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Autore: Chibi_    03/11/2011    7 recensioni
Nella World Academy c'è aria di cambiamenti. Ludwig, studente modello, si ritrova a fare da tutor a una nuova entrata nella scuola, che gli porterà non pochi problemi! Tra amicizie, amori, rivalità, studenti strampalati e l'imminente arrivo del festival della cultura, riuscirà il tedesco a non farsi venire una crisi di nervi?
primissima fanfic che scrivo.... è una specie di esperimento, spero vi piaccia!
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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13- Le ciambelle più buone del mondo
 

 
 
-Arthur, ti decidi ad uscire?
-NEANCHE MORTO! LASCIAMI IN PACE!
Alfred si appoggiò alla porta chiusa della camera dell’inglese e alzò gli occhi al cielo sospirando. Si guardò distrattamente l’orologio che aveva al polso. Era quasi mezz’ora che tentava di smuovere l’amico da quella camera, senza risultato ovviamente
-Su, non puoi restare chiuso lì per sempre
-Scommettiamo??
-Per favore, apri. Prometto che non riderò- disse solenne Alfred portandosi una mano al petto nonostante l’altro non potesse vedere il suo gesto. Stava per rinunciare anche a quell’ultimo tentativo, quando un movimento della maniglia ridestò la sua attenzione. Un momento dopo mezza testa di Arthur sbucava da dietro la porta, guardandolo poco convinto
-Alfred, puoi anche andare… Non posso farmi vedere conciato così! Tutto il rispetto che gli studenti hanno nei miei confronti svanirebbe subito, sono rovinato! E poi sono orribile…
Fece per richiudere la porta, ma l’americano fu più veloce di lui e con uno scatto l’aprì ancora di più ed entrò nella camera
-Su, su, non può essere così grave, non ci farà caso nessuno!- disse un secondo prima di ritrovarsi davanti  il viso di Arthur. “Oh, mio Dio”, fu il suo unico pensiero. Ci furono interminabili secondi di silenzio, durante i quali la mente di Alfred era focalizzata tutta su un unico pensiero.
“Non. Ridere.” Pensò mentre fissava appena sopra lo sguardo imbarazzato che gli stava rivolgendo l’inglese. Mentre fissava, cioè, quella specie di nuovo sopracciglio che Arthur aveva avuto la brillante idea di disegnarsi con un pennarello “Pensa….Pensa al cibo inglese, pensa a qualcosa di dietetico, pensa ad Ivan, sì, pensa ad Ivan. Così, resisti……”
Arthur intanto lo fissava con lo sguardo più truce del suo repertorio. Si sarebbe aspettato come minimo da Alfred una sonora, immensa risata, invece niente. Era lì che lo guardava serio e si sforzava (senza successo) di distogliere lo sguardo dal suo volto, ma almeno non stava ridendo o prendendolo in giro, era sinceramente sorpreso
-Ora capisci? Non posso uscire!- urlò infine con voce isterica alzando le braccia al cielo rompendo il silenzio
-Oh, forza Arthur, non è così grave! E poi in ogni caso nessuno ti prenderebbe in giro, tutti sanno quanto sei vendicat…cioè, quanto sei rispettato, non hai niente da temere!
E incurante dello sguardo truce che gli rivolse, prese l’inglese per mano e lo portò fuori dalla camera, trascinandolo a forza lungo i corridoi.
-Alfred! Brutto idiota, lasciami subito!
-Hai passato tutta la mattinata chiuso in quella camera, almeno per pranzo vorrai uscire, no? Tutti gli altri ragazzi chiedono di te!
-A pranzo? E secondo te io entrerò in queste condizioni nella mensa, e all’ora di pranzo? Ma hai idea di quanta gente ci sarà?? Alfred, mollami!
-Oh, andiamo, Arthie…Se non ci vieni tu non vado nemmeno io- gli disse con la sua espressione più tenera e convincente.
A quelle parole l’inglese smise per un attimo la sua opposizione, smettendo di tirare e imporporandosi leggermente le guance, salvo poi ritornare come prima dopo pochi secondi, se non peggio
-COME MI HAI CHIAMATO?? Non farlo mai più! E smettila di tirare, ho detto no! Non m’importa niente, allora non ci andrai!
-Ma oggi c’era una sorpresina speciale dentro l’Happy Meal!
-Vorrà dire che te la perderai!
Alfred si bloccò di colpo, facendo cadere l’inglese, bisbigliò qualcosa che assomigliava a un “questo sarebbe un problema…”, poi guardò il più basso e sorrise
-…..Che hai da sorridere?- chiese stizzito Arthur un secondo dopo di essere sollevato da terra e messo a mò di sacco di patate in spalla all’americano
-A..ALFRED! FAMMI SCENDERE! MI HAI CAPITO?? NON PUOI OBBLIGARMI, CHI TI CREDI DI ESSERE? STUPIDO AMERICANO GRASSO E  IDIOTA, LASCIAMI!!!
-Ahahah, anch’io ti voglio bene, Arthur!
 
Caos. Un immenso, interminabile caos. Questo aveva pensato Ludwig appena mise piede nella mensa. Alla fine poi non era così diversa dal solito: c’era chi si lamentava del cibo, chi girava da ore con il suo vassoio in mano come un’anima in pena cercando un posto libero, chi tirava il contenuto del proprio vassoio in giro, e poi c’era il solito vociare interminabile e rumoroso degli studenti che faceva da sottofondo ai suoi pensieri, sì tutto normale, se non fosse per il fatto che…
-Veh, Lud…. Perché oggi ci sono tutte queste ragazze?- Gli chiese Feliciano, che come al solito l’aveva seguito come un cagnolino fedele. In effetti l’italiano aveva subito notato la stessa cosa che aveva in mente lui: sembrava che tutta la popolazione femminile della scuola si fosse data appuntamento in mensa, e stranamente erano tutte pressate in una precisa parte della stanza, per fare cosa, poi, era un mistero, visto che dalle gridoline isteriche che emettevano non si riusciva a dedurre molto.
Dopo una breve occhiata riuscirono ad individuare il tavolo dove li aspettavano gli altri e, tra uno spintone e un altro, si affrettarono a raggiungerlo.
-Ragazzi, mi spiegate che succede?- Chiese il tedesco ai compagni non appena si fu seduto. Fu Sesel a rispondergli
-Il nostro presidente ha trovato una punizione per quei tre babbei, tutto qui
-Eh?
Quale punizione? Ora che ci faceva caso non aveva ancora visto né Francis, né Antonio né Gilbert quella mattina, probabilmente era colpa di Arthur… Anche se per quanto riguardava Gilbert credeva che fosse bloccato al letto dolorante, data la cascata di pugni che gli aveva dato il giorno prima, causa, ovviamente, il suo scherzo idiota.
-Tzè, se pensi che questa sia una punizione… aspetta di vedere il seguito- Bofonchiò Arthur tra un boccone e l’altro cercando malamente di nascondere il lato del viso senza sopracciglio –Vedrete, li farò sgobbare fino alla fine dell’anno, gli renderò la vita impossibile, li….
Feliciano intanto si fece posto accanto a lui con il vassoio stracolmo di roba da mangiare, non prima aver investito un passante, inciampato nella sedia dietro di lui e rischiato di rovesciare tutto quello che portava in mano a terra. Quando finalmente riuscì a sedersi incolume accanto al biondo, si voltò verso di lui e lo guardò sorridendo
-Lud, indovina chi mi ha servito da mangiare?
E solo in quel momento gli giunse all’orecchio una voce a lui molto familiare, voce che proveniva esattamente da quella parte della stanza che era stata invasa dalle studentesse
-Ciambelle? Chi vuole le ciambelle? Non spingete, per favore….
E dopo aver udito quel suono, sul bel volto di Ludwig non poté fare a meno di affiorare un sorriso soddisfatto
-Li hai messi a servire nella mensa?-chiese stupito all’inglese.
-Sì, e non solo. Dovranno pulire tutto dopo, compresi i bagni, e devono riverniciare la stanza del preside, e la mia, ovviamente, aiutare il giardiniere, scrivermi ciascuno una lettera di scuse di minimo cinque pagine a testa e restare al mio servizio fino almeno a Natale.-Gli rispose candidamente Arthur con un ghigno-Beh, perché mi guardate così? Se la sono cercata!
In quel momento dal nulla, Kiku tirò fuori la sua tecnologicissima macchina fotografica e scattò una foto ad Arthur, l’undicesima dal suo arrivo in mensa
-Immortalare ogni momento- si giustificò – Dopotutto magari tra qualche tempo… quando il tuo sopracciglio sarà tornato normale, ci rideremo tutti sopra su questa storia, no?
-Ci rideremo? Ahahaha, perché, non lo stiamo già facendo da ora??
-Sesel…..- ringhiò tra i denti Arthur, al limite della sopportazione.
Alfred intanto lo osservava in silenzio. Gli dispiaceva che Arthur fosse così giù di morale, quando si arrabbiava diventava insopportabile e anche leggermente cattivo se si impegnava, quindi, da bravo eroe qual’era, cercò un modo per tirare su di morale l’amico. Si guardò intorno alla ricerca di idee, quando alla fine ebbe la tanto attesa illuminazione:  intinse una patatina fritta in una generosa dose di Ketchup e gliela porse, sfoderando un sorriso contento
-Arthur, sei troppo stressato! Tieni, prenditi una pa…
-SONO TROPPO STRESSATO?- gli urlò quello di rimando indicandosi il viso e sbattendo una mano sul tavolo –NON SEI TU QUELLO A CUI MANCA UN SOPRACCIGLIO! E toglimi quel coso gocciolante da davanti! Viene a dire a me che sono stressato, lui poi che prende qualsiasi cosa con leggerezza!
-Ma non è vero!
-Ah no? Ma se è bastato regalarti un modellino di Capitan America per farti dimenticare tutta la faccenda? Come può una cosa tanto semplice farti dimenticare il fatto che sono entrati senza permesso in camera tua, ti hanno rubato qualcosa e hanno usato il loro irrispettoso e stupido comportamento per vantarsi?
-Era un’edizione limitata….- cercò di giustificarsi quello abbassando il capo e riponendo mestamente il suo nuovo meraviglioso modellino nella borsa. Forse non era il momento di mostrarlo agli altri…
Dopotutto però era risaputo che l’americano non era un tipo che si arrendeva facilmente, no? Quindi, pieno di buona volontà, cercò un altro modo per tirare su il morale all’amico. Doveva dirgli qualcosa di dolce, di sincero, di intelligente….
-Arthur, ascoltami.- Iniziò solenne - Il tuo aspetto conta poco, non è certo un sopracciglio che ti distingue dagli altri…Smettila di ridere, Sesel. Tu resti sempre Arthur, il rispetto che hanno gli altri per te e il bene che ti vogliamo noi non svanirà per così poco!
Alzò gli occhi sull’amico speranzoso, e a quanto pare sembrava aver fatto centro quella volta: Arthur lo guardava con gli occhi sgranati, quasi non credeva vero il fatto che quelle parole le aveva dette proprio lui, e le sue gote si erano anche leggermente imporporate di rosso.
-Alfred, grazie davvero, non pensavo che….
-…E poi in fondo non stai così male, non si nota nemmeno!- terminò intelligentemente quello, facendo risprofondare Arthur nel suo malumore
-Crepa.
Ludwig osservava intanto il battibecco in silenzio. Non aveva mai capito con precisione qual’era il rapporto che legava Alfred ad Arthur: certo, erano amici, nonostante i numerosi litigi e le continue frecciatine, a volte Arthur sembrava avere nei confronti dell’americano quasi uno strano senso paterno, ma a volte si poteva percepire qualcos’altro guardandoli, quasi come…
-Lud, non è fantastica questa ciambella? Guarda che bella glassa che ha sopra!
Il biondo si voltò verso la voce squillante di fianco a lui, per trovarsi una ciambella a tre centimetri dal naso
-Non ne hai presa neanche una, vuoi un po’ della mia?
- Non mi piacciono i dolci- replicò alzando distrattamente lo sguardo  e trovandosi a fissare gli occhioni da cerbiatto dell’italiano. Deglutì rumorosamente. Ora che ci faceva caso aveva passato tantissimo tempo insieme a Feliciano dal suo arrivo in quella scuola, eppure non si era mai soffermato davvero ad osservarlo. Quello lo guardò interrogativo per un attimo, per poi dedicare tutta la sua attenzione al dolce fra le sue mani, cosa che permise a Ludwig di soffermare indisturbato lo sguardo su di lui e osservare diverse cose. Non aveva mai notato, per esempio, il modo indecente con cui accavallava le gambe in continuazione, cercando di trovare ogni dieci secondi una posizione più comoda sulla sedia. Lo faceva piano, lentamente, strusciando la gamba sulla stoffa ruvida dei jeans e portandosi dietro il movimento del bacino, improvvisamente Ludwig avvampò e deviò lo sguardo sul suo pranzo. Ma ecco che qualche secondo dopo ritornava a posarlo sul ragazzo che gli sedeva tranquillo di fianco, dopotutto cosa stava facendo di male? Faceva solo delle innocue osservazioni, no c’era niente di cui vergognarsi. Alzando ancora lo sguardo percorse tutto il corpo del moretto, notando il come la divisa scolastica ricadesse bene su quel corpo snello, passando alle braccia, fino alle dita lunghe e affusolate, come quelle di un pianista, per poi soffermarsi sulla linea del collo, del mento, per poi arrivare alla bocca. Arrossì di nuovo. Le labbra rosee e carnose divoravano quella ciambella in un modo irresistibile, per poi creare smorfie adorabili quando masticava, ogni tanto si intravedeva la lingua, che sbucava fuori per leccare la glassa colorata del dolce, tutto seguito dagli occhi ambrati socchiusi che guardavano soddisfatti quel dannato dolce… possibile che nessuno si era accorto del modo osceno di comportarsi dell’italiano? Non era possibile che solo lui notasse quelle… quelle cose. Finita la ciambella, osservò il più piccolo leccarsi con gusto le dita e a quei gesti allusivi sentì un improvviso nodo allo stomaco. Era davvero troppo.
-Quella ciambella sembra davvero buona, non è vero Ludwig?
-Buonissima…- si ritrovò a dire con un fil di voce, per poi alzare il capo di scatto e cercare il proprietario di quella voce, solo per trovarsi davanti  Sesel che lo guardava divertita.
-V..Volevo dire, no lo so, può darsi, non… Non mi piacciono i dolci..!!
Si alzò velocemente, prese i suoi libri e fuggì letteralmente via, sotto lo sguardo sorpreso degli amici e quello enigmatico della mora, si era comportato come un idiota colossale, meglio salvare quel po’ di dignità che gli restava.
-Dov’è andato Ludwig?- chiese Feliciano non capendo minimamente cosa era appena successo e rivolgendo uno sguardo interrogativo ai presenti, per notare anche lui che Sesel lo fissava come una gatta –Ho…Ho fatto qualcosa di male? E’ arrabbiato con me?
-Oh, Feliciano, non ti preoccupare, gli hai solo dato un bel po’ di cose su cui riflettere….- gli rispose la ragazza –Piuttosto, chissà come se la stanno cavando quei tre….
 
-Questo si chiama abuso di potere.- borbottò Gilbert ai due amici –In fondo non abbiamo fatto niente di irreparabile… e l’idea del sopracciglio è stata tua, Francis. Ehi, ma mi ascoltate? Perché devo essere solo io quello che sgobba?
-Oh, Gil, cosa ti fa credere che noi non stiamo lavorando?
-Il tuo sorriso spensierato, Francis
A quelle parole il francese si spostò dalla sua postazione per farsi più vicino all’albino, si mise le mani sui fianchi e lo guardò di sottecchi
-Forse tu non hai notato la marea di ragazze che sono accorse qui solo per vederci, Gil…. Sei sicuro di non essere gay?
-No, è solo innamorato!- s’intromise Antonio con un sorriso a trentadue denti, scatenando l’immediata reazione del tedesco
-Non so a chi ti riferisci, Tonio, ma di sicuro se c’è una persona di cui sono follemente innamorato quella è l’illustre sottoscritto!
-Non lo mettiamo in dubbio….
Un sonoro sbuffo uscì dalle labbra del tedesco. Stava lavorando lì da meno di mezz’ora e già non ce la faceva più, se doveva pensare alla marea di cose che lo aspettavano, poi….
-Non ne posso più!- urlò infine esasperato appoggiandosi al muro. Antonio e Francis si guardarono un istante, e alla fine fu quest’ultimo a correre in soccorso dell’amico
-Guarda, Gilbert, il trucco sta tutto nel trovare il lato positivo della punizione
-E in questo caso quale sarebbe?
-Rimorchiare!- e con un sorriso smagliante gli diede una forte pacca sulla spalla e si voltò verso le sue ammiratrici –Guarda e impara dal maestro…
Gilbert e Antonio si avvicinarono e guardarono incuriositi il francese mentre si avvicinava al bancone dove erano serviti i gelati, si smuoveva con un gesto teatrale i capelli chiari, prese in mano un cono e si rivolse ad una delle studenti
-Questo te lo offro io, mon cherie. Che gusti vuoi? Tiramisù? Banana?
Le ragazze intorno emisero risatine divertite, mentre la malcapitata era diventata paonazza. Dopo un attimo di esitazione però sembrò sciogliersi e si avvicinò al bancone con fare allusivo, sistemandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio
-Credo che Tiramisù e Bacio andranno bene…
Il biondo le sorrise ammiccante e, dopo averle allungato il gelato, le sussurrò
-Se vuoi provare anche un altro tipo di cono io dopo sarò a “riordinare” in biblioteca- e facendole l’occhiolino si voltò compiaciuto verso i due amici, che lo stavano guardando a bocca aperta
-Ecco fatto, semplice, no?- disse semplicemente
Gilbert lo guardò stupito. Francis e Antonio erano dei geni con le donne, anche se le loro doti di seduzione erano ben diverse: Francis aveva fatto del rimorchiare ragazze un arte di cui lui  conosceva tutti i segreti e la perseguiva solennemente, manco fosse una religione; Antonio…Beh, lui le ragazze le attirava anche solo respirando. Per quanto riguardava lui… se si impegnava non aveva problemi, ma sfortunatamente sembrava riuscire ad attirare tutte tranne quella che gli interessava
-Oh oh, pensieri deprimenti in arrivo- sussurrò Antonio all’amico notando il cambio d’espressione del tedesco
-Ah, ragazze ha parlato! Avete sentito che voce sexy che ha?- e a quell’affermazione la massa di studentesse iniziò a spingere ancora di più, impazienti di essere servite dall’aitante cameriere spagnolo
-Spostati, c’ero prima io!
-Ma che stai dicen….Oh, mi ha guardata!
-Oh, Antonio, come fai ad essere così perfetto?
-Antonio, tu non ce lo offri un cono, magari il tuo?
-Ah, ma quanto è bello?
-Antonio, io e la mia amica ci stavamo chiedendo se eri interessato ad una relazione a tre!
Francis a quelle parole si strozzò col bicchiere d’acqua che stava bevendo, mentre Gilbert esplose in una risata sguainata
-Sì Antonio, dicci, ti interessa una relazione a tre con quelle due belle ragazze?- gli fece eco l’albino, mentre Francis si limitò ad un borbottio malamente nascosto
-Maledetto fortunato… Guardalo, nemmeno si sforza!
Lo spagnolo intanto se ne stava in silenzio a guardare semispaventeato  il suo stuolo di fan arrapate al sicuro dietro il suo bancone, guardò prima i due amici e poi si rivolse alle sue ammiratrici, sorridendo affabile e mostrando i denti bianchi
-Oh, ragazze, le vostre attenzioni mi lusingano, davvero… Ma al momento ho una relazione che mi soddisfa appieno
Un eco di “oooh” si espanse nella mensa
-Sei fidanzato?- chiesero stupiti  Francis e Gilbert
-Sei fidanzato???- gli fecero eco le studentesse guardandolo affrante
-Beh, diciamo di sì…- Rispose lo spagnolo guardando il pavimento e grattandosi distrattamente la testa
-E chi è lei??- urlarono assetate di sangue le ragazze
-La mia dolce metà? E’ seduta laggiù
E seguendo l’indicazione dello spagnolo, tutto lo stuolo di ragazze  si voltò famelico verso un preciso punto della mensa, constatando con orrore che il loro amato aveva indicato nientemeno che…..
-Che c’è?- bofonchiò Romano masticando il suo pranzo –Cos’è tutto questo silenzio? E che avete da guardare?
-M..Ma allora….- chiese tremante un’alunna volgendosi di nuovo verso lo spagnolo- Ti piacciono…. I ragazzi?
-Hem… sì, anche…- e a quelle parole tutti i presenti udirono il “crack” dei cuoricini delle ragazze. Qualcuna pianse, qualcun'altra lanciava occhiate poco rassicuranti a Romano che, ignaro di tutto, continuava a mangiare tranquillo, qualcun'altra sembrava più agguerrita di prima, e infatti qualche secondo dopo tornarono alla carica
-A..Antonio, guarda, io sono piatta come un ragazzo!
-Antonio, magari è solo un idea momentanea….
-Ma io sapevo che poco tempo fa avevi una ragazza!
-Antonio, sono sicura che se noi adesso ci baciassimo cambierebbe tutto, fidati!
Impazzite iniziarono a spingere sempre più, tentando di raggiungere il loro idolo, che arretrava spaventato insieme ai suoi due amici
-Tonio…- sussurrò Francis –Dovevi proprio condannarci tutti a questa fine dolorosa?
-Ma veramente sei fidanzato?
-Eh? Beh, Gil… E’ difficile da spiegare
-Romano sa che vi siete messi magicamente insieme?
-….No.
-E io devo crepare per un idiota del tu calibro??- urlò Francis alzando le mani al cielo
-B..beh, ragazzi, ne parliamo dopo, eh?- e salì sopra il bancone, superando con un salto la mandria inferocita di studentesse, per poi correre velocemente verso l’uscita.
Dopo la teatrale uscita di scena di Antonio le ragazze si diedero immediatamente al loro inseguimento,lasciando la mensa nel silenzio e Francis e Gilbert mezzi intontiti.
-Come diavolo fa…. Così, tutte le volte…- esalò stancamente il biondo fissando il punto in cui era sparito l’amico
-Dovremo tornare al lavoro?
-Credo proprio di sì, anche se senza ragazze non sarà più divertente. Gil, ci penso io qua, tu passa a raccogliere i vassoi.
L’albino sbuffò, ma non replico, iniziando ad avviarsi verso i vari tavoli…. Ovviamente il compito ingrato di raccogliere i vassoi sporchi era toccato a lui. Pazienza, girando fra i tavoli avrebbe potuto scambiare qualche parola con gli altri ragazzi, sempre se li trovava.
-Cameriere!
Ed ecco che a un tratto gli arrivò l’unica voce che non avrebbe mai voluto sentire, una voce tagliente, piena di disprezzo e malcelata soddisfazione. Gilbert voltò stancamente la testa, vagando lo sguardo finché non trovò il possessore di quella voce.
-Ci mancava anche questa…- borbottò avvicinandosi al tavolo di Roderich
-Questo cucchiaio è troppo opaco. Dio, ma questa scuola ha dei livelli d’igiene così bassi? Portamene un altro- gli disse l’austriaco puntandogli contro il cucchiaio perfettamente pulito ma che, a quanto pareva, non era abbastanza lucido per i suoi standard.
Il tedesco stava per rispondergli di ficcarsi quel dannato cucchiaio in un punto ben preciso del corpo umano, quando avvicinandosi notò che al tavolo era seduta anche Elizabetha. Gilbert la fissò a lungo: teneva gli occhi bassi sul suo piatto e non osava guardarlo, quasi come se si sentisse in colpa per essersi fatta trovare insieme a Roderich.
-Beh? Non mi hai sentito?- la voce del moro lo destò dai suoi pensieri, e senza dire una parola prese il cucchiaio dalle mani dell’austriaco e se ne andò, lanciando un’ultima occhiata alla ragazza. A Roderich piaceva provocarlo, si divertiva a farlo passare per uno stupido, ma questa volta non voleva fare scenate davanti all’ungherese, l’ultima volta gli era stata da lezione, dopotutto.
-Sai, non mi sorprende che alla fine ti abbiano messo a servire, dopotutto mi sembra un ruolo adatto per uno come te- continuò però l’austriaco guardandolo freddamente. Elizabetha dall’altra parte del tavolo, alzò la testa e gli lanciò un’occhiata di rimprovero, senza però aprire bocca – Dopotutto, cos’altro può concludere di fare un buon  nulla come te? Oh, non fare quella faccia, ti diverti tanto a darmi dello sfigato? Meglio uno sfigato che un fallito come te
Gilbert non seppe esattamente dove prese la forza per non saltargli addosso e rompergli la faccia, probabilmente era grazie alla ragazza bruna lì vicino, infatti si limitò a girarsi, chiudere gli occhi, respirare lentamente, e dirigersi a grandi passi verso Francis.
L’amico intanto aveva assistito a tutta la cena,e si sorprese non poco quando il tedesco, avvicinatoglisi, si limitò a prendere le sue cose e andarsene, senza una parola. Lo stesso stupore  provavano anche Arthur, Sesel e gli altri, che avevano assistito alla cena dal loro tavolo
-A..Avete visto anche voi quello che ho visto io?- balbettò Sesel incredula
-Ma perché sen’è andato così?? Avrebbe dovuto dirgliene quattro, avrebbe…
-Hai ragione, Alfred…God, Gilbert che non reagisce… Non posso crederci
-No, invece- s’intromise Feliciano guardando intensamente il tavolo dell’austriaco e dell’ungherese – Io credo abbia fatto la cosa giusta, stavolta.
Roderich, capendo che probabilmente l’albino non sarebbe tornato a portargli il cucchiaio richiesto, si concentrò sulla sua bibita e la portò alle labbra con un gesto ampio ed elegante, per poi posare gli occhi sulla ragazza seduta davanti a lui
-Non fare quella faccia, Elizabetha, è inutile dispiacersi per quello là. Gente come noi non è fatta per stare con quelli come lui, non trovi?- e le sorrise.
Elizabetha lo guardò: gli occhi semisocchiusi che la guardavano, una mano poggiata sotto il mento, le labbra stirate in un dolcissimo sorriso, il tutto solo per lei… Una volta avrebbe dato l’anima perché quell’espressione fosse rivolta a lei, ora si sentiva a disagio invece, e qualcosa sembrava premerle forte sul petto, come un macigno.
-No, non credo- bisbigliò con un fil di voce
-Come, scusa?- l’austriaco sgranò gli occhi, e la bruna si alzò dal tavolo. Quel peso che sentiva era rabbia, solo una forte rabbia
-Non credo proprio che tu abbia ragione, Roderich. Gilbert sarà anche un idiota, un esaltato, un prepotente, ma non è certo un fallito, e tu non avevi il diritto di parlargli così.
E prese le sue cose girò i tacchi e se ne andò a grandi passi.
 
Una pessima, pessima, pessima giornata. Penso Gilbert chiudendo stancamente la porta della sua camera e cercando a tastoni il letto nella stanza buia. Era stato pestato da suo fratello, messo ai lavori forzati da un inglesotto saccente e rompiscatole, aveva rischiato di morire per mano di una mandria di donne inferocite e, dulcis in fundo, era stato messo in ridicolo per l’ennesima volta da Roderich. Complimenti Gilbert, davvero un’ottima giornata.
Si portò scocciato le lenzuola fin sopra la testa e sbuffò sonoramente. Tutto questo poi per cosa? Un innocuo scherzo! Certo che la gente se la prende davvero per poco….
Un rumore, come un fruscio, lo distolse d’improvviso da suoi pensieri. Restò qualche secondo in silenzio, aspettandosi qualche altro suono, ma visto che non udiva niente si disse che era stata solo la sua immaginazione e si rilassò… Fino a quando non avvertì chiaramente un peso che si appoggiava sul suo letto. Terrorizzato si mise a sedere e cercò frettolosamente l’interruttore della luce. Quando la stanza si illuminò, Gilbert lanciò un urlo di terrore
-Buona sera, Gilbert
-I..I…I..Iv.. COSA CAZZO CI FAI QUI? COME SEI ENTRATO? COSA VUOI?
Il ragazzo che stava seduto tranquillamente davanti a lui lo guardò placidamente, sorridendo calmo. Il tedesco per contro si era alzato le coperte fin sotto al collo, in un modo quasi pudico, e si era rannicchiato le gambe al petto, quasi a voler mettere più distanza possibile da lui e il suo intruso
-Quante domande tutte insieme- ridacchiò quest’ultimo
-Ripeto. Cosa cazzo fai qui, in camera mia, Ivan?- Esalò a fatica l’albino guardando truce il russo
-Su, su, non ti agitare, volevo solo riportarti questo.
Gilbert sbiancò nel vedere il pennarello indelebile che teneva in mano il biondo, lo stesso pennarello che la notte prima voleva usare per scarabocchiare un po’ la faccia di Ivan e che a quanto pare nella fretta di andarsene aveva lasciato nella sua camera. 
Stava pensando a come diavolo aveva saputo che il pennarello era il suo, che quasi non si accorse che il russo intanto stava avanzando lentamente verso di lui
-Che espressione deliziosa!- cantilenò – Ti faccio per caso paura, Gilbert? Ma non devi, credi davvero che io sia il tipo di persona che farebbe del male a qualcuno? Su, sorridimi un po’, così, esatto…
Era pietrificato, non riusciva a distogliere lo sguardo da quegli occhi ametista che lo scrutavano e lo studiavano nemmeno per un momento. Non riuscì a spostarsi di un millimetro nemmeno quando sentì la punta del pennarello appoggiarglisi all’estremità della bocca e muoversi verso il suo orecchio, poi arrivata ad una certa altezza si staccò e fece la stessa cosa sull’altro lato. Ivan tappò il pennarello e sorrise compiaciuto, alzandosi dal letto e guardandolo soddisfatto
-Buonanotte, Gilbert.- disse solo, prima di voltarsi e uscire dalla camera.
Al tedesco ci vollero minuti interminabili per riprendersi. Gli martellava la testa e non faceva altro che bombardarsi di domande: Cosa diavolo era appena successo? Come aveva fatto Ivan ad entrare in camera sua?  Era entrato quando aveva aperto lui la porta poco prima o era già dentro la stanza? Se era così aveva forse una chiave della sua stanza? E cosa voleva da lui?
Si alzò velocemente dal letto e corse in bagno per guardarsi allo specchio
-Ma che cazz...-
Un sorriso grottesco e distorto si faceva largo sul suo viso. Cercò di lavarselo come meglio poteva con l’acqua, ma quel pennarello era indelebile ed ebbe solo il risultato di allargare l’inchiostro su tutte le guance. Poi gli venne in mente una cosa. Se Ivan aveva davvero una chiave della sua camera poteva entrare quando voleva, no?
Senza pensarci due volte afferrò il suo cuscino ed uscì dalla camera diretto ad una precisa stanza del dormitorio. Quando fu arrivato bussò energicamente, finché la porta si aprì e il viso assonnato di Ludwig non fece capolino dalla porta
-Gilbert, hai la minima idea di che ore sono? Che diavolo vuoi a quest’…. Ma che ti è successo alla faccia??
-Oi, Lud…- iniziò l’albino guardandosi imbarazzato i piedi – Non è che stanotte posso dormire con te?
 
 
N.d Ary
Capitolo che non finiva più °__° E scusate il ritardo, ma tornata dalle vacanze e aggiustato varie cose arretrate che avevo da fare… Mi sono resa conto che a quanto pare l’ispirazione era ancora al mare -__- Tipo, metà del capitolo era finit da agosto, lo ammetto… e comunque per un motivo e per un altro sono stata assente da EFP per un sacco, scusate tanto ;___;
No, alla fine non era incentrato su Arthur, a dire il vero non è incentrato su nessuno in particolare… Un po’ su Alfred, un po’ su Ludwig, un po’su Gilbert (povero, povero Gilbert xD), è che volevo mandare avanti un po’ di più la storia, anche perché i prossimi capitoli saranno abbastanza importanti :3 Allor, cosa c’è da dire….io adoro, adoro Antonio, e mi diverte troppo scrivere su di lui (e sulle sue fan xD). La parte della mensa l’ho scritta davvero tanto volentieri, spero di avervi fatte divertire almeno un pochino ;) Per favore, non pensate all’ultima parte del capitolo come qualcosa di germancest, se l’avete fatto non era davvero mia intenzione,  l’ho scritta vedendola solo come… come il povero piccolo Gilbert che vuole dormire nel lettone del fratello perché ha tanta paura, senza nessuna malizia.
Oddio Gilbert, l’ho davvero maltrattato in questo capitolo, me ne rendo perfettamente conto, povero, e pensare che forse è il personaggio a cui tengo di più ^^”
Comunque, rileggendo i primi capitoli mi sembra di essere migliorata, o è solo una mia impressione? XD
  



hanta97:Beh, leggendo i capitoli precedenti credo si sia già capito ma te lo dico comunque: anche nel capitolo più triste, più serio o più tagliavene che potrei scrivere, una nota di demenzialità ci sarà sempre XD (mmm non so se è una cosa di cui vantarsi .__.) il problema è che non lo faccio manco apposta… E lo scorso capitolo ne è la conferma, dove tutto è demenziale, dall'inizio alla fine XD
 Felice che ti abbia fatto divertire, spero che la punizione per il bad trio abbia soddisfatto la sete di sangue di Vash XD
 
Hullabaloos: Ahahaha felice che ti sia piaciuto! Il sopracciglio probabilmente crescerà più rigoglioso di prima, dopotutto come hai detto tu rappresenta il suo orgoglio anglosassone, ma sono tentata anche di farlo girare per il resto della fic con un sopracciglio sì e uno disegnato… boh, si vedrà ^^ La massa di fan arrapate ritorna XDD Piano piano stanno diventando loro le vere protagoniste della storia XD Grazie per la recensione… e scusa il ritardo ;__;
 
Tsuki Hoshizora: “Riguardo a questo pezzo qua '-Ludwig, se vuole provare esperienze di questo tipo io sono più che disponibile!', ehm, sei tu per caso? *crepa*”
M-MA… *MOREMALE* M…Ma cosa dici?? Io non direi mai una cosa del genere! (Ok, probabilmente non volendo mi sono infilata nella fan fiction nelle vesti di un’ammiratrice impazzita/arrapata di Ludwig XDDD
beh, ti avevo praticamente detto tutto  su questo capitolo a voce, quindi boh… Non so davvero che scrivere, alla prossima ^^
 
Happy light: Beh, allora grazie  per aver deciso di recensire ^^ sapere che ti è piaciuta mi fa davvero piacere, spero continuerai a seguirla! (Nonostante i vari ritardi, che prometto, non saranno mai più così lunghi >__< *si frusta*) kiku…. Kiku probabilmente si chiuderà in un convento se continuo a infierire su di lui in questo modo xD
 
Yumeji: Grazie mille :D Gilbert è un idiota…. E i suoi due amici lo sono ancora di più (e per questo sono meravigliosi <3), quindi si meritano poi queste conseguenze
“M…ma sei tu che scrivi la storia…Sei tu la cattiva con le idee idiote!” (N.d personaggi stanchi degli scleri della chibi)
Ehmmmm dicevo… Boh, spero ti sia piaciuto anche questo, allora… e scusa il ritardo ^^”
 
Next--->“Proiettili a vernice, strategie, e italiani incompetenti”
(E fu così che si ritrovò con addosso una divisa mimetica, un’arma con proiettili a vernice in mano, nella sua scuola in piena notte e in compagnia di un gruppo di pazzi….Perchè si faceva sempre coinvolgere??) 

  
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