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Autore: drunkunicorn30    01/11/2011    2 recensioni
Un 40enne, anzi, un trentanovenne e un baldo giovane trentacinquenne abbracciati sul letto di una camera d’albergo sperduto solo Dio sa dove, nel bel mezzo di Parigi.
Genere: Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Once.

 
 
-Hai le doppie punte!-
-Io perlomeno i capelli li ho.-
-Stronzo.-
Risi.
Quella situazione mi faceva ridere.
Noi facciamo ridere.
Un 40enne, anzi, un trentanovenne e un baldo giovane trentacinquenne abbracciati sul letto di una camera d’albergo sperduto solo Dio sa dove, nel bel mezzo di Parigi.
-Tu, ancora devi spiegarmi perché sei voluto venire qui quando potevamo stare nella nostra –sua- casa a Los Angeles.-
-Los Angeles oramai la conosco. Avevo voglia di tornare qui, si può? O devo prima chiedere il permesse all’irlandese invidioso perché io ho dei capelli veri?.-
Tu, uomo d’America prima o poi ci resterai secco se non la smetti di provocare.
-Vaffanculo.-
-Si, ti amo anche io!- Esclamò. Diceva sul serio?
-Davvero?-
-Davvero cosa?- sgranò gli occhi, si districò dalla posizione in qui eravamo da circa …due giorni e si posizionò di fronte a me. Sarei potuto affogare in quei pezzi di oceano che si ritrovava al posto delle iridi. Una dolce morte.
-Mi ami davvero?-
Si avvicinò cauta alla mia bocca e appoggiò lieve le sue labbra sulle mie.
-Ti basta come risposta?-
No.
-Se questo è il meglio che sai fare, Leto.- sghignazzai sotto ai baffi e incrociai le braccia al petto.
-Ah ah ah- ululò spavaldo.
-Era un sì? Ti facevo molto più sveglio, vecchio mio.- Sapevo di aver fatto una grande cavolata già dal lontano 2004 quando accettai il ruolo di Alessandro, ma feci una cavolata ancora più grande quando chiamai vecchio Jared Leto. Perché? Potevo chiamarlo; testa di cazzo, puttana, sgualdrina, cazzone, cagna ..perchè proprio vecchio? Ditemelo. Per favore.
-Io.non.sono.vecchio.- ringhiò verso di me.
Oramai dovevo farla tutta la cavolata, no?
-Ah no? E cosa sei? Diversamente giovane?- mi uscì un lieve suono acuto dalla bocca. Era un ghigno orgoglioso e divertito.
-Guardati alla specchio, guarda me, poi dimmi chi sembra più giovane tra me e te.-
-L’apparenza inganna. Te l’ha mai detto nessuno?-
-Vaffanculo.-
-Si, ti amo anche io!- lo canzonai. Mi stavo divertendo troppo. Per una dannata volta che ero riuscito a sottometterlo. Ero pronto a buttarmi dal terrazzo dalla cotanta felicità e gioia. AH!
Sbuffò.
Sembrava quasi un bambino a cui veniva vietato l’uso della play-station. Aveva le braccia incrociate al petto. Lo sguardo rivolto verso il materasso e, per finire, il labbo inferiore in fuori, giusto per dimostrare l’estrema goccia di tristezza che lo pervadeva.
-Sono un’attore anche io ..sai?- rimarchai il mio orgoglio in quest’ultima affermazione.
Non mi rispose. Si girò dall’altre parte e mi diede le spalle. In quel momento avrei voluto tanto uno specchio opposto, attaccato alla parete, solo per vedere il ghigno soddisfatto di Jared.
-Dai girati, bambino.-
-Bambino? Colin Farrell tu non hai proprio capito con chi hai a che fare.-
Ok. Ero riuscito a farlo incazzare, e questa volta per davvero. Cercai di trattenere le risate quando si alzò in piedi. Quelle braccia appoggiate sui fianchi, quegli avanbracci che sembravano due stecchini, quelle gambe così secche e sghembe. Poteva fare paura ad un nenonato, sì, ma non a me. Come facevo ad essere attratto da uno così? Mi chiesi. Poi, però, quando vidi il suo sedere e il suo petto nudo trovai la domanda, una domanda retorica. Inutile.
-Spiegamelo allora.- il mio nervo provocatore era partito.
-Come vuoi, Farrell.-
Detto questo, mi ritrovai sotto il corpo dell’americano in meno di un secondo. Ero abituato al quel contatto sì, ma ogni volta mi ribolliva il sangue nelle vene dall’eccitazione. Mi stringeva i polsi. Non era forte, no, ma non volevo liberarmi per alcun motivo. Scopami a sangue Jared avrei voluto urlargli in faccia, se non fosse per il fatto che mi stesse fissando. Sapeva che non avrei retto per molto quello sguardo. Era come un’incudine di una tonnellata posata sulla faccia.
-Sono bello, vero?-
No. Sei perfetto, sei un Dio, sembri uscito direttamente dalle mani di Michelangelo stesso.
-Mmh.- riuscii malamente a deglutire e a mugolare.
-Rispondimi, avanti …Sono bello, vero?-
Non potevo mentire, non ora.
-Si.- sbottai. -..E ora scopami ti prego.-
-Non me lo faccio ripetere due volte.- sorrise eccitato.
Tra imprecazioni e gemiti riuscimmo a toglierci i vestiti di dosso. Di nuovo la tua pelle sulla mia, ho bisogno di te Jared. Iniziò a baciarmi il petto, arrivo all’inguine e afferrò la mia erezione pulsante, vogliosa. Appoggiò la lingua su di essa e persi totalmente la testa, gli afferai la testa e lo spinsi ..sempre di più.
-Hey hey, stai calmo irlandese. Qui comando io.- mi ammonì.
-Ok. S-scusa..- dissi, quasi dispiaciuto.
L’eccitazione mi pervase ancora e ancora e ancora, era al culmine, non ce la facevo più. Avevo ancora le sue mani saldamente strette sui miei polsi. Odiavo stare fermo, essere impotente, avevo bisogno di toccarlo, avevo bisogno di vederlo godere sotto di me. Sto per venire ma, lui si ferma, bastardo. Mi guarda l’ennesima volta, sorride e mi gira. Sento il suo sesso premere contro di me. Non riuscii a fare altro che gemere e mugolare come un gatto in amore. Mi lascio per un attimo i polsi e mi infilò, delicatamente, due dita nell’apertura. Il dolore sparì in fretta ed arrivò il godimento, lo stesso fecero le dita di Jared. Il suo sesso si era ormai impossessato del mio didietro, non riuscivo a stare fermo, non riuscivo a stare zitto ..tutta colpa sua. Volevo vederlo in faccia, volevo vedere il suo viso imperlato di sudore, volevo vedere la sua bocca che pronunciava il mio nome.
-Ferme ta gueule!*- urlò contro di me.
Il poco francese che sapeva lo tirava fuori nei momenti meno opportuni e, lo rendeva cos’ dannatamente sexy. Quella voce roca, che aveva sentito oramai mezzo mondo era mia. Quelle labbra, che oramai avevano assaggiato la bocca di tutte le bionde di Los Angeles erano mie. Quei capelli, che avevano subito così tante torture era miei. Quel corpo così perfetto che aveva tappezzato i muri delle camere di tutte le ragazze del pianeta era mio. Lui era mio. Dopo minuti di straziante tormento riuscii a voltarmi e a vedere il mio amante venire sopra di me. Si accasciò sul mio petto, aveva un respiro pesante ed affanato che si intonava alla perfezione con il mio.
-Comunque, il tuo francese fa schifo.- ops. L’ennesima cavolata.
 
 



*espressione francese: Chiudi il becco.
  
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