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Autore: londra555    02/11/2011    5 recensioni
In una Lima avvolta da un incessante pioggia una serie di avvenimenti poco chiari stravolgono la routine quotidiana della piccola città di provincia.
Genere: Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 11
 
Quella mattina Santana attraversò la porta d’ingresso del McKinley con un espressione persa nel vuoto. La testa le doleva ma soprattutto aveva addosso una sensazione strana che non riusciva a identificare. Era quasi arrivata al suo armadietto quando fu investita da due braccia che la strinsero, riuscì a intravedere dei capelli biondi e, solo per un istante, pensò si trattasse di Brittany. Poi, con sorpresa si accorse che era Quinn e si staccò con aria di superiorità. Vide i suoi occhi lucidi e un brivido di paura la scosse.
-Cos’è successo?
L’altra spalancò gli occhi sorpresa, si guardò intorno, non trovava il coraggio per guardarla negli occhi.
-Quinn, dimmi cos’è successo!
Il tono della voce non ammetteva repliche, aveva bisogno di sapere.
-Si tratta di Brittany.
A Santana bastarono quelle quattro parole per capire cosa fosse successo. Sentì le ginocchia tremare e si appoggiò al freddo metallo degli armadietti per mantenersi in piedi. Sentì la voce di Quinn dire qualcosa, ma era un suono indistinto che proveniva da un'altra dimensione. Portò entrambe le mani sul viso. Doveva trovare Blaine, doveva parlare con lui.
Si mise a correre per il corridoio lasciando Quinn dietro di se che le urlava qualcosa. Lo trovò che parlava fitto con Kurt davanti a un aula, si fermò davanti a loro.
-Me l’hanno appena detto.
-San, stai calma. – disse Kurt, ma lei lo ignorò, continuava a guardare Blaine.
-Ieri notte mi è successo di nuovo.- gli disse semplicemente.
Lui le prese la mano e la trascinò via davanti allo sguardo allibito del suo ragazzo. La portò fuori per sedersi nelle gradinate del campo di football, ignorando la pioggia che li bagnava. Ci fu un lungo momento di silenzio, entrambi cercavano di mettere ordine tra i loro pensieri.
-Sai perché ti ho seguita?
-Perché pensavi che fossi io! Alla fine avevi ragione.
Lui scosse la testa con veemenza.
-No! Decisi di seguirti perché, una notte mi chiamò Brittany spaventata da qualcosa nel suo giardino. Quando arrivai li vidi qualcosa con la coda dell’occhio. Era solo un ombra, ma era troppo familiare. Eri tu San, ne sono sicuro.
Quella lo guardò con occhi spaventati.
-Perché? Perché non mi hai fermata? Tutto questo non sarebbe dovuto succedere!
-Perché non credo che sia tu!
Santana lo guardava incredula.
-Si, si! Che altra spiegazione puoi trovare?
-Non lo so! Ma non puoi essere stata tu! Ne sono sicuro! C’è qualcos’altro!
-Certo qualcos’altro! Magari è un fantasma! O dei demoni!
-San, stai calma vuoi?
-Come faccio a stare calma? Per quello che ne so lei potrebbe anche essere morta! Per quello che ne so potrebbero essere morte tutte e solo io posso averlo fatto!
Si alzò di colpo, Blaine le afferrò un polso per fermarla.
-Dove credi di andare?
-Non lo so!
-Possiamo rivedere i documenti che abbiamo! Sono sicuro che c’è qualcosa…
Si fermò di colpo spalancando la bocca. Qualcosa che aveva detto Santana poco prima aveva incassato nella sua mente.
-Blaine? Cosa ti succede?
-Sam! Devo parlare con lui!
-Cosa?
-Ho un’idea, è folle ma non più che accettare il fatto che tu sia un serial killer! Fammi un favore, vai in classe. Cerca di stare calma. Se ho ragione so chi è stato e, forse, non è troppo tardi.
Tardò diverso tempo per avere la conferma che, quel giorno, Sam non era a scuola. Ma lui aveva ancora un’ultima possibilità.
 
 
Quinn entrò in aula canto, spostò il suo sguardo sulle sedie davanti a lei e la vide. Le si avvicinò lentamente guardandola negli occhi e si sedette al suo fianco. Nessuna delle due voleva parlare, alla fine Santana cedette.
-Perché sei qui?
-Ti cercavo. Sapevo che ti avrei trovata qui.
-Perché mi cercavi?
-Non credo che sia il caso di lasciarti da sola adesso!
Santana scosse la testa. Aspettava Blaine da ore, non sapeva cosa avesse in mente.
-Sto bene!
-No, non è vero!
-Certo che non è vero Quinn, non sto bene! Potrei non rivederla più!
-Ascolta San, la troveranno! In fondo non si sa ancora niente.
-No, non capisci è colpa mia!
-No, non è colpa tua! Non potevi stare con lei tutto il tempo!
-Sono stata io!
Quinn si fermò per un attimo, non capiva ancora dove volesse arrivare l’altra.
-Cosa?
-Si! Sono io, devo per forza essere io, non lo vedi che non c’è nessun’altra possibilità?
L’altra la guardava sempre più incredula cercando di capire a cosa si riferisse, voleva aggiungere qualcosa quando Blaine si precipitò dentro l’aula rosso in viso e con un evidente fiatone.
-Eccoti! Ti avevo detto di stare in classe! Avrei evitato di correre per l’istituto nell’ultima ora!
-Blaine? Stai bene?- chiese Quinn domandandosi cosa stesse successo quel giorno.
-Si, si! Dobbiamo andare! Lo so! So dove sono!
-Ne sei sicuro?- chiese Santana alzandosi di scatto.
-No, certo che non ne sono sicuro! Ma ero in biblioteca perché Sam non c’è e ho trovato una pista!
-Va bene, questo è assurdo! Adesso entrambi vi sedete qui e mi spiegate di cosa state parlando!
-Non c’è tempo Quinn, abbiamo poche ore! Cerca Puck, dagli questo biglietto, ci sono le indicazioni per arrivare dove stiamo andando. Raggiungeteci li il prima possibile!
Poi afferrò Santana per un braccio trascinandola verso l’uscita. Salirono sulla macchina e partirono.
-Pensi di spiegarmi qualcosa? Dove stiamo andando?
-Ho avuto un idea! Grazie a te! Sono andato in biblioteca e ho trovato il libro, se ci fosse stato Sam sarebbe stato più facile ma ha avuto la brillante idea di ammalarsi proprio oggi a quanto mi hanno detto!
-Fammi un favore: parti dall’inizio perché non ho capito una sola parola! Di che libro parli?
-Del Necronomicon, sei stata tu a farmi pensare a lui parlando di demoni! E tutto incassa alla perfezione!
-Ok, ferma la macchina!
-Cosa? Perché? Non c’è tempo!
-Esatto, non c’è tempo! E tu mi parli di demoni come se fosse la cosa più normale del mondo!
-No, aspetta! Sai cos’è quel libro?
-Si lo so! Vado anche io alle classi di letteratura!
-Bene, però forse non sai che ci sono versioni finte del libro con incantesimi inventati di sana pianta!
Santana sospirò rumorosamente, non riusciva a capire a cosa avrebbe potuto portare tutta quella storia.
-Blaine, perché mi stai facendo questa lezione?
-Perché con uno degli incantesimi si può riportare in vita chi si vuole!
-Ascoltami bene, te lo chiedo per favore un’ultima volta, poi so già che quel poco di pazienza che mi è rimasta finirà. Quindi o ti spieghi meglio o fermi la macchina e mi fai scendere.
Lui si voltò un secondo per guardarla mentre continuava a guidare per la periferia della cittadina, prese fiato e decise di ricominciare da capo affrontando l’argomento da un altro punto di vista.
-Qual è l’unica cosa che abbiamo trovato in comune nelle sparizioni?
-Io! L’abbiamo già detto, ho litigato con tutte poco prima che sparissero! Certo a parte Brit!
-Vero! Ma non sei solo tu! Prova a ricordare chi c’era quando è successo. La prima?
-Tu eri con me nel campo, poi siamo entrati e quella ragazza era con Kate vicino agli armadietti mi pare!
-Esatto! La seconda?
-Io stavo parlando con Britt, poi Puck ci ha chiamate. C’eri tu, Quinn, Kate, nessun altro credo!
-Bene! La terza?
-Facile! Ci trovavamo in caffetteria! C’eri tu e tutti gli altri del glee meno Kurt!
-Perfetto! E adesso Kate!
-Era con te quando vi ho beccati a pedinarmi, lasciamelo ripetere, in maniera ridicola!
Fu allora che spalancò gli occhi di colpo! Era vero, non era solo lei l’unica cosa in comune! Si voltò verso il ragazzo lentamente e sussurrò:
-Ci sono!
-Hai capito adesso?
-Oddio, non ci posso credere!
-Ce ne hai messo di tempo!
-Sei tu! Hai cercato di far ricadere la colpa su di me, per questo mi stavi tanto addosso! E io sono la tua prossima vittima!
Blaine rallentò poi sul suo voltò si formò un sorriso storto e fissò i suoi occhi in quelli spaventati della ragazza al suo fianco
 
 
 
 
Quinn vide Puck stancamente appoggiato sul suo armadietto che discuteva con Finn probabilmente di football mentre Kurt, con un espressione annoiata, aspettava pazientemente che fosse ora di tornare a casa. Quando la vide si illuminò.
-Quinn! Hai visto Blaine? Non è venuto a lezione e non lo trovo da nessuna parte.
-Mi ha mandato lui a cercare Puck! Mi ha detto che dobbiamo andare qui.-disse porgendo un foglio stropicciato che il ragazzo afferrò e guardò con curiosità.
-Qui? Ma scherzi?- chiese confuso dopo aver letto le indicazioni.
-Senti so solo che sono corsi via con Santana dicendo che sapeva dove si trovano!
-Ancora con questa storia? Kurt il tuo ragazzo si è ossessionato con queste sparizioni! Dovrebbe lasciar fare alla polizia! Pensa che l’altra notte abbiamo scassinato la scuola per fotocopiare le schede personali di tutte le ragazze scomparse!
-Cosa avete fatto? Non me ne ha parlato!- disse disgustato Kurt.
-Certo che si sta comportando in modo strano ultimamente! Ho il sospetto che stesse combinando qualcosa con Kate poco prima che sparisse. –aggiunse Finn ingenuamente.
-Aspetta! Hai ragione! Li ho visti anch’io discutere! E adesso questo!- disse Puck indicando il foglio.
Finn spalancò gli occhi come se un lampo di comprensione avesse attraversato la sua mente.
-E se fosse lui?
-No, no, no! Non dire idiozie Finn!- disse Kurt.
-Si però pensateci! Potrebbe! E se questo fosse una disperata richiesta di aiuto per fermarlo?- continuò imperterrito.
-Va bene Finn, quale serie televisiva stai guardando ultimamente?- domandò decisa Quinn.
-Criminal minds! Ma questo non vuol dire niente! Potrei avere ragione io!
-Ok, ho la macchina qui fuori! Stare qui a parlare non aiuta nessuno! Andiamo!- disse Puck dirigendosi verso i parcheggi seguito a ruota dagli altri.
 
 
 
Sbatté più volte le palpebre cercando di mandare via quella sensazione di nausea che le attanagliava lo stomaco. Provò a sollevare il braccio destro, lentamente. Lo sentiva pesante, come se fosse staccato dal suo corpo, e lo sentiva bruciare. Vide un taglio all’altezza dell’avambraccio abbastanza profondo.  Portò la mano davanti agli occhi e cercò di metterla a fuoco, senza riuscirci. Lo riportò giù, lasciandolo cadere a peso morto. Aveva la gola secca, voleva provare a parlare ma non ci riusciva. Mosse la testa per guardarsi intorno. Non sapeva dove si trovava anche se quel posto le risultava in qualche modo familiare. Provò a sollevare la testa piano ma fu colta da un forte attacco di vertigini che la costrinsero a richiudere gli occhi. Il letto nel quale si trovava le sembrava comodo e accogliente ma era come se fosse sospeso nel vuoto, come se galleggiasse a un metro dal suolo. Voleva chiamare aiuto, ma non poteva. Si voltò su un fianco con una lentezza disarmante e vide una grande porta di legno. Al lato un piccolo vassoio con un bicchiere d’acqua e qualcos’altro che da quella distanza non riusciva a riconoscere. Era tutto sfuocato. Provò ad alzarsi, sentiva un bisogno disperato di bere. Riuscì a portare le gambe fuori dal letto per appoggiarle al suolo, provò a mettersi in piedi ma non si resse. Si trovò in ginocchio al lato del letto che si afferrava con poca energia alle lenzuola. Sentiva un ticchettio ritmico e sollevò la testa, c’era un orologio al lato di una finestra chiusa, ma non riusciva a leggere che ora fosse. Si lasciò cullare da quel suono per un tempo infinito accarezzando l’idea di lasciarsi semplicemente cadere al suolo senza opporre resistenza, ma poi il richiamo di quel semplice bicchiere d’acqua fu più forte. Si trascinò a fatica aiutandosi con le mani, quasi gattonando, per percorrere quei pochi metri che la separavano dal tanto agognato premio. Quando, finalmente, arrivò al vassoio si lasciò cadere sulle spalle respirando lentamente. A tentoni raggiunse il bicchiere e lo portò alle labbra bevendo avidamente cercando di non pensare al sapore strano. Si accorse che c’era anche un pezzo di pane ma non aveva la forza per mangiarlo, semplicemente decise di stare ferma con gli occhi chiusi. Si concentrò sul suono dell’orologio mentre, di nuovo, le palpebre si facevano sempre più pesanti. Riuscì appena a trascinarsi di nuovo verso il letto ed a issarsi a fatica. Poco prima di cadere di nuovo in un sonno senza sogni l’ultimo pensiero di Brittany fu per Santana. Sperava che venisse a salvarla.
  
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