Sentivi la testa pesante, i muscoli contratti. Ennesima pessima giornata di lavoro con un Castle che oramai ingombrava sempre di più i tuoi pensieri. Ryan ed Esposito avevano ragione: ti serviva una pausa...di riflessione.
Una pausa da tutto: dall'omicidio di tua madre, da Castle, dalla Beckett folle e maniacale che era diventata. Dovevi riscoprirti e diventare di nuovo come prima.
Dovevi mollare la presa, distendere i muscoli e la mente e goderti ogni attimo.
Il cervello elaborò una soluzione al problema: Castle.
Ovunque ci fosse un problema, lui sembrava essere la soluzione.

Beckett, nella vasca da bagno, in quel momento, nuda e sola, voleva evadere da quella parte che si era cucita addosso e diventare la Katherine che tutti amavano, di nuovo.
 

Lanie ti ha sempre dato una mano con quell'uomo dai mille volti, ti ha sempre dato una mano ad interpretare i mille segnali che quello scrittore di gialli ti inviava.
L'altro giorno ti ha detto che ama chiamarti "Dum Dum".
In quel momento ti eri messa a ridere pensando al paragone. Avevi aggrottato la fronte e scosso il capo non capendo.
Poi Lanie ti aveva detto che lui ti amava e tu hai ricordato tutto, tutto di quella sparatoria quando stavi per morire, tutto di quel bacio sotto copertura, tutto.
Lanie ti aveva detto che Castle si era confidato con lei. Ti aveva detto che ti amava, ma che non voleva correrti dietro.
Ha detto che sei sempre stata l'unica.
Hai risposto sentenziando un "mente" freddo come il ghiaccio.

"E' piccolo, Lanie. E' un bambino. Lascialo perdere". Di nuovo quella rabbia indescrivibile nei suoi confronti, così scaturita tutto d'un tratto.
Lanie aveva sorriso, divertita da quel tuo scatto d'ira.
 

"Bambina, ascolta me! - aveva iniziato - Sappiamo tutti dei precenti di Castle, ma non ti far influenzare. Tu non sei una vittima del suo passato. Potresti essere il suo futuro. Potresti davvero esserlo."