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Autore: gm19961    03/11/2011    4 recensioni
"Il 30 gennaio 1969 rappresentava l’ultimo cielo, l’ultima volta che il quartetto liverpooliano più famoso e invidiato del mondo, si esibisce dal vivo, insieme. Il perché? E’ facile rispondere che “a tutto c’è una fine”. Quello che sapevano per certo era che il gruppo non esisteva più".... Ma alla fine, il loro era un affetto, un amore vero. Dopotutto, sei sei stato un Beatle, lo rimarrai per sempre, anche nei giorni più critici o tristi. E non smetterai mai di volere bene a quelle persone, che dopotutto quello che avete passato, hanno guadagnato un posto fisso nel tuo cuore.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: George Harrison, John Lennon , Paul McCartney , Ringo Starr
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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30 Gennaio 1969

All my little plans and schemes 
Lost like some forgotten dream 
Seems like all I really was doing 
Was waiting for you 

Just like little girls and boys 
Playing with their little toys 
Seems like all they really were doing 
Was waiting for you 

Don't need to be alone 
No need to be alone 

It's real love 
It's real, yes it's real love 
It's real 

 

Posarono a terra gli strumenti. C’era un insolito cielo, nella routine londinese; un cielo diverso dalle altre volte. Grigio, scuro, e con un vento leggero e fresco. Non erano in un posto comune, ma nemmeno su una grande strada popolare. Non erano in uno stadio né su palco. Erano semplicemente su un tetto, ad assaporare l’ultima volta di una grande unione. In quel giorno il mondo della musica creò una sezione apposita per loro. Ma cosa successe per davvero? Nessuno lo sa, eccetto loro, quelle quattro teste a caschetto che avevano iniziato con le canzoni d’amore più semplici fino ad arrivare a dei capolavori che appena li senti o li provi, probabilmente, sono difficili da dimenticare. Il 30 gennaio 1969 rappresentava l’ultimo cielo, l’ultima volta che il quartetto liverpooliano più famoso e invidiato del mondo, si esibisce dal vivo, insieme. Il perché? E’ facile rispondere che “a tutto c’è una fine”. Quello che sapevano per certo era che il gruppo non esisteva più; ognuno per la sua strada, eh sì. Che cosa strana, non se l’aspettavano proprio che sarebbe potuta finire così, e in un modo molto orginale, dopotutto. Uno sguardo d’intesa, quattro cuori che mantenevano il battito regolare e unisono, quando nella realtà sarebbero potuti anche esplodere contemporaneamente. Paul, guardò John e sorrise. Era la fine, questa volta.-Quindi.. abbiamo finito qui.-disse il bassista, sistemandosi i polsini della camicia e grattandosi la folta chioma bruna, mantenendo un sorriso sincero e con gli occhi verdi che piano piano si fecero sempre più dilatati e lucidi.-A quante pare.-rispose John, pulendo con una salviettina gli occhiali tondi e già perfettamente lucidi: era un pretesto. Uno stupido pretesto  per non mostrare il suo sguardo cupo al suo piccolo Paul. Dopotutto era lui quello forte e mostrarsi debole davanti a loro, non gli andava proprio. Era stata una decisione reciproca, avrebbero smesso di soffirere tutti e quattro e sicuramente ognuno avrebbe preso una strada, da soli. George, con i suoi pantaloni verdi appariscenti, si mise le mani nella tasca e guardò il cielo.-Io vi auguro buona fortuna, comunque. Ci siamo  divertiti, no?-disse ritirando fuori la mano e mettendola sulla spalla di Ringo, che incomprensibilmente teneva lo sguardo basso, nascondendo il suo celebre sorriso. Non gli andava di sorridere questa volta, non gli andava proprio.-Ehy Rings, che ti prende?-chise Paul avvicinandosi a lui e scompigliandogli i capelli, già arruffati di per loro.-Che dovrei dire? Dovrei star qua a parlare tranquillamente? Io non sono come voi, io ho un cuore e i sentimenti li mostro! Lo so che sareste qua tutti a piangere se non ci fossero gli addetti o le nostre mogli a vederci!-disse il batterista, sbuffando e sospirando rumorosamente.-Ma qui non c’è più nessuno, sono tutti da basso, ci siamo solo noi quattro su questo tetto.-disse George, sorridendo.-E’ ancora peggio!-replicò Ringo, con la prima lacrima scese dai suoi sfavillanti occhi celesti. George sorrise intenerito e lo abbracciò amichevolmente.-Non fare così, Rings. Non stiamo andando mica in guerra!-lo rassicurò il chitarrista, strofinandogli la mano sulla spalla.-Che scena patetica.-replicò John strofinandosi ancor più velcomente gli occhiali.-Ehy Johnny, guarda che gli occhiali sono puliti.-disse Paul facendogli l’occhiolino. John alzò lo sguardo, si schiarì la voce e con un’espressione indifferente se li rimase sul naso.-Bene, credo che dovremmo salutarci, no?-disse nuovamente Lennon, avvicinandosi a loro.-Johnny boy, cos'è che non ha funzionato tra noi? Dimmelo!-lo supplicò Paul, aggrappandosi alla sua giacca di John, drammatizzando e provocando una risata serena dal cuore dagli altri tre scarafaggi.-A parte gli scherzi, grazie di cuore.-disse Ringo di nuovo, continuando a piangere come una fontana. Paul fece uno sguardò quasi schifato, ma no, non era schifato, era solo che continuando a guardare il loro piccolo batterista piangere come una fontana, ne era sicuro,  si sarebbe messo a piangere pure lui.-Rings.. per favore.. s-smettila!-disse Paul abbracciandolo e fregandosene del giudizio di John, che sicuramente si stava preparando al commento “Che gay.” Invece no, fu silenzio. John non se la sentì di parlare, questa volta.-Grazie. Non devo aggiungere altro.-disse Lennon. Beh, gli sarebbe mancato il suo Paulie, il suo migliore amico e  alla fine, restando a guardarlo con gli  occhi umidicci per pochi secondi non resistette e aprì le braccia verso Paul-..Sei un gay, santo Dio!!-urlò lui, abbracciandolo forte e scompigliandoli i capelli. Paul sorrise sorpreso e chiudendo gli occhi, lo strinse forte, sarebbe stata l’ultima volta.-..E che questo rimanga tra noi, la mia immagine va a puttane se qualcuno vede sta cosa!-disse lui convinto e continuando ad abbracciare Paul. George sorrise e Ringo e anch’essi si abbracciarono. Paul sentì una lacrima scorrazzare liberamente sulla sua candida guancia e si sentì strofinare la schiena da qualcosa di morbido, era la mano del suo migliore amico John..-Ehy Lennon, poi il gay sarei io?-ridacchiò il bassista e l’altro si staccò immediatamente.-Sto facendo così solo per compiacere quel batterista da strapazzo.-indicò l’uomo dell’impermeabile rosso.

-John!-gli urlò contro George scherzosamente.-No, lascialo parlare, se la prende sempre con me..-disse Ringo, roteando gli occhi e poi, successe l’inespettato. Senza un perché, il minuto batterista e il sarcastico cantante si abbracciarono. Quello sì che era un addio in piena regola.-Nasone, cerca di starmi bene e contieni questi tuoi ormoni femminili.-lo consigliò vivamente John. Ringo annuì e sorrise. E tra altri abbracci vari, era giunto proprio il momento di andarsene.-Secondo voi, si ricorderanno di noi? Dei Beatles?-chiese Ringo curioso e stampando un sorriso sguaiato, nascondendo la sua tristezza dietro a quelle fossette marcate. John sorrise e guardò gli altri due.-Eravamo e rimarremo la band più fica e ricordata di ‘sto mondo, cazzo!-disse ridendo come un pazzo diabolico, ed era anche possibile immaginare chi lo avesse detto.-Ben detto e ora andiamocene da qui, fa un freddo cane!-disse George, mettendosi nuovamente le mani in tasca e scese dalle scale seguito da Ringo. Restarono solo Paul e John. Si guardarono a vicenda.-Che fai? Non vieni giù?-chiese sorridente Paul a John.-Paul… sai una cosa?-chiese l’uomo dagli occhiali tondi, guardandolo sereno.-Che c’è?-il bassista si mise  a braccia conserte, guardando il cielo che pian piano, nella fredda Inghilterra si stava facendo sempre più sereno.-Che se avessi una macchina del tempo, lo farei altre mille volte ancora, cazzo!-disse John ridendo e nascondendo una lacrima che si appannò al vetro dei suoi occhialetti tondi. Paul non se ne accorse, nessuno se ne accorse, eccetto Lennon.-Anche io, Johnny. Adesso andiamo, non voglio diventare un McCartney congelato per colpa tua, Lennon!-sdrammatizzò Paul, alzando i tacchi e camminando verso la porta.-Paul.-bisbigliò John, mettendosi le mani in tasca.-Dimmi.-disse lui asciugandosi la lacrima che regneva ancora sovrana sulla sua pelle bianca.

From this moment on I know 
Exactly where my life will go 
Seems that all I really was doing 
Was waiting for love 


Don't need to be afraid 
No need to be afraid 

It's real love 
It's real, yes it's real love 
It's real 

Thought I'd been in love before, 
But in my heart I wanted more 
Seems like all I really was doing 
Was waiting for you 

Don't need to be alone 
No need to be alone 

It's real love 
Yes it's real, yes it's real love 
It's real, yes it's real love...

 

-Ti ho fatto dannare negli ultimi anni. Sono stato uno stronzo, un bastardo. Ma non ho mai smesso di volerti bene. Ti auguro il meglio.-abbozzò una specie di sorriso e Paul si avvicinò a lui, sbattendo i suoi amorevoli occhi verdi verso quelli nocciola dell’amico.-E’ reciproco, John. In fondo, il merito di tutto questo va a te. E, anche se io sarò di qui.. e tu di la, non smetterò mai di volerti bene.-disse sereno Paul, aprendo la porta per tornare al piano di sotto. John rimase solo, o almeno, credeva di essere solo. Ci ripensò ancora, a tutto. Alla sua avventura che aveva vissuto con quegli strambi ragazzi, alle cazzate che avevano sparato sul palco e nella sala d’incisione, alla recitazione squallida nei loro film, ai loro litigi o semplicemente la loro naturalezza nelle interviste. I Beatles, forse era l’unica cosa che era riuscito a portare termine nella vita. Sorrise soddisfatto.-Passeremo nella storia, santo Dio!-esultò John da solo, sorridente e con le lacrime agli occhi. Ora non c’era più nessuno che lo potesse guardare piangere, nessuno lo seppe, nessuno poteva immaginare che John Lennon iniziò a piangere da solo per quell’avventura appena finita. Fece scorrere le lacrime dagli occhi al mento, e sospirò, cercando di regolarsi il battito del cuore che era aumentato in modo disumano. E anche un’altra persona ricominciò a piangere, Paul, che era rimasto appoggiato allo stipite della porta, con le braccia conserte e sorridendo felice come non mai.-L’ho sempre saputo, John. Quello è il vero te, e finalmente, dopo quasi dieci anni sono riuscito a vederlo.-pensò Paul, scendendo le scale e lasciando John finalmente solo. E questo John non lo scoprì mai. Man mano, la folla nelle strade tornò alla vita quotidiana, la gente che aveva avuto l’onore di assistervi non sapeva che si trattava dell’ultima volta che i Beatles fossero stati lì, a cantare per loro, a cantare qualcosa di epico. Dopotutto, malgrado le stupidate o i litigi, si volevano bene, il loro era come se fosse stato vero amore reciproco. Si volevano bene e sapevano che fin quando almeno uno di loro sarebbe rimasto su questa terra, avrebbe portato un po’ di musicale e d’amore. It was and it is.. Real Love.

 

--

Boh, mentre scrivevo questa cosa mi sono messa a piangere. E’ tutto colpa di Real love, è la canzone dei Beatles che amo di più .. io so che le cose non sono andate così.. Ma io ci spero, sapete, spero che tutti e quattro non abbiano fatto finta di nulla e avessero aperte il loro cuore, anche solo per un minuto. Io ci sarei stata male, passare quasi dieci anni con le stesse persone e poi far finire così, come se nulla fosse... Io credo che nel cuore di tutti e quattro, i Beatles, oltre che band, sia stata una delle amicizie più favolose e travagliate di questo mondo. Bene, spero che vi piaccia, potete anche rileggervela con la canzone di sottofondo, se vi va!

Un bacio,

gm19961

   
 
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