Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: LeftEye    04/07/2006    4 recensioni
…una volta sconfitto Freezer Vegeta si sarebbe occupato anche della Terra, ma per il momento aveva affidato a Kakarot il compito di cercare le sette sfere del Drago…solo che il figlio di Bardak era come sparito nel nulla.

«E così, da domani sarai la moglie di Yamcha! Ti dovremo chiamare “signora”!»
Il sorriso di Bulma si spense improvvisamente.
«Ehm…no, lascia stare il “signora” per favore…quella è la parte peggiore…»
«Ma dai, per amore si accettano anche questi piccoli dettagli un po’ fastidiosi!»
«Già, hai ragione Goku…» sospirò la ragazza, ma sembrava poco convinta. «Piuttosto, vedete di non fare tardi domani! Lo dico a te Goku, perché lo so come sei fatto! Se per colpa tua la mia damigella d’onore dovesse arrivare in ritardo, sentirai le mie grida per tutta Parigi!»

Genere: Romantico, Commedia, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Vegeta
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo due.

«GOOOOOKUUUUUUUU!!! Sei sempre il solito! Scommetto che ti sei addormentato anche stamattina!!!» strillò a pieni polmoni una voce femminile dall’altra parte della cornetta.
«Oh…mmm…ciao Chichina…sì, a dire la verità mi sono addormentato, mi dispiace…ora vengo al lavoro, dammi solo cinque minuti!» rispose con voce impastata un ragazzo sepolto sotto le coperte e di cui si intravedeva soltanto una zazzera di capelli selvaggi e apparentemente impossibili da domare…in effetti, i capelli di Goku avevano una volontà propria e non sembravano essere molto amici del pettine.
«Non ce la farai mai in cinque minuti!» ribattè la ragazza, sua fidanzata da quasi quattro anni. «Sei lento come una lumaca a prepararti, per strada c’è traffico e anche se prendessi la metropolitana non ci metteresti meno di mezz’ora! E intanto io e Bulma stiamo per aprire la panetteria e non abbiamo niente di pronto!»
«Non ti preoccupare, stamattina alle tre sono venuto come al solito a preparare il pane, è tutto pronto!»
«MA NON I CROISSAAAAAAANT!!!!» gridò istericamente Chichi.
«Ora arrivo, non ti preoccupare» la rassicurò nuovamente Goku riattaccando.
Sorrise e si decise ad alzarsi, mettendo in atto uno dei suoi piccoli trucchetti, unici particolari di se stesso che gli erano rimasti dopo aver perso la memoria.
Diede un’occhiata all’orologio: 8.35.
Andò in bagno, si lavò, ritornò in camera da letto, indossò un paio di jeans, una maglietta e le scarpe da ginnastica, andò in cucina e fece fuori un’intera scatola di biscotti, prese il giubbotto e uscì di casa correndo, e sempre di corsa attraversò mezza Parigi, dal Boulevard de Magenta dov’era situata la palazzina dove abitava, a Rue de Louvre, dove lavorava insieme a Chichi e alla sua amica Bulma.
La boulangérie era di Bulma, le era rimasta in eredità da parte di una sua lontana zia la quale aveva fatto una fortuna con quel piccolo ma delizioso locale situato proprio di fronte al Louvre e di fianco alla chiesa di Saint Germain.
Goku si bloccò proprio dietro l’angolo, facendo sussultare dallo spavento un’anziana signora.
Le sorrise educatamente e guardò nuovamente l’orologio: le 8.38.
Forse aveva esagerato un po’, era meglio aspettare qualche minuto prima di entrare nella boulangérie/pâtisserie “Capsule, du 1889”.
Si sedette su una panchina proprio in mezzo tra l’antica chiesa e la parte laterale del famoso museo.
Ma l’attenzione di Goku fu attirata come al solito dalla chiesa di stile romanico, risalente al 1163; ci era entrato parecchie volte da quando era arrivato a Parigi e non si stancava mai di farci qualche visita ogni tanto.
C’erano chiese ed opere molto più affascinanti e famose nella capitale francese ma Saint Germain era la sua preferita. Lui non ne capiva un tubo di arte o di architettura, ma quella chiesa semplicemente lo attirava come una calamita…era come se volesse trasmettergli una sorta di ricordo, che lui tuttavia non era mai riuscito a cifrare.
E non solo Saint Germain: anche la prima volta che aveva visitato il museo del Louvre era stato colpito come da un flash, purtroppo troppo veloce per comprendere di cosa si trattasse.
Non aveva nessun ricordo risalente a più di quattro anni prima, non aveva ricordato nemmeno il suo nome eppure quei due meravigliosi edifici, il Louvre e Saint Germain, sembravano avere un qualche collegamento con lui, se ogni volta che ci si avvicinava aveva quella strana sensazione di déjà vu.
Goku non era il suo vero nome, questo era certo.
Non ricordava la sua identità ne sapeva da dove veniva, il suo primo ricordo corrispondeva all’incontro con la sua dolce Chichi.
Era una terribile serata di pioggia e lui si era risvegliato in mezzo ad una radura che poi gli dissero corrispondere al nome di Bois de Boulogne (dove ora andava spesso insieme a Chichi, per cercare di recuperare la memoria ma soprattutto per fare deliziosi pic nic).
Non sapeva com’era arrivato lì, ricordava vagamente di aver percorso un certo tragitto, ma non da dove né come, se in auto, in taxi, in moto, a piedi…per quanto gli riguardava ci sarebbe potuto arrivare anche volando!
Era rimasto svenuto per un po’ e poi si era risvegliato sotto l’incessante scrosciare della pioggia.
Aveva aperto gli occhi e aveva tentato di abituarsi al buio che distorceva ogni forma attorno a sé.
Era bagnato fradicio, e addosso portava una specie di tuta elasticizzata, simile a quella degli atleti, ma sopra di essa c’era una specie di armatura… anzi, anche senza “specie”, era proprio un’armatura!
Si era alzato sentendo tutto il suo corpo dolorante e accorgendosi di avere anche alcune ferite, ematomi dovuti probabilmente a una caduta e alcuni tagli, alcuni dei quali molto profondi ma che stranamente non gli provocavano molto dolore.
Un’altra strana caratteristica di Goku era quella di essere un ragazzo molto robusto e quasi insensibile al dolore.
Aveva camminato sotto la pioggia, sentendosi profondamente spaesato, con la testa pesante e senza sapere dove stava andando, per circa un’ora, quando infine si era imbattuto in LEI, il suo angelo, la sua salvatrice, la sue dea, Chichi.
Il caso o il destino aveva deciso che loro due si incontrassero in quella strana circostanza…
La ragazza dagli affascinanti lineamenti orientali si trovava nel parco semplicemente perché il suo cane, un enorme e peloso San Bernardo chiamato Mucca, era scappato quel pomeriggio mentre passeggiava con lui per la città.
Chichi era rimasta paralizzata dalla paura quando aveva visto Goku, l’unica altra persona presente nel parco durante quell’acquazzone tipicamente parigino ma poi la sua espressione disorientata e confusa aveva fatto immediatamente breccia nel suo cuore e si era avvicinata chiedendogli se aveva bisogno di aiuto.
Lui aveva balbettato qualcosa parlando con accento straniero:
«…io…non lo so…»
«Ti senti bene?» gli aveva chiesto Chichi, invitandolo a ripararsi sotto il suo ombrello, un po’ impossibile dal momento che il ragazzo era altissimo ma soprattutto aveva un fisico muscoloso e possente e Chichi aveva fatto fatica a tenere l’ombrello alla giusta altezza.
Quanto si erano trovati così vicini, stretti sotto quella minuscola protezione per la pioggia, le era mancato il fiato: il giovane ragazzo emanava un tale calore che le iniziarono a tremare le gambe per l’imbarazzo.
«Come ti chiami?» gli aveva chiesto non ricevendo risposta alla precedente domanda.
«Io…non ricordo…» aveva mormorato rivolgendole quasi uno sguardo di supplica, una ricerca d’aiuto per cercare di capire, di ricordare…
Allora Chichi aveva capito che il ragazzo aveva perso la memoria dopo aver subito qualche trauma e aveva deciso di portarlo all’ospedale.
Mucca avrebbe trovato da sola la via di casa.
Al pronto soccorso non avevano saputo che fare, se non curare le sue ferite; avevano detto a Chichi che bisognava fare delle analisi dai nomi per lei impronunciabili ma che al momento il ragazzo non poteva stare lì e nemmeno alla stazione di polizia.
Lei aveva accettato immediatamente di ospitarlo a casa sua.
Lui sembrava talmente disperato del fatto di non ricordare niente che Chichi decise di fare di tutto per aiutarlo.
Non si staccò dal suo braccio per tutto il tragitto verso casa.
La gente che passava poteva pensare che lei si tenesse stretta a lui perché le dava un senso di protezione, in realtà era il contrario, era lei che lo voleva rassicurare.
La sua coinquilina e migliore amica, Bulma, accolse con il suo tipico entusiasmo l’ospite di Chichi e ascoltò con estrema attenzione e curiosità il racconto del loro incontro.
«Ma non puoi continuare a chiamarlo “hey tu”!» aveva fatto notare la sua amica dagli strani ma particolari capelli blu. «Se lui non si ricorda come si chiama, diamogli noi un nome!»
«Bulma, non è mica un cane! Vedrai che la polizia scoprirà la sua vera identità e lo porteranno a casa dalla sua famiglia.»
«E se così non fosse? Dove starà? Poverino, sembra così sconvolto…»
«Se così non fosse…potrà stare da me tutto il tempo che vorrà.»
«Allora per il momento come lo chimiamo?»
«Fammi pensare…dici che Goku gli piacerà? Era il nome di mio nonno.»

NdLefteye:
questo capitolo l'ho scritto pensando a voi, ammmiratrici di Goku, e ve lo dedico! Grazie per i commenti!!

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: LeftEye