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Autore: mamie    01/11/2011    2 recensioni
ATTENZIONE: Spoliler per chi non avesse letto il volume 48, anche nell'introduzione!
 
 Dopo la sconfitta di Aizern, Ichigo ha perso tutti i suoi poteri di shinigami. Potrà essere capace di vivere una vita "normale"?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kurosaki Ichigo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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FOGLIE GIALLE

Parevano una danza di monete d'oro le foglie del tiglio che il vento faceva vorticare sull'asfalto grigio del marciapiede. Era già autunno.  Chissà quanti spiriti erranti cercavano la strada per il mondo delle anime. Ichigo non aveva più modo di saperlo. Si limitava a guardare le foglie venirgli incontro come se volessero assalirlo… oppure accarezzarlo. La strada, sempre la stessa, che faceva ogni giorno per andare a scuola era, nonostante l'affollamento di gente e automobili, tremendamente vuota. Di quello che era stato il suo mondo fino a poco tempo prima non restava più nulla.
Suo padre quel mattino l'aveva svegliato con la solita sceneggiata. In un certo senso era rassicurante, ma anche irritante. Avrebbe voluto dirgli di smetterla, che tanto lo sapevano tutti e due quello che era successo, che era inutile far finta di niente, che non potevano tornare ad una normalità che non avevano mai avuto. Parlare con suo padre però non era la cosa più facile del mondo, non lo era mai stata.
Così si era avviato con il solito saluto a mezza bocca.
Foglie gialle che gli venivano incontro. Era già autunno inoltrato. Come aveva fatto a non rendersi conto del cambio di stagione? La festa degli aceri era già passata. Cosa stava facendo lui quel giorno? Non se lo ricordava più.
Le altre cose però se le ricordava, oh sì, anche troppo bene. Troppo intensamente. La tristezza devastante della spada di Aizen. Gli occhi di Urahara carichi di dolorosa compassione. L'ultimo sorriso che gli aveva fatto Rukia prima di svanire come fumo.
Tutti gli avevano dato pacche sulle spalle e gli avevano detto quanto era stato bravo e che era un eroe.
Gli venne da sbuffare per conto suo. Ecco come finiscono gli eroi se non hanno la buona grazia di morire per la loro causa: a strascicare i piedi su un marciapiede coperto di foglie, con vecchie ferite che non guariranno più, con vecchi ricordi che pian piano non interessano più a nessuno, con la vita che va avanti e li scavalca, li lascia indietro, perché non servono più.
Una foglia gli arrivò dritto sulla faccia e lui la scansò via irritato. Com'era possibile sentirsi così vecchi alla sua età? E quanto tempo avrebbe dovuto passare ancora a piangersi addosso? Suo padre l'avrebbe sgridato di sicuro se l'avesse visto, anzi, gli avrebbe tirato un cazzotto dei suoi, di quelli che fanno male e ti svegliano all'istante. Ma cosa cazzo te ne fai della vita quando hai vissuto già tutto prima ancora di cominciare?
Un altro mulinello di foglie attorno alle sue caviglie. Be', intanto poteva cercare di guardare quello che non aveva mai visto perché preoccupato da un sacco di altre cose. Poteva guardare le foglie: non ce n'erano due uguali, due che avessero la stessa sfumatura di colore o che prendessero il vento nello stesso modo. Poteva sentire sulla pelle il pizzicore ancora piacevole dell'aria più fredda. Poteva alzare la testa verso il cielo di un blu che si vedeva poche volte, dove i rami neri degli alberi e le foglie gialle volteggianti creavano dei contrasti di luce e ombre come un kimono di seta leggerissima, di quelli che si usano per i giorni speciali. Sì, ecco, poteva cominciare a guardare i suoi piedi che spostavano e calpestavano le foglie già cadute e rendersi conto che si poteva vivere anche così, facendo piccole cose, vedendo piccole cose, mettendosi da parte.
Si sarebbe abituato. Ci sarebbe riuscito. Dopotutto quando si metteva in testa una cosa nessuno riusciva a fermarlo. Fece un mezzo sorriso. Un'altra foglia gli andò a sfiorare i capelli spettinati.  Fu come se qualcuno che non vedeva gli avesse fatto una carezza. 
  
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