Quinn si era arresa, ormai: Shelby avrebbe tenuto la figlia.
Puck le aveva detto di aver tolto tutta la roba che i due avevano messo nella casa dell'insegnante.
All'inizio, Quinn si era arrabbiata a morte e, se avesse avuto sotto mano una qualsiasi arma (anche un coltellino multiuso), ora la bandiera americana avrebbe una stellina in meno.
Poi, però, aveva capito, e aveva rinunciato al progetto di far saltare in aria l' Ohio.
Si sarebbe accontentata di fare da babystter a Beth.
Con Puck.
La ragazza aveva scoperto, con sua somma felicità, che lo pseudo-mohicano aveva finalmente perso l'abitudine di farsi le donne adulte, dopo aver pulito le piscine delle suddette donne.
Perchè?
Boh...
Ma era una notizia fantastica.
Quinn aveva anche smesso di odiare Santana, e le due erano tornate amiche.
Al Glee, loro e Brittany stavano sempre sedute vicine.
Come all'inizio di tutto.
Unica differenza: all'inzio, l'unico scopo di Quinn era controllare che Rachel stesse ben lontana da Finn; mentre ora, il suo punto fisso era guardare Puck.
Fanatica.
No, non era fanatica: Quinn aveva davvero provato qualcosa per Puck, prima.
E anche dopo.
Quando stava con Sam, sentiva di voler ammazzare quella sottospecie di barile di lardo di Loren.
Quando stava con Finn, idem.
Quando stava da sola, più che mai.
La odiava, la odiava, la odiava.
E si era messa a ballare quando, appena tornata nel Glee Club, aveva scoperto che quella tipa se ne era andata.
Dal Glee.
Da Puck.

Quinn era da sola, quell'anno.
Troppo facile, per lui.
Ti avvicini, due chiacchere, è ai tuoi piedi.
Ma Noah Puckerman sapeva che con lei non funzionava.
Mioddio, per portarsela a letto due anni prima ci aveva messo mezza vita!
E il fatto che, dopo il sopracitato episodio, Quinn fosse rimasta incinta, di certo non contribuiva a migliorare le cose.
Oltretutto, a lei non importava un cavolo, di Puck.
Si erano riavvicinati solo per la figlia.
Nessuno voleva sapere niente dell'altro.
Però Puck, di Quinn, voleva sapere.
L'unico problema: ogni volta che potevano parlarsi, erano circondati da biberon e pannolini, per non parlare dei pianti e delle urla disperate.
Non esattamente una situazione romantica, in pratica.
Però, come ho già detto, quell'anno Quinn era sola.
Non restava che provare.

casa di Shelby, h 23:00
- Grazie, ragazzi
- Non c'è di che- rispose Quinn, fissando con sguardo adorante la figlia, che dormiva nel box abbracciata ad un orsacchiotto di peluche.
- E' stato un piacere- aggiunse Puck, con la stessa espressione di Quinn, lo sguardo rivolto a Beth.
I due uscirono dalla casa e salirono sulla macchina di Puck.
Silenzio tombale per tutto il tragitto fino a casa Fabray.
- Dovremmo farlo più spesso, una volta al mese è poco- disse la ragazza.
- Sì...- confermò lui.
I loro volti erano vicinissimi, nell'abitacolo buio dell'automobile.
- Puck... Ti piaccio?- chiese Quinn, senza pensarci.
Il ragazzo rimase spiazzato dalla domanda, e non sapeva come rispondere.
- No- disse - io?
- Cosa?- chiese lei, boccheggiando per la risposta del ragazzo.
Si sentiva malissimo: era una stupida.
Ovvio che non gli piaceva.
Quando mai Noah Puckerman "Puckzilla" era tornato con la stessa ragazza?
Che non fosse Santana...
- Io ti piaccio, Quinn?- ripetè lui, trattenendola per un polso.
La ragazza mormorò un "no" frettoloso, prima di scendere dalla macchina.
Corse verso casa sua, non riuscendo a trattenere le lacrime.
Era stata una stupida.
Puck, dentro l'auto, tirò un pugno al volante.
Non era altro che un idiota.