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Autore: Ruby__Eyes    01/11/2011    5 recensioni
Song-fic ispirata a Wicked Game, degli H.I.M.
Una vita intera solo per giungere esattamente a quel momento.
Genere: Angst, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I personaggi di questa storia non mi appartengono (purtroppo!); non scrivo a scopo di lucro e quel che scrivo non è reale ma è frutto della mia immaginazione.

 

Dedico questa mia piccola ff a Kyrie Eleison, senza la quale non avrei nemmeno pubblicato… semplicemente GRAZIE mia Leviatuccia! XD

La canzone è Wicked Game, nella versione degli H.I.M.! Buona lettura!

 

 

 

The world was on fire, no one could save me but you


Cos’era il mondo per te, Dean Winchester? Fuoco, tormento? Dolore, violenza?

E le urla, Dean, quelle urla… non potevi udire altro in fondo a quel pozzo infame; non si smorzavano mai, non riuscivi nemmeno più riconoscere le tue stesse grida in mezzo a quel coro di dannati. Cos’era il mondo per te, Dean? Eternità e sofferenza, tenebre e fiamme. Solitudine. Rassegnazione. Credevi che non sarebbe mai finita, Dean, credevi che il tuo supplizio sarebbe durato in eterno. Tenevi gli occhi chiusi, serrati in modo spasmodico, non ti accorgesti di quella luce bianca; nemmeno ricordavi l’esistenza del bianco. Una mano si chiuse con forza sulla tua spalla nuda. Calore. Ti bruciò in profondità, fu quanto di più doloroso tu avessi mai provato, anche dopo quarant’anni di torture indescrivibili. Ma allo stesso tempo fu meraviglioso, Dean, fu commovente il modo in cui quell’ennesima agonia ti risvegliò. Fu il contatto. Quarant’anni… e in quarant’anni di tormenti nessuno ti aveva mai realmente toccato: certo, i rasoi ti avevano sfregiato, gli uncini arrugginiti si erano conficcati crudelmente nelle tue carni, gli strumenti dei tuoi aguzzini ti avevano strappato pezzo per pezzo, sfigurato, reso un ammasso informe di sangue raggrumato e brandelli di carne e budella.

Ma nessuna mano, nessun artiglio infernale ti aveva mai sfiorato.

Solo in quel momento comprendesti di aver bramato quel contatto a lungo, forse per tutta la vita; solo allora, aprendo gli occhi e rimanendo abbagliato da quel candore, da quella purezza intonsa, comprendesti di aver agognato la mano che ti stringeva forte, ustionandoti, lasciandoti impresso un marchio indelebile. La mano che sancì l’inizio di un legame indissolubile quando ti prese, reclamandoti con possessività.

La mano che ti trascinò con sé, lontano dall’orrore, sempre più in alto.

Cos’era il mondo per te, Dean Winchester? In quel momento fu solo luce. Luce bianca, accecante, mentre quell’entità a cui non sapevi dare un nome ti avvolgeva in un tepore sconosciuto e mistico, mentre la sofferenza svaniva, rimanendo intrappolata nel buco nero che ti aveva ingurgitato e soffocato troppo a lungo. Le urla erano ormai lontane, così come le fiamme nere, le catene, i fumi sulfurei. I tuoi occhi si fecero pesanti, Dean, le membra risanate si distesero; prima di lasciarti vincere dalla stanchezza fissasti lo sguardo in qualcosa di blu che splendeva nel cuore di quel chiarore. Comprendesti tutto allora, il pensiero ti folgorò: eri innamorato, Dean, innamorato come non lo eri mai stato in tutta la tua vita. Poi, per la prima volta dopo quarant’anni, crollasti addormentato, sentendoti finalmente al sicuro.

 

 

I'd never dreamed that I'd need somebody like you


Il silenzio ti faceva impazzire, Dean; ti feriva le orecchie, ti spaventava con il suo vuoto assordante. Gli incubi erano sempre gli stessi. Viscidume nero che usciva dai corpi irriconoscibili che tormentavi, fiamme scure, sensazione di soffocamento. Le urla. Le urla erano la parte peggiore. Ti svegliavi gridando, la mano che cercava l’interruttore per illuminare un’anonima stanza di motel, con le sue pareti sporche e la moquette polverosa. Anche i sogni erano sempre gli stessi. Una mano ti ghermiva, con il suo calore sconvolgente, doloroso ma allo stesso tempo confortante; una luce bianca e accecante ti avvolgeva come in un abbraccio e ti trascinava lontano, asciugando le lacrime che nemmeno sapevi di avere sul viso, guarendo le tue ferite. Sentivi che in qualche modo quella luce riusciva a lenire le tue sofferenze e a infonderti sentimenti che non credevi di poter provare. Ti svegliavi respirando forte, con il cuore in gola, immaginando occhi blu che si specchiavano nei tuoi. Sentendone il bisogno. E tu, Dean… oh, tu non avresti mai immaginato di poter avere un bisogno così schiacciante di qualcuno.

“Sono Castiel. Sono un angelo del Signore” ti aveva detto. Ma prima ancora che quella creatura aprisse bocca, Dean, tu avevi capito tutto, sapevi che era lui. Ti era bastato guardarlo. Ti era bastato percepire la sua presenza per riconoscerlo. Certo, non avevi nemmeno osato sperare di incontrarlo di nuovo, e d’altronde non avresti mai pensato di trovare qualcuno come lui. Un angelo. Il tuo angelo.

Ti aveva salvato dalla perdizione e continuava a salvarti ogni notte, quando nel sonno rivivevi il tuo personale inferno. Certe volte era troppo da sopportare, vero Dean?

Non volevi ammetterlo, ma a un certo punto ti fu impossibile frenare le lacrime e, annegando nella vergogna, ti allontanasti per nasconderti dal mondo intero.

Crollasti a terra, gli occhi chiusi, i pugni stretti con rabbia. Una mano si strinse dolcemente sulla tua spalla. Il calore di quel contatto ti guarì, e quando apristi gli occhi eri sicuro di aver aspettato quel momento per tutta la vita.

Una vita intera solo per giungere esattamente a quel momento.

 

 

Now I wanna fall in love
(this world is only gonna break your heart)

...with you

 

Di cosa avevi paura, Dean Winchester? La vita ti aveva riservato una serie infinita di battaglie, e tu le avevi sempre affrontate a testa alta, con l’onnipresente sorriso beffardo e le dita pronte a scattare sul grilletto. Avevi sfidato la morte, combattuto mostri e demoni e salvato persone innocenti… eppure non potevi far fronte alle perdite, vero Dean? Sì, perché, presto o tardi, chi ti era vicino finiva per andarsene, e tu avevi una fottuta paura di essere abbandonato, di rimanere solo.

Ti eri imposto delle regole: non dovevi mai affezionarti a qualcuno, non dovevi mai abbassare la guardia e permettere ai sentimenti di prendere il sopravvento.

Quindi ecco il Dean che permetteva a pochissimi di avvicinarsi - Sam e Bobby, al massimo Ellen e Jo -, ecco il Dean da una scopata e via, quello che non poteva né tanto meno voleva avere una ragazza fissa, qualcuno da cui tornare ogni sera; nessun coinvolgimento, nessuna complicazione.

Pensavi che fosse la soluzione ideale, pensavi di poter evitare il problema: se non avessi più permesso ad anima viva di avvicinarsi a te tanto da scorgere quello che si celava al di là delle tue difese, allora non avresti più dovuto affrontare l’ennesimo fallimento, l’ennesimo abbandono. Perché tutto finiva prima o poi, e tu lo sapevi bene.

L’intero, maledettissimo mondo non faceva altro che ferirti, metterti alla prova, cercare di spezzarti… e tu non sapevi davvero per quanto tempo saresti ancora riuscito a sopportare tutto quello schifo. Saresti potuto morire di nuovo un giorno non molto lontano, questa volta in modo definitivo, e ne eri ben consapevole: ogni giorno poteva essere l’ultimo per te, vero Dean? Perciò ti ripetevi che andava più che bene avere solo due persone su cui poter contare e di cui fidarti, due persone che erano la tua unica famiglia, e magari una cameriera ogni tanto da portarti sul sedile posteriore dell’Impala. Tutto qui. Non volevi di più, non potevi avere di più, sarebbe stato sbagliato, sarebbe finita male… e semplicemente non te lo meritavi. Non meritavi altro che sofferenza e dolore, vero Dean? Ma non avevi fatto i conti con il Paradiso. Non avevi fatto i conti con Castiel, perché lo amavi, Dean, lo amavi dal primo momento, quando nemmeno sapevi cosa fosse quella luce che ti strappava all’inferno, e non importava quanto strenuamente tentassi di lottare contro quel sentimento, non c’era nulla che tu potessi fare per estirparlo. Te ne rendesti conto in quel preciso istante, vero Dean? Quando apristi gli occhi e incontrasti i suoi: non ti vergognasti nemmeno delle lacrime che rigavano il tuo viso, non provasti imbarazzo: come se la paura di mostrarti per quello che eri davvero, con le tue debolezze e i tuoi demoni interiori, fosse semplicemente svanita nel nulla, spazzata via dallo sguardo che lui ti rivolgeva, mentre la sua mano sulla tua spalla ti marchiava una seconda volta.

La consapevolezza ti colpì come un pugno in pieno viso. Dolorosamente.

Sì, volevi smettere di combattere le tue emozioni, volevi essere libero di vivere quel sentimento. Sì, volevi concederti di amarlo.

 

 

What a wicked game to play
To make me feel this way


Castiel capì subito, Dean, intuì il momento esatto in cui tu decidesti di far crollare le tue difese e di mostrarti a lui per quello che eri realmente: un piccolo e fragile essere umano straziato, impaurito e bisognoso. Scrutò nei recessi della tua anima facendoti vibrare d’emozione, perché era così spaventoso e allo stesso tempo così liberatorio, così piacevole sentirsi totalmente esposto al suo sguardo. Non avevi mai provato nulla di simile. Scorse anche l’amore nei tuoi occhi, Dean, e in quel momento ti accorgesti di quel suo sguardo, uno sguardo colmo di reverenza, di rispetto, di adorazione oltre che d’amore. Rimanesti scioccato: cosa avevi fatto tu per meritare la sua devozione? Era sbagliato, era in qualche modo una blasfemia, vero Dean? Non eri degno del suo amore e non lo saresti mai stato. Non potevi sporcare una creatura tanto pura, non potevi infangare un angelo con la melma di quella tua anima dannata, non potevi essere così egoista da macchiare consapevolmente il suo candore. No, era stata una pessima idea, la peggiore che tu avessi mai avuto. Ti alzasti di scatto, senza guardarlo, cercando di allontanarti da lui il più possibile, il prima possibile, ma la sua mano, ancora fermamente stretta alla tua spalla, ti fermò costringendoti a fronteggiarlo. Solo quando fu sicuro che non avresti più tentato di fuggire, l’angelo ammorbidì la presa, fece scorrere la mano con delicatezza fino al tuo collo e lentamente si chinò per posare un bacio casto sulle tue labbra. Quando si scostò potesti di nuovo vedere quei suoi occhi blu, addolciti dalla dedizione, dalla stima, dalla fiducia nei tuoi confronti. Eri stato guardato in tanti modi dalle tue numerosi amanti, Dean: con desiderio, con lussuria, a volte con risentimento e altre persino con affetto, ma Castiel… bhe, l’angelo aveva quel modo di guardarti, qualcosa che non avevi mai visto prima. Non avresti mai immaginato di meritare tanto, ma per quanto le tue paure fossero soverchianti, in quel preciso istante sapesti che lui era già tuo, così come tu eri totalmente suo. Ed era terrificante, Dean! Quei sentimenti erano così intensi, bellissimi e crudeli allo stesso tempo, e non c’era via d’uscita: potevi solo lasciare che prendessero il sopravvento, potevi solamente viverli.

Non era mai esistito qualcosa di più giusto, Dean. Lo sapevi con certezza ogni volta che lui ti fissava in quel suo modo infantile e puro, quando di fronte agli altri non osava avvicinarsi troppo a te ma lasciava che le vostre mani si sfiorassero in modo quasi casuale, quando prendeva le tue difese ed era disposto a riporre in te la sua fede per l’ennesima volta, mettendo in discussione tutto ciò che aveva creduto vero per molto, moltissimo tempo. Lo sapevi con certezza ogni volta che, nella penombra silenziosa di un motel, ti abbracciava accarezzandoti la schiena con mani tremanti di desiderio e venerazione, quando ti baciava e si lasciava spogliare assecondando la tua impazienza famelica. Lo sapevi soprattutto, e senza alcun dubbio, quando lo guardavi, sopra di te, perfetto e innocente, mentre lo accoglievi dentro di te accettando anche il dolore, incantato dai suoi occhi velati di lussuria e dai sospiri che sfuggivano dalle sue labbra piene. Lo sapevi, Dean, quando ansimando nascondeva il viso contro il tuo collo e mormorava il tuo nome, e tu rispondevi invocando il suo, con gemiti sempre più strozzati quando il piacere diventava estatico, quando il culmine vi trovava avviluppati e smarriti l’uno nell’altro, mentre vi chiamavate con un ultimo grido roco, le bocche che si cercavano per l’ennesimo bacio disperato.

Lo sapevi, non potevi far altro che vivere quei sentimenti.

Non sarebbe mai esistito qualcosa di più giusto.

No, Dean Winchester, non avresti mai immaginato di poter amare qualcuno in modo così intenso, con tutto te stesso e senza riserve… e sicuramente non avresti mai sognato di poter avere un angelo al tuo fianco, solo per te, per sempre.

 

 

No, and I never dreamed that I'd love somebody like you
                            

 

 

 

 

 

 

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 







  
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