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Autore: EleanorNoir    07/11/2011    0 recensioni
Ho scelto te. Mi sentii morire. Presi la sua mano tra la folla, e nulla mi importava più.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tomo Miličević
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le urla. Si, di sicuro la cosa più bella durante un concerto sono le urla. Le urla di gioia, di divertimento, le canzoni che hai scritto col cuore urlate dai tuoi fan, le urla che emette un fan durante una canzone come dire “ hey, questa canzone sembra il ritratto della mia vita!”. E le urla che emettono sono la base della mia soddisfazione e di quella di Bonnie. Eravamo a St. Francisco, ultima tappa del tuor, prima della pausa durante la quale avevo intenzione di dormire tutto il tempo e forse mangiare e… oh, che maleducata, ho dimenticato di presentarmi! Mi chiamo Erin Rossini, e benchè il mio nome sia inglese, sono italiana. Faccio parte di un duo rock che FORSE spopola un po’, The Twins, e stiamo facendo il “SND (Sober Not Drunk) TOUR” in giro per l’America, poi vedremo se farlo anche in Asia o magari in Europa. Eravamo sul palco da due ore, stanche e sudate come mai, provateci voi, a cantare, ballare, correre e saltare sotto delle luci che più che far luce sembravano dei Soli in miniatura. Stavamo cantando la canzone che ha dato il nome al tour, canzone che avevamo scritto insieme per esperienze che accumunavano me e Bonnie:
And  it’s always late when you understand,
always late when you love me
and I, have, just to try
to find, a, way to forget you
at the time, at the moment,
I feel sober, but I’m drunk, of hate and love for you…”
 
Era l’ultima canzone, era il delirio, c’erano accendini accesi, trucco sbavato, bottigliette d’acqua sparse per tutto il palco e la band che ci faceva da supporto stanca morta come noi.  Eravamo stanchi si, ma al momento dei saluti al pubblico si è sempre tristi. Soprattutto per Bonnie, il papa’ era di St. Francisco. Andammo dietro alle quinte e…
-         Mamma aiutooo non mi sento più le gambee!- esclamai buttandomi su una poltroncina.
-         Mamma ma davvero, mi porti in braccio a casa vero?
-         No bella, tu porti in braccio me!
Ci guardammo negli occhi due secondi per poi esclamare all’unisono: - COL CAZZO!
Il motivo del nome del duo, che significa “Le gemelle”, è perché io e Bonnie siamo moolto simili. Diciamo moolte parolacce, abbiamo moolte scarpe di moolti colori, e abbiamo passato tante esperienze simili. Quando mi sono trasferita in America sono passata dalle abitudini e dalle amicizie e rispetto di una scuola italiana alle rudi maniere di una scuola di Detroit,  frequentata in prevalenza da ragazzi di colore- contro i quali non ho mai avuto nulla, non sono razzista, ma loro lo erano con me, subivo pressione minacce etc. etc. perché ero bianca, non ero una skinhead o cose simili. Bonnie, dalla sua, subiva forme di razzismo dai bianchi, veniva chiamata puttana negra e altri insulti peggiori che non mi ha mai voluto raccontare, penso che sia comunque doloroso, ripercorrere quei momenti, a me non fa piacere ripensarci…
Ci siamo incontrate quattro anni fa, io avevo 14 anni e lei 16 (come le dico sempre è vecchia!) e stavamo facendo un torneo extra scolastico di pallavolo, e devo dire che facevamo veramente schifo. Inizialmente non la potevo sopportare e lei non poteva soffrire me per un semplice motivo: colore della pelle. Dopo una rissa nella quale lei mi spaccò il naso e io le stortai un polso, imparammo a conoscerci, ora siamo sorelle, siamo uguali, viviamo assieme e l’unica cosa che ci divide è sempre quel colore diverso, bianco e nero, tanto che avevo proposto di chiamare il duo “RiNGO”, ma mi presi un pugno. Ora abbiamo io 18 e lei 20 anni.
-         Chi guida- mi chiese
-         Tu?
-         Neanche se mi paghi
-         Fanculo- dissi con il broncio- non ho voglia ioooo!
-         E neanche io!!!
-         Ma se ti scarrozzo sempre io!
-         Cerchi botte???- a quella frase le saltai in braccio e cominciammo a fare zuffa di solletico, finchè Jeremya Hopkins, il nostro produttore che era venuto ad assistere alla performance del concerto, ci divise dicendo:
-         Ma avete intenzione di dormire molto?- entrambe guardammo l’orologio
-         È mezzanotte. Ora che arriviamo all’albergo sono le due quasi!- disse Bonnie
-         Infatti non andate in albergo. Vi portiamo all’aereoporto, dove potete dormire e poi quando arriverete a casa VOSTRA potrete farvi una doccia e venire nel mio studio.
-         E perché?- chiesi in uno sbadiglio
-         Domani avete un’appuntamento con una band che vorrebbe chiedervi un favore partecipatico.
-         Chi scusa, se è possibile chiedere?
-         Non lo so, non ho capito. Fanno rock come voi, ma dato che non prende bene qui, il campo fa schifo, non ho capito ciò che mi ha detto la segretaria…
Senza fare domande, abbandonammo lo Stadium Force dove tenemmo il concerto e ci recammo all’aereoporto, e dopo qualche ora eccoci, Los Angeles. Aprii la porta di casa contenta come una bambina che ha appena ricevuto un cesto di caramelle. Io e Bonnie ci ficcammo nei bagni, io in doccia lei in vasca come al solito. Fu così rilassante che rischiai di addormentarmi in piedi nella doccia. Uscii dal bagno in asciugamano strisciando i piedi verso la camera da letto, e appena vidi il mio lettino comodo quasi piansi di gioia. Presi la rincorsa e mi ci fiondai sopra, rimbalzai e quasi non volai giu dal letto dall’altra parte! Mi arranocchiai in un’angolino, mi feci comoda comoda e… quella rompimaroni di Bonnie mi venne a chiamare.
-         Sei pronta??? Ti muovi???- per risposta si prese una cuscinata.
-         Come sei suscettibile Erin -.-‘’!-
-         Come mi puoi chiedere di alzarmi? Ho fatto la doccia, sono rilassata, NON DOVREBBE SCASSARE NESSUNO, e mi chiedi di alzarmi??-
-         Lo so, la cattiveria al mondo non ha limiti e blablabla… Ma se vuoi che Jeremya non ci scotenni, muovi quel figa di culo cazzo!-
-         Figa… Cazzo… quanti genitali!- rilanciandomi il cuscino, uscì dalla stanza.
Mi constrinsi a metter giu’ le gambe dal letto,mi vestii velocemente, misi un po’ d’eyeliner e andai a scassare a Bonnie, speranzosa di non trovarla pronta per poterle rompere. Ma manco a dirlo aveva già su il giubbotto.
-         Allora siamo pronte??- mi guardò storto
-         Ho il tempo di mettere le scarpee???-
-         Forse… se corri veloce come Asafa Powell forse…-
-         Vai a cagare!- mi fiondai giù dalle scale e mentre infilavo i piedi nelle mie amate adidas mi infilavo il cappotto. Cn la lingua fuori tre metri per aver fatto così veloce la guardai con aria di sfida
-         Cogliona lo sai che scherzavo???-
-         Si perché non ti avrei lasciato andare da sola sapendo come guidi!-
Con quella frase avemmo da discutere per tutto il tragitto verso la VirginRecords, su chi guidava meglio. Mentre parcheggiava (avevo guidato lei) le dissi:
-         Quante volte hai sbandato???-
-         Al ritorno guidi tu!-
-         Con piaceree!-
-         Con piaceree??? Ma se a St. Francisco ti lamenti di guidare sempre tu-
-         Si, ma mi lamento anche di come guidi tu!-
Mi fece la linguaccia ed entrammo. Jeremya ci stava aspettando, e quando ci vide fu… non capimmo l’espressione sul suo viso
-         Buon giorno, Jeremya- dicemmo in coro
-         Buon giorno anche a voi, ragazze. Dato che non avevo capito quale band volesse quale favore, ho deciso di non informarmi. Sarà una sorpresa come lo sarà per voi
-         Per me lo sarà una sorpresa- disse Bonnie- per Erin non lo so, sta ancora dormendo!-
-         Sono solo un po’ rincoglionita dal sonno nient’altro- sbuffai
-         Tu sei sempre rincoglionita!-
-         Dammi un motivo buono per non ucciderti-
-         Datemi un buono motivo, o meglio, ricordatemi perché vi sopporto ancora!-
Scoppiammo a ridere e lo seguimmo in saletta. Quando entrammo, c’erano tre uomini seduti lì.
-         Ah, voi???-
-         Perché, non lo sapevi???- disse quello in mezzo
-         Dov’ero ieri non prendeva, e quando a chiamato la segretaria non ho capito bene… ragazze, vi presento in ordine da destra Shannon, Jared e Tomo. Loro sono i 30 seconds to mars, e non ho la più pallida idea di che cosa vogliano!!!-
-         Piacere, io sono Bonnie e lei è Erin, e siamo le Twins, piacere di conoscervi!- disse lei anticipandomi.
-         Piacere nostro: allora cominciamo- disse Jared- avremmo bisogno di una vostra partecipazione nel nostro video. Stiamo girando un video che ha dentro un medley di due canzoni oltre la principale, che è Hurricane. Ma: l’altro giorno abbiamo sentito una vostra canzone, e abbiamo un favore da chiedervi: vorremmo inserire un’altra canzone di qualche anno fa nostra, Capricorn, e vorremmo che voi ne cantaste un pezzo con quella divisione che fate, una acuta e una grave… che ne dite??
Si riferiva ad una divisione vocale che ci piaceva fare. Una delle due cantava facendo gli acuti e l’altra i bassi, e ci alternavamo. Era divertente.
-         Non sarebbe male. Ci piacerebbe, o perlomeno a me- dissi, vedendo un senso di approvazione da parte di Bonnie - va bene!!!-
Ci fu un po’ di silenzio, poi per smorzarlo dissi – Si può fumare qui???- nello stesso momento in qui dissi quelle parole, sentii un’accendino zippo scattare e vidi Shannon con la sigaretta in bocca che mi guardava, mi girai e vidi Bonnie con le sigarette in mano.
-         Si vede che non sei di qui- disse Jeremya- in America non esiste questo galateo!-
-         Come la fai lunga- disse Tomo- anche tu fumi senza ritegno!!!-
-         Scusa se sto posto è mio!- mi misi a ridere. Non c’era gran che da ridere, ma ridevo… bah!
-         Allora siamo d’accordo???- chiese Jared
-         Si!- dicemmo in coro io e Bonnie. Restammo li ancora qualche minuto a parlare del più e del meno, ci mettemmo giubbotti e cappotti e uscimmo.
-         Allora- disse Tomo- ci vediamo domani per le prove e vedere come organizzarsi???-
-         A me va benissimo- disse Bonnie senza levare gli occhi da Jared, che faceva lo stesso con lei e lanciava qualche sguardo a me, ma a me non interessava, non lui.
-         Domani mattina vedremo cosa fare e come fare- dissi.
Ci avviammo alle macchine, ci salutammo (quando salutai lui arrossii:D) e partimmo.
-         Inchioda!- urlai a Bonnie, che fece una frenata da paura
-         Che cazzo c’è???-
-         Dovevo guidare io!!!- mi guardò inferocita, ma poi scoppiammo a ridere entrambe. Scese e mi cedette il posto al volante.
-         Mettiti la cintura- non ebbe il tempo di ribattere che partii a razzo.
Ci mettemmo la metà del tempo dell’andata più un parcheggio da favola (il mio film preferito era 2fast&2furious). Scendendo dissi:
-         Chi guida meglio oraa???-
-         Quella che era bordeaux prima- la linciai con lo sguardo
-         Senti chi parlaaa! Tu e quello coi capelli blu vi stavate mangiando!
-         Jared??? Mavaa!- la guardai storto- E lui? Ti piace?-
-         Brutto non è… ma poi per favore! Non sono arrossita, sei tu che ti droghi!
Con quel sorrisino odioso che hanno le persone quando sono sicure di avere ragione se ne andò zompettante per il vialetto di casa: le volevo bene, ma odiavo quando cominciava a diventare sospettosa!!!
 
 
 
 
Erano le otto quando suonò la sveglia, che trauma!!! Mi alzai con mooolta colma, misi le ciabatte con mooolta calma, uscii dalla mia camera e scesi le scale con mooolta calma, arrivai in cucina e feci colazione con una fretta della madonna perché LorSignore avevan da rompere!
-         Ancora in pigiamaaa??? Ma sei fuori??’-
-         Dato che non mi devo preparare per andare ad una sfilata e quindi ci metterò cinque minuti, si, ancora in pigiama! Bonnie sei troppo frettolosa!-
-         Te invece Erin se non ti si da una smossa non ti muovi!!!-
Le feci la linguaccia e andai a vestirmi, misi i jeans strappati, una maglietta nera, coprispalle che si allacciava davanti con dei bottoncini a forma di caramella( l’ho comprato solo per i bottoni!) e scesi.
-         Non ti trucchi???- disse Bonnie, mentre si truccava appunto. Avevamo uno specchio bellissimo all’entrata con dei cassettoni in mogano, con dentro tanti di quei trucchi da fare invidia a un negozio di cosmetica!
-         Perché, dovrei???- mi guardo’ di traverso passandomi la cipria. Rifiutai e presi l’eyeliner, facendo una striscia sopra gli occhi
-         Che ti basti e avanzi!- le dissi
Uscimmo (possibile che era passata solo mezz’ora da quando mi ero svegliata? Era allucinante quella donna!) e andammo in macchina. Alle nove meno un quarto eravamo alla virgin, loro tre erano già li. Quando lo vidi sorrisi, e lui ricambiò. Li salutammo ed entrammo.
-         Buon giorno signorine e vecchiacci- disse Hopkins quando entrammo
-         Sei sempre simpatico, Jeremya!- Jared gli tirò un pugno amichevole sulla spalla
Andammo in una stanza nella quale non eravamo mai entrate (anche perché non era lì che incidevamo), molto carina, aveva i muri con sfumature dall’arancione al rosso bordeaux e c’erano strumenti di tutti i tipi
-         Vi lascio soli per un po’, riflettete su il da farsi!- si congedò Jeremya. Mi misi a ridere, forse il nervoso che c’era anche lui (non so perché, ma mi intrigava), o forse quell’accento texano-canadese di Jeremya era la causa della mia risata.
-         Allora! Sapete suonare???- ci disse Jared
-         Ovvio!- rispondemmo in coro io e Bonnie – volete sfidarci???- conclusi io
-         Nono, voi donne siete acide se perdete e bastarde se vincete!- disse Shannon
-         Condivido, poi chi vi sopporta!!! Io no di certo- concluse Tomo
-         Ah si???- disse Bonnie, passando di fianco a Tomo e prendendogli la chitarra e cominciando a suonare veloce e in maniera eccezionalmente eccezionale, con la faccia sconvolta di tutti a guardarla.
-         Ne volete ancora???- disse lei con aria di sfida. Tutti ci fiondammo sugli strumenti, lei, Jared e Tomo sulle chitarre invece io e Shannon sulle percussioni. Arrossivo quando lo vedevo suonare, era molto più bravo di me, ma non mi scoraggiai. Finito di fare “musica d’insieme” vedemmo l’unico strumento intatto che era rimasto: la pianola con le ottave del pianoforte. Come degli sciacalli che puntano un cadavere, ci buttammo sopra della pianola, alla quale cedette il piedistallo e cademmo tutti quanti per terra, io sopra a lui (guarda che culo -.-‘’)
-         Scusa oops!- gli dissi mormorando
-         Tranquilla, siam caduti tutti, non c’è problema! Ho solo la milza spappolata...-
-         Ehii! Io non peso!- lo schiacciai per terra ben benino, e non capivo se le urla
che cacciava eran di dolore o dal ridere. Fatto sta che dovemmo alzarci perché entrò Jeremya, e ci fece un cazziatone che non finiva più la frase più bella che disse fù:
-         Erin è l’unica relativamente esclusa, ha meno di vent’anni-
-         E che cazzo! Che scusa è??? Prima mi ha ucciso!- disse lui facendomi la linguaccia che ricambiai
-         Ora ri-esco, e quando torno voglio che abbiate fatto!- appena uscì partì un VAFFANCULO colossale da parte dai quattro “colpevoli”. Ci toccò sederci a tavolino e parlare.
-         Allora! Vorremo che cantaste un pezzo di Capricorn da inserire poi nel video di Hurricane, che tratta delle violenze sessuali tramite il sadomaso- spalancai gli occhi-il pezzo sarà da inserire in una sezione del video… ecco, non ci voleva molto, quanto rompe Hopkins!
-         Chi sarà il regista del video?- chiesi
-         Bartholomew Cubbins..- iniziò Shannon
-         … Alias me- concluse Jared. Lui era un regista??? Dalla faccia poteva avere la fama di regista porno (appunto da come aveva descritto il video)
-         Ah bene… no non mi fido!- disse sbuffando Bonnie
-         Non ti fidi? Vuoi fare delle prove?- disse Jared con un’occhiatina che Bonnie ricambiò con molta felicità. Io e gli altri due alzammo gli occhi al cielo. Appena ebbero finito di tubare, tornammo alla “battaglia musicale” di prima, così entrò Hopkins incazzato come una bestia
-         CHE CAZZO STATE FACENDO? COSA DOVEVATE FARE? ERIN SEI INCLUSA STAVOLTA!- scoppiammo tutti a ridere
-         Abbiam già finito! Siamo d’accordo… o no?- chiese a Bonnie, che già non capiva più un cazzo
-         Ci sono anch’io!- esclamai- comunque si, siam d’accordo!-
-         Perfetto- disse Jeremya- quindi, ora… TUTTI FUORI DAI COGLIONI!- uscimmo velocemente, era imprevedibile, avrebbe avuto il coraggio di lanciarci dietro la batteria pezzo per pezzo. Uscimmo, e cominciammo a chiaccherare come il giorno precedente, e fu li che mi girai verso di lui e gli chiesi con una scusa banale per parlare:
-         Ti ho fatto davvero male???-
-         Naa, tranquilla! Mi sono divertito!-
-         Anch’io, e poi sei comodo- ci fu un momento di silenzio tra me e lui, che fu interrotto da un’enorme risata
-         Mi dai il tuo numero?- glie lo stavo per chiedere, e fui contentissima di essere stata anticipata
-         Certo- glie lo scrivetti sul telefono
-         Dettami il tuo- dissi. Me lo disse e ci salutammo. Mentre io e Bonnie ci avvicinavamo alla macchina, finivo di memorizzare il numero. Inizialmente misi come nome “Lui” ma poi decisi che era proprio per farsi beccare, quindi scrissi il suo nome: “Tomo”.
 
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-         Usciamo fuori a cena??- chiesi a Bonnie
-         Come mai?? Chi devi incontrare?-
-         Nessuno!!! Pensavo che era una buona idea, dato che abbiam finito coi 30 seconds to mars- vidi la sua espressione poco entusiasmata- abbiamo bisogno di una cena restaurante!- la convinsi.
In realtà avevamo finito il giorno prima, e di questo ne Jared ne Bonnie erano troppo entusiasti. Così io, Tomo e Shannon organizzammo una cena per due in un ristorante nelle vicinanze della Virgin. Appena scaricati i due li, noi quattro (nel piano era inclusa Ivana, che era sorella di Tomo- ogni volta che la vedevo diventavo bordeaux- e “amante” di Shannon) saremmo andati a un MacDrive a prendere cibi pieni di grassi, schifezze e cocacola per poi ingozzarci in macchina mia (dato che io andavo con Bonnie e loro con Jared, prendevamo la mia macchina, così poi l’avrebbe accompagnata a casa lui- non so in QUALE casa, se nostra o sua). Bonnie era allucinante: quando si inpuntava con un ragazzo, era irremovibile. Si faceva venire cotte tremende che poi passavano con molta facilità. Di questo non so se Jared ne era a conoscenza, speravo di si, perché se no rischiava! Comunque, salimmo in camera per le sette per prepararci e ne uscimmo alle otto (facemmo anche abbastanza veloce). Io avevo indosso un bustino nero, un coprispalle che si legava sotto il seno in raso, i jeans buoni (quelli color jeans, senza strappi-toppe-sbiaditure ecc. ecc.) e le scarpe tacco 10 rosso sangue (non troppe alte, ma manco troppo basse). Bonnie era bellissima come al solito. Aveva su un bustino anche lei (spesso capitava che mettevamo cose simili- quei bustini li avevamo comprati insieme uguali-, altro motivo perché il duo si chiamava Twins), di colore bianco, con sopra un maglioncino color marroncino, un cinturone dello stesso colore, jeans (nessuna delle due era tipo da gonne) e le scarpe anch’esse bianche tacco 13. L’unica cosa che ci accomunava e divideva: io ero bianca di carnagione e amavo il nero, lei era nera di carnagione e impazziva per il bianco. Usavamo questa cosa sempre. Alle premiazioni spesso eravamo vestite uguali, ma io di nero e lei di bianco, era divertente! Scendemmo dalle scale, mettemmo i cappotti (indovinate di che colore era il mio e di che colore era il suo?) e andammo in macchina
-         Guido io- disse lei. Non ribattei, io dovevo messaggiare, non potevo guidare.
Mi sedetti e inviai il messaggio:
Io:“Tomo sono Erin. Siamo appena uscite di casa Jsiete già al ristorantee??”
Tomo: “Lo so che sei tu, ho il numero salvato Jcomunque siamo appena partiti! Dobbiamo proprio andare al MacDrive? Penso che sarebbe più divertente stare al ristorante e spiarli!”
Io: “sei bastardo!!! Poveri! Io andrei in paranoia Je poi ho voglia di schifezze!”
Tomo: “in effetti alle schifezze non si può dire no!”
Io: “mavaa??? Jsolo che ho messo il bustino, scoppierà il nastro! L”
Tomo: “bustino? Ho avuto strani incontri con i bustini… se ci sarà tempo ne parliamo dopo, soffro l’auto, non riesco a stare tanto al telefono! Bacio!”
Io: “ con la frase sul bustino mi hai spaventato… non avrai mica fatto il transessuale??? A dopo… bacio anche a te!”
-         Tanto lo so che stai messaggiando con Tomo, hai le guance rossissime!-
-         Punto primo fatti i cazzi tuoi, punto secondo… abbiam smesso di messaggiare, perché… ha da fare- stavo per dire “perché ha il mal d’auto” giusto per farmi beccare
-         Cooooomunque…- sorrise e continuò a guidare.
Ok, torniamo all’argomento di prima. Bonnie non era l’unica soggetta a cotte, ma anche io! E poi questo tizio mi prendeva, non era Americano come me, era simpatico, carino (se si legava i capelli, se no erano quasi più lunghi dei miei!), mi faceva ridere e stare bene.. e poi sembrava che l’interesse fosse reciproco! Arrivammo al ristorante per le nove meno un quarto, entrammo, chiesi del tavolo prenotato e VOILA’, loro erano li! Bonnie mi afferò il cappotto e mi guardò con una faccia con un misto tra “ ‘mo t’ammazzo” e “oddio come sono feliceee!”. Risi e la trascianai al tavolo. La faccia di Jared fu inpagabile! Spalancò gli occhi del colore dei capelli e la bocca era aperta, così che Ivana gli infilò un panino dentro, scoppiamo tutti dentro quando ci accorgemmo che ci mise due minuti a capire che aveva un panino in bocca!
-         Bene- disse Shannon – noi andiamo a ingolfarci al fast food! Ci vediamo stasera… o domani mattina!-
Uscimmo prima che potessero mandarci a fanculo, Tomo e Shannon davanti e io e Ivana dietro, ovviamente coi tacchi non potevamo correre proprio velocissime! Ci infilammo in macchina, io avanti a guidare con Tomo, Ivana e Shannon dietro. Ingranai la quinta e scattai.
-         Chi cazzo ti ha dato la patente depravata!- disse Shannon. Risi.
-         Eh,sapessi!!! Ahahah mi piace la velocità- vidi Tomo sbiancare, così frenai lentamente e andai sulla corsia di emergenza.
-         Stai bene?- gli chiesi mettendogli una mano sulla spalla
-         La macchina non è il mio forte…- oops! Me ne ero dimenticata, e me l’aveva detto mezz’ora prima!
-         Scusami!- mi sentivo una merda
-         Tranquilla, mi passa ora- mi sorrise. Shannon lo guardò malissimo. Magari si faceva problemi per la differenza di età.
-         Andiamo al MacDrive!- dissi
-         Al ritorno guido io- disse Ivana – tu ci fai vomitare tutti!- le feci la linguaccia.
Mi sentivo una bambina. Io avevo 18 anni, loro 31, 34 e 40, ma poco me ne importava. E me ne importò meno ancora quando eravamo nel parcheggio e io ero l’adulta assieme a Ivana
-         Fate schifo!- urlammo in coro quando vedemmo che si lanciavano pezzi di panino per centrarsi la bocca a vicenda.
-         Come fai a sopportarli entrambi?- chiesi a Ivana- un conto Tomo, è tuo fratello e te lo devi subire, ma Shannon te lo sei scelto!-
-         È molto gentile, amorevole e…- mi si avvicinò all’orecchio -… a letto è na bomba!- mi strozzai con la bibita, scoppiai a ridere e tossire e faticavo a respirare, ma ridevo, anche se ero diventata cianotica. Dopo un po’ smisi di ridere, perché non riuscivo più a respirare. Tomo, che si era seduto dietro, si spaventò e scavalcò sua sorella che era affianco a me e mi tirò una forte pacca sulla schiena, poi mi alzò  la testa e mi sventolò. Pian piano mi ripresi… e ricominciai a ridere, assieme a Ivana, non riuscii a guardare in faccia Shannon senza ridere per tutta la sera. Spiegai a Tomo il perché, che fece una faccia disgustata a immaginare Shannon con sua sorella, al che risi ancora di più!
-         Strozzati di nuovo ne???- mi disse lui
-         Non ne ho la più pallida intenzione!- gli feci la linguaccia e lui fece come per mordermela, il quale gesto mi immobilizzò, con una faccia rincoglionita alzai i sopraccigli, e lui rise, al che gli mostrai il mio dito medio.
-         Tomo scendiamo a fumare? Voi due restate qui- disse Shannon
Scesero e Ivana mi chiese
-         Ti piace mio fratello?-
-         Ehm.. un po’, ma non è gran cosa, non da mettermici insieme, interesse solo!-
-         Che sembrerebbe essere reciproco…- sorrise
-         Tu dici?-
-         Ti stava per mordere la lingua! Questo lo faccio io a Shan e stiamo assieme da un’anno!-
-         … non so che dire, è troppo grande, sai quanti anni ho?-
-         L’amore non ha età-
-         AMORE??- esclamai- non utilizzare paroloni, interesse-
-         Ok, allora l’interesse non ha età!- risalirono, entrambi con due facce strane, come avessero litigato. Alle chiusura delle portiere quelle facce svanirono. Mi arrivò un messaggio
“Non azzardarti a venire a casa! Vai in albergo stanotte o dove cazzo vuoi ma non a casa, ho un po’ da fare JJJci vediamo domani, bacio! Bonnie”
-         Ehm… dov’è un’hotel qua vicino???-
-         Perché???-disse Shannon
-         Perché a quanto pare tuo fratello ha… ehm… intenzione di insegnare yoga alla mia socia!- feci un verso di repulsione all’idea, mentre gli altri ridevano!
-         Non dovrebbe essere molto lontano- disse Ivana, ammiccandomi e indicando con la coda dell’occhio Tomo. La uccisi con lo sguardo.
-         Vabbè! Andiamo a casa?- disse Shannon
-         Okay, guido io, vado piano tranquilli- dissi
-         Non mi fido- dissero in coro. Roteai gli occhi. I primi che accompagnai furono Shan e Ivana, lei si fermava a casa sua. Li salutammo
-         Inserisci nel navigatore la direzione per casa tua- dissi a Tomo
-         Ma se invece che andare a spendere soldi in albergo ti fermi da me??
-         Davvero?- Infarto. Rianimazione. Defibrillatore. Prestooo!
-         Si, posto ne ho!- sorrise
-         Va bene… hai vestiti da prestarmi per dormire?-
-         Passiamo a casa tua a… ah no, si tranquilla, ti andranno solo grandi!
-         È il minore dei mali!-
-         Hai ancora fame?- mi chiese
-         Naa! Sto scoppiando! Perché?-
-         Perché sono laureato chef, specializzato in dolci, se volevi ci mettevamo a cucinare, non è tardi, sono solo le undici e mezza,  e non abbiamo un cazzo da fare!
-         Dai ci sto!- dopo dieci minuti arrivammo a casa sua, figa che reggia!
-         Eccoci! Prima le signore…- disse facendomi entrare
-         Che galanteria!- tolsi il giubbotto, vidi che mi fissava il bustino. Si levo il giubbotto, vide che gli fissavo la camicia nera. Mi mise una mano sopra la spalla e mi diresse in cucina.
-         MINCHIA!- esclamai. Era più grande di tutta la casa penso, c’era un SubZero, tre dispense, tavolata in marmo ecc ecc
-         Come sei fine! Benvenuta nel mio regno- l’ultima parte il bastardo me la
sussurrò nell’orecchio, facendomi venire la pelle d’oca alta tre metri sul collo, se ne accorse e rise. Tirò fuori vari ingredienti. Mi diede un camice da chef vero e proprio, ne mise uno anche lui. Poi prese un po’ di farina
-         A chi hai dato del transessuale prima???- disse lanciandomi la farina addosso
-         Tu hai detto che conoscevi bene i bustini!- gliene tirai un po’ anchio, ma fece il giro del tavolo e si nascose. Tolsi le scarpe e lo rincorsi, e quando gli tirai la farina e lo centrai in pieno fui contentissima… fosse che lui aveva più velocità e mira migliore, e me la lanciò in grande quantità addosso. Lo rincorsi, non era più un problema farina, era che se lo prendevo le prendeva!
Corremmo per tutta la casa, si fermò esausto piegandosi a 90, così gli tirai un calcio nel sedere e volò ridendo sul tappeto. Scoppiai a ridere e quasi mi ruzzolavo per terra. Mi chinai di fianco a lui:
-         Stai bene?- chiesi
-         Ora si!- mi prese un braccio e mi butto per terra, cominciando a farmi il solletico. Odiavo il solletico, così gli saltai addosso e cominciai a vendicarmi.
Ma di botto lui si tirò su seduto e smisi di ridere, mi guardava negli occhi. Qualcosa mi diceva di scappare, e provai ad alzarmi, a spostarmi almeno, calcolando che ero addosso a lui, ma mi prese e si mise sopra di me. A quel punto mi rifiutai di resistere, gli serrai una gamba sulla schiena e mi baciò, continuammo a baciarci mentre mi mettevo seduta in braccio a lui, continuammo mentre lui cercava di controllarsi e faceva smorfie animalesche che mi facevano morire e smettemmo quando gli squillò il telefono:
-         ci metto due secondi, scusami- mi disse per poi allontanarsi.
Rimasi seduta per terra a guardarmi attorno, era piena di coppe, cappeli da chef e foto, molte foto, di famiglia, dovevano mancargli i parenti al suo paese, come a me mancavano da morire i miei. Ritornò:
-         io e te non dovevamo cucinare?- disse
-         penso che avresti dovuto pensarci prima di farti inseguire!-
-         hai ragione… allora, dov’eravamo?-
 Mi prese in braccio e mi sbattè sul divano, salendomi sopra. Lo spinsi via per poi salirgli sopra io. Smise di controllarsi. Mi prese e mi portò su per le scale, ero attaccata al suo collo, aveva un buon profumo, inebriante. Entrammo in camera sua, mi scaraventò sul letto, sul quale cadetti di lato.
-         Sei violento- dissi
-         Chiudi gli occhi, te ne do una dimostrazione-    chiusi gli occhi.
 
 
 
-         Ho sonno- dissi rigirandomi nel letto, erano le due
-         Ah si’?? beh, anch’io,ma prima, mi faresti un favore?-
-         Basta che non riguardi ginnastica/aerobica/yoga..-
-         Devi fare sforzo fisico- mi sedetti, e mentre cercavo di alzarmi mi prese il
busto e mi schiacciò sul materasso:
-         Se vuoi dormire- disse sorridendo- devi fare lo sforzo fisico di aiutarmi a rifare il letto!-
-         Il letto??- guardai le lenzuola… per terra. Eravamo coperti dal coprimaterasso
-          casa tua, letto tuo, letto da fare a te!- mi alzai e corsi verso il bagno, con lui chi mi inseguiva. Mi faceva male una gamba, ma correvo (meglio che non spieghi perché mi faceva male la gamba). Mentre ridevo sentii la gamba che si bloccò, con un peso morto attaccato.
-         Staccati!- mi mossi troppo e cadei, di nuovo su di lui
-         Sempre addosso eh?- disse
-         Non dicevi così un’ora fa- :P
-         Se vuoi non lo dico proprio più!-
-         Allora devo zittirti…- mi riprese… il resto si può immaginare no???
 
 
    
 
     h 10, 30
Girai la chiave nella serratura, avendo paura di cosa potevo trovare. Invece trovai Bonnie seduta sul divano a guardare la tele. Appena mi vide si spalancò sulla sua faccia un enorme sorriso
-         Dalle tue occhiaie deduco che non hai dormito…- le dissi
-         No, ma è stato moolto rilassante… è stato come un massaggio.. molto profondo…-
-         Basta per favore- le lanciai il cappotto in faccia, mi mandò a fanculo e mentre ridevo mi diressi verso la camera, levai il bustino e mi infilai una maglia a maniche corte rossa e dei pantacollant, tanto dovevo rimanere in casa (stanca morta com’ero di uscire proprio non ne avevo voglia). Infilai le pantofole e riscesi, lanciandomi sul divano difianco a Bonnie che si stava guardando Gossip Girl. Appena mi vide spense e si girò verso di me, e le tornò il sorriso che mi mandava alla mente immagini che preferivo non immaginare.
-         Allora, comincia con il racconto!- le dissi
-         Allora: abbiamo cenato, abbiam mezzo litigato per chi pagava il conto, così io ho pagato per lui e lui per me… non guardarmi con quella faccia da culo Erin, sai che sono anticonformista- ridacchiai- poi mi ha dato un passaggio a casa, dato che faceva freddo l’ho fatto entrare, ci siam baciati, inizialmente abbiam solo limonato, solo che muovendomi e giuro che è stato involontario, ho sfiorati ehm… e allora mi stava portando in cucina pensando che fosse la camera da letto!!!
Scoppiai a ridere. Casa nostra avevo un’entrata che dava alle scale, che portavano alle nostre camere con dentro un bagno ciascuna e lo sgabuzzino, poi sul piano terra c’era a sinistra la sala, a destra la camera degli ospiti e un bagno, poi infondo la cucina. Penso che abbia dedotto che la camera fosse infondo come al solito
-         Comunque tu dove hai dormito?- panico. Ora che le dicevo????
-         Mah, in un hotel!-
-         Magari “Hotel Da Tomislav”?-
-         Si ma ho solo dormito!-
-         Hai la faccia di una che ha fatto sesso!!!!!-
-         Tu lo dici??? Ma per favore! Stai solo svicolando-
-         E tu stai mentendo!
-         Perché???- mi ero fatta sgamare, quando sono nervosa uso termini che solitamente non adoperavo mai (adoperavo, per l’appunto)
-         Svicolando??? Naaaa! Devi imparare!- ero rosso peperone. Ora che le dicevo??? Mi vergognavo, perché con tomo avevo tredici e dico TREDICI anni di differenza, erano troppi! E poi neanche uno pensa lei 30 lui 43 o viceversa o di più, no! Io 18 e lui 31! Mi sentivo una troia a fare l’amore con lui, e lui si sentiva un pedofilo. Però mi piaceva, eccome anche, nonostante tutto ciò che lo riguardava e lo circondava mi diceva che non andava bene per me…
-         Allora?- mi guardava dritto negli occhi
-         Allora ti sbagli!-
-         Non è vero. Tu e lui avete fatto sesso, eccome, e ti è piaciuto, abbiamo la stessa faccia rincoglionita al momento!!!- risi per quella esclamazione che per quanto potesse sembrare falsa e detta così tanto per era vera
-         Va bene, l’abbiam fatto, e mi è piaciuto, ed è stato di gentilezza superba-
-         Ah-ah, sgamata un’altra volta! Gentilezza superba? Cosa volevi dire in realtà?
-         Che è stato violento, che più faceva forte e velocemente più mi piaceva e che ha i segni delle mie unghie sulla schiena!!!- Mi guardò male.
-         Appero… non sembrava così lui… non sembravi così tu!
-         Uff… eravam lì ed è successo-
-         Ok, non ti giudico… com’è messo?-
-         Non te lo dico manco se mi paghi!!!- saltai sull’altro divano, presi il cuscinone di topolino (amavo più quel cuscino della mia vita) e glie lo lanciai con tutte le mie forze, a lei fece lo stesso. Per mezz’ora buona andammo avanti così finche non mi arrivò un messaggio:
“buongiorno… come stai? Mi hai ucciso la schiena Jin più non parliamo di tutti i muscoli… ahahah! Comunque in questo periodo sono un po’ indaffarato, ma quando vuoi cerco di liberarmi! Un bacio, Tomo J”
Non sapevo perché, ma mi sentivo usata. Non è che aveva bisogno di sfogarsi e poi nisba? Bah! Comunque sorrisi, solo sentire (ok, leggere) il suo nome mi faceva piacere.
-         Tomo?- disse Bonnie ma non con faccia di una pronta a sfottere
-         Si, dice che ha un po’ da fare in sto periodo… sai che han da fare?-
-         Il video! Sei un po’ rincoglionita da ieri sera…-
-         No, confusa caso mai-
-         Perché ? non hai usato precauzioni? Sei incinta?- ok questa è scema
-         NON SONO INCINTA SEI FUORI?- lui non aveva usato preservativo ma io ero apposto… il preservativo sarebbe stato scomodo in quella serata.
-         Ok..-
-         Tu con Jared?-
-         Nada, nature!-
-         OK TU SEI FUORI! E se sei incinta?-
-         Scherzavo!- quant’era rincoglionita, però le volevo un bene dell’anima.
 
Da quel giorno passarono tre mesi, i più lunghi della mia vita, durante i quali abbiam tenuto tre concerti, collaborazioni e abbiam scoperto tutti meglio noi stessi. Ho scoperto tante cose su Tomo, e Bonnie e Jared (di cui i capelli di quest’ultimo erano solo biondi finalmente) si stavano pian piano innamoranto. Eh sì, furono tre mesi intensi ed eccitanti, e non mi ferisco al sesso praticato, ma al risultato del medley “Hurricane”, del quale eravamo sicure che la censurizzazione  sarebbe arrivata prima della publicazione (cosa che avvenne, ricordo il primo giorno che lo vidi, fu divertente, perché Jared se la spassava facendo sadomaso cn una, e Bonnie glie la fece pagare, mentre io e Tomo se avessimo potuto a guardar quelle scene avremmo scopato sul pavimento- cosa che facemmo poi a casa mia-).
Ripensare a quei momenti mi piaceva, e sia io che Bonnie eravamo svaccate sul divano a pensarci con una cioccolata calda quando Shannon arrivò a casa nostra (che tra me e lei nonc’entrava un cazzo e non sapevamo come cazzo faceva a sapere dove abitavamo). Aprì la porta Bonnie e quando entrò mi fissò strano, con una faccia tipo “che nervi” e “povera”
-         Ciao ragazze… Erin, vieni un secondo? Devo parlarti.- lo seguii fuori.
-         È un compito ingrato da parte mia, ma non posso farne a meno. Prometti di ascoltarmi qualunque cosa io debba dirti?- annuii e lui parlò.
 
 
 
 
 
 
 
“Tomo sono Erin… come va? Stasera hai da fare? Ti vorrei vedere… J”
“Ciao Jcerto che possiam vederci, vieni tu da me? O io da te?comunque sia, a fra un’ora”
“vengo io se non ti dispiace… a dopo! Ti adoro J”
Spensi il cellulare per non dargli modo di rispondergli, ma dovetti riaccenderlo subito per poter chiamare Shannon, o meglio scrivergli, mi vergognavo di parlargli
“Shan perdonami ti prego, non volevo!”
“tranquilla, non è successo niente, anzi, Ivana dice che me lo sono meritato perchè non mi sono fatto i cazzi miei”
“nono tu hai fatto davvero bene a dirmelo anche se mi sento una merda… ora mi preparo, ci sentiamo!”
“non essere bastarda”
“no, peggio.” Ora lo spensi del tutto. Salii in camera nel mio bagno, i feci i boccoli, gli occhi neri e misi il rossetto rosso. Misi delle calze a rete con sopra dei pantaloncini corti, sopra un bustino e un maglioncino che si abbottonava sul busto ma si apriva sul seno facendone il contorno entrambi neri più un paio di scarpe tacco 14 nere in velluto. Misi il capotto e uscii, mi infilai in macchina e mi guardai nello specchietto retrovisore, era sera e tirava vento, e dietro la macchina c’era un vortice di foglie secche. Per tutto il viaggio cantai a squarciagola ogni canzone che passava alla radio anche se non ne conoscevo le parole finchè non arrivai, e lui era fuori con i pantaloni a vita bassa, una cannottiera nera che era copera da un camicione da boscaiolo e le timberland. Il camicione da boscaiolo mi faceva avere una faccia come Homer Simpson alla vista delle ciambelle, ma non quella volta. Scesi dalla macchina con uno sguardo perfido.
-         Sei incazzata o sei in vena sadomaso?-
-         Entra che te lo spiego- mi fece in gesto di “prima le signore” e mi diressi in sala.
-         Chi è?- dissi indicando una foto.
-         Questa è mia madre Tonka e lui mio fratello Filip-
-         E loro?-
-         Sono Damir e.. Vicki, mia cugina-
-         Tua cugina…- lo presi per le spalle e lo sbattei contro il muro
-         TUA CUGINA? NON È TUA CUGINA, SAI CHI È? TE LO DEVO DIRE IO?-
-         Erin che…-
-         È TUA MOGLIE, la tua promessa sposa!!! E nonostante sei quasi marito vieni a letto con me, ma non ti vergogni? Sei solo un lurido verme bastardo figlio di puttana!- cominciai a tirargli pugni e schiaffi, e quando lui non ce la fece più dal male mi prese e mi sbattè sul divano, mollandomi uno schiaffo leggero in viso, al  che lo presi e lo buttai per terra e cadè a pancia all’aria, così scesi e gli tirai un pugno in piena pancia piangendo, poi mi accasciai a lato.
-         Erin te l’avrei detto lo giuro, non sapevo come e quando e…-
-         Non voglio le tue spiegazioni, e non le dovrai dare a nessuno, non dirò niente a quella povera donna che sta per fare la scelta peggiore della sua vita sposandoti… Mi chiedo solo come fai a stare in pace con te stesso… NON MI TOCCARE!- dissi
alzandomi di botto perché mi aveva toccato un fianco. Andai a sedermi sul divano e mi seguì
-         Ascoltami, non tradisco mia moglie per qualche motivo sadico, ma perché io per te provo qualcosa…-mi alzai e lo guardai dritto negli occhi
-         Se provassi davvero qualcosa per me non saresti venuto a letto con me!
-         Che ne sai cosa avrei fatto? Non hai sta situazione tu!-
-         Non ce l’ho ma ti amo! E se avessi avuto un marito non sarei venuta a letto con te perché ti avrei fatto star male! E se fossi venuta a letto con te ti avrei avvisato che ero sposata… ma non ti fai schifo? A me tu fai schifo!!!- le lacrime erano di rabbia, era l’unico sentimento che sentivo
-         Io sono venuto a letto con te perché… quello che sento per te è vero!-
-         Palle!- mi alzai e corsi verso l’attaccapanni notando che vicino al mio cappotto
c’era un gilet da donna.
-         Dove vai?- mi chiese. Mi girai sorridendo di sbieco disgustata
-         Vado a casa, dove so che c’è Bonnie, la quale sono sicura che mi ama!- mi prese per le spalle
-         Io ti AMO! Sei contenta? L’ho detto!  Amo te come amo mia…
-         … moglie- conclusi io- io me ne vado, ci vedremo solo per lavoro, ciao Tomislav-
Mi lasciò le spalle e mi baciò, ero contraria a quel bacio, ma era l’ultima volta. Fu un bacio strano, disperato da parte mia, la disperazione di amare un bastardo, uno che è meglio perderlo che trovarlo, disperato da parte sua, per aver capito di aver fatto un’idiozia con me, di essere stato stupido. E fu senza saliva, l’unico liquido che avevamo entrambi in bocca era un’acqua salmastra che usciva dai nostri occhi. Scappai via sbattendo la porta e sentii l’attaccapanni cadere a terra, inizialmente pensai che ero stata io sbattendo la porta a farlo cadere ma dopo aver sentito l’urlo di tomo capii che non ero io. Salìì in macchina e sgommai via. Mi sembrò breve la strada per tornare a casa, meno male. Guardai l’orario: 11,16 pm. Le luci da fuori erano spente, c’era acceso solo la camera di Bonnie e il bagno. Entrai, mi fiondai in camera mia e nel mio bagno. Mi struccai, mi svestii guardandomi il corpo, immaginandomi le mani di tomo adosso… misi una tuta logora una cannottiera e andai da Bonnie che era nel letto con un cipollotto fatto male in cima alla testa e gli occhiali che leggeva.
-         Posso dormire qui con te?-   alzò gli occhi da una vecchia copia logora di un libro giallo della Christie e mi guardò con aria spaesata, non sapeva nulla, non ancora.
-         Sei la benvenuta- saltai sul letto e mi misi difianco a lei, mi sistemai sotto le coperte e le dissi:
-         Non dirmi nulla-
-         Cosa dovrei dirti? Nulla, magari dovrei chiederti come mai stai così…- quelle parole risvegliarono la rabbia in me come un leone incazzato e scoppiai.
-         Cosa c’è? Lo vuoi sapere?-saltai giù dal letto- C’è che sono una cogliona, che sono la ragazza più idiota della terra! Mi incasino sempre per stare male! Io sono masochista, ci godo come una puttana a farmi male! Mi piace che mi prendono mi sbattono e poi PUUF, tutto finisce per qualche motivo idiota: morto il cane, diventato gay o è sposato! Io devo smetterla! Io devo… morire- mi girai e corsi
verso il muro sbattendoci in pieno la spalla, che mi fece malissimo, ma me ne fottei e sbattei ancora. Bonnie si fiondò, mi prese in braccio mentre scalpitavo dal male alla spalla e mi sbattè sul letto, la guardai con le lacrime e mi abbracciò:
-         Spiegami, prima che chiami un manicomio- la guardai con un mezzo sorriso e le spiegai tutto. Mi diede un bacio a stampo, mi fece capire che per me lei c’era. Era l’unica che dovevo amare, davvero.
 
 
 
 
Erano passati tre giorni e dovevamo andare in studio per firmare le concessioni di far circolare il video di Hurricane, dato che avevam partecipato dovevamo rilasciare il copyright. Eravamo in macchina e la gamba mi andava da sola per il nervoso.
-         Jared mi ha detto che Tomo vuole evitare ogni contatto per evitare di farti star male-
-         Ci pensava prima di sbattermi nel letto…-
-         Allora! Basta! È successo! Tu non puoi piangerti addosso e…-
-         Chi ti dice che piango?- la guardai con faccia bastarda. In effetti piansi solo quella sera,poi ero stata abbastanza tranquilla mentre ci marcivo il fegato al pensiero che..
-         Scendiamo?- le feci cenno positivo e scendemmo
Entrammo e salutammo Hopkins, che guardò il mio sorriso falso a 32 denti male, e gli feci la linguaccia. Le porte della stanzina dove eravamo la prima volta si aprivano a spingerle, così entrammo in maniera studiata canticchiando “good morning, good moorning “ in maniera parecchio sarcastica. Posai lo sguardo su Tomo, aveva un felpone verde militare con le maniche tirate su e la coda a cipollotto. Mi guardava come se il pensiero di toccarmi fosse stato punito con pena di morte. Per poter essere bastarda avrei dovuto vestirmi provocante, ma proprio non ci tenevo, avevo una maglia viola a lupetto e i jeans più un paio di adidas, contrario di Bonnie, che aveva anche lei i jeans e le adidas, ma aveva un maglione moooolto aperto sul seno (cosa che fece morire Jared all’istante). Passai a fare il giro dei saluti: cominciai con Jared, che mi sussurrò all’orecchio di dire a Bonnie di coprirsi se non voleva trovarsi incinta con lo sguardo -lo guardai malissimo e diventò del colore della mia maglietta, poi ridemmo entrambi. Poi passai a Shannon, che mi abbracciò e mi scompigliò i capelli in gesto paterno. Poi passai a Tomo, gli diedi un bacio sulla guancia e lui mi fece una carezza, Bonnie d’altro canto ci manco poco che gli stampò un ceffone. Firmammo e ci sedemmo. Eravamo seduti in cerchio. Era snervante. Ero trai Leto, uno che bisbigliava con Tomo e l’altro che si lumava con gli occhi la mia socia (non faccio i nomi, avete capito bene chi è l’uno e chi è l’altro… soprattutto l’altro!). Io ero ferma e respiravo male, l’atmosfera in quella stanza era terribile. Guardai le chitarre, dove Bonnie fece vedere quant’era brava. Guardai batteria e percussioni, dove io e Shan ci divertimmo un casino, poi guardai la pianola, che era a terra e i piedistalli rotti in un sacco di tela e… corsi fuori dalla stanza. Uscii dalla virgin in maglietta e faceva freddo. Presi le sigarette dalla tasca e me ne fumai una di botto. Mentre ne accendevo un’altra uscì Tomo. Rimisi via la sigaretta e gli corsi incontro:
-         PERCHE’ ESISTI!!!- gli tirai un pugno nel petto e mi abbracciò, lo lasciai fare
-         Per farti del male, è questo che vorresti sentirti dire, ma non lo so- mi staccai
-         Mollami prima che ci vede tua moglie- dissi asciugandomi le lacrime
-         Vicki è via fino a marzo, è dai suoi parenti in Russia-
-         Il gatto non c’è i topi ballano-
-         Erin…-  lo guardai aspettando risposta – le dirò di te, lo giuro..-
-         Non girare brutto infame! Anche a Vicki hai promesso di amarla per sempre invece..-
-         Chi ti dice che non l’amo?-
-         Dovresti amare SOLO lei-
-         Amerò solo UNA DONNA-
-         Questa conversazione finisce qui!-
-         Aspetta- mi prese un braccio- ho detto che amerò una donna sola, non ho detto quale- mi guardò illudendomi.
-         Entriamo COGLIONE si gel…- mi baciò e lo lasciai fare. Era allucinante come quell’uomo azzerasse la mia volontà alla fine. Forse perché ne ero seriamente innamorata… che brutta bestia l’amore!
Entrammo dentro, Tomo si sentiva sempre più colpevole per quel bacio e io ero sconvolta, non sapevo più che fare. Quando aprimmo le porte i tre che avevamo lasciato dentro avevano una faccia soddisfatta
-         Che facce contente che avete fatto un menàge a trois?-
-         Ah ah, che ridere -.-‘’! abbiam deciso una cosa, e vorremmo il vostro parere-
-         Una cosa a cinque!!- disse Jared guardando me e Tomo come se volesse fare giochini sadico-feticisti
-         Piantala cretino!- disse Shannon tirandogli uno scappellotto- vorremmo fare un concerto la vigilia di natale, 30 seconds to mars con Twins! Cantare le canzoni assieme e fare un po’ di intrattenimento tipo cabaret!
-         Mi piace!- dissi. Adoravo il gioco di squadra (tranne la pallavolo), era anche per quello che se non avessi trovato Bonnie non avrei mai fatto la cantante, non risciuvo a lavorare da sola
-         Siete sicuri? È molto lunga come preparazione e mancano due settimane sole!-
-         Non è lunga- disse Bonnie- solo che voi dovreste imparare le nostre canzoni e noi le vostre. Io sostituirò Jared alla chitarra quando canterà, Erin tu farai degli accompagnamenti al piano, e quando cantiamo noi Jared suona e ci saranno delle tastiere sparse per il palco e saranno affidate a chi ne è più vicino, poi Shannon  insieme a Tomo Jared e noi due viene avanti e chiaccheriamo un po’ con la gente. Sarà una figata stramegassurda!-
-         Ci sto!- urlammo in coro
-         Perfetto!- concluse Bonnie.
Le due settimane che seguirono furono pesantissime e stancanti. Io e Bonnie non uscimmo la sera perché restammo a bestemmiare a casa per imparare le loro canzoni, lei doveva sostituire Jared e quindi doveva imparare la parte della chitarra e accordarsi con un basso, a me toccavano delle specie di arrangiamenti al piano con dei “vezi” all’interno delle canzoni dei “marziani”. Fu TERRIBILE stare giorno e notte su quei pezzi e poter provare poco i nostri, e la stessa cosa valeva per Shannon Tomo e Jared. Spesso ricevevamo telefonate di insulti perché avevamo scritto nei testi musicali molti accenti, prolungamenti e robe varie (ci piaceva essere complicate). Ma loro non erano da meno: dire che siamo uscite pazze per imparare tutto in due sole e misere settimane è un eufemismo, in più Bonnie e Jared avevano litigato (motivi sconosciuti) e Bonnie ci sono stati giorni che era intrattabile!
 Col fatto dei pezzi io e Tomo non ci sentimmo più, mi mancava, terribilmente anche, ma non potevo farci nulla,  lui nemmeno, era meglio non dormire per provare i loro pezzi che doverli provare assieme e vederlo giorno e notte. L’unico (e dico davvero unico) giorno di riposo che avemmo fu il 23 dicembre, vigilia del concerto e antivigilia di natale, durante il quale ci demmo alle spese folli per natale. Girammo tutti i negozi possibili e immaginabili. Entrammo per primo nel negozio di artigianato
-         Ooo guarda che meraviglia!- disse Bonnie vedendo un’abat-jour formata da una donna africana che reggeva un cesto sulle spalle dove all’interno c’era la lampadina.
-         Chissà che pazienza ci vuole!- dissi
-         A fare queste cose? Devi essere portato credo, devi sentirtelo dentro e tirar fuori le tue emozioni quando crei…- nonostante non era lei l’artista che aveva costruito quella lampada, le sue emozioni le aveva tirate fuori lo stesso. Il padre era di St. Francisco, ma la madre era di Nairobi, in Kenya, origine dalla quale molto probabilmente era tratta la donna della lampada. Penso che le fece così effetto perché i suoi nonni erano agricoltori (per quanto in quei posti aridi si potese coltivare) e sua nonna morì disidratata su un campo da arare.
-         Ti voglio bene- le dissi, così, senza motivo esplicito.
-         Anch’io- mi sorrise
Prendemmo due minchiate per i nostri genitori (lei un vaso in vetro, io una seggiola-portatovaioli piccina in legno- avrei voluto prenderlo in vetro, ma nel viaggio in aereo per l’Italia con posta prioritaria come minimo si sarebbe rotto)
Il secondo negozio fu quello di intimo: ci sbizzarrimo! Presi un completo nero in pizzo per Ivana (anche se non mi aveva detto che lui avrebbe dovuto sposarsi –a lei non piaceva proprio la sposa- ci tenevo), anche se sapevo che avrei fatto più contento Shannon. Bonnie invece prese per sua sorella Helaine, che aveva 11 anni (era bellissima, credetemi!) un completo intimo da ragazza con cannottiera e mutande bianchi con dei graffi di brillantini neri.
Il terzo negozio fu quello dei vestiti, dovevamo comprare dei vestiti per il concerto.
-         È natale!- dissi con entusiasmo
-         Ma va?- mi spense l’entusiasmo
-         Preferirei pestare un cactus che ridere al tuo ma va!- mi fece una linguaccia –ciò che volevo dire è che dobbiamo vestirci di rosso e verd..-
-         Io verde!- corse verso un reparto di abbigliamento a cercare cose verdi.
-         Io rosso!- dissi in maniera abbastanza forte da farmi sentire da lei (e dal resto del negozio)
Cercai di tutto, lo giuro, provai più vestiti di quanti ne avessi a casa, tra i quali c’era una maglietta che infilai e mi fece due tette grosse come una casa (e con Tomo nei paraggi- difianco a me sul palco- non era il caso). Il mio cuore fu rubato infine da una maglietta che era una cannottiera, ma aveva dei pezzi di tessuto che andavano sotto in braccio e si legavano sui polsi come dei polsini di una camicia, ma senza bottoni. Uscii dal camerino e c’era Bonnie che mi aspettava dietro il muretto che separava il negozio dai camerini.
-         Stai da dio- disse
-         Grazie… tu cos’hai preso?-  si spostò dal muretto. Avete presente la maglietta che mi faceva le tettone? A lei stava d’incanto. In pratica era una cannottiera che aveva dei pezzi di tessuto fatti a balze che coprivano le spalle, e sul seno era tirata a fare un’effetto “onduline” sul tessuto. Era un’incanto veramente.
-         Sei stupenda!-
Pagammo e andammo a casa.
-         Cazzo!- urlò in macchina Bonnie
-         Che c’è?- urlai per parcondicio
-         Il regalo a Jared…- lo disse diventando bordeaux.
-         Devo trovare un sexyshop nelle vicinanze?-
-         Fottiti!- disse ridendo tirandomi un pugnetto sulla spalla. Meglio scherzare, non so se avevano chiarito o cosa, ma se gli doveva fare un regalo…
-         Dove andiamo?- chiesi dato che ero io a guidare.
-         Mi potresti portare di nuovo nel negozio di artigianato?-
-         Sissignora!- ritornammo li e il commesso (un ragazzino che appena ci vide ci chiese l’autografo e ci squadrò) sorrise. Ricambiammo poi io rimasi all’ingresso e Bonnie andò a prendere il regalo. Tornò con una scatola, pagò e andammo.
Eravamo state in giro dalle 3 pm alle 7 e mezza pm. Arrivate a casa ordinammo pizza d’asporto, finito di mangiare mi guardai un film (precisamente due: il primo fu Lord Of War, ma dopo che vidi Jared nel film girai prima che Bonnie se ne accorgesse, il secondo fu Nightmare Before Christmas). Verso le 10 e mezza pm decisi di andare a dormire, così passai a salutare Bonnie che era indaffarata in cucina:
-         Stai scrivendo una canzone? Son due ore che traffichi con quei fogli- le dissi abbracciandola da dietro
-         Sto scrivendo una lettera… apri la scatola- aprii la scatola dov’era contenuto il regalo di Jared e vidi che era l’abat-jour della donna africana – il motivo per il quale avevamo litigato è che lui dice di essere seriamente preso da me, ma non sa niente di me e la mia famiglia e le mie origini- Bonnie non parlava molto di queste cose, menchè meno delle sue origini e dei suoi nonni- così dato che penso di essermi inn… presa una seria cotta, voglio parlargliene ma in faccia non riesco, così scrivo-
-         Ok, ma non fare tardi, domani è il grande giorno. Buona notte, INNAMORATA- le stampai un bacione sulla guancia e andai a dormire.
 
 
-         Bonnie cazzo!- le diedi uno scossone.
-         Che c’è? Mammaaaaa- disse svegliandosi. Erano le otto di mattina e lei era a dormire sul tavolo dove l’avevo lasciata ieri sera
-         Io te l’avevo detto vai a dormire, ma tu no, non mi ascolti mai…-
-         Taci Erin, scommettiamo che ci metto meno di te a prepararmi?-
-         No perché tanto vinci tu- mi baciò sulla guancia e scappò in camera sua. Io telai in camera mia, feci il letto (arrotolai su le lenzuola più che altro, ero nervosa) e mi vestii. Misi la mia tuta dell’adidas nera con le cerniere alle caviglie con al lato tre strisce gialle rosa e verde fluo, misi una maglietta a maniche corte nera e un coprispalle in cotone pesante da allacciare sotto al seno rosa fluo (comprato da mettere con la tuta). Mi pettinai manco a morire mi truccai, feci la borsa con le cose da mettere al concerto (ci saremmo preparate nei bagni della Virgin) e scesi. Bonnie era già pronta (ma vaaa). Anche lei aveva la tuta, ma lei aveva su dei pantaloni della Frankie Garage neri con la scritta bianca e un maglioncino bianco a V . Mettemmo le scarpe, i cappotti e uscimmo. Alla virgin arrivammo alle undici (il mio orologlio era fermo alle otto, in realtà quando ci siam svegliate erano le dieci meno un quarto am) e loro ancora non c’erano. Arrivarono dopo un quarto d’ora mentre io suonavo al piano The Kill. Provamo tutta la mattina e metà pomeriggio senza mangiare perché Jeremya diceva “prima il lavoro poi il resto” e Bonnie su ciò era d’accordo (la odiavo in quegli istanti, ci crederte?). Arrivarono le cinque e cominciammo a prepararci. Andammo nei bagni e ci misimo i vestiti (io la maglietta, i jeans e le all star verdi mentre Bonnie la maglietta, i jeans e le all star rosse). Ci truccammo con i trucchi waterproof (se no si scioglieva tutto ad ogni singola goccia di sudore) e fummo pronte. Evitammo di acconciarci i capelli, perché ce li saremmo legati come minimo durante il concerto (per chi lo vuole sapere, eravam io mezza mossa mezza liscia e lei mezza riccia e mezza mossa… pure i capelli avevamo indecisi). Loro tre stava benissimo: Jared aveva una maglietta bianca il gilet di jeans con le borchie e i pantaloni stretti neri con le scarpe verdi e rosse, Shannon aveva una cannotiera aderente coperta da una camicia a maniche corte un pò sbrindellata verde militare e i jeans e scarpe nere. Tomo invece aveva una camicia nera con sopra un gilet in jeans rosso e le toppe nere, i jeans e le scarpe bianche.
Arrivammo allo Shoking Dawn Bulding alle sette, e alle otto sarebbe inziato il concerto. Facemmo il Sound Check, che durò tre quarti d’ora, poi avemmo a disposizione l’ultimo quarto d’ora libero per poter scaricare la tensione. Shan si era portato un pungiball con il quale lui e Tomo si scaricarono, Bonnie stava chiarendo con Jared dandogli il regalo e la lettera (la limonata che fecero dopo fu disgustosa), io invece ero un angolo che camminavo. Mi si avvicinò Tomo
-         In questi minuti dobbiamo scaricare tensione non accumularne e tu ti sei scaricato sul pungiball quindi non stressare o io mi scarico su di te- dissi prima che potesse parlare. Shannon mi guardò storto e chiamò al telefono Ivana.
-         Devo solo dire una cosa posso?- feci cenno di si
-         Fra tre minuti venite su!- disse uno dello staff
-         Ok, sarò breve. Erin, io ti ho detto che avrei amato una sola donna, e non ti chiederò mai più di essere l’amante… ma la donna. Ho rotto con Vicki, e dopo dieci anni è dura, ma sentirla non mi faceva sentire come quando sento te. Ora ho trovato te, e ne sono felice… accettami ti preg…- non finì che gli saltai addosso. Aveva scelto me. Il primo pensiero fu che era una cosa stupida, sacrificare l’amore di una vita per un’amante, il secondo fi che non ci credevp (tutt’ora mentre scrivo, dieci anni dopo, non ci credo, nonostante come prova ho una bimba di nome Mary Lou che gira per casa rompendo come i bimbi di 4 anni rompono) Mi portò sul palco in braccio, poi mi lasciò e cominciò la nenia di Escape. Il telone si spostò (usammo il telone eprchè durante i loro concerti un tendone cadeva giu, mentre durante i nostri un velo si apriva) e folla urlò e cominciò a gridare “surfing people”, così ci lanciammo tutti e cinque su di loro. Trovai mentre mi palpeggiavano il culo per tenermi su la mano di Tomo che mi strinse. Ero la ragazza più felice del mondo. Fine.
  
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