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Autore: MonaBerr    03/11/2011    1 recensioni
E' difficile scoprire all'improvviso che la tua adolescenza non è mai svanita, tantomeno i tuoi complessi, niente di niente.
E' insopportabile venirlo a sapere tramite una sconosciuta insolente.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola premessa stilistica:
Ciò che è compreso tra i trattini sono i pensieri del protagonista, tra le virgolette ci sono i vari dialoghi e il resto è tutto il racconto del narratore, nonchè protagonista.
Gli SHINee non mi appartengono, il personaggio inventato sì.
Buona lettura :3


-La giornata dei trainee, così la chiamano, pfft. Qualche anno fa non eravamo così fortunati. Beh, non lo saranno nemmeno loro.-
 

Era appena iniziato un nuovo anno alla SM Accademy e pensieri disconnessi mi attraversavano la mente, mentre guardavo distratto le esibizioni di tutti i trainee. Non sentii una parola di quello che si era stato detto, tantomeno una nota vocale o il rumore della scarpa da ginnastica che striscia sul parquet. Niente di niente.
Credo però di aver sorriso involontariamente, per fortuna questa gran dote mi salva ogni volta.
 
“Jinki-sshi, perchè non dici qualcosa a questi ragazzi?”
“Se mi sta chiedendo di illuderli, non la posso aiutare”
 
Non sembra, ma sono piuttosto cinico nel mio quotidiano.
Inoltre quella giornata avevo litigato, se così si può dire, con gli altri quattro.
Non mi ricordo per cosa, ma in quel periodo siamo stati tutti e cinque una massa di antipatici montati. Sopratutto gli altri.

- Ok, lo so, sono il leader. Ma fottesega, non ruota tutto intorno agli SHINee. -
 
“Insomma, dì quello che ti pare!”
Mi riportò alla realtà, chiunque egli fosse.
-Certo, io devo essere formale e lui no, pfft!-
 
 
Alla fine decidetti di dare un senso alla mia presenza in quella sala prove, e dopo il solito discorso di circostanza, mi sedetti tra i ragazzi, giusto per far vedere che sono alla mano, pronto a far finta di ascoltare il discorso dei coach.
 
“Onew oppa, sono una tua fan, posso avere un tuo autografo?”
“Certo!”Inutile dire che si accalcarono tutti, tranne I ragazzi, giustamente.
Avevo appena finito di firmare gli autografi, quando fui preso per un braccio con forza, facendomi girare.
 
“Ehm, ci sarei anche io!”
“E che modi che hai, ragazzina!”
 
Sussurrai, per non mandare tutto all'aria, rivolgendole un flebile sorriso, ma lei mi guardò fisso in volto.
Non era per niente scossa, anzi, mi guardava con indifferenza, dritto negli occhi, tenendo quel foglio rivolto verso il mio addome, picchiettando nervosamente sul pavimento con il piede sinistro.
Calma piatta sotto quel felpone trasandato.
 
-Ma questa che vuole? Che si aspettasse un atteggiamento del genere dal sottoscritto?-
 
“Oh, insomma, me lo fai sì o no questo autografo?”
“S-sì. Come ti chiami?”
“Non è per me, ma per la sorella di quel cretino laggiù che ha mandato me a chiederti una dedica, perchè lui si vergognava. Il nome della sorella è Soonye!”
“Ah, ok. Tieni, ecco a te!”
“Grazie da parte del cretino. Ah, mi permetto di darti un consiglio, smettila di sorridere falsamente, è davvero un brutto spettacolo!, ragazzo splendente!”
 Sorrise, e anche di gusto.
 
E mi lasciò lì, in mezzo la sala, come uno stoccafisso.
Non sapete l'impatto assurdo che hanno avuto su di me quelle parole.
Mi girai, cercandola tra le persone che si stavano accalcando all'uscita. Le puntai la schiena.

-MA GUARDA QUESTA STRONZA! COME SI PERMETTE!-

 Nonostante la mia arrabbiatura, notai come quel grande specchio rifletteva l'immagine di un giovane ragazzo amareggiato e assorto nei suoi pensieri, la mia immagine.
Aspettai che tutti uscirono e corsi di fronte allo specchio che ricopriva l'intera parete.
 
-Probabilmente è un anti, ma guarda un po' te se mi doveva capitare questa insolente!-
 
Mi portai la mano destra al viso, cercai di sorridere e iniziai a schifare l'immagine riflessa.
Era falsa, la sua pettinatura era falsa, la sua pelle perfetta era falsa, perfino il suo stile d'abbigliamento perfetto era falso. Le immagini di un ragazzino che indossava delle tutone, con i primi brufoli e i capelli a spazzola iniziarono a figurarsi nella mia testa.
Quel ragazzino complessato era tornato.
Ero e sono io.

  
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