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Autore: Sorha    05/07/2006    4 recensioni
Questa storia si svolge nella Londra Vittoriana, ma gli anni precisi non sono mai stati individuati. Si sa solo che la storia si svolse poco dopo la manifestazione "Crystal Palace Exhibition", a Londra, la prima fiera delle invenzioni, delle merci e dei macchinari. O forse il tutto iniziò vari anni prima, quando nacque un uomo la cui storia fu in seguito insabbiata e dimenticata, forse per evitare lo scandalo che produsse. Non che il serial killer chiamato "Jack lo Squartatore", che operò dopo di lui, non avesse provocato turbamento. Ma forse fu proprio grazie al suo caso che quello di Jocker fu presto messo da parte. Jocker, il Burattinaio Assassino.
Genere: Thriller, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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A Londra certo non mancavano luoghi d'intrattenimento in quegli anni. Molto popolari tra i "gentiluomini" erano le sale da ballo, dove non scarseggiava mai una gradita compagnia femminile, sebbene i padroni dei locali si ostinassero nella loro recita fingendo di scacciarle ogniqualvolta queste rivelassero la loro natura. Proprio in uno di questi locali, il cui nome per rispetto e discrezione è stato omesso, un piccolo gruppo di uomini sedeva discutendo ad alta voce di argomenti più o meno disconnessi tra loro, situazione in non poca parte dovuta al gin che sorseggiavano di continuo per rinfrescarsi la gola.
Tra loro vi erano dame alquanto graziose che senza timore li incitavano a bere e talvolta si univano a loro.
Tra questi, saranno stati una mezza dozzina, poco meno, vi era però un giovane che declinava ogni bicchiere offerto, ogni compagnia proposta. Sedeva leggermente discosto dagli altri e li osservava con una tranquilla serietà, celando la sua disapprovazione. Aveva un viso maturo e giovanile allo stesso tempo, occhi attenti ma discreti; la naturale gentilezza del volto offuscata da una sorta di incomprensione per quei colleghi che tanto irresponsabilmente trangugiavano semplici vivande accompagnando ogni morso, immancabilmente, con un sorso o due di alcolici.
— Ehi, Craine, assaggia un po' di questo gin anche tu, è delizioso! — lo incitò un compagno, le ultime parole della frase praticamente sussurrate, allungandogli un bicchierino di vetro decorato, al cui interno un liquido chiaro si agitava scosso dai fremiti del braccio dell'ubriaco gentiluomo
— Non per apparire scortese, signor Thompson, ma preferirei non alterare il mio organismo con simili... divertimenti — si scusò poggiando il bicchiere sul tavolino di legno scuro e ritraendo la mano giusto in tempo per non essere colpito dall'avambraccio dello stesso Thompson, che girandosi assai sgraziatamente per concentrarsi sulla nuova compagna aveva travolto metà del piano.
— Anche perché temo che non vi saranno altri medici disponibili, domani — mormorò osservando a turno gli uomini ubriachi, intenti ad usufruire delle gioie della vita.
— Eh, sempre così retto, così... responsabile — commentò a fatica il tale davanti a lui, più sdraiato per terra che seduto — Allora facci un favore, rie... riempi di nuovo il...- con un attacco di risa interruppe la frase ed iniziò ad accarezzare i capelli della dama seduta con lui, estremamente più giovane. Craine comprese da sé il favore ed alzandosi tranquillamente raccolse il bicchiere scheggiato dal pavimento, decidendo di farlo riempire dal padrone del locale di acqua o di qualcosa di innocuo. Mentre con passi misurati attraversava il salone ed ammirava l'architettura del locale, i colori, i disegni, lo stile, sospirò e ripensò alla sua vita fino a quel momento. Era trascorsa tutta in modo ordinario, pianificata sin dall'infanzia: studiare, diventare medico, esercitare a Londra. Era riuscito nel suo intento, era divenuto un illustre medico e la sua condotta era sempre esemplare. Non si era mai "distratto" come invece i suoi colleghi facevano, con l'alcol e tantomeno con le donne, che rispettava. Tuttavia non era una situazione come quella in cui si trovava, nel locale, ciò che sognava per il suo futuro. Non era quello che si era aspettato quando aveva lasciato la casa dei suoi genitori adottivi per trasferirsi nella capitale. Accostandosi al bancone diede istruzioni al signore che sostava in piedi dietro a questo e posò la mano sul legno, quasi interamente liscio e senza solchi. Il fumo che aleggiava nella stanza arrivò fino a lui e lo constrinse a voltarsi per non ricerverlo in pieno viso
Perso nei suoi pensieri non udì nemmeno il leggero tonfo del bicchiere quando fu posato accanto al suo braccio, né vide la figura che con grazia si avvicinava a lui. Una mano di posò dolcemente sul suo mento e sollevò il viso di Craine, obbligandolo a notare la donna le cui mani sembravano non volersi più allontanare da quella pelle bianca. Un'affascinante creatura dai capelli rosso scuro, occhi magnetici e viso affascinante, la pelle senza difetti, come di porcellana
— Salve straniero — lo salutò con voce bassa e sensuale
— La mia dimora è in questa città, in verità — obiettò guardando negli occhi profondi di lei, che non lo lasciavano andare
— Non in questo locale, non ancora — sussurrò accennando un sorriso — Sembri più giovane di me, probabilmente lo sei... Hai un viso talmente gentile, infantile, ma pur sempre stupendo... Non si può dire che tu non sia attraente. Eppure, nonostante l'aspetto giovanile mi sembra che tu sia più avveduto dei tuoi compagni di divertimenti, o forse ancora non hai trovato ciò che cerchi? —
— Signorina, io non trovo divertimento alcuno nel trascurare i propri obblighi verso la società, bevendo sino all'ubriachezza e svagandosi in modo superficiale con dame sconosciute —
— Questa situazione potrebbe risultarti utile, chi può mai dirlo? I tuoi stessi colleghi potrebbero divenire tuoi pazienti... — asserì divertita — Sì, conosco il tuo nome, so che queste mani delicate e dalle dita affusolate sono quelle di un famoso medico di città e che quell'aspetto giovanile è di un eccellente membro della società — fece in risposta allo sguardo sorpreso dell'uomo — Io conosco il tuo nome — ripeté accarezzandogli la guancia lentamente
— Ma io non il vostro — mormorò perdendosi nei suoi occhi
— Il mio nome... È Jocker —
  
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