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Autore: live in love    05/11/2011    10 recensioni
Tratto dal Prologo:
[- Portane uno anche a lei, va - la indicò con un gesto del capo ridacchiando, indignandola lievemente per quel suo modo sbruffone.
Il barista le posò davanti in meno di un secondo un bicchiere dello stesso liquore, felice che avesse ordinato qualcosa di più forte della sua coca-cola.
............
- E sentiamo, Mr- sono-bravo-a-leggere-le-persone, cosa te lo fa capire?- chiese pungente e sarcastica, guardandolo con un sopracciglio inarcato. Di solito non rispondeva così, se non quando una persona la provocava particolarmente.
Lui, tuttavia, sembrò divertito dalla sua risposta.]
Salve, questa è la nuova versione della storia che avevo già pubblicato.
....
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I WILL ALWAYS CHOOSE YOU

5

DEJA-VU’.

- Cosa ci fai tu qui? -

Fu questa l’automatica domanda che le sfuggì dalle labbra e le fece corrugare le sopracciglia non appena una figura slanciata aprì la porta di casa Salvatore, palesandosi in tutta la sua tonica fisicità.

Due altezzose iridi chiare la scrutarono subito con quel modo altisonante e fremente che le caratterizzavano, dissimulando con maestria e sarcasmo l’iniziale sorpresa nel trovarsela davanti.

Un brillio di compiaciuto divertimento le attraversò un secondo dopo averla riconosciuta, animandole vivacemente e preannunciandole la solita sequela di battutine maliziose che ormai distinguevano i loro incontri.

Le sorrise, o meglio ghignò, e appoggiò un braccio alla porta, sistemandosi meglio come a pregustare già il sapore di quell’incontro. Un sapore che era sempre pungente, dolce-amaro con un retrogusto di frizzante malizia.

Elena richiuse invece le labbra, che aveva involontariamente dischiuso, piegandole in una smorfia corrucciata.

Vedere alle otto di mattina Damon Salvatore non era assolutamente una cosa salutare per i suoi nervi.

Per niente, incrociò sulla difensiva le braccia al petto.

Restarono a fronteggiarsi in silenzio per alcuni brevi secondi, che però a lei sembrarono lunghissimi, senza dire nulla e lanciandosi occhiate opposte.

Lui, infatti, si limitò semplicemente ad osservarla con i suoi soliti sguardi misteriosamente ambigui e maliziosi, squadrandola in quel modo che la irritava da morire. Sembrava dover sempre esaminare superbo dall’alto in basso chi aveva davanti, constatò mentre percepiva già distintamente l'irritazione iniziare a diffondersi in lei .

Gli restituì un'occhiata irritata, facendo aumentare smisuratamente il suo sorriso.

Damon inclinò poi impercettibilmente il volto distogliendo gli occhi dai suoi e lambendole il corpo in una lunga occhiata carezzevole, soffermandosi, per alcuni languidi secondi, sulle sue gambe lasciate generosamente scoperte dai pantaloncini corti che indossava.

L’indignazione per quella sfacciataggine le si riversò a fiotti nelle vene, facendole arrossare prepotentemente le guance di un rosso così intenso da rasentare il porpora.

Si morse innervosita le labbra, assottigliando gli occhi e trattenendosi dal picchiarlo.

Era quanto mai ambiguo e strano di come quel maledetto Salvatore riuscisse a suscitare in lei emozioni così forti, irruenti.

Non era da lei innervosirsi per nulla – anzi era sempre stata così paziente e calma! -, eppure bastava un suo sguardo maliziosamente oltraggioso o una battutina a farle scattare qualcosa dentro.

Era più forte di lei: in lui c’era qualcosa che le scatenava sempre reazioni tumultuose, quasi violente, che l'avvolgevano così velocemente da toglierle il respiro.

Lui ghignò invece apertamente compiaciuto, scambiando probabilmente quel rossore per un lusingato imbarazzo e facendola irritare inconcepibilmente ancora di più.

Era proprio vero che i maschi pensavano ogni sei secondi al sesso.

-Non so, ci vivo?- ipotizzò sarcastico Damon, aggrottando ironicamente le sopracciglia e rispondendo alla sua iniziale affermazione.

Elena lo fulminò con gli occhi scuri, per nulla divertita da quella battuta, rifilandogli poi una lunga occhiata torva.

La stessa che ormai era diventata un’abitudine lanciargli e che sembrava divertirlo enormemente, visto il solito mezzo sorriso smaliziato in cui si aprì.

Un po' stizzita da quella reazione, serrò ancora di più le braccia sotto il seno non rendendosi minimamente conto che, così facendo, aveva messo in evidenza la sua scollatura che fu fulmineamente lambita da due vispi occhi chiari.

Rialzò lo sguardo su di lei un attimo dopo, trovandola estremamente corrucciata e con un sopracciglio seccamente inarcato al suo indirizzo che lo fece ridacchiare appena, lieve e divertito.

- Simpatico - l’apostrofò senza un minimo di ilarità nella voce, un finto sorriso ad inclinarle le labbra.

Lui continuò a sostenere il suo sguardo, un brillio di sfuggente divertimento a colorargli gli occhi e il ghigno sempre più ampio sulle labbra.

-Tu invece sei molto perspicace – la rimbeccò beffardo, portandola a roteare gli occhi al cielo.

Perché doveva sempre ribattere? Si chiese annoiata e infastidita.

Non lo sopportava, non c’era nulla da fare. Non sopportava quel suo essere altero e superbo, malizioso e perennemente sarcastico.

Per fortuna non lo avrebbe rivisto per tutto il fine settimana, sospirò più leggera e soddisfatta.

L'aspettava un rilassante week -and nella tenuta in montagna dei Salvatore e Jeremy sarebbe tornato il martedì successivo.

Inoltre, se fosse stata particolarmente abile ad evitare casa Salvatore, si sarebbe prolungato quel delizioso tempo senza la sua presenza.

Si, si disse più rincuorata e spensierata, doveva pensare a quello.

Fece poi per rispondergli acidamente ma, solo in quel momento, i suoi occhi captarono un particolare quanto mai importante che le era evidentemente sfuggito.

Arrossì violentemente, questa volta di puro imbarazzo mentre le parole le si strozzarono in gola in un soffio inudibile accavallandosi in pensieri sconnessi.

Soltanto allora, infatti, notò che la camicia scura e fatta sicuramente su misura che indossava era mezza aperta lasciando intravedere una buona porzione della parte superiore del petto.

Trattenne il respiro e si sentì avvampare. I suoi occhi seguirono, di loro spontanea volontà, la linea sicura dei pettorali delineandone i contorni.

Accadde poi tutto in così pochi secondi che neanche si accorse di cosa stava pensando.

Si morse istintivamente un labbro, torturandolo impietosamente con i denti senza riuscire a distoglierne lo sguardo. Era come se non ci riuscisse.

Si dava l'ordine di farlo ma i suoi occhi non rispondevano. Non volevano rispondere, notò sconcertata e shoccata.

Esterrefatta dal suo stesso comportamento ci riprovò, ma, un attimo dopo, fu qualcosa d'altro a shoccarla totalmente.

Chissà se erano tonici come sembravano, fu il quesito spontaneo e la voglia di tastarne manualmente la veridicità la fulminò sul posto, annebbiandole la mente di sconcerto.

A giudicare da com’erano scolpiti dovevano essere anche sodi, fu il pensiero mal sano della parte più remota, ma decisamente sveglia, del suo cervello.

Quella riflessione le rimbombò nella mente senza che lei ne capisse realmente il significato per alcuni secondi e, quando lo comprese, boccheggiò scioccata, sentendo le guance andare sempre più in fiamme per quel pensiero decisamente non da lei.

Cosa diavolo aveva appena pensato? Si chiese orripilata.

Tuttavia, nonostante si ordinasse tenacemente di farlo, non riuscì a distogliere lo sguardo per alcuni interminabili attimi dalla sua figura.

Il calore bruciante dell’imbarazzo la pervase spietatamente, scaldandola più del sole già alto in cielo.

Cosa diavolo le era preso? Si chiese riuscendo, finalmente, a distogliere lo sguardo che puntò ostinata sul muro dietro di lui.

Cioè, deglutì spaesata,  non era da lei fare quei pensieri! O meglio, li faceva anche, ma era inconcepibile che avesse quel tipo di pensieri verso Damon.

Il suo orgoglio protestò vivacemente, indignato da quel pensiero.

- Potresti anche curarti di essere presentabile prima di aprire la porta, comunque - bofonchiò arrossata e accaldata, più inasprita con se stessa per aver concepito quel pensiero che con lui.

Prese poi un profondo respiro, cercando di scacciare i postumi di quella riflessione e di calmarsi.

In qualche modo il fatto di aver pensato a lui in quel modo la indispettiva, innervosendola più di quanto fosse normale.

Perché diavolo era accaduto? Si domandò ancora in cerca di una risposta, socchiudendo lievemente gli occhi.

Prese un'altra lenta boccata di ossigeno, continuando a ripetersi come un mantra che era colpa del caldo che opprimeva l’aria, nonostante l’ora mattutina.

Si, doveva essere sicuramente così, si convinse.

Lievemente più tranquilla rialzò lo sguardo, facendo il colossale errore di incontrare quello di Damon, così colmo di malizia da renderlo liquido e plumbeo.

Sorrideva, come al solito, con quel mezzo sorriso che, però, in quel momento  le infuse una strana sensazione di insicurezza.

Il timore che lui avesse colto in qualche modo il pensiero che aveva avuto e il rossore anomalo delle sue guance, la gelò sul posto portandola a guardarlo di sottecchi e circospetta.

Studiò la sua espressione, trattenendo il respiro in attesa della battutina sfacciata e maliziosa.

Battutina che tuttavia non arrivò.

Lui non disse inaspettatamente nulla, limitandosi solo a continuare a guardarla. Cosa che la sorprese non poco.

Era già pronta a difendersi dalle sue frecciatine e invece lui sembrava non essersi accorto di nulla. Davvero strano.

Almeno per una volta fortunatamente il karma sembrava sorriderle e lei lo colse come un buono auspicio per il week- and, tornando a respirare normalmente.

Era sicura che se avesse captato disgraziatamente quel suo sguardo diverso non avrebbe più smesso di tormentarla e, visto che purtroppo aveva già fin troppi elementi per farlo, era decisamente meglio così.

- Stefan è in casa?- gli chiese velocemente, ansiosa di spostare l’attenzione su qualcosa d’altro che non fosse il suo insolito comportamento.

Sbirciò alle sue spalle in cerca del minore dei fratelli Salvatore, ma tutto ciò che vide fu l’ingresso .

Lui corrugò la fronte, aprendosi in una smorfia sarcastica.

- Non lo so. Non sono mica la sua babysitter. – affermò ironico e tagliente con un’alzata di spalle, lo sguardo di nuovo imperturbabile e freddo.

- Ci vivi insieme, come fai a non saperlo ?- ribatté pungente, inarcando scettica un sopracciglio.

Va beh che praticamente non si sopportavano e che avevano una casa grossa quanto un castello, ma avrebbe dovuto almeno sapere se era in casa o no.

- Ringrazia che ti abbia aperto e non ti abbia lasciato ad aspettare fuori.- ribatté con un'occhiata ovvia, come se le avesse fatto chissà che favore.

- Oh, grazie di avermi fatto questo regale onore! – allargò gli occhi fingendosi lusingata per poi fulminarlo, per l’ennesima volta.

Quella era un’altra cosa che non sopportava in lui, il fatto che facesse passare ogni suo gesto come un dono divino.

- Prego – affermò, lasciandola basita.

Era snervante.

- Stefan mi aveva detto che eri uno scansafatiche – lo punzecchiò tagliente, volendo far scomparire quel sorrisino irritante dal suo volto.

Sorrise internamente, in attesa di vedere passare una scintilla di orgoglio ferito nei suoi occhi. Cosa che però non accadde.

Anzi, il suo sguardo cambiò ancora una volta sfumatura, velandosi di languido divertimento per chissà cosa.

Ridacchiò, socchiudendo gli occhi quasi in un modo felino.

Era possibile che quel ragazzo fosse lunatico anche nello sguardo? Si chiese, aggrottando sconcertata le sopracciglia. Lei lo insultava e lui rideva divertito? Doveva avere davvero qualche rotella fuori posto.

- Interessante.- soffiò con ancora l'alone della risata sulle labbra e lei pensò che avesse davvero un modo tenebroso di calcare sulle parole.

Scacciò quel strano pensiero inopportuno, concentrandosi su di lui e sulla sua uscita fuori luogo.

Quel giorno il caldo le stava davvero dando alla testa.

- Parlate di me, dunque, durante le vostre conversazioni.- ghignò compiaciutamente divertito, curandosi solo della parte che gli interessava della frase che lei aveva appena pronunciato.

Elena roteò gli occhi al cielo con un sonoro sbuffo. Quel ragazzo aveva un egocentrismo grosso come tutto il Tennessee.

- Non parliamo di te – ci tenne subito a puntualizzare con una mossa del capo che fece ondeggiare i suoi capelli, per nulla intenzionata a gonfiare maggiormente il suo già smisurato ego. Ci mancava solo che pensasse chissà cosa.

- E sentiamo cosa ti ha detto? – ignorò totalmente il suo ultimo commento, affondando le mani nelle tasche dei pantaloni scuri e guardandola maliziosamente in attesa.

Si morse l’interno della guancia per non mandarlo direttamente al diavolo, anche se avrebbe voluto davvero farlo.

Non lo sopportava e il fatto che prima avesse avuto quel pensiero le faceva dolere l’orgoglio insopportabilmente, innervosendola particolarmente oltre che sconcertandola.

Il fatto che poi ci fosse andata a letto non aiutava molto a farselo andare a genio.

Damon sogghignò più apertamente, quasi in modo felino, facendole provare una strana sensazione di deja-vù.

- Che sono tremendamente intelligente, carismatico e sexy?- inclinò il volto, i sbarazzini capelli corvini a solleticargli la fronte .

Inarcò un sopracciglio, notando come quel ragazzo avesse una visione distorta e ingigantita di se stesso.

Dischiuse le labbra per rispondergli, ma fu un’altra voce ad anticiparla sul tempo.

Era una cosa che le capitava spesso in questo periodo, notò accigliata.

- No, che sei un rompiscatole, vendicativo e senza scrupoli fratello - affermò la voce pacata ma lievemente divertita di Stefan, comparendo improvvisamente dietro il fratello maggiore.

Una sensazione di deja-vù l'avvolse ancora, ricordandole terribilmente la sera del quattro luglio a casa Lockwood. Infondo, erano nella stessa identica situazione.

Si palesò a loro con un piccolo sorriso, ricevendo un’occhiataccia risentita dal fratello e facendo trattenere violentemente il respiro ad Elena.

Come era infatti accaduto quella sera lei si irrigidì, avendo la terribile sensazione che Damon potesse spiattellare da un momento all’altro cosa – purtroppo - era accaduto fra loro due.

Stefan alternò lo sguardo tra loro due, posandolo poi definitivamente sul fratello.

- Semplicemente la verità, quindi- gli diede una pacca sulla spalla, sorridendo divertito per la sua espressione tra l’offeso e l’irritato.

- Qui l’unico rompiscatole e guastafeste sei tu, fratellino- affermò con un sorriso tagliente, calcando sull’ultima parole e conferendole una sfumatura pungente, per nulla affettuosa.

Gli lanciò poi uno sguardo glaciale, imperturbabile.

Stefan lo ignorò deliberatamente, sorpassandolo e raggiungendola in due ampie falcate.

- Buongiorno – le lasciò un bacio sulla guancia e lei sentì due occhi perforanti studiarla.

Quando però rialzò lo sguardo su Damon, lo trovò intento ad abbottonarsi tranquillamente la camicia.

Aggrottò le sopracciglia. Doveva essere stata solo una sua impressione, si disse.

Lei lo aveva detto che non era salutare vederlo già alle otto di mattina!

- Giorno, Stefan – lo salutò, sorridendogli lieve. – Dormito bene?- gli chiese addolcendo il tono della voce e rilassando in minima parte i nervi, più tranquilla.

Damon non sembrava intenzionato a rivelare il loro piccolo segreto, per fortuna.

- Vi prego, mi sta venendo il diabete - sbuffò sonoramente Damon, beccandosi subito la sua occhiataccia.

Li sorpassò con una smorfia disgustata sul volto, incedendo con passo spedito oltre di loro fino a scomparire nel vialetto.

- Lascialo perdere - mormorò Stefan con un cenno non curante del capo, facendole distogliere lo sguardo dal punto esatto in cui era scomparso. - Dov’è la tua valigia? -le chiese un secondo dopo, distraendola dalle sue riflessioni.

- Nella mia macchina- la indicò con la mano, parcheggiata proprio lì davanti.

- Ok, vado a prenderla e la carico in auto - le sorrise.

Elena annuì, lasciandogli le chiavi e neanche un paio di minuti dopo era di nuovo da lei, trascinandosi dietro il suo trolley e un sorriso sulle labbra.

Il telefono le vibrò nella tasca, segnalandole l'arrivo di un nuovo messaggio.

- Caroline ha detto che parte ora da casa e sarà qua in due minuti - lesse il messaggio ad alta voce, informandolo e incamminandosi con lui verso la macchina.

- Non doveva venire con Tyler?- le chiese aggrottando le sopracciglia chiare, confuso quanto lei.

Lei alzò le spalle in risposta.

- Cosa ci hai messo qui dentro?- le chiese poi con una risata, indicando con il capo la valigia che si stava a fatica trascinando dietro sulla ghiaia del vialetto.

- Sicuro di farcela?- rise allegra, ma fu una voce infastidita e un po' strascicata a distrarla, richiamando la sua attenzione.

- Quando avete finito di giocare al principe e alla principessa, vorrei partire- affermò Damon, appoggiato con i fianchi alla macchina nera di Stefan e l'espressione scocciata stampata in volto.

Furono però le sue ultime parole a sconcertarla.

- Partire?- inarcò un sopracciglio Elena fermando la sua camminata, credendo di aver capito male.

Anzi, doveva essere sicuramente così.

Un piccolo ma pressante dubbio, che le provocò un irritante morsa allo stomaco, si insinuò repentinamente in lei, confermato anche dal sorriso divertito in cui si aprì il moro.

Ancora una volta una scintilla di divertimento animò i suoi occhi, rendendoli meno imperturbabili, allarmandola e facendole sperare che non fosse come pensava.

- A quanto pare il mio caro fratellino non ti ha dato la bella notizia - ghignò sfacciato, lanciando un luccicante sguardo di sfida a Stefan.

- Che notizia? - chiese confusa, voltandosi verso di lui e fissandolo in attesa di una risposta mentre quella brutta sensazione si intensificava.

Lo sguardo di scuse di Stefan fu la conferma più lampante delle sue paure, prima ancora che le parole uscissero dalla sua bocca.

- Viene con noi sul lago- pose fine ai suoi progetti con tono tetro e abbacchiato, guardandola di sottecchi come temendo la sua reazione.

Infatti sapeva che non lo sopportava, gliel'aveva confessato lei stessa una qualche sera prima al telefono cercando di evitare altre scomode domande.

Totalmente pietrificata lo fissò quasi con gli occhi sbarrati.

- E' uno scherzo, vero?- fu l'unica, spontanea, affermazione che solcò le sue labbra, dischiuse dallo shock di quella rivelazione.

No, non era possibile. Doveva essere una sorta di incubo ad occhi aperti, probabilmente.

Come se si stessero realmente sgretolando davanti a lei, vide i suoi sogni di relax e tranquillità andare in fumo sostituiti da continui battibecchi e frecciatine maliziose.

E lei che sperava di riposarsi!

- Scusa, mi sono dimenticato di dirtelo - si scusò lui incassando il capo fra le spalle, riservandole uno sguardo realmente dispiaciuto.

Totalmente senza parole non riuscì a far altro che lanciare uno sguardo al vetriolo a Damon, cercando di sfogare in minima parte il nervoso e l'irritazione che la pervadevano.

Infondo, era colpa sua visto che le aveva rovinato il week-end.

Era un odioso, pomposo, arrogante e vanesio rovina vacanze, si sfogò lanciandogli mentalmente contro ogni insulto possibile.

Imbufalita, seguì con passo di marcia Stefan nella parte posteriore dell'auto lasciando solo un ghignante e soddisfatto Damon.

Lo odiava. Era riuscito anche a mandarle in fumo un favoloso fine settimana in montagna con i suoi amici, perché, ne era sicura, glielo avrebbe rovinato.

- Per quale ragione non mi hai detto che veniva anche lui?- sussurrò concitata, cercando però di non farsi sentire da Damon. Non voleva dargli nessuna ulteriore soddisfazione.

- Scusa, mi sono dimenticato. - ripeté ancora, scusandosi e passandosi una mano fra i capelli -Il tirocinio è massacrante e assorbe ogni mia energia in questo periodo. Mi è passato di mente -

Come diavolo aveva fatto a dimenticarsi di dover passare il fine settimana con il diavolo in persona? Non era umanamente possibile. Ok, era impegnato con il lavoro, ma se lo avesse saputo prima sarebbe decisamente rimasta a casa.

- Non potevi impedirglielo?- mugolò imbronciata.

- La casa è anche sua. - le ricordò, caricando la sua valigia rossa - Se vuole andarci ci va e se anche glielo impedissi lui ci andrebbe lo stesso -

Elena sbuffò, incrociando le braccia al petto e alzando gli occhi al cielo.

- E' un comportamento in perfetto stile Damon -

- Probabilmente lo fa solo per infastidirmi. Si diverte a farlo. La migliora arma è ignorarlo – le spiegò Stefan in un sussurro sicuro che sapeva di abitudine, ormai. – Non lo sopporta. –

Magari fosse stato così facile anche per lei!

Nuovamente, però, la sensazione che ci fosse della tensione fra loro le balzò agli occhi con evidenza lampante, distogliendola dal lanciare qualsiasi epiteto poco fine contro di lui.

Avevano un comportamento strano.

Elena assottigliò sospettosa gli occhi, appoggiandosi con i fianchi all’auto.

Continuò a tenere lo sguardo puntato su di lui, nella speranza di incontrare il suo e avere una risposta più chiara, ma ciò non accadde visto che Stefan persistette a tenerli ostinatamente puntati altrove.

Allora c’era davvero qualcosa dietro, fu il suo istantaneo pensiero che gratificò il suo sesto senso femminile.

Stefan era limpido in tutto e per tutto e il fatto che persistesse a non guardarla negli occhi dimostrava che le celava qualche cosa. Ed era sicura c'entrasse con Damon

- Io comunque non ho ancora capito la causa di tutto questo astio fra fratelli – buttò lì lei, fissandolo attentamente in cerca di una qualsivoglia reazione che non venne , però.

Il suo volto rimase impassibile, quasi indurito in un'espressione neutrale.

Li aveva osservati attentamente quelle poche volte che li aveva visti insieme e, ogni volta, aveva avuto la stessa sensazione della sera del barbecue del 4 luglio: c’era un attrito fra i due. E anche bello grosso.

Era un qualcosa di mal celato e sempre presente, bastava poco a farlo saltar fuori.

Doveva essere antico, risalente forse addirittura a prima che lei incontrasse Stefan. Vi era una rivalità strana fra i due, che non ci sarebbe dovuta essere fra due fratelli.

Stefan non disse null'altro, limitandosi a rimanere in silenzio e sistemare i borsoni.

- C’è qualche problema fra te e Damon?- gli chiese allora lei, decidendo di abbandonare i mezzi termini ed essere diretta visto la sua totale assenza di risposta.

Lui sospirò pesantemente, alzando finalmente lo sguardo su di lei.

- No - affermò secco e lei era già pronta ad insistere ma, a salvarlo da ulteriori domande, fu la voce acuta di Caroline, che corse trafelata verso di loro.

- Scusate il ritardo. Non avevo messo la sveglia- sorrise tremolante, rifilandogli quella banale scusa, e lei capì subito che c'era qualcosa che non andava.

Aveva i capelli scarmigliati e non si era neanche truccata, cosa che succedeva solo quando...

-Tutto bene, Care?- le domandò infatti sospettosa.

-Certo. Cosa dovrebbe non andare?-rise nervosamente, confermando sempre più le sue ipotesi.

Annuì, non troppo convinta e decisa a parlarle in privato.

- Tyler?- le chiese invece Stefan, caricando anche la sua valigia, color rosa intenso, in auto.

La bionda fece una smorfia significativa che preannunciava guai in vista, schiudendo poi le labbra per parlare.

- Non verr...-

Ma non ebbe neanche il tempo di finire la frase che il diretto interessato si palesò davanti a loro.

- Eccomi – affermò, il borsone su una spalla e l'espressione calma.

Fece per salutarlo ma, ancora una volta, Caroline la interruppe.

Quel giorno evidentemente tutti si divertivano a interromperla.

- Che ci fai tu qui?- gli chiese diretta e alterata, voltandosi verso di lui con gli occhi fiammeggianti di ira e lei pensò che erano le esatte parole che aveva rivolto poco prima a Damon, anche se in tono diverso.

-Mi hai invitato tu- le rispose lui confuso, alzando però le mani in segno di resa.

- Ti avevo invitato prima che tu flirtassi con Amy-sono-una-bambola-gonfiabile-Parker- sibilò tagliente assottigliando gli occhi azzurri, riducendoli a due lame sottili.

Elena li fissò con gli occhi sbarrati, incredula da quella sfuriata. Dovevamo aver litigato e ciò non era per niente una buona cosa.

- Pensavo avessimo già chiarito quel punto – sbuffò Tyler, allargando le braccia. - E poi non stavo flirtando con lei – sillabò, innervosendosi anche lui.

Si scambiò un dubbioso sguardo con Stefan, rendendosi conto che le cose non si stavano mettendo bene. Quando quei due litigavano non finiva mai bene, in effetti. E volano piatti.

- Si hai ragione, abbiamo già chiarito. Io andrò in montagna con loro e tu non verrai.- affermò sicura la bionda. Sapeva, però, che se anche si atteggiava da dura in realtà dentro ci stava malissimo.

- Sono anche miei amici , Caroline.- si impuntò lui, indicandosi il petto.

Ok, le cose stavano decisamente prendendo una brutta piega.

- Ehm, noi vi aspettiamo in macchina- mormorò, decidendo che era meglio lasciarli discutere da soli per la sicurezza e l'incolumità di tutti.

Loro non la degnarono neanche di uno sguardo, continuando a guardarsi in cagnesco, e lei trascinò Stefan in auto.

Neanche cinque minuti dopo Caroline e Tyler li raggiunsero in auto, muti e nervosi, dove calò un gelido e scomodo silenzio.

Sospirò, allacciandosi già la cintura mentre Stefan metteva in moto e partiva.

Sarebbe stato un lungo viaggio quello.

 

 

 

***********************

 

 

Si trovarono a una ventina di iarde uno dall'altra, e il suo apparire era così improvviso, ch'era ormai impossibile evitare il suo sguardo. Subito i loro occhi s'incontrarono e a ciascuno il viso avvampò del più intenso rossore. Egli ebbe un vero e proprio soprassalto e per un attimo sembrò immobilizzato dalla sorpresa.”*

 

Le figure ottocentesche di Mr Darcy ed Elizabeth si sfocarono gradualmente nella sua mente fino a scomparire del tutto, offuscate dal caldo e dall’umidità che la opprimeva senza pietà.

Sbatté un paio di volte le palpebre, ben decisa a continuare la sua lettura e ignorare il sudore che le imperlava il corpo in un abbraccio bagnato.

Riprovò a focalizzare l’attenzione sulle pagine un po’ ingiallite, ma il cicalio acuto delle cicale le ronzò prepotentemente nelle orecchie impedendole, di fatto, di concentrarsi.

Sbuffò allora, alzando gli occhi scuri e allungando mollemente le gambe davanti a se.

Faceva un caldo insopportabile quel giorno. Il meteorologo alla TV aveva detto che si erano sfiorati i trenta gradi, ma lei sospettava ce ne fossero molti di più.

Si raccolse i capelli in una coda bassa, nel vano e inutile tentativo di trovare refrigerio.

Sembrava quasi di essere all’inferno e non in un piccolo e fresco - si intenda, solo in teoria - paesino di montagna.

Socchiuse gli occhi, sempre più oppressa dalla calura di metà pomeriggio.

Beh, forse all’inferno c’era veramente visto che condivideva una casa con Damon e le sue continue frecciatine maliziose, cercava di evitare le scomode domande di Stefan su come si fossero conosciuti lei e suo fratello, il tutto coadiuvato ovviamente dalle continue liti fra Caroline e Tyler.

Era come vivere sotto il fuoco incrociato, rise leggera del suo stesso pensiero.

Un impertinente raggio di sole vibrò nell’aria, illuminando di un acceso verde le foglie che incontrava sul suo cammino fino a posarsi delicatamente sulla sua gamba nuda, all’altezza della coscia.

Sospirò annoiata un secondo dopo.

Si rigirò il libro fra le mani per poi chiuderlo definitivamente, abbandonando il suo progetto iniziale. Tanto era inutile, con quel caldo era impossibile leggere.

Reclinò il capo indietro fino ad appoggiarlo sul ruvido tronco dell’albero alle sue spalle, lasciandosi avvolgere dal silenzio confortante, interrotto solo dal cinguettio degli uccelli e dal cicalare.

Le piaceva quel posto, che assomigliava tremendamente ad un piccolo scorcio di paradiso. O almeno lei lo immaginava così.

Inclinò il volto, perdendosi ad ammirare quell’adorabile creazione della natura.

Era una piccola radura composta da un verde manto erboso che guardava su un piccolo laghetto, circondato da una fitta serie di alberi disposti a semicerchio e su cui spiccava la parete dura e nuda della montagna.

Era delizioso e molto …poetico, convenne con un ampio sorriso ad inclinarle le labbra.

Vi era una calma e una pace quasi surreale, decisamente impossibile da trovare in città.

Lo aveva scoperto qualche anno prima, quando, durante una passeggiata con Caroline e Bonnie avevano accidentalmente sbagliato sentiero ed erano finite lì.

Ridacchiò divertita, ricordando gli isterismi della bionda, che credeva di dover passare la notte con i lupi, e i vani tentativi di Bonnie di calmarla.

Quel pomeriggio, invece, aveva deciso di andare a fare un giro poco dopo pranzo, stufa delle continue discussioni tra Caroline e Tyler.

Già, alla fine entrambi erano partiti con loro. Inutile dire che non avevano fatto altro che litigare per tutto il viaggio, rischiando di farla diventare pazza.

Ormai discutevano per tutto e lei si sentiva di troppo ogni volta che la bionda la tirava in mezzo per avere la conferma delle sue ragioni. Era un po' infantile come comportamento, ma decisamente tipico di Caroline.

Non vedeva l'ora che Bonnie li raggiungesse, cosa che purtroppo sarebbe accaduta solo quella sera.

Stefan era poco d'aiuto al riguardo, visto che sembrava più interessato alla partita di football in TV e al ventilatore che ad uscire.

Damon, invece, era fortunatamente scomparso poco prima di pranzo – per la sua grande gioia, visto che non ne poteva già più delle battutine spinose che le rifilava ogni tre per due - e non si era fatto più vedere, ma tanto non avrebbe voluto comunque la sua compagnia. Anzi, più lontani erano e meglio era per la sua sanità mentale.

Probabilmente, era da qualche parte a circuire e sedurre una povera fanciulla di montagna, alzò gli occhi al cielo con una smorfia.

Un po’ annoiata e ben decisa a non stare in casa, si era diretta quindi verso la piccola libreria e aveva scrutato con attenzione le copertine colorate.

I suoi occhi avevano brillato di pura gioia quando aveva scorto un titolo più familiare degli altri. Orgoglio e pregiudizio.

Accarezzò con le dita la copertina del libro che aveva appoggiato in grembo, tracciando il contorno delle figure raffigurate su quell'edizione un po' datata, probabilmente da collezione.

Era uno dei suoi libri preferiti fin da bambina. Adorava quei modi così lontani e al tempo stesso attuali, il pathos velato dal linguaggio impostato dell’epoca e gli sguardi fugaci.

Per lei era quello l’essenza del romanticismo, non cioccolatini a San. Valentino e dei smielati e quanto mai svuotati di significato “ti amo”.

Il verso acuto ed improvviso di un uccello la riscosse dai suoi pensieri, facendola sobbalzare lievemente per lo spavento.

Si sventolò poi una mano davanti al volto, sempre più accaldata.

Come silenziosamente richiamata, voltò il volto verso destra fissando lo specchio d’acqua davanti a se quasi ipnotizzata.

Un’idea insolita e birichina le balenò nella mente, dettata probabilmente dalla volontà di trovare un po’ di refrigerio. Magari avrebbe potuto farsi una nuotata...

La voglia di tuffarsi in quell’acqua fresca si fece sempre più pressante, fino quasi a persuaderla del tutto.

E se però qualcuno l’avesse vista? Le ricordò la parte più riflessiva e giudiziosa di se, frenandola.

E poi non aveva neanche il costume.

Considerò quella eventualità, lanciando al col tempo un occhiata sempre più affascinata allo specchio d’acqua poco distante da lei.

Beh a quello c’era facilmente rimedio visto che avrebbe potuto farlo in intimo, si disse con una alzata di spalle.

Sbuffò nuovamente, allontanando le remore e lasciando cadere il libro al suo fianco.

Jane Austen avrebbe aspettato, pensò, abbandonando il testo sull’erba e alzandosi in piedi.

Portò le mani al bordo della canottiera, facendo per togliersela, ma poi si bloccò .

Ancora un po' indecisa si guardò in giro circospetta, cercando qualche presenza umana, ma incontrando solo alberi e foglie.

Si morse interdetta un labbro, indecisa se lasciarsi sopraffare dalla parte più libera e selvaggia o da quella riflessiva e bacchettona.

Continuò a far vagare lo sguardo. Non sembrava esserci nessun altro a parte lei in quel posto.

Oh, al diavolo! In quella landa sperduta non c’era nessuno e dubitava fortemente, col caldo che c’era, che qualcuno si addentrasse nel bosco.

Inoltre, probabilmente, erano ben pochi a conoscere quel posto nascosto dalla vegetazione, quindi non correva nessun pericolo di essere vista.

Si tolse velocemente la canottiera rossa che indossava, lasciandola cadere poi a terra e rimanendo avvolta solo dal reggiseno in pizzo nero che indossava.

Un secondo dopo anche i pantaloncini corti fecero la stessa fine.

Con pochi passi decisi e veloci raggiunse la riva del lago , facendosi solleticare la pianta del piede dalla sabbia fine e umida per alcuni secondi.

Si immerse nell’acqua chiara e cristallina, lasciandosi inghiottire fino alla vita

Sorrise divertita, muovendo le mani e creando dei giochi di piccole onde concentriche intorno a se.

Un brivido dovuto al repentino cambio di temperatura le percorse la schiena, tremendamente delizioso visto il senso di freschezza che le stava infondendo.

Socchiuse gli occhi deliziata, godendosela appieno.

Si rese conto della sciocchezza appena fatta solo un attimo dopo, quando una voce roca e canzonatoria si vibrò nell’aria.

- Guarda, guarda chi gioca alla piccola sirenetta –

Si voltò così velocemente da produrre degli schizzi d’acqua intorno a se, il battito del cuore tumultuosamente accelerato e gli occhi dilatati.

La coda precaria che reggeva i suoi capelli si sciolse impietosa, facendoli ricadere disordinatamente sulle sue spalle.

Fece saettare lo sguardo fra il verde della vegetazione, in cerca del proprietario di quella voce.

Si irrigidì e il respiro le si mozzò in gola incontrando due perforanti occhi azzurri, che la scrutarono imperscrutabili e attenti.

Damon era poco lontano da lei, all'ombra di un albero a cui era appoggiato con una spalla e le braccia mollemente incrociate al petto.

- Damon – sussurrò con un filo di voce, le labbra dischiuse tra il sorpreso e l'infastidito.

Inspiegabilmente le guance le si velarono di rosso e il battito accelerò ancora.

- In persona - ghignò lui, canzonatorio e vanesio.

La squadrò poi con una occhiata lenta, languida e vibrante, che la fece rabbrividire, accapponandole dolcemente la pelle.

Solo allora, sotto lo sguardo di quegli occhi adamantini, si ricordò infatti di essere quasi totalmente nuda davanti a lui.

Si immerse velocemente nell’acqua, fermandosi nella discesa solo quando l’acqua le arrivò a lambire il mento.

Con il respiro ansimante e le guance sempre più arrossate si maledisse per quella leggerezza.

Lo fulminò con gli occhi mentre l'irritazione si propagava in lei, stizzendola.

In verità lo era, ancora una volta, più con se stessa che con la sua reale presenza. Se lo sarebbe dovuto aspettare in qualche modo, imprecò silenziosamente.

Aveva pensato a tutte le possibilità, ma non a lui.

Rialzò poi lo sguardo su Damon, trovandolo intento a fissarla divertito da quella specie di scenetta.

- Stai per caso cercando di affogarti ?- le chiese acutamente svagato, inarcando un sopracciglio scuro e ridacchiando ironicamente.

Strinse le labbra senza dire nulla, limitandosi solo a pensarli gli improperi.

I suoi occhi plumbei saettarono ancora su di lei, percorrendo quel poco di pelle che non era immersa nell'acqua e lei arrossì nuovamente.

Un pò per il suo sguardo accattivante, un po' per essersi ritrovata mezza nuda davanti a lui.

Nonostante l'acqua non fosse così limpida da permettere la visione di ciò che vi era sotto strinse le braccia al seno, sentendosi più protetta.

Continuando a fissarla, Damon si staccò dall'albero e si incamminò verso la riva del lago.

Si fermò a pochi passi dall'acqua, lanciandole uno sguardo così malizioso da farle trattenere il respiro.

Sorrise poi, passandosi una mano fra i capelli corvini e lanciandole l'ennesimo sguardo intrigato da sotto le ciglia scure.

Qualcosa si mosse inaspettatamente nel suo basso ventre, solleticandola con un malizioso formicolio che le fece di riflesso stringere le gambe.

Per un attimo se ne sentì terribilmente attratta. Fu solo un millesimo di secondo, visto che quello dopo si ritrovò già a maledirlo in tutte le lingue che conosceva, purtroppo troppo poche per riuscirvi a pieno.

Lo fulminò con gli occhi mentre il sole continuava a picchiare infuocato su di lei.

- Non trovi anche tu che faccia un caldo insopportabile?- le chiese improvvisamente con un sorriso e subito lei non capì dove volesse andare a parare.

Solo un attimo dopo, quando si tolse con un gesto fluido la maglietta nera a mezze maniche, comprese le sue reali intenzioni.

Si voltò immediatamente, le guance sempre più rosse e quel formicolio che si stava intensificando maggiormente con quel senso di languidezza.

Deglutì sconcertata e imbarazzata per la sensazione di deja-vù, che era tornata a tormentarla prepotente.

Era come se avesse già vissuto quel momento e l’immagine sfocata, un po’ oscura, di una stanza in cui lui compiva esattamente lo stesso gesto la stordì per la sua intensità.

Ansimò, inspiegabilmente senza fiato, mentre l’immagine fugace del suo petto nudo era stampata indelebilmente nella sua mente, provocandole ancora quella strana sensazione di intorpidimento.

La sua risata divertita si sovrappose all’eco delle sue reazioni e dei suoi pensieri sconnessi e senza senso.

Era uno strano contrasto.

Proprio come quello che percepiva fisicamente, fra il freddo dell’acqua in cui era immersa e il calore bruciante del sole che era alto in cielo.

Era stato così quel pensiero, una contraddizione vivente fra l’opinione che aveva di lui e quello che aveva pensato in quel fugace attimo.

Cosa diavolo le stava succedendo?

- Che stai facendo?- gli ringhiò contro continuando a dargli le spalle, il cuore che aveva preso incomprensibilmente a martellarle nel petto.

- Mi pare abbastanza ovvio: mi sto spogliando - le disse con il suo solito tono di voce, strascicato e sarcastico.

Percepì il sole scaldarla ma , se solo si fosse voltata, avrebbe trovato due perforanti occhi chiari puntati su di se.

Si, si disse, doveva aver preso troppo sole e le sue strane reazioni ne erano il risultato evidente.

Cercando di scacciare quel senso di intorpidimento e formicolio al basso ventre, iniziò a nuotare.

- E comunque, guarda che non c’è nulla che tu non abbia già visto- rise divertito e, se anche non lo poteva vedere in volto, era certa che avesse quell’odioso sorrisino stampato sulle labbra. – E toccato – aggiunse con malizia, calcando languido e allusivo sull’ultima parola fino a farla arrossire.

Boccheggiò indignata, ricordandosi però delle parole di Stefan. Ignoralo…non lo sopporta…

E lo fece, seppur a fatica, non dandogli risposta e continuando a nuotare fin poco oltre metà lago,dove si fermò.

Un frusciare d’acqua, come se qualcuno si fosse tuffato, la portò tuttavia a rivoltarsi nuovamente verso la riva.

Lo cercò subito con gli occhi, che però furono catturati dagli abiti scuri ammassati, tra cui anche i boxer.

Arrossì violentemente mentre un pensiero consapevole le attraversava la mente a quella vista.

Si era tuffato completamente…nudo.

Imbarazzata e a disagio si guardò intorno, aspettandosi di vederlo riemergere da un momento all’altro. E così fu.

Riemerse infatti un secondo dopo poco lontano da lei, boccheggiante per la mancanza di ossigeno.

Si passò una mano fra i capelli zuppi e gocciolanti, portandoli indietro.

Puntò poi gli occhi su di lei, così chiari da sembrare dello stesso azzurro intenso e limpido dell’acqua del lago.

La inchiodò con uno sguardo intrigato, affascinante, che la fece sentire stranamente a disagio, imbarazzata.

Il formicolio tornò a tormentarla nello stesso momento in cui lui si mosse con la prima bracciata, avanzando lentamente verso di lei.

Di riflesso Elena  indietreggiò, compiendo il movimento opposto al suo.

Nessuno dei sue disse nulla, limitandosi ad osservare l’altro.

Diede l’ennesima bracciata e con le spalle si scontrò contro la roccia fredda e bagnata alle sue spalle, rendendosi conto solo allora di aver indietreggiato così tanto da percorrere tutto il lago.

Lui la raggiunse in poco meno di due bracciate, lanciandole un’occhiata quasi da predatore e  portandola ad aderire  quanto più possibile alla roccia.

Prese un tremolante respiro, un po’ ansimante per lo sforzo della nuotata e il battito anomalo.

Ancora una volta il suo sguardo la fece avvampare e lei continuò a non capirne la ragione.

Nonostante Damon Salvatore fosse costantemente impassibile e freddamente sarcastico il suo sguardo aveva un non so che di caldo, notò scontrando gli occhi scuri con quelli chiari di lui.

Era una sorta di paradosso visto che erano color del ghiaccio e, alcune volte , ne avevano anche la freddezza.

C’erano però alcune rare volte in cui il suoi occhi avevano  un non so che di bruciante.

Era uno sguardo che le provocava sempre un senso di deja-vù alla bocca dello stomaco, ricordandole tremendamente lo sguardo di quella sera.

Con un ultima poderosa bracciata Damon la raggiunse, appoggiando un braccio sulla nuda roccia e intrappolandola, di fatto, tra la parete rocciosa e il suo corpo.

Abbassò lo sguardo su di lei, facendola sentire quasi denudata.

Deglutì a vuoto, improvvisamente senza salivazione e la mente leggera, priva di pensieri.

Si sentì andare a fuoco, improvvisamente accaldata nonostante fosse immersa nell’acqua fredda.

E il fatto che lui la stesse sovrastando con il suo corpo totalmente nudo non aiutava per niente.

Spostò nervosamente gli occhi oltre di lui, cercando di non incontrare il suoi, sentendosi tesa e terribilmente in imbarazzo.

Cosa diavolo le stava prendendo? Fu il suo unico pensiero.

-Smettila – gli intimò decisa, le guance in fiamme per i suoi occhi bramosi e quel dannato formicolio che aveva ripreso a infastidirla.

- Di fare cosa? – chiese innocente, ma qualcosa nella sua voce le fece chiaramente capire che, invece, sapeva benissimo a cosa si riferisse.

- Smettila di guardarmi come se avessimo fatto sesso- puntualizzò con voce acuta, un ottava più alta del normale.

- Tecnicamente è successo – le fece notare con un sorriso malandrino, avvicinandosi ancora. Ora i loro toraci quasi si sfioravano.

- E smettila di guardarmi come se fossi nuda- mormorò con un filo di voce appena udibile, sempre più accaldata dal suo  sguardo rovente.

Non era possibile…Cosa diavolo aveva in quel giorno il suo corpo? Sembrava essere in netto contrasto con ciò che pensava e non rispondere ai suoi ordini.

- Beh, tecnicamente non sei molto vestita – le fece notare inclinando il volto verso destra, verso di lei,  e sorridendo sbiecamente malizioso.

- E smettila di dire  tecnicamente- si infervorò, innervosita dal comportamento del suo stesso fisico e da quello di lui che continuava a pressarla.

Lui ghignò più apertamente, il volto poco lontano dal suo e le loro labbra distanti meno di una spanna.

La sensazione di deja-vù la colpì ancora alla bocca dello stomaco, notando davvero l’esigua distanza che li divideva. C’erano pochi, miseri centimetri fra i loro corpi bagnati.

Sentendosi improvvisamente nuda sotto il suo sguardo, strinse le braccia al petto, dimenticandosi però di non toccare.

Rischiò quasi di annegare, ma, per fortuna, un braccio muscoloso l’afferrò in tempo, sorreggendola.

Ansimante per il movimento brusco appena fatto e per lo spavento, alzò lo sguardo su di lui incontrando il suo, tenebrosamente cupo.

Esattamente come le era accaduto al barbecue dei Lockwood una piccola elettricità la pervase nel punto esatto in cui le sue dita la sfioravano, facendola rabbrividire.

Era un strano senso di irrequietezza e tensione palpabile, incentivata dall’illanguidimento al suo basso ventre.

Non era normale che provasse quelle sensazioni nei confronti di Damon, fu il pensiero istantaneo e lucido che la riscosse bruscamente.

Scottata ruppe il contatto visivo fra i loro occhi, distogliendo lo sguardo.

 -Ho freddo, sarà meglio che esca- si raschiò la gola, scuotendosi.

Lui sciolse la presa sul suo braccio, ma non ebbe neanche il tempo di fare una bracciata che
Damon parlò ancora.

- Perché non rimani invece? Conosco molti modi per scaldarsi - ammiccò sfacciatamente al suo indirizzo, socchiudendo gli occhi in quel suo tipico  modo felino è un po’ sbruffone.- E alcuni sono davvero piacevoli-

- Nei tuoi sogni- lo liquidò fulminandolo con gli occhi e sorpassandolo.

Con un paio di ampie bracciate si allontanò e raggiunse la riva, sentendo però, per tutto il tempo, sulla nuca lo sguardo perforante di Damon.

Un po’ ansimante si fermò a pochi metri dalla riva, ricordandosi della sua presenza e della sua quasi totale nudità

- Voltati - gli intimò

- Stai scherzando spero - fu la sua risposta seccata e arrogante- Tanto non c’è nulla di interessante da vedere.-

- Voltati!- gli urlò nuovamente perentoria, percependo l’irritazione prendere il posto di quella sensazione strana che l’aveva pervasa fino a quel momento.

- Ok, ok.- alzò le mani in segno di resa, voltandosi dalla parte opposta a quella in cui era lei.

Solo dopo avergli lanciato un’occhiata verificatrice uscì dall’acqua.

Con una piccola corsa raggiunse il posto dove aveva lasciato i vestiti, infilandosi velocemente i pantaloncini e la canottiera.

I cappelli gocciolanti la inzupparono subito, rendendola quasi trasparente ma la sua mente era già

impegnata in ben altri pensieri.

Prese un profondo respiro, cercando di calmare il battito anomalo dovuto alla corsa e ai gesti affrettati.

Si scostò una ciocca di capelli dagli occhi, pensierosa.

Per un attimo si era sentita strana, come…attratta da lui pensò disgusta e sconvolta dal suo stesso pensiero.

Era stato solo una micro frazione di secondo, fugace ma molto sconvolgente. Non se ne spiegava il perché, la ragione.

Una riflessione quanto mai improbabile e allucinante. Era impossibile che una cosa del genere accadesse.

- Ah, Elena?- la richiamò e lei, ingenuamente, si voltò in attesa.

Lo trovò a metà del lago i capelli corvini sbarazzinamente scompigliati e bagnati e gli occhi spumeggianti di malizia.

- Carino quel reggiseno in pizzo nero – ghignò, non distogliendo neanche per un attimo gli occhi chiari dei suoi.

L’indignazione si riversò così velocemente in lei che agì di istinto, facendo l’unica cosa che voleva fare da quando lo aveva incontrato.

Damon riuscì ad evitare la pietra che gli tirò solo per un pelo.

 

 

 

 

* orgoglio e pregiudizio 42esimo capitolo

 

 

Salve Gente!!! Come state? Spero bene. Ora passo alla solita spiegazione per punti

1- Innanzitutto vorrei scusarmi per l’immenso ritardo che ho avuto nel postare. Sono imperdonabile, lo so, ma spero che il capitolo vi abbia ripagato dell’attesa. Ci sono vari motivi che spiegano questo ritardo: l’università, febbre, ho scritto una nuova storia delena, ho avuto l’ispirazione per il capitolo successivo a questo e ne ho scritto un pezzo, impegni vari e molte altre cose. Questa non vuole essere una scusa però.

2- Passando al capitolo…è incentrato quasi tutto su Damon ed Elena, tranne qualche piccola scena con Tyler, Caroline e Stefan. Il titolo “Deja-vù” fa chiaramente riferimento al fatto che nel corso del capitolo Elena ha numerosi deja-vù. Elena in alcuni punti potrà sembrare incoerente forse visto la discrepanza fra i suoi pensieri in un momento e le sue sensazioni corporee in un altro. È un fatto voluto. Mi serve a sottolineare che qualcosa sta cambiando in lei e lo capirete meglio nel prossimo capitolo. Spero, tuttavia che non risulti troppo confusionario e incoerente.

3-  Elena dice una cosa importante ad un certo punto, che le si ritorcerà contro in qualche modo. E non mi riferisco al fatto puramente fisico che sia sconcertata dal fatto di aver avuto strani pensieri su di lui. No,è un qualcosa che va oltre, in qualche modo,a quei fatti comunque importantissimi perché iniziano a smuovere la situazione. Mi riferisco a una frase, o meglio un pensiero, non molto amorevole che ha Elena ad inizio capitolo. Non vi dico però qual è perché voglio che lo capiate da soli e se non lo avete notato non preoccupatevi, è una cosa che tornerà molte volte in futuro…cambiando piano piano però.

4- Nella seconda parte del capitolo, all’inizio, ho inserito una citazione dal libro orgoglio e pregiudizio di Jane Austen. Come avrete notato la situazione descritta dalla citazione che vi ho proposto richiama quella di Damon ed Elena che si fronteggiano poco dopo. Forse non c’entra nulla però mi andava di metterla. Spero vi sia piaciuto.

5- Ho scritto una nuova storia delena intitolata DESTINED FOR ETERNITY , se vi va leggetela e lasciatemi un commentoJ

6- Il prossimo aggiornamento dovrebbe arrivare abbastanza presto perché ho già buttato giù la bozza del capitolo nuovo.

7- I personaggi di questa storia sono tutti UMANI, quindi non terrò conto di certi eventi accaduti nel telefilm, e purtroppo non mi appartengono né li uso per scopi di lucro.

8- Ah, mi sono accorta di non aver mai specificato di come sia nata questa storia. L’idea mi è venuta vedendo la famosa scena del bacio della 2x22, quando Damon dice ad Elena che avrebbe dovuto conoscerlo da umano. Li mi sono detta : come sarebbe stato se si fossero conosciuti da umani? Spero che io fin qua stia riuscendo a mantenere la caratterizzazione dei personaggi e che la storia si avvincente e che vi piaccia.

9- Ho aperto un account Twitter dove lascio piccoli spoiler, notizie e curiosità sulle mie ff e semplicemente commenti..se vi va seguitemiXD QUI

Ok, direi che non ho altro da dire se non che spero vi sia piaciuto il capitolo,  e che recensirete.

Io ormai l’ho letto così tante volte che non ci capisco più nulla XD abbiate pietà se trovate qualche errore di battitura o ripetizione ma l’ho scritto con la febbre.

Baci.

PS: la prossima storia che aggiornerò sarà…rullo di tamburi… True Love- Vero Amore.

   
 
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