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Autore: crownless    05/11/2011    6 recensioni
"Merlin sente la magia scivolare piano dai suoi polpastrelli e cadere come lacrime sulla pelle di Arthur."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Coppie: Merlino/Artù
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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mi rendo conto di stare scrivendo tanto, lo ammetto. ma seriamente non posso farci niente, questi due asini li amo da morire assieme, ecco tutto. se mi lascerete un commentino sarò felice!<3








...A promise lives within you (always together)





La sua magia sta attraversando confini prima d’ora inesplorati, tenuti a bada dalla colpa e menzogne - ora tutto è cambiato, Merlin lo sa.

Lo sente.

I suoi occhi dorati giocano con la luce scura delle nuvole, bagnandole di potere - sente il viso scottare, la sua pelle assorbire quel sorriso che sfugge sul viso di lui.
 (Merlin non è pronto per il rombo violento della sua magia: lo fa spaventare perché sente i suoi piedi muoversi rapidi verso Arthur)



“Merlin, razza di idiota, muoviti a far asciugare quei rami! Mago da strapazzo! Non ci riscalderemo mai” ciancia il Re, sbuffando.




La sua magia traballa nel suo corpo e con uno scossone lo fa rabbrividire - ma non è freddo.
Gli angoli bui della grotta in cui hanno cercato riparo dalla pioggia scrosciante, considera lo stregone, sono gelidi.



Ma il suo intero corpo sta scottando - il suo dono lo rimescola tutto, facendogli vibrare la voce quando parla.



“Arthur.”



Tutto è cambiato perché oramai Arthur sa e la sua magia lo trascina inevitabilmente verso di lui. Merlin si arrende all’evidenza che, seriamente, ogni qualvolta fa un incantesimo - di ogni tipo -, sente nella testa la voce di Arthur chiamarlo.



Merlin Merlin Merlin Merlin Merlin Merlin.
Ecco cosa mormora continuamente.

Ed è un suono così intimo, con una cadenza così calda che Merlin, afferrati i rametti ora asciutti grazie ad un rapido incantesimo, si avvicina al Re e si siede accanto a lui, le spalle che si sfiorano.



E Arthur con un tremito nel cuore pensa come se fosse normale stare così vicini, servo e Re.
Ma poi lo guarda e si perde nei suoi occhi blu, le ciglia nere, il profilo del viso affilato e bianco.
Ed è normale, è giusto, perché Merlin - Merlin  servitore, Merlin amico, Merlin stregone - è una potenza che gli dona la speranza, un fuoco bollente che si ramifica nel suo petto e stringe forte.

Merlin è casa.

“Da... quando voi sapete...”
Merlin si stringe le gambe al petto rabbrividendo di freddo, appoggiando il mento sulle ginocchia. La sua voce trema - perché, confusi e sconclusionati, i Merlin Merlin Merlin mormorati dentro la sua testa - Arthur irradia così tanto calore - lo stordiscono, l’eco che gli rimbalza nel sangue e le mani prudono - la magia scalcia e tenta di uscire, di abbracciare l’uomo biondo.



Arthur può contare i secondi che scorrono tra loro due, cercando di acciuffarli osservando le labbra piene di Merlin stringersi, gli zigomi arrossirsi.



E’ come essere davanti all’immortalità. Arthur desidera una corona che non pesi così tanto, che sia rispettata e amata; con nessuno - nessuno se non lui - ha la sensazione di poter sovrastare la morte - con Merlin la corona si fa leggera quasi nulla, la corona si fa splendente; Arthur diventa immortale non sapendo nemmeno come, forse solo guardandogli gli occhi o le mani.


Arthur la può sentire (quella ferrosa corona dorata) di piuma sulla sua testa, appena Merlin ride rispondendogli per le rime.


“... è difficile fare qualsiasi incantesimo” - è il bisbiglio roco che esce da quelle labbra.


“Perché mai?” Arthur ha farfalle che gli graffiano lo stomaco, macchiandolo di nero e ansia e aspettativa.

Merlin volta un poco la testa, guardandolo negli occhi. E ci sono così tante parole non dette nei loro sguardi che Arthur muove le gambe impacciato, cercando di fare qualcosa-qualsiasi cosa, ma Merlin scuote il capo.


“Perché mi chiamate continuamente,” risponde lentamente, studiandolo. Il Re cerca di non osservare per troppo tempo le sue mani affusolate - ma tutto quello che riesce a fare è allacciare gli occhi a quelli di Merlin, che paiono volergli mostrare verità scoperchiate e sospiri beati.

“Io non chiamo nessuno, Merlin.” mente Arthur.

La sua coscienza si ribalta.

E’ solo che non può non chiamarlo dopo aver visto quegli occhi dorati.


Arthur non ne ha paura, non ne è spaventato.
Arthur li ama tanto.

Le sue armature massicce cadono una dopo l’altra, spezzandosi e cadendo dalle sue spalle, dalla sua testa. Gli occhi brillanti di Merlin lo portano via, lontano, e lui - lui che non possiede la magia - può vedere tante cose, molti ricordi passati - una volta aveva visto Merlin bambino piangere rassicurato dalla madre; Hunith sussurrava “sei speciale, bambino mio” - e avvertire nel petto una forza spaventosa che arriva a fargli pensare ‘posso tutto, io posso... se ho lui’.

Gli occhi dorati di Merlin afferrano le sue mani e lo portano via. Non se lo sa spiegare. Arthur si ritrova a pensare a quando aveva osservato gli occhi del suo servitore, ancora tinti d’oro, e si era sentito risucchiato via dal suo corpo - la prima volta in cui Merlin si era abbandonato alla magia con lui presente.

Aveva visto. Aveva visto cose strane, case altissime e dei strani aggeggi con delle ruote che sfrecciavano veloci, poi una casa lussuosa - un istante dopo, una camera da letto con oggetti che Arthur non riuscì a capire (dov’erano le candele e le armature e il vaso da notte, ad esempio?)

Poi loro due. Perché erano assolutamente loro. Abbracciati come se fossero un tutt’uno. Merlin, ricordò, aveva i capelli leggermente più lunghi e un accenno di barba. Riposava con la testa appoggiata al suo petto - Arthur si era osservato dare una carezza tra quei capelli e Merlin aveva mugugnato il suo nome -- “Dormi, amore.” aveva sussurrato con una dolcezza che mai, mai nella sua vita---ed era stato così dannatamente naturale guardarsi dire una cosa del genere a Merlin.


Arthur sorride ancora a quel ricordo.



“Arthur?” chiama Merlin, derubandolo del calore di quelle sensazioni.

Dormi, amore.

Lui, Arthur Pendragon,  Re di Camelot al proprio servitore magico.

Arthur vorrebbe grattarsi la gola a sangue per riuscire a dire a Merlin qualcosa, davvero, qualsiasi cosa.

“Cosa?” bisbiglia.
Merlin.

“Perché mi chiamate?” gli chiede Merlin, sfacciatamente. Lo stomaco di Arthur viene centrato da un pugno di emozioni. “Anche... anche adesso,” mormora gettandogli diverse occhiate.

Arthur racimola tempo. Si perde via aggrappandosi alle ciglia di Merlin, così nere quanto i suoi capelli e si rende conto che deve fare qualcosa- allora alza un braccio, arrossendo furiosamente, e Merlin si scioglie in un sorriso incredibile e si avvicina.



Il braccio di Arthur copre le sue spalle e la corona di Camelot (lo comprende in quel preciso istante in cui sente il fianco spigoloso di Merlin aderire al proprio) diventa leggenda-il Re la vede illuminare gli uomini, poi in un lampo vede un’abbazia, una tomba - un bambino magrissimo con grandi orecchie ed occhi blu piange tirando su col naso, singhiozzando “ti ritroverò, Arthur.”


“Devi smetterla” borbotta il Re sfiorandosi la testa. Merlin trova riparo dal freddo sotto il mantello caldo, rosso.


I singhiozzi di Merlin - perché Arthur lo sa, era lui - lo scuotono nel profondo e vorrebbe andare da quel bambino così bello ed abbracciarlo, dirgli sono qua piccolo idiota.


“Di fare cosa, asino?” domanda irriverente Merlin, sospirando per il calore trovato.

“Di farmi vedere tutte quelle cose” sibila Arthur, poi gli da una leggera spallata. Merlin è sinceramente confuso. Ghirigori di magia gli solleticano la pelle facendolo rabbrividire.

“Io non faccio niente, Arthur.”

Il Re sbuffa. “Allora è la tua magia, non lo so, idiota. Ma davvero... falla smettere!” e aggiunge mentalmente, sono stufo di amarti sembrando così lontano.

La magia di Merlin s’incendia. Sente un’energia piena, potente scorrergli assieme al sangue nelle vene - una voce antica, antica quanto il mondo stesso chiama il suo nome -- Emrys, Emrys, dona al tuo Re una parte dei vostri futuri e senza rendersene conto le parole nell’antica religione gli escono dalla bocca, urlate con potenza e solennità.

Arthur non si muove.
Automaticamente chiude senza paura gli occhi e vede, vede.






Le loro mani improvvisamente si stringono.

Arthur non sa dove si trova adesso ma è assurdamente familiare tutto quanto.

Sono molto giovani entrambi, osserva con ansia. Sembrano avere sì e no - il Re aggrotta la fronte, perplesso - tredici, quattordici anni? Hanno abiti strani addosso, diversi. Il sorriso di Merlin raggiunge con perfezione i suoi occhi e l’Arthur adolescente con l’altra mano gli afferra la nuca, in mezzo ad una folla immensa di persone che corrono e spintonano e parlottano, e lo bacia.
“Ti ho ritrovato,” piange l’Arthur giovane, “Merlin.”
“Ciao Arthur” bisbiglia Merlin, gli occhi lucidi. “Amore, amore mio.”
Arthur Pendragon li guarda incantato baciarsi, tornare a baciarsi e baciarsi abbracciati stretti.






Arthur annaspa e stringe il braccio attorno alle spalle magre di Merlin. Lo guarda; ha gli occhi persi nel vuoto, dorati.



Il suono di uno strappo nella sua testa lo trascina via, lo scaraventa lontano anni luce.





Vede sé stesso, la barba a ricoprirgli la mascella, baciare Merlin sotto di lui - premergli la mano sulla schiena e farlo inarcare contro di lui, i loro toraci a contatto, i movimenti fluidi dei loro corpi che si muovono assieme.
Sempre, sempre, sempre” cantilena Merlin ansimando, stringendogli le guance tra i palmi sudati delle mani.
Sempre,” geme Arthur chinandosi su di lui, sfiorandogli le labbra con le sue possessivamente.





“I secoli passano ma tu rimani sempre un asino.”
“Merlin, idiota, taci.”









“Invecchiare con te, Merlin, è sempre una disgrazia.”
“Davvero?” sorriso sfrontato.
“Davvero” - sbuffo (luccichio di occhi azzurri)
Sguardi che si rincorrono, che si appiccicano nei loro cuori palpitanti di vite.
Silenzio.
“Eppure non desidererei altro destino che non sia tu.”
Merlin struscia il naso contro la sua guancia calda. “Nemmeno io... Arthur”






Arthur annaspa e cerca di recuperare aria dai polmoni, staccando la schiena dalla parete rocciosa dietro di lui di scatto.
Tutto in lui è colore e magia e amore.





Il corpo di Merlin è caldo. Lo scuote un po’.


“Merlin”

L’oro ritorna blu.




“Arthur” - si volta a guardarlo e gli appoggia tremando una mano tra i capelli.



Il Re annusa profumi mai sentiti ma che conosce, vede tramonti ed albe che gli lasciano attesa e felicità addosso.



Ogni cosa riguarda Merlin e l’ha capito.
Stringe le labbra.



“La tua magia ci aiuterà?” chiede. Se chiude gli occhi può sentire le labbra di Merlin sulle sue, i respiri mescolati e fusi in uno solo - può sentire la futura ansia di ritrovarsi e la gioia dei loro incontri, del loro tornare continuamente al mondo insieme.



Merlin sorride. “Sempre,” risponde, e muove la mano. Arthur sente dita affusolate e fredde tra le sue ciocche bionde.

Albion, pensa lo stregone con lucidità, nasce ora.


Re Arthur non è nervoso né spaventato né confuso. Si china su Merlin.

“Bene, Merlin.” dice, sicuro, e lo bacia. Si abbracciano con forza, senza pudore né vergogna - così giusto, così giusto - e Arthur viene ricoperto dalla magia di Merlin -- vede delle nuvole, un sole caldo e splendente, una nazione... il nome Albion gli esplode nel cervello e nel cuore, nella lingua che trova quella dell’uomo che bacia e stringe così fortemente tra le braccia, nei sussurri che si disperdono tra di loro per poi ritrovarsi, tornare a baciarsi.



La caverna si riempie di oro e fibre di eternità.



“Merlin”-la sua voce è calice dei sussurri del mondo, di amore puro. Vuole donare la vita a Merlin, vuole farlo vivere per sempre, desidera con intensità fare l’amore con lui e riderci assieme, bisticciare, dividere la corona in due parti.
Passarci il resto della vita e oltre.


Merlin sente la magia scivolare piano dai suoi polpastrelli e cadere come lacrime sulla pelle di Arthur.


” sospira, baciandolo---“.”


“Andare a caccia stamani non è stata una cattiva idea, nonostante il tempo” replica il Re con malizia. “Non ti fidi mai di me.”

Gli passa due dita sullo zigomo rosso.



“Asino” balbetta Merlin, imbarazzato. Le sue mani sono aggrappate alle spalle forti di Arthur.



La magia vibra e si dondola dolcemente, come onde tranquille d’un mare splendente, verso il Re di Camelot.


“Merlin,” chiama infatti, rabbrividendo. Gli accarezza le labbra con il respiro. “Ritornerai da me?”

Merlin schiude la bocca e lo inchioda con promesse eterne, galleggianti dentro i suoi occhi sinceri. “Continuamente. Lo prometto.”

Arthur lo attira a sé, completo, affondando il naso nei suoi capelli. “Anche io tornerò sempre da te” ammette a voce bassissima. Merlin lo stringe ridendo, chiudendo gli occhi appena illuminati da una luce dorata luminosa.


 poi non c’è più niente da dire ed il destino  ricalca la sua promessa avvolgendo due cuori indivisibili, sotto buone stelle.


Re e Stregone (del passato e del futuro) si abbracciano perdendosi nei sussurri gonfi di pioggia del cielo.




fine

  
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