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Autore: _eco    06/11/2011    6 recensioni
Il lupo è forte, ha vinto sulla luna – ora è lei la sua schiava, ora è lei che gli si sottomette –, ma la rimpiange in segreto, la preferisce all’oceano di sangue nel quale sta lentamente annegando.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Caroline Forbes, Tyler Lockwood | Coppie: Caroline/Tyler
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'The Blondie and the Beast'
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Informazioni generali:
Si tratta di una oneshot incentrata sui pensieri di Caroline. E' abbastanza complessa - almeno credo - e molto ripetitiva - quindi, se ci sono ripetizioni, sappiate che sono volute - e se la trovate totalmente insensata non potrò darvi torto.
E' un missing moment. Tyler dorme, Caroline veglia.
Voglio scrivere 'sta shot dall'età della pietra - ossia da quando Klaus ha trasformato Tyler -, ma solo ora ci sono riuscita.
E ho anche fatto un'immagine discretamente bella per la shot! *si applaude da sola* Forse è proprio l'immagine la parte più bella della shot *si demoralizza*.
Stranamente non ho molto altro da dire.
E se provate a toccare l'immagine vi trucido u.u
Recensioni critiche, consigli, complimenti - qualcuno piccino piccino - non dispiacciono mai!
Buona lettura :D
 

Shelter
 

 

C’è una parte di quella stanza alla quale Caroline non si è mai avvicinata troppo.
Non vi si nascondono mazzi di verbena né affilati paletti di legno, non è buia né apparentemente pericolosa; non la teme come un raggio di sole senza il suo anello, ma come qualcosa di puro che facilmente può macchiarsi.
E’ un angolo nella penombra: niente di più.
L’angolo nel quale Tyler ha trovato rifugio e che ha sempre cercato di mantenere incontaminato.
Un rifugio di carta e carboncino.
Un angolo che ha occhi per osservarlo arrabbiarsi, orecchie per udirlo piangere e bocca per non tradirlo.
Ha il timore che, solo sfiorando la superficie lignea della consunta scrivania, possa sporcarlo; ed è certa che, quando Tyler si sarà svegliato, non tarderà ad accorgersene.
Questa volta, però, la tentazione di avvicinarsi è troppo forte per resistere.
Caroline ha bisogno di farlo; di muovere un piccolo passo in avanti, di udire la voce di quel Tyler che si mostra senza censure al suo rifugio, di sentirlo vicino e vero come lo era prima, di trovare una conferma all’illusione che si è concessa per non perdere la speranza: che Tyler sia ancora lui, che, dopo quel maledetto giorno, non sia cambiato niente.
Allora avanza, seppur timidamente, protendendo le mani in avanti e volgendo uno sguardo alla sagoma che riposa dietro di lei, controllando che stia ancora dormendo, perché quel gesto le sembra sempre più sbagliato e peccaminoso.
Si sente una ladra alla quale sono state fiduciosamente affidate le chiavi di casa e che entra così, a tradimento, muovendosi in modo maldestro in uno spiraglio di fragili e nascosti frammenti che non le appartengono.
Ma lei ha un disperato bisogno di entrare nel rifugio.
Accarezza il legno scheggiato dal tempo, percorre con le dita il profilo di un vecchio portapenne cilindrico e si sofferma su un grosso blocco di carta abbandonato al centro della scrivania. Un piccolo carboncino dall’aspetto consumato vi giace accanto.
Gli occhi si appannano inspiegabilmente.
Caroline allunga una mano e, di nuovo, essa si blocca, sospesa per aria, terrorizzata al pensiero di essere ancora troppo sporca per poggiarsi sull’album di Tyler.
Questa volta, però, la tentazione di avvicinarsi è troppo forte per resistere.
Le dita pizzicano i bordi di carta, sollevandoli uno dopo l’altro, finché non si fermano bruscamente, inciampando in uno degli ultimi fogli.
Segni scuri si susseguono sulla superficie candida, plasmando sagome alle volte nitide, alle volte confuse.
Una sfera leggermente scheggiata troneggia in alto, circondata da pesanti nubi grigie.
Le zampe ben salde al terreno, il profilo fiocamente rischiarato dal bagliore lunare, un lupo dall’aspetto possente si sottomette a colei che lo ha fatto suo schiavo.
Un’espressione delusa si dipinge sul viso di Caroline quando, dopo aver sfiorato le linee tracciate dal carboncino, i polpastrelli risultano ancora puliti.
Continua a sfogliare.
Lo stesso disegno le si ripresenta dopo qualche pagina.
Il lupo, la luna, la sottomissione.
E, nel cielo scuro, il volto intristito del medesimo animale e una pozza vermiglia che lo circonda.
Caroline osserva il disegno e si sorprende di averlo compreso in così poco tempo.
Il lupo è forte, ha vinto sulla luna – ora è lei la sua schiava, ora è lei che gli si sottomette –, ma la rimpiange in segreto, la preferisce all’oceano di sangue nel quale sta lentamente annegando.
Caroline lo accarezza con le dita affusolate.
Quasi si dimentica di controllarle.
E sorride; sorride alla sua illusione che diventa sempre più una certezza, osservando i polpastrelli macchiati di nero.
Il carboncino è fresco.
Tyler non è ancora scivolato nell’oblio, non ha ancora perso le chiavi del rifugio.
Tutto ciò che Caroline può fare è essere la sua ancora e non lasciarlo annegare.
 
 
 


 


 

  
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