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Autore: Arwen297    04/11/2011    8 recensioni
Dedicata a Genova, ai Genovesi, alle sette vittime di questa immane disgrazia, alla città che mi ha accolta un anno fa all'inizio del mio percorso universitario. Io oggi c'ero. Ero li, e ho visto l'acqua prendere possesso dei luoghi che conosco. Questi sono i miei pensieri, questa è la mia giornata di oggi, donata al mio personaggio preferito: Michiru.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michiru/Milena
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
- Questa storia fa parte della serie 'In memoria degli angeli '
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Il crollo della Superba


 

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi

Sotto la torre orientale, ne le terrazze
verdi ne la lavagna cinerea. Dilaga la
piazza al mare che addensa le navi
inesausto. Ride l’arcano palazzo rosso
dal portico grande: Come le cataratte
del Niagara. Canta, ride, svaria ferrea
la sinfonia feconda urgente al mare:
Genova canta il tuo canto!

 

Decido di lasciare l'università con due ore di anticipo, troppa pioggia, e troppa la paura di rimanere bloccata a Genova per un'eventuale sospensione della linea a causa del mal tempo. Il rumore della pioggia intorno a me è assordante, il vento è ancora peggio, già il vento. L'elemento che dopo il mare mi è più affine, perchè è il suo elemento. E questo basta per far si che nonostante mi stia bagnando i jeans, le scarpe e l'impermeabile, io non riesca a non provare un moto di tenerezza nei suoi confronti. Quanto mi sento stupida in realtà, come posso pensare alla mia simpatia per il vento quando il mio bisogno primario in questo momento è giungere alla stazione per prendere il treno?

E devo farlo il più velocemente possibile.

Salgo sull'autobus, che per fortuna parte quasi immediatamente dal capolinea, i miei capelli sono più lisci del normale perché bagnati, e sembrano proprio le onde del mare. Quello stesso mare che sento premere nei lati più reconditi della mia coscienza.

Lo sento, è agitato.

Mosso.

Angosciante.

E chissà perché non riesco a stare tranquilla, eppure perché dovrei agitarmi? Non ne ho veramente il motivo. Eppure lo sono.

Controllo l'ora, e scopro che tra meno di un quarto d'ora ho un treno per ritornare a casa dopo una settimana pesante, da bruciare qualsiasi minima cellula ancora presente nel mio cervello. La corriera è abbastanza vuota, per fortuna. E questo un bene. Non so voi ma io odio decisamente stare schiacciati alla stregua di sardine quando piove, sentire l'acqua delle altre giacche rimanerti appiccicata, l'acqua degli ombrelli sui piedi, e non per niente le persone sono così nervose, irascibili quando piove.

La pioggia da un lato mi è sempre piaciuta, e non solo perché è strettamente legata al mio amato mare. Da quella giusta dose di malinconia, aiutandoti a tirare fuori quella tristezza che a volte ti prende, e che non sai come tirare fuori. Poi arriva la pioggia e sembra che tutto sia più semplice.

Arrivo in stazione e salgo di corsa al binario sul quale dovrebbe partire il mio treno, e in effetti è già pronto al binario, eppure noto delle mie colleghe di Università che non salgono, mi avvicino a loro per capire che problemi ci sono, sperando in cuor mio che non ci siano problemi per il mal tempo.

"Ritardo nella partenza di dieci minuti" mi dice Ottavia, una brunetta dal carattere molto tranquillo,quasi avesse letto il mio pensiero. Lei così come le altre sono di La Spezia. Il mio pensiero va a quel piccolo angolo di paradiso ligure, le cinque terre, devastate una settimana fa da questa stessa pioggia che sembra quasi innocua per l'antica città dai bellissimi palazzi e dalle ricche sfumature storiche e architettoniche che mi ospita cinque giorni su sette. Sospiro e mi metto ad aspettare.

"Ragazze io ho fame, vado a prendere qualcosa al bar sul binario, volete qualcosa?" è Bunny, al contrario di Ottavia è bionda con un bel paio di occhi azzurri, di quello stesso azzurro del cielo.

Quell'azzurro che non sembra volerci rallegrare con la sua presenza.

E intanto il ritardo del treno aumenta, giunge fino a ben cinquantacinque minuti. Sono ormai quasi le dodici, e io non ho ancora mangiato niente, non ci riesco. Ho una certa dose d'ansia addosso e quando sono nervosa, io non mangio. E' più forte di me, mi si chiude lo stomaco.

"Bunny ti dispiace farmi uno squillo se si sa qualche novità sui treni? Vado a vedere se c'è qualche autobus che mi porta fino a Recco" dico io, l'attesa per questo treno che sembra non partire più è davvero snervante, e mi ha portata a ciò. Anche se so che sarà pieno zeppo visti i ritardi che ci sono sulle ferrovie.

La stazione e in tilt, i cartelloni sono in tilt. Come guidati da una strana mano misteriosa che si diverte a giocare con gli schermi digitali accanto ad ogni scalinata per ogni binario. Sembra tanto uno di quei film delle catastrofi naturali, avete presente quando la tensione sale perché tutti aspettano la tragedia? Impotenti, mentre i quattro eroi di turno cercano di mettere a posto le cose, facendo esplodere delle cariche per deviare la faglia del terremoto, oppure per generare un campo elettrico per un tornado? Bè ecco si respira quell'aria. Solo che qui non vi nessuna tragedia.

Mi accorgo solo qualche minuto dopo di quanto fosse sbagliata la mia ultima affermazione.

Le mie iridi cobalto si posano sulla piazza davanti alla stazione, mentre il mio cuore perde qualche battito per via dell'agitazione che mi assale.

La piazza è invasa dall'acqua.

E no. Non è quella della pioggia.

Quest'acqua è del colore della terra, scorre veloce pare addirittura un fiume.

Un fiume nel cuore della città.

Tutto sembra così piccolo, così insignificante in confronto ad esso. Mi sento così piccola io davanti a lui, e non posso non provare un senso di panico.

Mi sento un topo in trappola.

Fuori dalla Stazione c'è l'inferno.

Sui binari la situazione non è molto diversa.

Ma ciò che mi martella in testa come un chiodo fisso e che non posso lasciare la stazione, non posso tornare a casa da mia nonna se di treni non ce ne sono, non posso chiedere di venire a prendermi.

E l'unico posto sicuro che mi viene in mente, sono proprio i binari. Sono la cosa più alta nei pressi della stazione e mi dirigo nuovamente verso il binario due, dove in partenza è ancora segnato il treno delle undici che in realtà non è mai partito.

Dalla mia testa non vogliono uscire le immagini di quel fiume di acqua, chiamo Ottavia e scopro che ha il telefono spento. Sul binario non le vedo.

Sono sola. Intorno a me c'è una moltitudine di gente, più o meno asciutta, ma mi sento quasi estraniata da tutto ciò. E forse lo ammetto: ho paura.

Paura di dover rimanere qui fino a domani, senza riuscire a prendere il treno. E il tutto per cosa? Per una stupida lezione di Statica e Meccanica che non volevo saltare perché quello le segna, segna le presenze. E non volevo farne due di seguito, non dopo quella della settimana scorsa.

E poi il carissimo professore cosa fa? Non le prende.

Molto probabilmente a quest'ora sarei stata già a Rapallo, perché sarei tornata ieri.

Stai calma. Non serve a niente agitarsi.

So quanto possano essere vere queste parole, eppure mi sembrano così difficili da mettere in pratica. Il binario è sempre affollato.

E io mi sento sempre più sola.

Ma quando potrò andare a casa? Quando potrò abbracciare coloro che amo? Il solo pensiero di passare qui la notte mi terrorizza.

Incredibile come il tempo passa lentamente quando le cose non vanno come vorresti. Ma cosa sta succedendo?

Che senso ha tutto questo? Nessun senso, i danni che vengono provocati da una avvenimento così sono inestimabili e in tutto questo a rimetterci sono solamente le persone. Persone che succhiano la linfa vitale del nostro pianeta come una sanguisuga.

L'ennesimo annuncio di partenza del treno per Santo Stefano di Magra risuona nelle mie orecchie e mi risveglia dal trance in cui sono caduta, intanto la pioggia è cessata e sono ormai le quindici passate. Forse è la volta buona che ci lasciano partire.

Lo spero tanto.

Il treno in breve tempo viene assalito dalle persone, ansiose almeno quanto me di lasciare questo inferno d'acqua, le carrozze si riempiono a tappo e al loro interno manca l'aria.

Passano dieci minuti, venti, trenta. E i carabinieri fanno il loro ingresso sul binario.

"Qua se arriva l'acqua moriamo tutti, moriamo come topi" esclama una signora sulla quarantina schiacciata dietro di me. Ma cosa dice questa? E' matta? O è forse l'agitazione che le fa pensare questo? Ma non si rende conto che se l'acqua arriva sui binari di Brignole vuol dire che l'intera città è stata sommersa per due terzi dell'altezza totale dei palazzi.

I binari sono all'altezza del terzo o quarto piano di un palazzo.

Non posso però pensare che la sua osservazione sia sbagliata.

Perché in effetti è molto giusta, e il treno non parte.

Partono gli Intercity, partono altri treni verso Savona e il Ponente.

Non il mio.

Il caldo sta diventando soffocante, se continua di sto passo mi sentirò sicuramente male.

Avviso i miei genitori che forse è la volta buona. E finalmente il treno si inizia a muovere.

Non sapevo ancora ciò che stava vivendo il resto della città.


 

Seduta davanti alla tv non posso fare altro che guardare scorrere le scene sullo schermo.

L'acqua, sorella e amica del mio elemento si è trasformata.

Trasformata in un qualcosa di terribile.

Quasi impossibile da prevedere.

Così veloce, eppure così devastante.

Una marea marrone che non ti lascia scampo, che ti trascina via. Che ti soffoca.

Che ti fa sentire impotente.

Piccolo nell'immensità delle forze della natura, e non posso rimanere impassibile a tutto ciò. La città che mi ospita da un anno crollata, piegata in ginocchio senza via di scampo dallo stesso elemento che costituisce per lei il maggior centro di sostentamento insieme con il porto.

Sembra tutto un film.

Ma in realtà non è così, è tutta realtà fino all'ultima goccia. Una settimana fa, vedendo la marea di fango che ha invaso le cinque terre mi sono detta: " No è impossibile non succede qua" le classiche parole che si dicono. Si pensa di essere immortali, più fortunati delle altre località, e a volte davanti a queste disgrazie si è portati a pensare che niente di simile può capitare anche a noi. E poi...

Poi arriva lei, la natura e ti da uno scossone ti ricorda, che sei solamente un ospite.

Ti dice: "Cazzo pensi? Posso cancellarti dal suolo in un batter d'occhio nel modo che più mi aggrada" ed è proprio vero.

Vedo le persone nell'acqua, i negozi invasi dall'acqua, i sottopassaggi pieni fino a livello della strada. La disperazione di chi ha ripreso tutta la scena, ma sopratutto di chi ha perso i sacrifici di una vita e i propri cari.

Sento gli occhi bruciare, e farsi in breve umidi.

E mi accorgo quanto io sia stata fortunata oggi.

Ho sempre pensato che se il destino ti colpisce, non puoi farci niente.

E oggi ne ho avuto l'ennesima conferma.

 

Note dell'Autrice: Ringrazio Yas V per l'interesse dimostrato nei miei confronti, nel ricordarsi che io sono di Genova e a preoccuparsi di come stavo in seguito alla terribile disgrazia che ha piegato in ginocchio la città che mi ha accolta un anno fa all'inizio del mio percorso universitario. Io oggi c'ero. Ero li, ho visto una parte dell'acqua del fiume impossessarsi dei posti a me conosciuti. E come già fatto in altre occasioni, non ho potuto dedicare quattro righe a questa città che amo. Nella speranza che i genovesi riescano a sollevarsi il prima possibile. Come avrete capito, è Michiru ha raccontare, ma e come se fossi io. Questa è la mia giornata di oggi. E queste sono in parte le mie emozioni, i miei pensieri. Come sempre preferirei non ricevere recensioni dal pubblico maschile. Se volete fatemi sapere come vi sembra, anche se... non so. Non credo di aver dato il meglio di me come invece ho fatto altre volte. Sarà che sono le 21.43 ed è dalle 7.00 che sono alzata e la giornata di oggi è stata pesante a livello emotivo ma anche fisico.

La foto che è in apertura l'ho scattata proprio io, mentre aspettavo un treno utile per tornare a casa. Preferirei che rimanesse una mia esclusiva dato che è presente nel post che ho pubblicato nel mio blog personale. Grazie.

Buona lettura e buona notte a tutte =)

   
 
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