La ragazza si sedette in sala d'attesa.
Guardo attentamente i presenti e si chiese il perchè lei era lì.
Non bastava un discorso per rendere la sua vita migliore eppure lo faceva lo stesso.
Voleva chiarire ciò che aveva dentro la sua testa.
Attese con pazienza il suo turno, come un fedele che aspetta di raccontare i propri peccati ed essere assolto.
Quando finalmente venne gli tremavano le gambe.
Aveva paura che l'avrebbero presa per pazza.
Piano si avvicino alla porta e poggio la mano sulla maniglia.
L'apri con uno scatto secco ed entro in una stanza dai colori caldi.
Per la maggior parte colore legno, tanti libri e due poltrone bianche.
Tutto ero in un ordine pazzesco e questo le ricordo quello che la sua stanza non era.
Si avvicino titubante ad una delle due poltrone.
"Benvenuta, qual'è il suo nome?" chiese un ragazzo poco più grande di lei con un'aria molto professionale.
"Gioia Fevola." disse lei guardandolo.
Aveva indosso un pantalone classico nero ed una camicia bianca un pò sbottonata.
I suoi capelli ,poi, stonavano col resto dell'abbigliamento.
Tirati su in una cresta bionda che ne risaltava i lineamenti.
Aveva in mano una cartellina dove scrisse qualcosa.
"Siediti pure." le disse sorridendo lievemente.
"Allora Gioia, posso darti del tu?" chiese.
La ragazza fu presa alla sprovvista di fronte a tutta questa cortesia e professionalità.
Insomma quel ragazzo aveva pochi anni più di lei e già sembrava un esperto nel suo campo.
Annui soltanto lasciando spazio alle parole di lui.
"Io sono Justin, piacere." le tese la mano.
La ragazza l'afferrò sorridendo.
"Parlami di te." chiese poi.
La ragazza guardò attentamente le due iridi color nocciola che la fissavano e si decise a parlare.
"Sbaglio di continuo,non ne faccio una giusta."
Per lei questa era una spiegazione più che decente.
Quella frase chiamava a chiare lettere il suo nome.
Il ragazzo la invitò a dire di più soltanto con uno sguardo.
Così lei gli racconto la sua vita, le sue paure, i suoi sbagli.
Alla fine lui le sorrise.
"E' normale sbagliare. Alla tua età si pensa a tutto meno gli sbagli e per questo se ne fanno tanti. Non devi preoccuparti,piano piano prenderai coscienza di ciò che fai e non sarà più così difficile."
La ragazza si sentiva sollevata da una parte ma dall'altra no perchè sapeva che avrebbe sbagliato ancora.
"Justin, posso chiederle una cosa?"
"Dammi pure del tu, comunque si."
"Non hai mai avuto paura del futuro?" chiese col cuore in gola.
"Si ha sempre un pò paura del futuro, perchè non si sa mai cosa possa accadere."
Quel ragazzo era tremendamente sicuro di se,sapeva il fatto suo.
La sua voce era così ferma e tranquilla che chiariva tutti i dubbi e ne cancellava le preoccupazioni.
Lui sorrise.
Fu un sorriso che destabilizzo per un'attimo la ragazza.
Perchè era sincero e ti faceva sentire a tuo agio.
Lei si sentiva così inerme da quando si era seduta su quella poltrona.
Così schiava di ogni sua domanda.
Però allo stesso tempo era tranquilla perchè sapeva di essere in buone mani.
Quando uscì potè giurare di sentirsi una ragazza nuova.
Solo grazie a lui e alle sue parole.
Ed al suo sorriso che la calmò all'istante.