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Autore: Arwen297    06/11/2011    5 recensioni
Scusa se sei protagonista di una storia in cui non dovresti neanche comparire, di una storia più grande di te, dove le persone che ami scompaiono all'improvviso.
Scusa se nell'unica tua storia ci si ricollega a una profezia scritta ormai quasi mille anni fa.
Scusa se non ho fatto in tempo a spiegarti quanto tu fossi speciale.
-> MISSING MOMENTS COLLOCABILE DOPO LA FINE DEL CAP. 8 DELLA MIA LONG-FIC I GEMELLI MALEDETTI.
-> I SENTIMENTI DI UNA MAMMA QUANDO NON SA QUALE SIA IL DESTINO DI SUO FIGLIO SCOMPARSO
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Michiru/Milena, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
- Questa storia fa parte della serie 'Unite per l'Eternita''
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Mi Manchi

Idea di Arwen297 – Personaggi di Naoko Takeuchi


 

Mi manchi quando mi porgevi un biscotto dicendo “E' per te”, mi manchi quando facevi il bagnetto tentando di nuotare, mi manchi quando mi guardavi correndomi incontro.

Sembra innaturale che scriva sopra un computer, con l'illusione di poter comunicare con te quando fino a qualche giorno fa eravamo insieme.

Vorrei abbracciarti immaginando un incubo passato.

Un incubo dimenticato.

Ricordo – in ogni giorno, ad ogni minuto – il tempo che passa da quando non posso stringerti forte a me, e il dolore è talmente forte che la mia stessa vita si trascina combattendo ogni giorno. Nella speranza di riportarti a casa.

Il più presto possibile.

Sano e salvo.

Mi domando quale sia la mossa giusta, da mamma combattuta tra la salvezza del mondo e la tua di salvezza.

Le ore passano e, per me, che ho sempre valutato ogni momento come l'unico, diventa agonia, un'attesa insopportabile. Inutile.

La gravidanza nonostante tutti i brutti presagi è stata piuttosto semplice da portare a termine, e la tua nascita per quanto lunga, interminabile e dolorosa a distanza di pochi giorni non è altro che un bellissimo ricordo da custodire gelosamente finché sarò in grado di respirare. Piangevi quando ti hanno tirato fuori da me, e avevo pensato che in confronto a tutte le supposizioni fatte durante i nove mesi, eri bellissimo.

Eri vivo, tra le mie braccia. Con quegli occhioni vispi così simili a quelli del tuo “papà”.

Le infermiere sono state gentili, così premurose che anche se ero in un letto di ospedale mi sono quasi sentita a casa. Ero felice.

Felice anche se si era palesato anche quel rubino rosso che veniva reso noto dalla profezia, la luna era quasi color rosso cupo, e quella era l'ennesima conferma che ci portava a pensare che veramente te e Umiko eravate i gemelli della profezia. Ma in quel momento non importava. Eravamo insieme, tutti e quattro.

Come una vera famiglia.

Nonostante avessimo già avuto a che fare con Ottavia, la vostra cura è stata un compito da imparare giorno dopo giorno in questi cortissimi sette giorni in cui sei stato con noi; divenendo talmente spontaneo che la fatica non era tale.

Anche se voi crescevate con un ritmo anormale, velocemente. Ma anche questo non ci aveva stupite, in fondo anche Ottavia aveva compiuto la medesima crescita.

Mi si stringe il cuore al solo pensiero che ti possa essere successo qualcosa di grave, che cerchi la mamma fino a un giorno fa, quando venivi da me per farti allacciare le scarpe, i pantaloni, la giacca. Mi si stringe in una morsa tale da non farmi dormire, da farmi svegliare di soprassalto, come se avessi avuto il peggiore dei miei incubi premonitori.

La tua vita si è intrinsecamente legata alla mia, così come quella di tua sorella. Sei cresciuto così all'improvviso, e la casa senza di te si è riempita di un silenzio triste, di una cappa insopportabile, che opprime.

Che mi soffoca.

Passa il tempo, piccolo mio, ed io lo osservo mutare attraverso l'aspetto delle cose, le espressioni della gente, le mutazioni del tempo, tramite il vento che prima soffia e dopo un po' non lo fa. Tramite il mare prima tranquillo e ora improvvisamente agitato, burrascoso. Lo sento che scorre nel ticchettio ritmico e interminabile delle lancette dell'orologio.

...Passa il tempo cucciolo, così lento e inarrestabile ed io perdo il sorriso pensando che mi sono occupata di te come avrei voluto, che non sono riuscita ad avvertire i segnali d'allarme che forse hai cercato di dare tramite il tuo comportamento. Perdo il sorriso nel pensare che non posso più stringerti forte a me, non posso coccolarti.

Non posso sentire la tua voce.

Io che ti ho curato fin dal primo giorno.

Non arrabbiarti con me, non arrabbiarti con il tuo papà: stiamo facendo di tutto per trovarti, per portarti a casa sano e salvo.

Mamma non ti abbandona.

La fitta più dolorosa ed interiore mi tormenta al pensiero di tutte le cose che non abbiamo fatto insieme, non ti sono potuta stare accanto mentre avevi la febbre che non hai mai avuto, non ti ho portato sulle giostre, non ti ho raccontato le fantasie dei libri, non ti ho potuto parlare del sole che ad una certa ora si addormenta per poi risvegliarsi il giorno dopo come tutti, non ti ho portato all'asilo e non ho fatto in tempo a insegnarti a dire “grazie”. Non sono riuscita a portarti a fare la prima recita, e neanche a insegnarti a scrivere, non ho potuto farti fare i compiti di matematica ne insegnarti il nome delle stelle.

Sono riuscita solamente ad osservarti mentre dormivi, sereno nel tuo letto.

Scusa se sei protagonista di una storia in cui non dovresti neanche comparire, di una storia più grande di te, dove le persone che ami scompaiono all'improvviso.

Scusa se nell'unica tua storia ci si ricollega a una profezia scritta ormai quasi mille anni fa.

Scusa se non ho fatto in tempo a spiegarti quanto tu fossi speciale.

Mi fa male il cuore a pensare che non ho potuto fare tutto questo.

Ma sono sicura che riuscirò a tempo debito.

Perché tornerai amore, la tua mamma oggi guardava il box in cui ti avevamo confinato in sala ieri e l'altro ieri.

Muoio dentro senza di te: mi sento sola senza di te. La presenza del tuo papà, la mia ragione di vita non basta.

Vorrei sapere dove ho sbagliato, dove poter rimediare, e cosa rimediare.

Ma dentro di me si fa largo la consapevolezza che non c'è niente che ho sbagliato, è che tutto ciò è voluto dal destino.

Quando qualcuno ti strappa un figlio è come se ti strappassero le viscere, angelo mio.

Sono stanca di tutto questo lottare, sono stanca di non poter vivere la mia vita come una persona normale.

Come una mamma normale.

Costretta a combattere tra la salvezza del mondo e quella di una parte di se stessa, perché conscia che se quella parte non torna a casa sana e salva è anche inutile tornare.

E' anche inutile lottare per salvare tante persone che manco si conoscono, e poi non salvare le persone che ami. Sarebbe tutto inutile, tutto così campato per aria.

Inizio a sentirmi come i fuscelli portati via dal vento, come i petali di quei fiori un po' appassiti.

Mi mancano i nostri momenti insieme.

Mi manca vivere la mia, la nostra normalità.

Ma sopratutto mi manchi tu.

 

 

Note dell'Autrice: Questa piccola One-Shot è da inserire dopo il capitolo 8 di "I Gemelli Maledetti" e il capitolo 9 della stessa storia. Sappiamo tutti che alla fine di questo capitolo Milena  va incontro a un crollo emotivo. Ma mi sono chiesta: "Che cosa c'è dietro a questo crollo oltre a ciò che viene espresso nel capitolo?" ecco ciò che ho ipotizzato essere la risposta. Spero che sia di vostro gradimento.

Come sempre preferirei non ricevere recensioni dal pubblico maschile. Grazie! =D

Buona domenica.


 

   
 
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