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Autore: Compostezza    07/11/2011    3 recensioni
Stavo pulendo un tavolo pieno zeppo di birra mescolata a cenere, colpa di alcuni 16enni ancora troppo piccoli da reggere due bicchieri medi, e a togliere centinaia di cicche, carte e fogli per terra sul pavimento, che ormai sembrava tutto all’infuori di un pavimento. L'unico lato positivo era Waking The Demon di sottofondo.
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, The Rev, Zacky Vengeance
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo pulendo un tavolo pieno zeppo di birra mescolata a cenere, colpa di alcuni 16enni ancora troppo piccoli da reggere due bicchieri medi, e a togliere centinaia di cicche, carte e fogli per terra sul pavimento, che ormai sembrava tutto all’infuori di un pavimento. L'unico lato positivo era Waking The Demon di sottofondo..
Sotto una sedia trovai pure un preservativo, non chiuso, ma ben usato!
«Siamo in un pub, cavolo, mica in una camera da letto o chissà che, abbiamo scritto in fronte ‘volete scopare? vieni qua,uesto è il luogo adatto’, forse? No, è un locale!» Presi quel coso con una penna e gettai, entrambi nel sacchetto di plastica nero, era molto simile sia per grandezza che aspetto al sacchetto che usavano nei film per portare via i cadaveri.
«Che c’ha oggi?» Gregorio, appena entrato nel locale, si avvicinò a Elisa intenta a riordinare le bottiglie dietro al bancone, scrivendo in un foglietto tutto stropicciato quali alcolici mancavano.
«Ieri sera c’è stato un altro contest per ragazzi under 17 ed era pieno di famiglie con bimbi» Elisa fece scoppiare la gomma da masticare verde che teneva in bocca, legandosi i capelli blu e neri in una coda e liberando così il collo sudato e pieno di piercing.
«Oh, l’adolescenza il momento preferito della nostra Allison!» Mi girai vero Gregorio, comodamente seduto su uno sgabello senza fare niente.
«Grego, sai che ti sento, vero? E poi, l’adolescenza è quel momento in cui dei ragazzini con ormoni sballati cercano di fare i grandi bevendo una birra, forse la loro prima birra in tutta la loro vita, senza farsi sgamare dai propri genitori! Sono ridicoli e ieri sera IO, si la qui presente, da sola per lo più, ha dovuto fare da balia a quei bimbi del cavolo! Uno mi ha pure vomitato addosso, te ne rendi conto? Puzzavo peggio di una discarica.» Lanciai il panno pieno zeppo del liquido oro e mi sedetti vicino a Gregorio. Oh giusto, Gregorio era un mio vecchio amico del liceo, artistico per precisare. Era un anno più grande di me, (io 25, lui 26), ed era un metallaro rotto in culo come io stessa lo chiamavo. Era altissimo, circa uno e novanta, io a confronto ero una tappa visto i miei miseri uno e settanta, settantacinque! Aveva i capelli tirati indietro, molto stile David Gandy o qualcosa del genere, due grandi occhi verdi e un fisico perfetto. All’apparenza sembrava proprio un modello, era davvero bello.
«Io non ho fatto niente per tutto il tempo! Stavo dietro al bancone ed avrò servito al massimo 4 drink alcolici, tranne la birra e tutto il resto erano succhi di frutta e coca cola» Elisa ritappò la penna e salì sul bancone, accavallando le gambe coperte da dei pantaloni completamente strappati. Anche lei era una mia vecchia amica di scuola, andavamo nella stessa classe e delle due era quella più esuberante, soprattutto nel colore dei capelli. Ora li aveva azzurri e neri, un mese fa rossi e biondi per non parlare di quando si era fatta l’arcobaleno. Lei era una bellissima ragazza, occhi intensi marroni, visino e corpo perfetto, tutti perfetti, tranne io naturalmente. Io avevo i capelli color carota/rossi chiari, le lentiggini,gli occhi celesti,la pelle cadaverica, un viso tondo e un naso che non mi piaceva per niente, per non parlare del fisico, facevo palestra ma nonostante tutto non vedevo cambiamenti. Elisa mi diceva sempre, come ogni amica che si rispetti, che ero magra come uno stecchino. Non avevo piercing ma dei tatuaggi lungo il braccio. Niente di speciale, non avevo nessun talento, non sapevo usare nessun tipo di strumento, ballare, cantare, niente. Beh, a parte il disegno si.
«E ti lamenti pure? Perché facciamo queste serate, eh? Un branco di bambini che sanno strimpellare qualche canzone anni 80 trasformandola in una mostruosa cover ed è già tanto che la chiami cover!» Osservai e iniziai a girellare con la sedia, erano soltanto le 17.30 mancava mezz’ora all’apertura del “Forty Eight”. Era il classico pub, stile inglese, di legno con tavoli, tavolini, divani, tavoli da biliardo, freccette, il balcone enorme pieno di ogni genere di alcolico esistente e conosciuto sulla terra, poster, cd, manifesti, foto alle pareti e un grande palco provvisto di batteria e amplificatori. Era un locale molto famoso e frequentato, io facevo la cameriera e in certi casi la barista, Elisa pure mentre Gregorio era il figlio del proletario, lui quando c’era molta gente stava al balcone mentre io e Elisa servivamo. Eravamo solo in tre ma eravamo dei miti.
«Per far si che dei giovani musicisti portino avanti la loro passione, preferiresti una nuova generazione di amanti della discoteca?» Lo guardai con un sopracciglio alzato, come al mio solito e feci di no con il dito.
«A proposito la scaletta delle serate di questa settimana? Tranquilla il contest dei bimbi è finito» Osservò Elisa bevendo un bicchiere di acqua e ghiaccio, nonostante le basse temperature che l’inverno offriva.
«Oh già giusto..» Frugò dentro la sua tracolla piena e strapiena di quaderni e fogli, tirò fuori un foglietto stampato. «..Allora  stasera niente, serata libera, quindi alle 22 tutte a casa, poi domani cover band dei Metallica e.. per poi passare agli Ac/Dc, Airbourne e una cover band con canzoni loro» Sbuffai.
«Metallica? Oh gesù, nient’altro?» Lo guardai scrutare i fogli attentamente e iniziai a giocare con una ciocca di capelli passandomela fra i diti.
«No per ora no, ci devono chiamare altre band dopo domani» Ripiegò i fogli e li ripose nella tracolla appoggiata dietro al bancone.
«Su avanti, manca qualche minuto, sistemiamoci» Dissi saltando giù dallo sgabello e sbattendo i miei stivaloni anni 70 contro il pavimento. Gli altri annuirono e proprio in quel momento entrò Benny il nostro rifornitore. Era un uomo simpatico, sulla 50, sposato e con un’aria da classico rifornitore. Nel senso: panciotto, baffi e capelli grigi, sempre di buon’umore e con le battute pronte.
«Buongiorno ragazze!»
«Benny ciao!» Lo salutai con la mano e tornai a mettere le sedie ai rispettivi tavoli, arricchiti con qualche candela.
«Ecco qua la lista di ciò che manca» Eli passò il foglietto a Benny che si mise gli occhiali ed iniziò a leggere, torturando come al solito i baffetti.
«La solita roba, insomma! Bene, domani pomeriggio ve la porto. Allora ragazze come va?» Benny si appoggiò al bancone iniziando ad aggeggiare il suo telefono.
«La nostra Ally ieri sera ha dovuto affrontare degli esseri pericolosi, chiamati adolescenti» Gregorio sbucò dall’ufficio con in mano dei menù e delle lampade da poter mettere sui tavoli.
«Olà ragazzone, Ally non dirmi che hai paura degli adolescenti? Non andresti d’accordo con i miei allora» Sbuffai portando le mani sui fianchi circondato dal corpetto nero che portavo.
«Ancora con questa storia?  Non ho paura degli adolescenti, non posso tollerare alcuni tipi di adolescenti, noi eravamo tutto il contrario. Non fumavamo, non ci drogavamo, non pensavamo soltanto a essere fighi e stavamo ore e ore a mettere mi piace a dei stupidi link e a condividere stati su Facebook, quelli già a 13 scopano peggio dei ricci! Detto questo possiamo parlare di altro?» Presi il con stampato sopra, a lettere cubiche, “varie” e lo infilai nel lettore, dal quale partì “Waking the Demon”.
«Se non sbaglio anche tu usi Facebook» rispose Gregorio salito su una sedia per sistemare una lampada bruciata.
«E bevi, fumi peggio di un turco e beh.. qualche volta..tu..» aggiunse Elisa e roteai gli occhi. Qualche volta fumavo qualche canna, chi non lo faceva al giorno d’oggi?
«Ok ok, ma ho 25 anni e ho iniziato ad usarlo anni fa, non ha 13 anni! Io uso Facebook soltanto per parlare con voi, c’entro anche raramente» mi appoggiai al tavolo 5 e tenni il tempo con il piede.
«Non mi parlate di Fasbuck grazie, i miei figli ci sono fissi! Oddio com’è tardi, beh ragazzi vado, a domani» salutai Benny con un cenno del capo e mi persi a fissare un punto non definito del muro, se qualcuno mi vedeva poteva pensare che fossi una maniaca sessuale, visto che stavo fissando senza volerlo il pacco di Angus.
«Ally dammi una mano a spostare questo pacco che pesa» mi risvegliai dal mio stato comatoso e andai aiutare Elisa che trascinava, imprecando, quella povera scatola.

//

«Finalmente abbiamo finito!» mi buttai a peso morto su uno dei divani di pelle, appoggiando i piedi doloranti sul tavolino di fronte e mi massaggiai le tempie.
«Cavolo stasera c’era parecchia gente» Eli seguì il mio esempio e si distese vicino a me, l’unico che rimase in piedi fu Grego impegnato a parlare con sua madre con il suo prezioso Iphone.
«Ti porto io casa?» girai la testa verso Eli e la guardai con una smorfia buffa sulla faccia.
«Non ti preoccupare, me la faccio a piedi» si alzò subito e andò in ufficio.
«Tu? Da sola? Stai scherzando spero! Prendi anche il mio, grazie» urlai e la voce mi si spezzò. Avevo parlato e urlato troppo quella sera, si decisamente.
«No no che vuoi che sia? Sai quante volte me la sono fatta da sola?» fece spallucce e mi lanciò il giubbotto di pelle consumato e me lo infilai, tirando fuori le chiavi della mia macchina.
«Mh contenta te, io vado ragazzi! Ciao» Mi stiracchiai e li salutai uscendo dal locale, quando una ventata freddissima mi fece rabbrividire. Salii in macchina e percorsi la strada troppo vuota per essere soltanto le dieci di sera. Accesi la radio e la sintonizzai subito su Virgin Radio, dove stavano passando dei pezzi di Bon Jovi. Cantai per 20 minuti circa fino al portone di casa “Always” e lo apri,quando un batuffolo nero mi venne incontro.
«Musetta, ehi vieni qua, hai fatto la brava con la nonna?» tolsi il giacchetto e lo posai insieme alla borsa sul tavolino. La presi in braccio e andai in cucina, dove su un tavolo vicino al succo alla pesca c’era un biglietto di mia madre. “Tesoro ti ho riportato Musetta, ti dico soltanto che mi ha distrutto mezzo ufficio! Volevo chiamarti ma eri a lavoro quindi ti chiamo domani, devo andare via con tuo padre per un lavoro. Ti voglio bene, mamma” Sorrisi e lo attaccai al frigo, come facevo sempre, presi il succo e i popcorn decisa come non mai a passare il resto della serata distesa sul divano, con il pc e le coperte.
Tastai il divano alla ricerca del telecomando, lo trovai e accesi la Tv, sullo schermo comparve la faccia di Horatio. Accesi il pc e per rimanere in tema mi connettei a Facebook.
«Ahh, già vista, è la cameriera» ormai avevo visto e rivisto tutte le puntate di ogni Csi esistito e tutti alla fine erano uguali. Quindi riportai gli occhi sullo schermo e c’erano circa 53 notifiche non lette, 3 messaggi e 4 richieste di amicizia.
Le notifiche erano quasi tutte inviti, foto a dir poco oscene, commenti e mi piace alle foto e ai link, non considerai le persone che mi richiedevano l’amicizia e li accettai
Subito poco dopo sentii un suono. Era uno di quelli che avevo accettato, classico sfigato nullafacente, morto di figa per lo più, che cercava di attaccare bottone con chiunque respirasse.. Scossi la testa e uscii da Facebook iniziando a giocare con quella palla di pelo che avevo come cane. Stava cercando arrivare al mio braccio alzato in aria per morderlo inutilmente.
Sentii vibrare il cellulare sul tavolino e lo presi, senza guardare chi era.
«Pronto?»
«Ally ti disturbo?»
«Ehi capo, no no si figuri» era Luca, il proprietario del locale, quindi il mio capo e non che padre di Gregorio.
«Quante volte ancora ti dovrò dire di chiamarmi semplicemente Luca e di non darmi del lei? Ci conosciamo da una vita» risi e continuai a giocare con Musetta che cercava di prendere il pupazzo a forma di Patrick che avevo in mano.
«Ok, scusa»
«Bene, allora ti ho chiamato per dirti che c’è una grande sorpresa» una sorpresa? Io adoravo le sorprese e la mia curiosità salì a 1000.
«Non mi fare stare sulle spine, dimmela!» Lo incitai, agitando Patrick in aria.
«Si, ecco, hai presente gli Avenged Sevenfold?» senza accorgermene sul mio viso comparve un sorriso a trentadue denti .
«Certo!»
«Il loro manager mi ha contattato per chiedere se il Meet&Greet che vogliono fare, lo potessero fare da noi, naturalmente gli ho risposto di si ed ho pensato subito a te..vengono qua  per finire il loro album e per incontrare anche qualche !Capito?» subito spalancai la bocca in un modo non naturale e portai la mano sul petto cercando di fermare il battito accelerato. Non riuscivo a connettere, a pensare, a parlare! La voce mi era morta in gola.
«..»
«Ally ci sei?»
«S-si almeno penso, dimmelo se sto sognando ti prego»
«No tutto vero e tu dovrai seguirli, ci stai?» E al quel punto non ce la feci e urlai a pieni polmoni, fregandomene dei vicini, tutti anziani, che a quest’ora dormivano. Pure Musetta si impaurì e corse giù da divano e andando a nascondersi in camera da letto.
«Bene lo prendo come un sì, verrano domani sera e noi ci vediamo domani pomeriggio alle quattro e mezzo, devo scappare, ciao Ally» Non sentii il tu-tu-tu del telefono e rimasi in quella posizione per non so quanto tempo.
Lanciai il telefono sulla poltrona e iniziai a ballare  come una demente, tipo le ragazzine su youtube con i tacchi troppo grandi della madre e una maglietta come vestito. Presi Musetta e la faci girare in aria, cadendo entrambe sulla poltrona. E adesso chi dormiva?



Ecco qua, non commento v_v
Gheggo.

  
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