E ora, amore, dopo una vita
tiravo sassi alla tua finestra
ma cos'hai visto in questo qui?
e quella cosa è ancora lì o no?
o no? o no? o no?
Chissà se la sua bocca era
rossa come la sua, impasticciata di rossetto e sangue.
Feliciano aveva fatto bene a
regalargli il suo ritratto, prima che fosse stato troppo tardi.
Abbassò la
testa. Senza, temeva di dimenticare, o ancora peggio di distorcere i
pochi
ricordi che aveva di lei. Chissà se pensava a lui.
Davanti a te un plotone schierato
esplode colpi e non prende fiato mai
I
grandi europei non avevano
capito niente di lei, niente! Raddrizzò le spalle con un
sorriso di
soddisfazione atavica; Nerita gliel’aveva detto
esplicitamente, le belle guance
rosse per l’imbarazzo. La pelle della gola, sotto le sue
mani, bruciava come
lava. Lei bruciava sempre, era febbricitante, come un fiammifero o un
pezzo di
carta.
Se solo non si fossero messi
in mezzo!
Ricordava benissimo la sua
espressione infastidita e lacerata quando l’avevano
ragionevolmente presa per
spiegarle cosa sarebbe successo, come si sarebbero occupati di lei, ma
Nerita,
ah!, era troppo orgogliosa e scontenta per ubbidire. Aveva sorriso,
gettandosi
indietro per essergli più vicina.
« Non mi arrendo!»
Primavera, festa del mondo
mentre io, io mi nascondo
è che non m'importa niente
«
Nerita, ti senti bene?»
Era così magra e morbida e
tenera, friabile come la sua terra, eppure stava lontana dai Grandi,
sbatteva
le lunghe ciglia e liquidava la sua preoccupazione con una serie
infinita di
minuscoli baci ardenti. Sicilia fece scorrere altra sabbia tra le dita,
nell’illusione di sentire le dita di Nerita, invece che
polvere e cenere.
Il sole non era abbastanza
caldo, l’acqua non era abbastanza travolgente, la sabbia non
era abbastanza
liscia, era così penosamente compresso nel suo desiderio,
era così doloroso, lo
prendeva allo stomaco, cercava di annegarlo.
Affondò i denti nella pelle,
cupo.
ma io lo so che tornerai
l'universo si muove e non smetterà mai
Doveva
rassegnarsi e limitarsi a una delle molte bellezze smaniose che lo
corteggiavano?
Certo che no. In nome della speranza
che Nerita tornasse, non poteva scegliere un’altra donna, ben
sapendo che sarebbe
bastato vederla da lontano per tornare da lei, con il risultato di far
soffrire
la sua Nerita e l’altra. Ingiusto. Si grattò le
guance finché non vide che
aveva del rosso sotto le unghie; sembrava di essere ancora
così ingenuo!
Aveva dovuto tacere per più
di un secolo e mezzo!
Se avesse parlato prima,
quando la bara non era ancora richiusa sulla sua bambolina, sarebbe
stato
diverso, molto diverso: se l’avesse sentito, sarebbe tornata
da lui, mettendo
da parte il suo orgoglio.
Amica cara, amica speranza
parti da qui, dalla mia stanza
Disse:
« Non ho più bisogno
di te.» con un sorriso conscio, quello di qualcuno che
arrivava ad una verità.
Poi, la fitta lungo il petto,
l’espiazione, le figurative mani giunte,
l’angoscia: « E se non tornasse
più?»;
la vita si trasformava in un vuoto, grigio corridoio infinito, verso la
morte
corporale o quello che lo attendeva. Sospirò.
Lovino lo aspettava, meglio
muoversi. Ma moriva dentro, dentro, dentro.
voglio solo stare con te
e rivederti ridere