothic lolita’ –così lo chiamava Santana, ma lui preferiva definirlo ‘da cameriera’- bianco e nero comprato su ebay, completo di grembiule di pizzo macchiato di sangue, e ai piedi aveva delle calze bianche e sporcate apposta che gli arrivavano al ginocchio e un paio di ballerine sporche e brutte. In testa aveva una parrucca lunga e nera con quattro grossi boccoli alla fine, e un nastro bianco, ma macchiato, che completava il tutto.
E il trucco. Quello poi.
Santana aveva detto che non c’era bisogno di passargli il cerone bianco, perché era già bello pallido di suo, e si era messa, assieme a Brittany, a cospargergli ombretto nero e grigio sopra e sotto gli occhi, messi in risalto dalla matita nera. Poi gli avevano come disegnato delle venuzze rosse che partivano dagli occhi e finivano sulle tempie e poi va beh, il solito rossetto nero sulle labbra.
Kurt pensava di essere messo molto peggio del Rocky Horror.

Ma tentava di non mostrare il suo disagio mentre camminava con le ragazze verso la festa. Niente poteva farlo sentire a disagio, niente. Nemmeno un vestito da cameriera. Dio, che imbarazzo.

Quando arrivarono davanti alla porta di casa Puckerman, videro un rotolo di carta igienica cadere dal piano superiore e, mentre le ragazze ridevano di gusto per quella scenetta, Kurt rabbrividì e basta: che diavolo succedeva là dentro?

-Hey hey hey. Puckzilla a rapporto.-

Fu proprio Puck ad aprire la porta e ad accoglierli con un sorriso strafottente. Il suo costume non era un granchè: una canottiera sporca che metteva in risalto i muscoli, dei pantaloni stile militare, degli scarponi, e un coltello che gli trapassava la testa, completo di sangue  colante.
Lauren entrò e gli diede una pacca assassina sulla spalla, Rachel lo salutò con la mano, gli altri non lo calcolarono neanche per sbaglio.
Se casa Berry piena di vestiti e trucchi e tridenti e cappelli era un disastro, casa Puckerman era una discarica. Ed erano solo le 22.30. Gente che si ingozzava di pizzette, gente che saltava sul divano, gente che ballava sulle sedie, gente che si rotolava per terra, gente che limonava contro il muro, gente che si rincorreva e che si lanciava carta igienica dietro.

-Dove.sono.finito?- chiese Kurt sillabando a Rachel, che invece sorrideva con lo sguardo rivolto davanti a . Più precisamente, con lo sguardo rivolto ad un tizio travestito da, cosa?, Frankenstein? La cicatrice sulla guancia suggeriva che sì, doveva essere Frankenstein.

 -Buuu!- fece tale Frankenstein. –Ti ho spaventata?- chiese poi facendosi abbracciare da Rachel. Ah. E’ vero, Finn doveva vestirsi da Frankenstein, o meglio da Finnkenstein, così aveva confidato a Kurt. Quindi quel mostro era Finn. Non era male saper fare due più due.

Voltò lo sguardo, e Santana e Brittany erano sparite. E Tina era già per mano con Mike, vestito da Dracula. Mmh, bella coppia quei due.

-Kurt!-

Qualcuno lo chiamò da sinistra, e poi gli si posizionò davanti tentando di spaventarlo.

-Sei Kurt, ti ho riconosciuto!- esclamò questo qualcuno, travestito da scheletro. Forse. O più semplicemente s’era messo addosso una felpa con su disegnato uno scheletro, alla Donnie Darko.

-E tu sei Sam, ti ho riconosciuto anche io.- fece Kurt con un sorriso, e ricevette un abbraccio. Era da un po’ che non si vedevano, quei due. –Come va a casa?- chiese poi Kurt abbassando il tono di voce.

-Non preoccuparti di questo, adesso! E’ un giorno di festa, i problemi volano via come fantasmini.- con le mani mimò qualcosa che svolazza via, poi si voltò verso sinistra riprendendo una battuta da film. –Perché indossi quello stupido costume da coniglio?- poi ingigantì la voce e  si voltò verso destra, quasi stesse rispondendo alla battuta. –E tu perché indossi quello stupido costume da umano?- poi fuggì via e si mischiò alla folla. Okay, s’era vestito da Donnie Darko, ormai era abbastanza chiaro.
Anche Blaine era lì alla festa, e quando lo vide e lo riconobbe, lo abbracciò con almeno una decina di pacche sulle spalle. Lui aveva addosso la maschera di Darth Fener e un mantello nero.

-Io.sono.tuo.padre.- gli fece l’ex usignolo aspirando per bene ogni parola. Kurt quasi ringraziò di non essere più il suo ragazzo: una bambola assassina e un Darth Fener che limonano forse non fanno un bell’effetto. –Vieni al piano di sopra dopo! Noah ha un letto gigantesco, dovresti vederlo!- esclamò poi Blaine con un sorriso a 42 denti, e a Kurt sembrò tanto una proposta indecente, e fu anche sul punto di chiederglielo, se non fosse che quello era già fuggito correndo sulle scale.
Kurt si guardò intorno un po’ spaesato e in lontananza gli sembrò di vedere il coniglio Frank, che avrebbe dovuto andarsene in giro con Sam/Donnie Darko. E pure un paio di ragazze vestite solo di ragni: una brutta imitazione di Rihanna in Disturbia. I ragazzi di football, invece, erano quasi tutti vestiti da zombie, come al Superbowl.
Casa Puckerman era un disastro.

 

*

 

Non era vero che non c’era alcol.
Non ce  n’era in quantità catastrofiche, ma c’era, ed era bastato per far andare fuori di melone qualcuno.
Kurt, dopo essersi ambientato almeno un minimo, aveva deciso di seguire il consiglio di Blaine ed era salito al secondo piano, riuscendo a trovare immediatamente la camera da letto di Puck, da cui proveniva un caos infernale.
Entrò nella stanza, e non si immaginava fosse così grande. Era tutto più gigante là dentro, e immaginava fosse dovuto all’ego di Puckerman. Il letto gigante, il comodino gigante, l’armadio pure –ci stavano almeno tre atleti della taglia di Karofsky-.
Blaine saltava sul letto con appesa al collo la maschera di Darth Fener e fingeva di suonare la chitarra. Un ragazzo e una ragazza stavano in un angolo del letto a limonare. Gli altri erano ragazzi di football che si lanciavano cibo, tra cui uova e bacon, ‘che razza di schifezze’, pensò Kurt.

Non riuscì neanche a fare in tempo a infilare la porta e a uscire, che un Azimio piuttosto contento lo attirò verso di sé.

-Ehi, guardate chi c’è, il finocchio!- esclamò facendolo girare come una trottola al centro del gruppo di atleti.

-Ma è vestito da femmina!- fece un altro.

-E ti stupisci?- ribattè ancora Azimio, che faceva girare con aria minacciosa un uovo, lì davanti a quell’armadio enorme. Ma non fu Hummel a ricevere un uovo in faccia, bensì proprio il ragazzo di colore. –Che cazzo…chi cazzo è stato?!- sbottò con l’albume che gli colava giù per la spina dorsale. I ragazzi davanti a lui si guardarono confusi e negarono tutti con la testa. Ma Azimio non volle sapere scuse, e si buttò su di loro picchiando gente alla cieca, deciso a trovare il colpevole.
E mentre Kurt si guardava intorno spaesato con l’alto rischio di venir coinvolto nella zuffa, sentì sbilanciarsi all’indietro e venir risucchiato in un luogo buio e puzzolente di chiuso e leggermente stretto.
Aprì gli occhi e vide oscurità davanti a sé, se non per un filo di luce che entrava dalle ante non del tutto chiuse dell’armadio.

-Che succe…?-

-Shh!- lo zittì l’individuo accanto a lui, di cui non riusciva a riconoscere alcun lineamento.

-Dove siamo?- chiese ancora Kurt, e cercò di seguire la luce che colpiva il viso del ragazzo che stava con lui. Riuscì solo a riconoscere il trucco che aveva in faccia: sangue rappreso, ferite finte, faccia che sembra sgretolarsi. Bene, un altro zombie.

-Nell’armadio, idiota. E ora sta’ zitto.- lo zittì subito quello, e Kurt avrebbe anche risposto a tono se non fosse che tastò il proprio braccio sentendolo scivoloso e appiccicoso.

-Ma che…ho dell’albume sul braccio!- esclamò disgustato iniziando a muovere il braccio e finendo per schiaffeggiare l’altro.

-Chi se ne frega, fa’ silenzio! E sta’ fermo!- fece quello afferrandogli saldamente il braccio. Una presa salda e decisa, che quasi lasciò i segni sul braccio bianco cadavere di Kurt.

-Ma mi è andato anche sulla gonna, è viscido, mi sento come…-

-Vuoi piantarla di piagnucolare, femminuccia?- lo interruppe l’altro, e Kurt smise di dimenarsi e lamentarsi per poi socchiudere gli occhi, al fine di vedere meglio.

-Sei Karofsky.- disse, e non era una domanda. Ne era sicuro al 90%.

-Non era molto difficile, fatina.- ribattè Dave a voce bassissima.

-E perché sono chiuso in un armadio con Karofsky?- chiese Kurt al vuoto, quasi stesse parlando con un interlocutore fittizio.

-Guarda che sono qui, puoi chiederlo direttamente a me.- fece quello, ma non aspettò che l’altro dicesse qualcosa. –E comunque dovresti ringraziarmi, si stanno scannando lì fuori!-

-A causa di un uovo. Gaga, i maschi sono così poco intelligenti.- disse Kurt muovendo la mano in aria.

-Abbassa la voce, che minchia.-

-Che poi, non ho ancora capito chi è stato a tirare l’uovo.-

Karofsky si ammutolì e si mise a guardare altrove mentre con una mano nascondeva un secondo uovo.

-…Sei stato tu?- realizzò Kurt, e lo disse a voce talmente alta, che Dave si buttò su di lui per tappargli la bocca con la mano libera. Ma quello riuscì a liberarsi, e a parlare ancora. –E perché l’avresti fatto?-

-Ma sono domande da fare? Stavano per farti la smutandata patriottica!- disse quello sommessamente.

-E a te cosa dovrebbe interessare? Pensavo ti divertisse!-

-Adesso basta, se non la pianti di urlare ti do in pasto ad Azimio.- borbottò Dave, in parte perché non aveva la voglia e le palle di rispondere alla sua domanda, e in parte perché se veniva scoperto dai ragazzi, quelli lo facevano a brandelli, anche solo per il fatto che erano tutti ubriachi a metà.

-Sarebbe peggio di andare in pasto a Karofsky? Che ti bacia a tradimento ogni volta che ne trova l’occasione?- sbottò Kurt, che aveva sempre una risposta pronta.

-Hummel, è inutile che me lo rinfacci ogni volta, lo sai che non lo faccio apposta.-

-E tu ti aspetti che creda a questa bufala? Soffri per caso di qualche malattia strana per la quale devi per forza rubare un bacio alla settimana a un ragazzo indifeso per sopravviv…- Kurt non riuscì a terminare la frase, perché Dave s’era allungato, per la terza volta in un mese, e gli aveva chiuso la bocca con uno dei suoi baci frettolosi e movimentati. Anche se questa volta sembrava aver indugiato giusto un paio di secondi in più sulle labbra di Kurt.
Si separarono, e l’isteria di Kurt sembrò un attimo vacillare nel vuoto mentre cercava di riprendersi dopo l’ennesimo gesto avventato di Karofsky.

-Esci quando…si calma la situazione.- borbottò Dave dopo un po’ e, ancor prima che Kurt si rendesse conto di cosa diavolo stava succedendo, sgusciò fuori dall’armadio e lo lasciò solo.

 

*

 

Era l’una di notte, e Kurt non riusciva a trovare Finn, e aveva una voglia micidiale di tornare a casa. Aveva sonno, e fame, e sete, e gli girava la testa, e aveva ricevuto un uovo sui piedi, e qualcuno l’aveva avvolto nella carta igienica, e voleva farsi un bagno a tutti i costi, e mettere le sue cremine in faccia, e farsi una decontaminazione sui piedi. Magari avrebbe contattato la Pillsbury per quell’ultimo lavoretto.

E  poi aveva freddo. Sperava che andandosene in giro per il giardino di casa Puckerman potesse non esser preso di mira da qualche stupido atleta ubriaco.
Ma s’era dimenticato di quei ragazzini fastidiosi del vicinato che a una certa ora passavano a fare ‘Dolcetto o scherzetto?’ e che, anche se ricevevano dei dolcetti, si divertivano a mettere in pratica i loro ‘scherzetti’, e lo scherzo delle uova era il loro preferito. Hummel pensò che la ‘Festa di Halloween’ dovesse essere modificata in ‘Festa delle Uova’. E maledisse –per la prima volta- anche il glee club, che aveva deciso di esibirsi con ‘Thriller/Heads will roll’ provocando palesemente quei ragazzini diabolici vestiti con lenzuoli bianchi con un paio di fori per gli occhi.

-Basta!-

-Finitela, sfigati!-

-Datevi all’ippica!-

Ed iniziarono a sparare uova sui ragazzi del glee e non. Avranno avuto sì e no dodici anni, ma con la mira ci sapevano fare. Bastarono cinque o sei uova per far diradare i ragazzi del glee, che iniziarono a bestemmiare e a maledire i ragazzini, che a loro volta di sentirono offesi e si misero ad inseguire i più grandi. Puckerman li trattava come animali e tentava di scacciarli ripetendo ‘Sciò sciò!’ più volte e maneggiando una scopa enorme –probabilmente presa in prestito da una strega-, Finn scappava terrorizzato pur avendo almeno sei anni in più di loro, Rachel lo proteggeva fingendo di formulare maledizioni, Santana teneva lontano i giovinastri con la sola forza dello sguardo e delle corna, Brittany li faceva giocare sul suo dorso, Quinn minacciava di mangiare loro il cervello, Mercedes si teneva da parte con Sam sperando che non li prendessero di mira, Tina e Mike tentavano di spaventarli senza successo, Lauren non vedeva l’ora di schiacciarli sotto la sua mole.
E Kurt cercava di non farsi vedere, anche se con quel costume era piuttosto appariscente. Ma magari l’avrebbero scambiato per una femminuccia impotente e l’avrebbero lasciato in pace.

E proprio quando il casino in giardino s’era fatto improponibile e di lì a poco sarebbero arrivate le volanti della polizia a fare un po’ d’ordine, Kurt venne trascinato dietro a un cespuglio enorme –ancora doveva spiegarsi come mai era tutto enorme in quella casa- e gli venne fatto segno di far silenzio.

-Ancora tu?- fece Kurt infastidito.

-Grazie Dave per avermi evitato una doccia di albume, grazie mille.- Dave si ringraziò da solo con tono altamente ironico.

-Non vorrei ricordartelo…-

-E allora non ricordarmelo.-

-Tu puoi essere uno Spazzabulli, ma i tuoi servigi non sono più richiesti fuori dalla scuola.- disse Kurt, ignorando del tutto le parole di Dave.

-E io vorrei ricordarti- ribattè quello. –che se non ci fossi stato io, a quest’ora avresti ricevuto una decina di smutandate, una dozzina di granite, almeno ventitré spintonate, e un pugno in faccia.- elencò contando sulle dita.
Kurt arrossì improvvisamente quando si rese conto che con quel ‘pugno in faccia’ si riferiva a quella volta in cui quel ragazzo della Dalton, come si chiama, era in procinto di mollargli un destro sul  naso, se non fosse che  Dave s’era messo in mezzo e gli aveva tirato un pugno a sua volta.
Si chiese perché fosse arrossito così tanto, e scosse la testa energicamente per sbollire un po’.

-E va bene, grazie tante.- disse finalmente, ma con il tono di una presa in giro.

-Così va meglio.- fece l’altro, diede un’occhiata al vestito inguardabile di Kurt, e si affacciò per vedere com’era la situazione lì fuori. Stettero in silenzio per un po’, Kurt con le braccia conserte, Dave che tentava di ignorare i propri respiri pesanti e che si interrompevano più volte.

-Mi spieghi perché…sono già due mesi che mi baci almeno una volta alla settimana?- chiese finalmente Kurt, e fece fatica a parlare a causa del freddo polare.

-Ti ho detto che non lo faccio apposta.- rispose quello senza voltarsi.

-Vuol dire che mi baci senza motivo?-

-Esatto.- disse Dave secco, fingendosi disinteressato.

-Non puoi baciare la gente a caso.- sbottò Kurt tutto impettito.

-Non … bacio la gente a caso, solo te.-

-E perc…?-

-Ma fare due più due no, eh?- fece Dave spazientito dopo l’ennesima, stupida domanda di Kurt. Si voltò e la sua espressione era quella di uno che s’era stufato di parlare a vuoto, soprattutto con uno che aveva sempre creduto fosse perspicace e capisse le cose al volo. -Mi hai stancato Hummel, tornatene dov’eri.- disse allora indicando con il capo i ragazzi del glee presi ancora di mira dal vicinato.

Kurt lo guardò e spalancò un po’ gli occhi, in parte perché era buio per vedere chiaramente, in parte perché credeva di aver capito qualcosa, forse. La luce che proveniva dal lampione sulla strada illuminava parte del volto di Dave, e Kurt notò che doveva essersi struccato, perchè era pulito: niente più sangue o ferite finte, solo la faccia imbarazzata di Dave che tentava di cacciarlo via, perché non ne poteva più di essere umiliato in quel modo. Guardava altrove, sperava che i suoi occhi non intercettassero più la figura di Kurt Hummel, almeno per quella sera.

-Perché…non mi guardi?- chiese Kurt, le braccia conserte e strette al petto, le gambe che tremavano per il freddo. Dave non rispose e continuò a guardare altrove, e adesso prese a mordersi il labbro. –E’ colpa…del vestito?-
Decisamente. Era particolarmente imbarazzante.

-Mi stanchi la vista.- confermò Dave riuscendo a guardarlo solo di sfuggita.

-Eh, lo immaginavo. Mi toglierei almeno le oscene autoreggenti, se non facesse così freddo.- disse Kurt cercando di vertere la conversazione su altro. Dave si distrasse e puntò gli occhi sulle sue gambe nude a metà e anche sui brividi che gli correvano sulle braccia.

-Toh.- disse allungandogli la giacca Letterman che s’era tenuto addosso anche durante quella festa. –Mettila.- aggiunse, come un ordine. Kurt la prese lentamente, ma lasciò che fu Dave ad avvolgergliela sulle spalle, visto che lui faticava persino a muoversi.

-Io…ti piaccio?- chiese allora Kurt, quando sentì il respiro di Dave molto vicino alla sua fronte, e dopo essersi accorto che un piacevole calore aveva preso possesso delle sue guance.

-N-no.- balbettò Dave. –Non… con quel vestito, almeno.-

-E vestito come al solito?- chiese Kurt mentre un sorriso di tenerezza gli si allargava sul volto.

-…Anche in tuta.-

Kurt fece una delle sue risate a bocca chiusa e guardò in basso a sinistra. Così non potè assistere al momento in cui Dave gli si fece più vicino fino a sfiorare la sua bocca con le labbra. Non era il segnale che preavvisava un bacio irruento o superficiale o avventato.
Kurt alzò lo sguardo e si ritrovò gli occhi verdi di Karofsky fissi nei suoi e, mentre si stringeva timoroso nella giacca dei Titans, lasciò che Dave gli desse il suo primo bacio decente.

Kurt si chiese per quale motivo Dave avesse deciso di dichiararsi –pur implicitamente- proprio durante la notte di Halloween. Forse un San Valentino sarebbe stato più romantico e appropriato.
Ma non ci fece molto caso in quel momento e, mentre a pochi metri da loro si consumava probabilmente la terza guerra mondiale a suon di uova, quei due si baciavano dietro al cespuglio gigante.

 

 

 

§

 

 

 

La roba del pugno che Dave darebbe al ragazzo della Dalton è uno spoiler, ma tanto ho messo l’avvertimento.
Ho voluto fare questa fan fiction per festeggiare (? Sono strana, festeggio con le fan fiction, bah), perché stasera non lo farò, visto che non ho gente con cui uscire, yee.
Forever alone.

 

Buona serata, ragazzi :) Happy Halloween.

 

 

Mirokia

   
 
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